Capitolo 44 - Not today (Pt. 2)
Si ritrovò a non avere idea di cosa fare, e di dover decidere nell'arco di pochi secondi, prima di fare la figura dell'idiota: Pietro continuava ad osservarlo con indifferenza ed in silenzio, fino a quando non si decise a rivolgergli un cenno di saluto con il capo.
Alessio lo prese come un segnale per capire cosa fare.
-Ciao- si schiarì la voce, mentre gli si avvicinava, pur mantenendo una certa distanza – Caterina e gli altri?-.
Pietro ripose lentamente il telefono nella tasca posteriore dei jeans, gli occhi diretti altrove. Ora, perlomeno, sembrava almeno in parte a disagio.
-Devono ancora arrivare- mormorò, con voce atona – Non siamo venuti dritti qui dopo la scuola-.
Alessio annuì, finalmente riuscendo a mettere insieme i pezzi del puzzle: evidentemente era solo arrivato prima dei suoi amici.
Un po' come Pietro.
Cercò di trattenersi dall'osservarlo troppo, un po' come gli era capitato una settimana prima: c'era qualcosa di diverso nel viso di Pietro, ma che non riusciva a intuire. Era pur sempre passato quasi un anno da quando avevano smesso di parlarsi: non sarebbe stato così insolito trovarlo cambiato.
You look so fine
I want to break your heart
And give you mine
-Capito- sussurrò di rimando, costringendosi a smettere di guardarlo – Pensavo foste già tutti qui-.
Scorse una reazione sorpresa negli occhi di Pietro, ma fu questione di pochi secondi: un attimo dopo stava già osservando attentamente qualcosa oltre le spalle di Alessio.
-Parli del diavolo- disse, facendo un cenno con il capo nella direzione in cui era girato – Se non sono diventato cieco, stanno arrivando giusto ora-.
Alessio si voltò a sua volta con una punta di delusione: aveva quasi sperato di vederli arrivare più tardi, ed avere almeno un po' di tempo per provare a vedere come sarebbe potuta proseguire quella conversazione.
Aveva ancora il cuore in gola, ma era cominciata meglio di quanto si sarebbe mai aspettato.
-Vado ... - si schiarì la gola, piuttosto intenzionato a non farsi vedere dagli altri da solo con Pietro – Vado un attimo dentro-.
Non era nemmeno del tutto una scusa campata in aria, si ripeté tra sé e sé: era pur sempre lì per lavorare, non per perdere tempo.
Salutò il barista oltre il bancone, prima di fermarsi lì nelle vicinanze, girandosi di nuovo verso le grandi vetrate a parete del bar: vedeva distintamente la figura di Pietro, ora di spalle, e il gruppetto che si stava avvicinando sempre di più. Distinse senza problemi Caterina, a braccetto con Nicola, e subito dietro di loro sia Giulia che Filippo; inarcò un sopracciglio, quando notò, più distaccata da loro, anche un'altra ragazza.
Aveva un'aria famigliare, anche se era sicuro di non conoscerla, come se l'avesse già vista da qualche parte ma nulla di più. Si chiese chi potesse essere, ma dovette attendere poco oltre per avere una risposta.
Pietro stava andando loro incontro, fermandosi al delimitare dei primi tavoli: osservò gli altri salutarlo con gesti e cenni del capo, e seguì con gli occhi la ragazza mora fino a quando, imprevedibilmente, la vide letteralmente slanciarsi tra le braccia dell'altro e baciarlo.
Alessio si dette dell'idiota: era piuttosto intuibile sin da subito chi fosse la sconosciuta, ancora prima di vederla appiccicata a Pietro.
"La sua ragazza, ovviamente".
Si irrigidì sul posto, scostando lo sguardo come se si fosse appena scottato.
I hear your name
And I'm falling over
Si sentì improvvisamente a disagio, ed altrettanto stupido, quanto lo era stata la sua reazione. Si appoggiò al bancone, lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé.
Cercò di ignorare il senso di vuoto che provava all'altezza dello stomaco, come se qualcuno l'avesse appena colpito facendogli uscire completamente l'aria dai polmoni.
Era perfettamente consapevole che invece che starsene lì, a meditare su qualcosa che, in fin dei conti, nemmeno lo riguardava, avrebbe dovuto muoversi e andare a provare qualche canzone in vista di sabato: sarebbe stata la cosa migliore da fare, provare a pensare alla musica, solo ed unicamente a quella.
I piedi non si mossero, come ancorati al pavimento e al punto in cui si trovava. Sperò almeno che nessuno dei suoi amici si avventurasse all'interno del bar per ordinare: lì dentro, almeno, si sentiva un po' più al sicuro, anche se nulla gli faceva pensare che Pietro non avesse già avvisato gli altri della sua presenza.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, rinunciandovi subito quando ricordò, come se stesse accadendo di nuovo davanti a lui, l'immagine di Pietro abbracciato alla sua ragazza, probabilmente sorridente come se non la vedesse da secoli.
-Alessio!-.
Si ritrovò a sobbalzare quasi comicamente, quando si rese conto della voce che lo stava chiamando. Si girò di scatto, ritrovandosi di fronte ad una Caterina piuttosto perplessa, un sopracciglio alzato e lo sguardo confuso.
-Ti ho chiamato almeno tre volte- disse subito lei, accostandoglisi di più – Stai bene?-.
Alessio annuì debolmente: non si era accorto che era entrata, né tanto meno che lo avesse chiamato diverse volte prima di riuscire a farsi sentire.
-Pietro ci ha detto che eri già qui- proseguì ancora lei, ora meno disorientata – E meno male che ce l'ha detto lui, visto che tu non hai nemmeno risposto ai miei messaggi. Per quel che ne potevo sapere, potevi essere chissà dove-.
Alessio cercò di ignorare la punta di sarcasmo di Caterina:
-Sono appena arrivato anch'io. Non ho risposto perché stavo guidando- mentì, la voce così atona da sembrare persino convincente.
Caterina scrollò le spalle:
-Vieni fuori? Tra poco ordiniamo-.
-Devo lavorare, lo sai- Alessio le lanciò un'occhiata innervosita. Si morse il labbro inferiore, rendendosi conto di non essere stato in grado di nascondere troppo il senso di rabbia che cominciava a pervaderlo. Caterina lo osservò a lungo, in silenzio, prima di sbottare:
-Ma si può sapere che hai?-.
Alessio abbassò gli occhi di scatto, chiudendoli per un lungo attimo e cercando di concentrarsi solo sul proprio respiro. Buttò fuori l'aria dai polmoni, prima di riaprire lentamente gli occhi, continuando ad evitare lo sguardo di Caterina.
-Niente, solo ... - le rispose a mezza voce, le parole che gli morirono in gola subito dopo.
-Solo?- lo incalzò subito lei, inquieta.
Alessio cercò di ignorare il peso che si sentiva addosso, soffocarlo come il groppo in gola che si era appena formato. La mente ora si era riempita di così tanti pensieri, tutti insieme, che dubitava persino sarebbe mai riuscito a districarli tra loro.
Knocked down
Cried out
Been down just to find out
I'm through living for you
L'attimo dopo si ritrovò finalmente a muoversi, come in automatico: si allontanò sempre di più dal punto accanto al bancone dove era rimasto agganciato fino a quel momento, camminando velocemente verso la zona retrostante del locale, dove la strumentazione musicale era già pronta per le prove.
Andò a sedersi sulla prima sedia libera che trovò, casualmente accanto alla sua chitarra acustica. Giunse le mani sul grembo, senza di nuovo alzare lo sguardo: non gli serviva farlo per capire che Caterina lo aveva seguito. Aspettò che anche lei trovasse dove sedersi, prima di parlare:
-Che ci fa Pietro qui?- le chiese, con voce mozzata – E che intendevi con quel messaggio?-.
Caterina si era appostata su un'altra sedia, dopo averla trascinata di fronte ad Alessio, ad appena un metro di distanza. Sospirò pesantemente, le braccia piegate contro il petto:
-Esattamente quello: che Pietro è venuto qui, senza fare troppe storie- gli rispose, dopo qualche attimo in cui ad Alessio era parsa perfino indecisa se parlare – Non so se Filippo o Nicola gli hanno parlato ... Però qualcosa è cambiato-.
Alessio sbuffò debolmente, il viso ancora abbassato:
-Magari è qui perché si è reso conto che non gliene frega più nulla di me- si ritrovò a mormorare, la voce colma di amarezza.
In fondo, non poteva escludere del tutto fosse così: l'indifferenza iniziale con il quale Pietro gli si era rivolto poteva semplicemente indicare che le cose stessero ormai in quel modo.
Forse era arrivato troppo tardi.
-Non dire così- lo rimbrottò Caterina – Non credo proprio che non gliene freghi più nulla-.
-E allora come lo spieghi questo cambio improvviso d'idee?- Alessio stavolta non tenne lo sguardo abbassato: era consapevole di essere stato troppo brusco, ma si rese conto che non gliene importava molto.
Caterina sembrò faticare a trovare una risposta da dargli: distolse gli occhi da lui, guardando altrove ed alzando le spalle. Sembrava essere stata colta in fallo, e Alessio non poté fare a meno di interpretarlo come un segno del proprio aver ragione.
-Questo dovresti chiederglielo a lui, non a me- sussurrò Caterina infine, la voce incerta – Prima eravate da soli: vi siete parlati?-.
Alessio scosse debolmente il capo: se prima si era ritrovato quasi incoraggiato per quel loro semplice scambio di parole, ora al solo ricordo non riusciva a non darsi dell'ingenuo.
-Non esattamente- borbottò.
Caterina lo guardò perplessa per qualche secondo:
-Che intendi?-.
Alessio scrollò le spalle, a disagio:
-Gli ho solo chiesto dov'eravate, tutto qui- ammise, con un filo di voce – Poi siete arrivati-.
Caterina non parve stupita, e di fronte alla sua espressione indifferente Alessio si sentì ancor più idiota per aver cantato vittoria così presto. Ora, a ripensare a quella così breve conversazione avuta con Pietro, non poteva fare a meno di rendersi conto di quanto lui potesse avergli risposto per semplice cortesia. Nulla di più, nulla di meno.
Con suo stupore, dopo alcuni minuti di silenzio, Caterina si lasciò sfuggire un'esclamazione soddisfatta:
-Ma magari avreste continuato a parlare- gli disse, con mezzo sorriso.
-Quello temo non lo sapremo mai- sospirò pesantemente Alessio, desideroso che quella conversazione imprevista con Caterina finisse il prima possibile. Si trattenne sulla sedia sulla quale era seduto solo perché anche solo la remota possibilità di ricevere qualche buon consiglio era qualcosa in cui sperava troppo.
-La verità è che non so come comportarmi, ok? È imbarazzante!- sbottò d'un tratto, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, arruffandoli – Non so neanche bene cosa dovrei dirgli, non so nemmeno cosa vorrebbe sentirsi dire da me ... È un totale salto nel vuoto-.
Rimase con lo sguardo vacuo fisso davanti a sé, senza nemmeno provare a scoprire quale espressione potesse esservi sul viso di Caterina dopo quelle parole. Si sentiva osservato, segno che lo stava fissando di rimando, ma tenne ugualmente il volto abbassato.
-Non è semplice riprendere i rapporti dopo così tanto tempo, ma credo ci abbiate sofferto abbastanza entrambi, no?- la voce di Caterina gli risuonò nelle orecchie con una vena di malinconica dolcezza.
Alessio sbuffò ancora:
-Non mi sembra molto sofferente- borbottò, amaramente.
Per qualche secondo nessuno di loro disse nulla, e quando il silenzio cominciò a farsi troppo prolungato, Alessio si sentì quasi costretto ad alzare gli occhi su Caterina. I primi attimi la vide con la fronte aggrottata, in confusione, prima che il suo viso si distendesse in un'espressione maliziosa:
-Oh, hai visto Erika- fece, ridendo – Quel palo nel culo di Erika-.
*il copyright della canzone (Garbage - "You look so fine") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Come avevamo visto dalle uscite precedenti, Alessio sembra ancora piuttosto insicuro su come agire. Talmente incerto da arrivare a credere che a Pietro, ormai, la questione in sospeso tra loro non interessi nemmeno più ... Sarà davvero così? O Alessio si sta facendo prendere troppo dalle pare mentali, come suggerisce Caterina?
A mercoledì prossimo con la terza parte!
Kiara & Greyjoy
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro