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Capitolo III

Tutto era buio e l’aria pesante, come se in quella stanza non fosse presente ossigeno. L’unica luce proveniva dalla fessura di una porta. Questa, come per magia, si schiuse e lui si avvicinò, stando attento a non fare rumore. Quello che vide era sfuocato, ma riuscì comunque a distinguere una sagoma distesa a terra agonizzante. L’odore di quella stanza invece era acre, peggiore del precedente.
“ORA BASTA, PICCOLO MOCCIOSO, ADESSO TI FINISCO UNA VOLTA PER TUTTE…” urlò in quel momento una voce dolorosamente familiare.
Era suo padre e lo aveva scoperto: voleva scappare ma non ci riusciva, cercava di muovere i piedi, ma restavano incollati al pavimento. Un primo schiaffo arrivò, poi un altro e un altro ancora. Ora la guancia aveva perso la sensibilità, non sentiva nemmeno le lacrime che vi scorrevano sopra e poi giunse il colpo di grazia, che lo fece cadere a terra. Tutta la stanza girava e sentiva solo quell’odiata voce maschile.
“Sarai sempre un fallito, non meriti amore e non riuscirai mai a concludere niente, figurarsi se diventerai padre cosa farai un giorno… anzi so cosa farai, scapperai come un codardo, sarai proprio come me.”
Quelle parole lo stavano uccidendo, martoriando con la loro crudeltà. Cercò di dimenarsi e muoversi, ma ad un tratto diventò tutto buio, facendogli cessare ogni accenno di protesta.
Piton si svegliò di soprassalto, ansimante per l’incubo appena avuto. Si passò una mano sul volto e scoprì che le sue guance erano bagnate: evidentemente non aveva pianto solo nel sogno…
Guardò al suo fianco e per fortuna non aveva svegliato Anastasia. Era ancora notte fonda, erano circa le tre e decise di alzarsi per schiarirsi le idee, perché quell’incubo era stato terribile. Solitamente sognava i periodi oscuri di quando era un mangiamorte, ma mai la sua infanzia. Gli rimbombavano ancora nella testa le parole crude e acide di Tobias, magari aveva ragione…
Anche se era notte fonda prese un bicchiere dal tavolino vicino al caminetto e si versò del Whiskey Incendiario, sedendosi poi sul divano e prendendo un lungo sorso del liquido ambrato. Chiuse gli occhi mentre il liquore scorreva nella sua gola, e cercò di liberare la mente da quegli inutili pensieri, insolenti come le zanzare.
Il tentativo fallì e si ritrovò quindi con la testa fra le mani, per riuscire almeno a regolarizzare il suo respiro e il suo battito.
Stette lì a rimuginare per un tempo che parve infinito: non era da lui fare quel tipo di incubi, forse era colpa della giornata piena di novità che aveva avuto…. Ormai il sonno se ne era andato completamente, era da quasi due ore che se ne stava lì seduto a pensare a qualcosa di sensato per cancellare tutte le paure che lo tartassavano, ma quella volta sembrava una mission impossible.
~☆~
Mi svegliai che era ancora presto, a causa del freddo, infatti era quasi tutta scoperta. Strano, di solito c’era Severus a tenermi calda oltre alle coperte, ma girandomi vidi che non c’era nessuno. Ma dov’era a quell’ora? Mi alzai con molta fatica e con molto sonno, ma dovevo assolutamente scoprire dov’era Sev e soprattutto perché non era a letto che dormiva.
Arrivai alle scale e lo vidi seduto sul divano con un bicchiere vuoto in mano, che fissava il vuoto. Probabilmente non si era nemmeno accorto di me.
Lo raggiunsi, ma comunque rimase immobile, come se non fosse arrivato nessuno.
“Severus, come mai sei qui?” gli domandai dopo che mi fui seduta sul divano.
“Non riuscivo a dormire.” Rispose secco lui, stringendo però il bicchiere che aveva tra le mani.
Aveva bevuto del Whiskey, ma non molto, solo un bicchiere, perché la bottiglia era ancora piena. Doveva essere successo qualcosa di particolarmente traumatico per averlo indotto a bere di notte, infatti non amava in modo spropositato l’alcool. Normalmente beveva un goccio di Whiskey per rilassarsi nel dopocena.
“Hai avuto un incubo?” feci io, cercando di capire cosa lo affliggesse mentre gli prendevo il bicchiere e lo appoggiavo sul tavolino.
“Sì.” Disse Sev, non dilungandosi di più.
Questa volta era peggio delle precedenti, perché non voleva nemmeno parlarne dal suo tono di voce, e da questo capii che non si trattava del suo passato da Mangiamorte, bensì di qualcos’altro che non aveva nemmeno il coraggio di affrontare. Però lo avrei fatto confidare, perché doveva assolutamente togliersi quel peso dallo stomaco.
“Non riguardava Voldemort giusto?” chiesi per conferma, e ormai mi ero fatta una vaga idea. Se non era la guerra, quale altro evento traumatico poteva averlo scosso? La sua famiglia.
Lui scosse la testa e non parlò nemmeno, forse dovevo tranquillizzarlo un po’ prima.
Mi sporsi verso di lui, avvicinandomi così con tutta la mia stazza da balenottera in rapida crescita e gli misi una mano sulla guancia, posandogli poi baci leggeri sulla tempia. La mia terapia stava funzionando perché sentivo che pian piano si stava rilassando con il mio tocco e gli feci voltare il viso, in modo da dargli un bacio a fior di labbra. Dopo che mi fui staccata lo guidai verso di me, facendogli appoggiare la testa sulla mia spalla, continuando nel frattempo a carezzargli i capelli. Continuai così per cinque minuti buoni, e quando Severus si sentì pronto, iniziò a parlare senza che gli domandassi niente.
“Ho sognato mio padre che mi picchiava, non serve che aggiunga altro.” Commentò lui con tono freddo, come se si vergognasse di quello che aveva appena detto.
Io lo strinsi può forte, sussurrando un mi dispiace al suo orecchio, e coccolandolo di nuovo, dato che avevo smesso da quando aveva iniziato a parlare. Certo che doveva essere molto difficile per lui esporsi su un simile argomento e non me la sentivo di domandargli qualcosa in più, quindi stetti zitta ad abbracciarlo.
Dopo alcuni minuti si alzò, mettendosi in ginocchio di fronte a me e prendendomi le mani, dandomi poi un bacio sulle nocche.
“Anastasia, non credo di essere pronto a diventare padre. Mi dispiace.” Disse lui, osservandomi negli occhi in cerca di risposte. 
Gli sorrisi. In fondo stavo aspettando questa confessione da quando gli avevo detto di essere incinta. Mi aveva sorpreso: non pensavo sarebbe durato così tanto prima di dirmelo. Sapevo che sarebbe successo, in fondo già una persona senza problemi d’infanzia con l’arrivo di un bebè si sarebbe posta delle domande, figurarsi Severus con il suo passato…
“Secondo me invece sarai un magnifico papà che si prenderà cura di sua figlia con tutto l’amore presente in questo mondo.” Affermai convinta, ritrascinandomi Sev sul divano.
“E se mi odiasse come io odiavo mio padre? Non me lo perdonerei mai…” ribatté lui, posandomi una mano sul ventre e sospirando.
“Perché dici questo? Mi dici perché dovrebbe odiarti?”
Va bene non essere pronto a fare il padre, ma arrivare a pensare che sua figlia l’avrebbe odiato no eh!
“Non lo so nemmeno io…” concluse Severus, accarezzandomi il pancione.
“Sev, ascoltami. Sarai perfetto, i bambini hanno bisogno d’amore e a te di certo non manca questo sentimento. Ho paura anch’io, ma è normale, è pur sempre una nuova avventura, no?” finii io, per poi baciarlo.
Lui ricambiò con dolcezza e mi fece alzare prendendomi per mano, e mi riportò in camera, dove si distese subito dopo di me.
“Grazie.” Mi disse mentre rimboccava le coperte.
“Di niente.” Gli risposi accoccolandomi al suo petto, per quanto il ventre rotondo lo permettesse, addormentandomi pochi minuti dopo.

Venerdì 7 Marzo
Ero ufficialmente entrata da una settimana nel nono e ultimo mese di gravidanza: ormai da due mesi ero a casa, per evitare incidenti con le pozioni che potevano portare a complicazioni e da allora mi ero dedicata alla sistemazione della cameretta di Eileen. Era venuta veramente bene, con il lettino, i peluche e le copertine; le pareti non le avevo dipinte di rosa, ma di beige: all’inizio era quello il progetto, ma dopo averlo mostrato a Severus, aveva precisamente detto: Ma ha vomitato un unicorno qui dentro?
Però che finezza, vero? Quindi avevo lasciato perdere e non avevo insistito più sull’argomento colore pareti.
Ma non mi convinceva per nulla quel beige… infatti lo avevo abbellito con immagini di fate e draghi in movimento.
Era pomeriggio e stavo sistemando il comodino, mettendoci dentro delle tutine che avevo preso giusto qualche giorno prima: ma quanto erano carine con gli orsetti disegnati sul tessuto! Mentre chiudevo il cassetto mi prese un fitta al ventre e mi sedetti a terra spaventata, respirando lentamente; aspettai cinque minuti per vedere se era un caso isolato, ma ogni minuto mi riprendeva il dolore. Iniziai a sudare freddo: quelle erano contrazioni, per Merlino! Dopo poco mi si ruppero anche le acque, ma era ancora presto, la scadenza era tra due settimane abbondanti! Con un enorme sforzo mandai il mio patronus a Severus, sperando che arrivasse il più presto possibile.
~☆~
Piton era nei giardini di Hogwarts e si stava dirigendo sulle sponde del Lago Nero, per prendere delle lumache che si trovavano solo in quel tipo di habitat. Stava cercando di stanare un nido di lumache quando davanti a lui apparve il patronus di Ana, che gli disse che le si erano rotte le acque e di sbrigarsi a raggiungerla a casa, che non sapeva ancora per quanto sarebbe resistita.
A Severus crollò il mondo in un istante: era presto, mancavano ancora diverse settimane al parto, non era possibile! Il suo sangue freddo era andato a farsi benedire e cercò di far ossigenare un po’ il cervello, visto che non aveva respirato da quando aveva realizzato cosa realmente volesse dire il messaggio. Si riscosse, dato che sua moglie probabilmente avrebbe partorito a casa se non si fosse sbrigato; camminò molto velocemente fino allo studio, facendo svolazzare il mantello, e nel tragitto tutti gli studenti lo guardavano, spostandosi con timore. Ma la sua camminata rapida fu interrotta dalla McGranitt e dalla Sprite, che sfruttando la giornata soleggiata avevano deciso di farsi una passeggiata e vedendolo così lo avevano fermato; ma tutte a lui capitavano quando aveva fretta?
“Severus, che cos’hai?” domandò poi Pomona, guardandolo divertita.
Piton, con il fiato corto, biascicò qualche parola sconclusionata, senza formulare tuttavia un discorso, evento più unico che raro.
“Ana… le acque…le contrazioni, la bambina…” e appena finito sfrecciò alla volta del suo studio, lasciandosi dietro le professore eccitate di comunicare la notizia a metà scuola, conoscendo la professoressa di Erbologia.
Appena arrivò prese una manciata di polvere e scomparì nel camino, uscendo nel salotto di casa sua e guardandosi intorno.
“Ana dove sei?” domandò preoccupato, non vedendola nei paraggi.
“In cameretta, ah che male!!!” gli rispose lei, ansimando di dolore: da quel momento sicuramente sarebbero iniziate le ore più lunghe della sua vita…
~☆~
Finalmente era arrivato, ma si era perso ad Hogwarts?! Il dolore stava diventando sempre più intenso e volevo partorire lì, non pensavo fosse così faticosa l’attesa.
“Severus, ah, non ce la faccio più, mmhh…” gli dissi io appena comparve sulla porta, tenendomi una mano sulla pancia, cercando invano di diminuire le mie pene.
Subito si avvicinò, prendendomi in braccio e dandomi un bacio sulla fronte.
“Calma Ana, respira, adesso andiamo al San Mungo…” fece scendendo le scale di corsa, mentre gli martoriavo il braccio stringendoglielo con tutte le mie forze. Oltre al male avevo una paura tremenda  per il parto, non sapevo quando sarebbe durato il travaglio e se sarebbe andato tutto bene. Severus prese una manciata di polvere scandendo bene le parole San Mungo e poi scomparimmo con una fiammata verde.
Due nanosecondi dopo uscimmo in uno dei camini del corridoio del reparto maternità e subito, un'infermiera si avvicinò con una carrozzina.
“Che cos’ha?” domandò lei rivolgendosi a Sev, mentre mi sistemava delicatamente sul trabiccolo. Ma secondo questa intelligentona, come mai mi ritrovavo mezza agonizzante nel reparto Maternità? Forse dovevo partorire?
Semplice logica da futura mamma.
“Secondo lei? Siamo in un reparto maternità.” Sbottò Severus, guardandola infastidito. Aveva avuto il mio stesso pensiero, ma la donna di fronte a lui era leggermente scocciata. L’infermiera lo guardò in cagnesco, ci mancava solo una litigata nel corridoio.
“Mi si sono rotte le acque.” Intervenni subito, distraendola da Sev.
“Ok, perfetto, adesso la porto subito dalla dottoressa Smith, che la visiterà.” E detto questo mi iniziò a spingere a tutta velocità verso questa benedetta medimaga, mentre io mi contorcevo dal dolore.
Ero finalmente sul letto e mi stavano visitando; le contrazioni erano sempre più insistenti e non sapevo più cosa fare per calmarmi, a parte stritolare la mano a Sev, che era accanto a me. Cavoli, certo che questa bambina era terribile! L’ostetrica era molto giovane, sicuramente era stata una studentessa di Severus.
“È pronta per il parto, signora Piton, adesso la prepariamo e poi ci vorrà del tempo. Professor Piton, lei si può accomodare fuori, per evitare che mi impartisca ordini anche qui…” fece infatti lei confermando le mie teorie, cercando di condurlo fuori di lì.
“Non se ne parla nemmeno, io resto insieme a mia moglie.” Disse Sev, impuntandosi e guardandola con un cipiglio severo.
“No, inizierebbe a sparare consigli a raffica, e davvero mi distrarrebbe solamente. Ora la prego, devo preparare Anastasia al parto…” e dicendo questo lo spinse fuori dalla sala.
Ora avevo veramente paura: uffa non c’era neanche mio marito a tenermi compagnia ed io stavo per avere un attacco isterico dal dolore; speravo che non me ne volesse Severus, ma bambini basta, non pensavo fosse così doloroso ed ero appena all’inizio!
Subito le infermiere mi prepararono e la ex allieva cominciò a dirmi di spingere, ma era ancora peggio di prima! Speravo solo che nascesse presto, e soprattutto senza problematiche varie.
~☆~
Piton era nervoso: come si permetteva quella mocciosa di mandarlo fuori dalla sala parto? Era un suo diritto dare conforto alla partoriente e niente, adesso si ritrovava a percorrere per l’ennesima volta quello stramaledettissimo corridoio. Erano passate ormai quattro ore dall’entrata al San Mungo e ancora non era venuto nessuno a riferirgli di come procedevano le cose e in particolare se Anastasia e la bambina stavano bene: se qualcuno non si fosse presentato entro un paio di minuti, avrebbe bussato alla porta e al diavolo le buone maniere!
“Ma quanto ci mettono, Santo Salazar!” pensò per la milionesima volta Severus, mentre cercava di mantenere i nervi saldi: prima o poi sarebbe sclerato.
In quel momento si sentì chiamare, ma rimase deluso, era solo arrivata Poppy.
“Scusami Severus, non sono riuscita ad arrivare prima. Come sta Ana?” domandò subito lei, accorrendo preoccupata.
“Mi piacerebbe saperlo…” rispose lui infastidito. “La Smith mi ha praticamente buttato fuori…”
Lei stava per ribattere, ma la porta della sala si aprì e lui rimase senza fiato, era arrivato il momento tanto atteso.
~☆~
“Spinga un’ultima volta, vedo la testa, dai dai che ci siamo spinga, spinga…” disse la medimaga, mentre io ci mettevo tutta me stessa.
Ero stremata, non ce la facevo veramente più e alla fine sentii un vagito: mi accasciai felice di sentire quel suono per nulla fastidioso e sospirai di sollievo. Ero diventata mamma! L’infermiera la pulì e si avvicinò a me con il fagottino e me lo depose in braccio.
Ero senza parole: era perfetta e stupenda! Non c’erano altre parole per descriverla.
“Ma ciao, piccolina…” le dissi con le lacrime agli occhi, e nel frattempo le carezzavo la testolina.
La signorina Smith era andata a chiamare Severus e stava per arrivare, infatti mentre coccolavo Eileen ancora incredula, sentii dei passi avvicinarsi e voltai la testa verso la porta, che era stata chiusa alle sue spalle; ora eravamo solo noi tre nella stanza.
Il neo papà si avvicinò lentamente, guardando sia me che sua figlia con sguardo indecifrabile; quando si fece vicino alla sponda del letto mi diede un bacio sulla fronte.
“Come stai?” mi domandò subito preoccupato, ma nel frattempo gettava sempre occhiatine all’esserino che avevo appoggiato sul petto.
“Io bene, un po’ stanca, però anche lei sta bene… Severus ti presento Eileen, Eileen questo è papà…” e dicendo questo gliela porsi, con delicatezza; mi vennero gli occhi lucidi a guardarli insieme: Severus ora aveva nostra figlia in braccio, e la teneva con amorevole cura; mentre la stringeva a sé, percorse con il dito affusolato i contorni del visino e lei, come in un gesto involontario, lo prese tra le sue più paffute, arrestando così la carezza di Sev.
“È la creatura più bella che io abbia mai visto…” fece incantato, dandole un bacio sulla testolina e poi me la riappoggiò al petto, dopo un po’ di altre coccole.
“Concordo. È fantastica: ha i capelli come i miei, ma hai visto gli occhi? Anche se è presto sono singolari: sono blu e si vanno scurendo fino al nero, una meraviglia.” Continuai io, abbracciando Eileen.
“Sì, ho notato, soprattutto il naso è come il tuo.”  Ridacchiò lui, facendo una carezza a sua figlia. “Qui fuori c’è Poppy, vuoi che la faccia entrare?” domandò poi, dirigendosi verso la porta.
“Sì, grazie, tu dove vai?”
“Sto qui fuori, vi lascio tra donne…” scherzò lui, ma io sapevo che se ne stava solo per pensare, era fatto così lui. Così mi diede un bacio e andò a chiamare mia madre.
Dopo tre secondi irruppe nella stanza, con una gioia tale da farmi sorridere, Poppy; aveva già le lacrime agli occhi e appena mi vide con la bambina incominciò a piangere come una fontana.
“Ciao nonna!” dissi muovendo il braccetto di Eileen. “Sono Eileen Rebecca…” continuai imitando una vocina da bambina.
Lei a questo scoppiò a ridere tra le lacrime e venne ad abbracciarmi; avremmo avuto molto di cui parlare e di sicuro l’interrogatorio a cui mi avrebbe sottoposto avrebbe superato di gran lunga quello della sera dell’annuncio! Perciò mi misi comoda e incominciai a prepararmi mentalmente a tutto quello che mi poteva domandare, ma non sapevo ancora quanto sarei resistita, avevo una voglia di dormire!
~☆~
Severus era mezzo stordito: adesso era nel corridoio e aveva lasciato sole madre e figlia, una piccola scappatoia per pensare a tutto. Quanto si sentiva pieno di vita in quel momento! Avrebbe anche urlato ai quattro venti di essere diventato padre, ma la vera protagonista era lei, la sua meravigliosa Eileen: era perfetta. La pelle chiara, i capelli castani e gli occhi blu con venature di nero, il nasino totalmente proporzionato al resto del viso e quelle mani, che erano grandi come la falange del suo pollice.
Non riusciva a metabolizzarlo, ma nonostante fosse nel corridoio da soli dieci minuti, già gli mancava non tenere quell’esserino così fragile tra le braccia e non vedeva l’ora che se ne andasse Poppy per poter rientrare e mettersi ad osservare la sua bambina.
Ora era ufficialmente padre e sapeva che da adesso in poi avrebbe fatto qualsiasi cosa per crescere Eileen con dei principi forti e sani, non come era successo con lui. Sarebbe stato sempre presente e non avrebbe mai alzato le mani contro di lei, questo era sicuro!
Adesso la sua vita sarebbe stata sconvolta: alzarsi a tutte le ore della notte, i cambi pannolino poi… meglio lasciarli ad Ana…
Sicuramente crescendo sarebbe diventata una grande strega e lui avrebbe senz’altro contribuito a dissetare la sua sete di conoscenza, magari sarebbe diventata una Serpeverde come lui, oppure una Corvonero come Ana, l’importante era che non diventasse Grifondoro, aveva pur una fama da difendere!
Fuori ormai era buio e perso com’era nei suoi pensieri, non si accorse nemmeno di Poppy che era arrivata alle sue spalle.
“Severus, sei qui! Allora, sei felice?” gli domandò lei, mettendosi di fianco a lui.
“Stranamente sì... è magnifica.” Le rispose Severus, pensando alla fortuna che gli era capitata. “Avverti Albus, digli che domani non sarò presente a scuola anche se è sabato e non ci sono lezioni. Ho intenzione di restare finché non verranno dimesse.” Concluse lui, sperando che andasse via, per tornare dalle donne della sua vita.
“Certo, lo dirò. Adesso torno ad Hogwarts, ti lascio con loro.”
Si salutarono e poi lui tornò nella stanza; Ana ovviamente stava dormendo beatamente dopo l’immenso sforzo di quel pomeriggio e vicino al letto era sistemata la culla con Eileen che riposava tranquilla. Si avvicinò e si sporse, guardandola con ammirazione. Era un angelo. Chissà se sarebbe stata così ogni notte, così silenziosa…
Visto che tutte e due dormivano, Severus decise di fare un salto a casa per farsi una doccia e prendere il cambio per la mamma.
Un’ora dopo era di nuovo di ritorno e dopo aver preso una sedia, si sistemò alla bell’e meglio vicino al letto, cercando di dormire.
Si svegliò all’alba, ma non di sua spontanea volontà: infatti qualcuno stava singhiozzando, debolmente, ma era udibile. Si alzò con dolori alla schiena, dovuti alla scomoda posizione e andò a prendere in braccio Eileen, prima che svegliasse l’intero San Mungo: era leggera come una piuma, e iniziò a cullarla dolcemente, per farla smettere, sussurrando parole tranquille, e la sua tattica funzionò, ma non voleva separarsi dal fagottino… quindi tornò a sedersi ma con lei tra le braccia; dormì per qualche minuto, ma poi aprì gli occhi, guardandolo e agitando le braccia corte, e a questo Severus non poté far altro che incurvare un angolo della sua bocca in un sorriso, vedendola così serena. Il problema arrivò tre secondi dopo: la scricciola aveva fame probabilmente e la sua faccia prometteva capricci da trapanare i timpani; Piton non sapeva che fare, svegliare Anastasia oppure andare alla ricerca del biberon che avevano lasciato le infermiere la sera prima? Optò per la seconda idea, poiché non voleva svegliarla e trovò l’oggetto che gli serviva sopra un mobile vicino alla porta. Lo prese e lo indirizzò verso la bocca della pargoletta, e in quel momento Severus si ritrovò a pensare che sembrava un piccolo uccellino che si nutriva dal becco di sua madre, ma nel frattempo si sentiva il cuore pieno di un’emozione che non aveva mai sentito prima, non sapeva darle un nome, ma lo faceva stare bene, molto bene…
~☆~
Mi svegliai rilassata, e il mio pensiero andò subito ad Eileen: aveva una voglia matta di rivedere il suo bel visino… Girai lo sguardo lentamente ancora mezza addormentata e li vidi; meno male che aveva detto che non si sentiva pronto a fare il padre! Severus stava dandole il biberon e la teneva in braccio con una cura che non pensavo gli appartenesse, era talmente immerso nel suo ‘lavoro’ che nemmeno si accorse che lo stavo guardando.
“Hei, buongiorno…” gli dissi, sorridendo felice.
Lui si girò, venendosi a sedere vicino al letto.
“Buongiorno. Ho una notizia: ho appreso che nostra figlia ha una caratteristica presa dalla madre…” iniziò lui, ed io lo guardai interrogativa.
“Cioè?” domandai infatti. Chissà che cosa aveva capito?
“È come te, appena sveglia ha preteso la colazione…” ridacchiò lui, porgendomi la bambina.
“Ma che deficiente! Ed io che ti stavo pure ad ascoltare!” conclusi io, non riuscendo però a restare seria, ma ormai ero totalmente concentrata su Eileen, che dopo che Severus l’aveva fatta mangiare e digerire, ora era nel mio abbraccio a dormire.
“Severus, ti puoi avvicinare?” feci dopo un po’; in fin dei conti era da un giorno che non lo baciavo…
Lui mi guardò stranamente, ma si sporse comunque, gli avrei dato un bacio coi fiocchi… infatti appoggiai le mie labbra sulle sue, però non approfondii il contatto, ma ci pensò subito lui a questo, poiché aveva chiesto accesso passando la lingua sul mio labbro inferiore. Mi stavo godendo il momento, quando qualcuno decise di svegliarsi e io mi dovetti staccare a malincuore.
“Shhh, piccolina…” le dissi, cullandola, ma i singhiozzi stavano aumentando di intensità.
Nel frattempo guardavo di sottecchi Severus: era vicino al letto con un sorrisetto irritante stampato in volto, cosa ci trovasse di così divertente era un mistero. Sta di fatto che con la mia tenacia riuscii a farla calmare e alla fine la rimisi sul suo lettino, ed io tirai un sospiro di sollievo.
“Non è divertente…” feci subito dopo, continuando a vedere quel ghigno stampato in faccia.
“Beh, ammettilo che era abbastanza comica la scena…” mi rispose lui, ghignando.
“Sei un cretino. Ma ti amo lo stesso…” conclusi io, facendolo sorridere compiaciuto.
Finalmente avevo una famiglia con Severus e tutto era perfetto; avrei amato con tutta me stessa Eileen Rebecca e l’avrei cresciuta al meglio.
Non vedevo l’ora che dimostrasse la sua magia, ma ovviamente stavo correndo troppo, chissà se anche Sev ci pensava…
La cosa importante però era che la bambina fosse stata in salute, e sarebbe stata amata anche se fosse stata una magonò.

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Spazio autrice
Buonasera a tutte! 😊
Scusate per l'enorme ritardo, ma questa settimana non avevo un attimo libero, finalmente è arrivato il finesettimana...
Questo è l'ultimo capitolo purtroppo, ma vi è piaciuto? È stato abbastanza dolcioso e carino? Alla fine Severus ed Ana sono diventati genitori e la loro vita procederà a gonfie vele. Vi dò una buona notizia... scriverò ancora sulla felice famigliola. ;)
Lasciatemi qualche commentino per farmi sapere cosa ne pensate... alla prossima! 😊

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