
[09] la solitudine è una benedizione.
"La Nevermore fu creata come porto sicuro in cui istruire e far crescere i nostri figli, indipendentemente da chi o cosa sono" a seguito di queste parole da parte della preside, si innalzò un coro di applausi.
"Molti di voi avranno saputo dello sfortunato incidente di un alunno, ma per fortuna, Eugene è già in via di guarigione e si rimetterà del tutto. Quindi pensiamo positivo e godiamoci al massimo questo weekend dei genitori!" concluse.
"Guarigione? È in coma" sibilò Mercoledì, che si trovava accanto a me ed Enid.
"Sei stata a trovarlo?" chiese la bionda
"Siete amici" osservò.
"È in ospedale per colpa mia" disse riferendosi al fatto che al posto di andare al ballo con Tyler, sarebbe dovuta andare con Eugene nel bosco.
"Non è vero, Mercoledì" mi girai di scatto verso di lei.
"È una settimana che il mostro non attacca nessuno, forse l'hai spaventato" disse Enid.
"O si è nascosto per evitare questo weekend" continuò la mora.
"In tal caso mi unirei volentieri a lui" alzai gli occhi al cielo vedendo la nostra famiglia in lontananza. Non ero mai stata una fan delle riunioni familiari.
"Via il dente, via il dolore" sospirai.
Ci dividemmo, Enid andò verso la sua famiglia, ed io e Mercoledì andammo dalla nostra.
"Eccole qui. Mi mancavano gli sguardi accusatori" nostro padre abbracciò prima me e poi mia sorella.
"Come state mie nuvolette di pioggia?" sorrise nostra madre.
"Mai state meglio, madre" risposi per entrambe.
"Come vanno le cose qui?"
"Dal vostro abbandono siamo state inseguite, perseguitate-"
"E vittime di un tentato omicidio" finii il discorso di Mercoledì. La faccia di mia madre parve soddisfatta, mio padre stessa cosa, si portò addirittura con fare teatrale la mano al petto.
"Nevermore, quanto ti amo!"
[...]
"Buone notizie per Ayla, cattive per Mercoledì. Secondo la psicoterapeuta, Ayla è migliorata, al contrario di Mercoledì che non è abbastanza collaborativa" mio padre al sentire le parole della preside, mimò un bacio con la bocca verso di me. Sorrisi.
"Io e la dottoressa Kinbott riteniamo che una seduta di famiglia questo weekend possa giovare a tutti voi"
"No" dicemmo all'unisono io e mia sorella.
"Immaginavo una risposta del genere ma i vostri genitori ne vedranno sicuramente l'utilità"
"Non per dare ragione alle mie adorate figlie, ma siamo qui solo per il fine settimana" intervenne mia madre.
"Che male c'è? Anzi, ho sempre avuto la passione dello strizzamento di cervelli" gesticolò l'uomo elettrizzato all'idea di torturare il cervello di qualcuno.
"Non è quel che pensi, padre" mi girai verso di lui.
"Beh... che delusione" sussurrò
"Ma questo e altro per le piccole" sorrise.
"Io potrei evitare tutto ciò? Infondo sono migliorata e sono un'ottima paziente" posai l'attenzione sulla donna dietro la scrivania.
"Sarebbe meglio se ti presentassi anche tu, però se-"
"Perfetto. Mi tiro fuori da tutto questo, userò questo tempo libero per finire i compiti" mi alzai dalla poltrona battendo le mani.
"Buona seduta" li salutai alzando la mano destra, incamminandomi verso la porta. Mercoledì mi guardò male; in quel momento fui felice di non essere al suo posto.
Passai prima per camera mia, presi un libro e andai nel cortile quadrato ( che di quadrato non aveva niente, era più un pentagono ) .
Mi sedetti sui gradini e iniziai a leggere.
"Che fai tutta sola qui?" qualcuno mi tolse il libro dalle mani. Lo ammonì con lo sguardo.
"Non sono affari tuoi" gli puntai il dito contro colpendolo con una piccola scossa.
"Auch!" il libro cadde per terra, lo presi e tornai a leggere, ignorando la presenza del ragazzo.
Xavier si sedette accanto a me.
"Ho l'impressione che tu mi stia evitando dalla sera del Rave'n, sbaglio?" mi domandò. Forse un po' aveva ragione.
Dal ballo, non mi avvicinavo a lui più di tanto, se non quando avevamo lezione insieme; il motivo era a me sconosciuto.
"Affatto. Gradirei adesso, silenzio, e distanziamento sociale" mi spostai di qualche centimetro.
"Perché non sei uscita con la tua famiglia?" continuò. Era il suo hobby preferito rompermi le scatole, ormai ne ero sicura.
"Nel caso scegliessi di rispondere, poi mi lascerai in pace?" chiusi il libro, girandomi verso la sua figura. Scrollò le spalle.
"A tuo rischio e pericolo" ghignò. Roteai gli occhi, sapeva che avrei scelto comunque il rischio.
"Non avevo voglia di partecipare ad una squallida seduta di famiglia dalla psicologa"
"Era comunque meglio di stare qui da sola" si legò i capelli in uno chignon disordinato.
"La solitudine è una benedizione" con l'indice e il pollice sfogliai le pagine del libro.
"Non sempre" rispose con tono serio.
"Tu perché sei qua ad infastidirmi?" domandai stupendo persino me stessa. Qualche tempo prima me ne sarei fregata altamente di sapere cosa ci facesse da solo a scuola durante il weekend dei genitori.
"Mio padre stamattina mi ha mandato un messaggio con scritto: mi dispiace figliolo, non potrò presenziare a scuola questo fine settimana" imitò la voce del presunto padre.
Lo osservai di sottecchi e nonostante volesse far vedere quanto in realtà non ci fosse rimasto male, un po' riuscivo a percepire la sua delusione.
"Mi dispiace" dissi per poi alzarmi.
"Abitudine" mi seguì a ruota. Lo guardai e alzai impercettibilmente gli angoli della bocca, per poi andare via.
[...]
Durante il pranzo successe una cosa alquanto strana persino per gli standard della nostra famiglia: mio padre fu arrestato davanti tutta la Nevermore con l'accusa di omicidio di un certo Garrett Gates.
Io e Mercoledì subito ci mettemmo all'opera iniziando ad indagare e cercare di capirci qualcosa in più.
Insieme anche a nostra madre, per riuscire a scagionare nostro padre, riuscimmo a guadagnare anche un viaggetto andata e ritorno dalla gatta buia: con un buon risultato, almeno.
Scoprimmo che Garrett, quando mia madre non intenzionalmente lo aveva pugnalato con la spada, lui stava già morendo per avvelenamento.
Parlammo col sindaco e dopo non poche minacce, risolvemmo tutto.
"Beh, non possiamo dire che il weekend dei genitori sia stato una noia" disse mio padre avvicinandosi a noi. Ci trovavamo all'ingresso dell'istituto.
"Sarebbe più adatto dire: finalmente questo weekend infernale è finito" sorrisi.
"Mi mancherai mia piccola trappola mortale" mi diede un bacio sulla guancia. Passando poi a Mercoledì.
"Sappiamo tutti che il nostro era un rapporto alquanto difficile e complicato, però sono contenta che siamo riuscite a legare un po' in più" disse mia madre avvicinando le mani al cuore
"Nel caso aveste bisogno di qualcosa, chiamatemi con la sfera di cristallo"
"Grazie, madre" dicemmo all'unisono per poi salutarla, sempre in maniera discreta e senza troppe effusioni d'amore.
La sera, dopo che mia sorella riuscì a smascherare la Weems, facendo sì che ammettesse il fatto che fosse una mutaforma, successe una cosa molto strana. Riuscii a vedere l'episodio dal balconcino della mia stanza, un baccano incredibile fece sì che smettessi di allenarmi col violino: il giardino aveva una scritta infuocata, letteralmente, che recitava la frase "pioverà fuoco".
"Bene. Un altro enigma" sbuffai guardando Mano
"Ci mancava solo questo"
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