Capitolo 40 - Running from my shadow (Pt. 2)
Quando riaprì bocca per rispondere, Alessio non aveva la minima idea di cosa aspettarsi.
-Chiamami venerdì- la voce di Riccardo non era sfumata da nessuna inflessione, nessuna insicurezza o esitazione – Dovresti avere ancora il mio numero-.
Alessio annuì, cercando di ricordare se, effettivamente, avesse qualche contatto telefonico di suo padre registrato. La realizzazione del significato di quell'accettare la sua proposta gli arrivò solo in un secondo momento, come se la sola idea di rivedere Riccardo una seconda volta in pochi giorni fosse al di là di ogni sua qualsiasi aspettativa.
Anche in quel momento non capì come reagire: si sentiva contento all'idea di parlargli? Forse in fondo, in quegli anni, qualcosa in Riccardo poteva essersi ammorbidito. Dubitava che anni prima avrebbe ceduto a quella sua richiesta così facilmente, senza nemmeno chiedere spiegazioni. O forse avrebbe dovuto fare attenzione, come sempre, a non andare a sbattere contro il solito muro che c'era sempre stato tra di loro.
-Non è che poi troverai qualche scusa del cazzo per evitarmi?-.
Riccardo lo guardò stranito per qualche secondo, prima di ricomporsi:
-Se volessi evitarti te lo direi chiaramente-.
Quella risposta era esattamente da lui, parole che a Riccardo si adattavano perfettamente. Alessio annuì ancora una volta, lanciandogli un'ultima occhiata, prima di superarlo e girarsi verso di lui fugacemente:
-Ti chiamo venerdì-.
*
Di bestie come te
Ce ne sono in giro e non è facile
Scoprirle e sai perché
Sono fabbricanti di maschere
Ti sputano nel mondo
Solo per avere un pasto facile
Io sono ancora qui
Ho la pelle dura pure più di te
Piazza dei Signori era gremita a quell'ora del tardo pomeriggio. Ad Alessio sembrava di essere in piazza San Marco durante le ore di punta, quelle in cui a malapena si riusciva a fare un passo senza incappare in un qualche turista o in un qualche piccione che zampettava a terra. Anche a Padova di turisti ce n'erano parecchi, fin troppi, in un miscuglio di lingue molteplici. Per quanto si fosse sforzato, Alessio non riusciva a capire in che lingua stessero parlando i membri della famiglia seduti al tavolino di fianco al suo.
Faceva parecchio caldo, in città, ancor di più che a Venezia: non c'era il mare a mitigare almeno un po' la calura d'Agosto, né l'ombra tra le calli a cui chiedere ristoro. Padova risplendeva di luce solare, nei suoi palazzi antichi e nei vivaci locali del centro.
Alessio si torturò le mani, guardandosi intorno per l'ennesima volta: doveva ancora capire se sperava di vedere spuntare Riccardo, o se la paura di vederlo fosse ancora più forte.
L'aveva chiamato il giorno prima, tutto come previsto. Era stata una chiamata piuttosto breve e veloce: era bastato chiedergli quando potessero trovarsi in centro per almeno un'ora, e Riccardo gli aveva dato appuntamento a quel sabato pomeriggio. Il resto era stato tutto attesa, timore di non riuscire a spiccicare parola o non riuscire a dire davvero quel che voleva dirgli.
Non era stato troppo difficile tenere all'oscuro Alice della sua vera ragione per la sua visita a Padova. Di certo non si era insospettita troppo quando le aveva detto che sarebbe passato da sua sorella per qualche ora: si era limitata ad annuire, fargli qualche domanda, e a lasciarlo andare. Forse un giorno le avrebbe raccontato la verità, ma non subito. Per il momento si sarebbe tenuto quel momento per sé, in qualunque modo sarebbe andato.
Quando si girò nella direzione opposta in cui era voltato, quasi sussultò nell'accorgersi di Riccardo a qualche metro dal suo tavolo. Rimase ad osservarlo fino a quando non arrivò alla sedia di fronte alla sua, spostandola lentamente.
-Cominciavo a pensare non ti saresti presentato- Alessio lo tenne osservato, mentre Riccardo si sedeva. Pur non in giacca e cravatta come il giorno in cui l'aveva visto in azienda, Riccardo conservava la stessa aria distinta che l'aveva contraddistinto tutta la vita: la camicia bianca gli dava un'aria di fascino che Alessio gli invidiava.
-Non trovavo parcheggio- disse, semplicemente, accavallando una gamba sull'altra – Problema che tu di certo non hai a Venezia-.
Alessio sbuffò debolmente:
-Ne ho tanti altri, di problemi, a Venezia-.
Rimasero in silenzio qualche minuto. Passò il cameriere, prendendo le ordinazioni; tornarono in silenzio subito dopo, in uno stallo che stava cominciando a far sudare Alessio. Inaspettatamente fu Riccardo a prendere parola, dopo che arrivarono i loro caffè:
-Cosa devi dirmi?-.
"Troppe cose".
Alessio si prese un secondo per decidere da dove iniziare, prima di domandargli a sua volta:
-Hai sentito la mamma ultimamente?-.
-Non la sento da un po'- replicò Riccardo, zuccherando il suo caffè. Alessio prese la tazzina, bevendolo amaro e in un unico sorso.
-Allora non sai la novità- mormorò, subito dopo. Si torturò le mani, esitante. Si aspettava che sua madre non parlasse con Riccardo da tempo: era piuttosto sicuro che, se fosse stato il contrario, Eva non sarebbe stata in grado di tenersi per sé quell'informazione troppo a lungo.
-Ho avuto un figlio-.
Alzò lo sguardo, osservando le iridi nere di Riccardo scrutarlo immobili.
-È nato lo scorso mese- Alessio riportò la tazzina sul tavolo, con un colpo secco – Quindi congratulazioni, sei diventato nonno-.
Riccardo abbassò gli occhi solo per un qualche secondo, ma bastò comunque ad Alessio per avere l'impressione fugace – quasi inesistente- che per quell'attimo, inaspettatamente, le sue barriere fossero quasi crollate.
Quando rialzò lo sguardo, tornò tutto come sempre:
-Non lo sapevo- Riccardo non gli rivolse nemmeno un cenno che potesse far supporre una sua qualche contentezza – Come si chiama?-.
-Christian- mormorò Alessio, quasi pentendosi di pronunciare il nome di suo figlio davanti a suo padre. Quasi sentendosi in dovere di spiegare la scelta del nome, aggiunse:
-Sua madre è inglese-.
Riccardo annuì, sospirando a fondo:
-Quindi ora ti stai abituando alla vita da padre-.
Suonava vagamente come una presa in giro, ma Alessio decise – con uno sforzo enorme- di non badarci. Non poteva rischiare di litigare, non subito almeno.
Strinse talmente forte le mani, nell'attesa che la rabbia calasse, che le nocche sbiancarono.
-Tu invece non dovrai abituarti a quella da nonno-.
Riccardo non si prese nemmeno la briga di negare, disinteressato al fatto che quel silenzio sottintendesse esattamente quello, che lui non avrebbe fatto parte della vita di suo nipote.
Alessio lo guardò freddamente, un sorriso amaro a disegnargli le labbra:
-Pensavo che almeno su un argomento simile avresti avuto qualcosa in più da dire-.
Osservò suo padre respirare teatralmente, mentre allargava le braccia:
-Mi hai preso in contropiede, lo ammetto- disse con voce stanca, distaccata – Ma ad essere sinceri, quello che penso io ha un'importanza limitata: sei tu il padre, ora. Ma ho l'impressione che tu non ne sia del tutto felice-.
Alessio si strinse nelle spalle istintivamente, come in un ultimo tentativo di coprirsi dagli occhi neri di Riccardo, a cui non doveva essere sfuggita nemmeno quella sfumatura di difesa.
"Colpito e affondato".
-Non è vero-.
Si rese conto, in un attimo, che stava cercando di dirlo a se stesso, non a Riccardo. Non gli importava davvero cosa potesse pensare suo padre: gli importava cosa pensava di sé, del convivere con il timore che, forse, la felicità era ben lontana dall'essere presente.
Per un attimo gli tornò in mente il momento in cui aveva visto Christian la prima volta, in ospedale: si era sentito in colpa e pieno di gioia allo stesso tempo, in un miscuglio difficile da districare.
-Forse all'inizio non è stato facile ... - lo disse ancora a mezza voce, di nuovo più tra sé e sé – Ma voglio bene a mio figlio-.
Non è mai semplice
Accettare di riconoscerti
Tra le mie rughe che
Assomigliano sempre di più alle tue
È questo sangue che
Sa un po' di mostro e anche un po' di me
Mi fa pensare che vorrei dirti grazie
Perché non ci sei*
* il copyright della canzone (Ermal Meta - "Lettera a mio padre") appartiene esclusivamente al cantante e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Alla fine non abbiamo dovuto attendere molto per scoprire se Riccardo si sarebbe dimostrato più disponibile di quanto non fosse anni fa ... Accetta prima la proposta di Alessio di vedersi, e poi, incredibilmente, non gli tira pacco all'ultimo!
Siamo quindi a Padova, con padre e figlio alle prese con una conversazione che potrebbe non essere propriamente facile, e che inizia proprio con Alessio che dà la notizia a Riccardo di essere diventato padre a sua volta. Come continuerà questo pomeriggio?
Lo scopriremo con il finale di capitolo di mercoledì prossimo!
Kiara & Greyjoy
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