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Capitolo 14

"Fammi capire bene, io devo battermi con te, di nuovo?" domandai sbigottita e puntandogli un dito contro.

"Si, per caso hai paura?" mi stuzzicó mettendo in bella mostra la spada che brandiva tra le mani.

Mantieni la calma, prima che tu possa saltargli addosso da un momento all'altro.

"No!" gli ringhiai. "Ma voi due non potevate scegliere una persona che non odio?" chiesi rivolta ai Velocisti un po' irritata, ma solo un po' sia chiaro.

"Sai, -ripresi puntando il mio sguardo omicida verso Gally- non vedo l'ora di vederti nuovamente sconfitto." un sorrisino spuntó sul mio volto e l'adrenalina prese il sopravvento su di me.

"Povera sciocca! É ora il tuo turno di perdere." da quelle parole si vedeva chiaramente che era sicuro di sé e la cosa mi dava ancor piú sui nervi.

"Ma davvero? Lo sai che posso batterti anche con una mano legata dietro alla schiena?" sbottai acida lanciando uno sguardo complice a Thomas.

E questo da dove mi viene in mente? Ma ragiono prima di parlare? Beh, se ho detto questo evidentemente no.

"Ne sei sicura?" chiese il mio amico un po' sbalordito "Non credi sia un tantino azzardato per il tuo primo duello?"

"Nah, so quello che dico. Non parlo a vanvera come una certa persona."

Il ragazzo, udendo le mie parole piene di sicurezza, prese una corda abbastanza robusta dal suo zaino e mi legó il braccio che non utilizzavo, ovvero il sinistro borbottando un "se lo dici tu". Non c'era modo di slegarsi poiché fece un nodo grande e resistente.

"Iniziamo lo scontro? Mi sono stancato di aspettare." esclamò il mio rivale.

"Ok." detto ció sguainai la mia arma. "Fatti sotto testa di caspio."

Adoravo stuzzicarlo per vedere la sua rabbia.
Mi posizionai di fianco pronta per attaccare e in allerta per parare i colpi del mio avversario. Gally fece la prima mossa: una stoccata.

Semplice per un inizio ma non troppo.

La schivai di lato con un saltello.

"Troppo lento."

Ritentó mirando al collo, parai il colpo senza pensarci. Ora la punta della sua arma era rivolta al cielo, con un movimento del braccio tentó di disarmarmi ma avevo una presa troppo forte sull'impugnatura per far volar via la spada dalle mie mani cosí facilmente.
Le lame delle nostre spade stridettero nel tentativo di liberarci.
Con una mossa fulminea del braccio lo attaccai, lo colsi di sorpresa ma riuscì a parare appena in tempo il colpo prima che andasse a segno.
Lo colpii ripetutamente e fermó tutte le mie mosse con estrema calma, come se non fosse niente di che.
Notai che ogni volta che lo colpivo lasciava scoperta la pancia, infatti lui per fermare i colpi usava sempre la parte piú vicina all'impugnatura per avere piú potenza.

Grosso errore.

Sfruttai la cosa a mio vantaggio.
Gli feci una finta e, velocemente, rivolsi la punta della mia arma sul suo addome.

"Com'é la sconfitta?" gli chiesi alzando un angolo della bocca.

Per un breve momento mi parve perplesso poi spostó il suo sguardo alla lama della mia spada e capí quello a cui mi stavo riferendo.

"Questa me la pagherai!" ringhió.

"Ti concedo la rivincita, spero che sia uno scontro degno di questo nome, quello di prima, a mio parere, mi é sembrato un riscaldamento." gli proposi accigliata.

E questo da dove mi viene in mente? In effetti non mi sono affaticata piú di tanto.

"Affare fatto." una strana luce si illuminó nei suoi occhi.

Finalmente posso vedere di che pasta sei fatto.

Sferrai il primo colpo seguiti da una serie di altri sempre piú rapidi e decisi come nel primo scontro. Stavolta il mio avversario non commise piú l'errore di tenere una parte del corpo scoperta.
Mi fece un affondo ma riuscii a schivarlo in tempo con un balzo all'indietro.
Ritornai a combattere piú agguerrita di prima. Le lame cozzarono fra loro emettendo un fastidioso stridío. Ci liberammo e gli feci un affondo ma lui lo paró, fece la stessa cosa e schivai l'ennesimo colpo. Riattaccó e parai il colpo. La lama della mia spada si trovava a pochi centimetri dal mio naso. Affidandomi alla forza del mio braccio tentai di far arretrare il mio sfidante ma non ottenni un buon risultato.
Feci qualche passo indietro ma la fortuna non era dalla mia parte: la mia schiena andó a sbattere contro un albero ma almeno avevo guadagnato qualche centimetro di distanza da Gally.
Il ragazzo ridacchió e disse che la mia sconfitta era vicina.
Dovevo trovare una soluzione, e alla svelta.
Il mio avversario ritrasse momentaneamente l'arma per sferrare il colpo decisivo.
Un'idea folle mi s'infilò nel cervello, se avessi fallito, il mio rivale avrebbe certamente vinto.
Mi tuffai di lato e la punta della lama si conficcò nella corteccia, esattamente nel punto in cui si trovava il mio braccio. Lo sguardo stupito di Gally andó da me alla sua spada per poi ritornare da me. Non potevo biasimarlo perché nemmeno io pensavo che quell'illumimazione mi venisse cosí bene.
Thomas fece per slegarmi ma io infilai la lama tra la mia pelle e la corda, con un movimento del polso tagliai la corda poi rimisi la spada al suo posto.

"Che facciamo ora?" chiesi ai due Velocisti ancora stupiti dal mio gesto.

Mi trattenni dal ridacchire per via delle loro facce troppo buffe causate da quello che avevo appena fatto.

Sventolai una mano davanti al viso di Minho. "Hey, ci siete? Mi avete sentito?"

Come per "magia" i due sembrarono riprendersi da quel momento temporaneo di stand-by.

"Si. Andiamo da Frypan." si incamminò l'asiatico.

"Cosa siamo venuti a farci qui?" chiesi una volta arrivati alle cucine.

"Vuoi pranzare oggi?" fu la risposta che ottenni dal cuoco il quale sbucó dalla cucina porgendomi un sacchetto.

Lo ringraziai facendo un mezzo sorriso e, insieme ai due ragazzi, mi diressi verso la Porta Occidentale.
Pochi passi ci dividevano da quelle colossali mura di pietra.
Non mi sarei mai immaginata che i muri che circondassero la Radura fossero cosí alti, a confronto mi sentivo minuscola come una formica, fino a quel momento non mi ero mai avvicinata cosí tanto eccetto il giorno prima per uccidere il Dolente.
Posai i polpastelli sulla superficie della porta. La pietra grigia era fredda e stranamente liscia, era evidente che era stata lavorata minuziosamente dall'uomo.

Magari é la stessa persona che ci ha mandato in questo posto. Pensai.

L'edera copriva la maggior parte della superficie creando un effetto non solo piú maestoso ma anche un tantino spettrale.
Quello che catturó la mia attenzione erano dei fori che erano posizionati nella porta di sinistra, erano distanziati tra loro da una tentina di centimetri, il loro diametro era notevole. Portai gli occhi a sulla spaccatura di destra lontana dodici metri e notai la presenza di aste lunghe della stessa circonferenza dei buchi.
Mi sentii avvolgere da uno strano senso di inquetudine come se sapessi già quello che di lí a poco mi avrebbe aspettato. Provai anche una certa familiarità come se, in qualche modo, lo avessi fatto già una miriade di volte.
Scossi il capo per scacciare quelle sensazioni che nel giro di poche ore dall'inizio di quella giornata mi stavano continuamente torturando ma prontamente ritornavano.

"Hey tesoruccio, ti sei incantata di nuovo?" le parole e il palmo di Minho che mi sventolavano davanti agli occhi mi riportarono bruscamente alla realtà.

I miei amici iniziarono a correre all'interno dei nodosi corridoi grigi e verdi, in silenzio li seguii ancora mezza assolta dai miei dilemmi.

"Noi andremo nella sezione uno, la porta é nella stessa posizione ma la strada per arrivarci cambia ogni notte." spiegó Minho.

In una sola frase avevo decine di domande da fare. "Cosa sono le sezioni e quante ce ne sono? Perché i muri si spostano? Ci sono altre porte?"

"Frena, frena." il povero Minho era appena stato travolto dai miei quesiti simili a un fiume in piena. Si prese qualche secondo per raccogliere le risposte e riferirmele il piú chiaro possibile. "Beh, il Labirinto ha otto sezioni. Nella Radura, come ben sai, ci sono quattro porte che portano nelle sezioni due, quattro, sei e otto. Le altre si raggiungono con porte non visibili che stanno appunto dentro il Labirinto."

"Capito."

"Per fartelo capire meglio dovremo andare nella Stanza delle Mappe." lo disse come se fosse un pensiero ad alta voce mentre si grattava un sopracciglio con il pollice.

Stavamo ancora percorrendo il corridoio principale quando ci imbattemmo in un incrocio, senza esitare l'asiatico svoltó a sinistra mentre Thomas a destra. Rimasi un po' confusa dal cambio di direzione di quest'ultimo, ero sicura che venisse con noi perció lo chiesi al capo il quale mi rispose semplicemente che gli era stata assegnata la sezione otto.

"Quindi ci sono tante sezioni quanti Velocisti." dedussi riprendendo l'argomento.

"Esattamente, ce ne sono otto piú l'Intendente che corrono nel Labirinto. Ovviamente ne esistono di piú nel caso in cui qualcuno voglia chiedere una pausa."

Girammo a destra poi due volte a sinistra e infine seguimmo il corridoio andando dritti. C'erano altre vie da prendere ma Minho sembrava sapere bene dove stesse andando, era come se avesse una mappa mentale dentro il suo cervello. Ammiravo come lavorava, non ci pensava due volte su quale strada prendere e, ogni tanto senza fermarsi davvero, prendeva da una tasca laterale un foglio e una matita dove buttava giú qualche appunto. Se avessi ricopiato quello che aveva fatto fin'ora ci avrei messo quasi il doppio del tempo.

"Alla fine non mi hai fatto sapere piú il perché i muri si spostano." gli feci notare.

"Ah già. Ogni giorno si spostano, non sappiamo perché lo fanno." riprese fiato essendo un po' affaticato dalla corsa."Dovrebbero muoversi quando le porte si chiudono, in altri momenti non si sente niente."

Finalmente ci fermammo per una pausa, mi lasciai cadere sul pavimento e bevvi una generosa sorsata dalla bottiglia.

"Vacci piano, tienitela per dopo." mi avertí il ragazzo che nel frattempo si era rimesso in piedi.

Continuai a stargli dietro, osservando sempre ogni sua mossa. Arrivammo ai piedi di un muro con una grande fessura al centro, supposi si trattasse della porta che collegava la sezione otto alla uno, la nostra destinazione.
Quando la sorpassammo, il Velocista tiró fuori un coltello e taglió un metro di edera senza rallentare per un secondo.

"Cosa serve tagliare l'edera?"

"Siamo un po' Hansel e Gretel, segniamo il percoso che abbiamo fatto. Quando torniamo indietro la scanziamo o la raccogliamo."

Era passata un'oretta da quando iniziai l'addestramento dentro il Labirinto.
Avevo i polmoni in fiamme, i muscoli chiedevano pietà e il cuore mi andava a mille. Ovviamente la ferita al fianco non aiutava molto, sentivo i punti rimasti ancora attaccati tirare fastidiosamente la pelle. Ogni tanto percepivo un dolore che si propagava per quasi tutto il busto, non avrei dovuto trascurarla.
Era passato cosí poco tempo e già ero "morta", i vestiti, umidi dal sudore, si stavano appicicando al mio corpo gradualmente. Mi ringraziai mentalmente di aver messo abiti leggeri ma allo stesso tempo mi maledissi per aver tenuto la mia lunga chioma di capelli liberi nell'aria.
Minho dal canto suo non appariva molto provato dall'estenuante corsa. Era determinato, forse per trovare una via di fuga.

Chissà da quanto tempo faceva quel mestiere... Pensai.

Il ragazzo rallentó annunciando una pausa, buttai lo zaino per terra per recuperare l'acqua.
In quel punto l'edera era meno fitta sulle pareti, esattamente in mezzo ai tralci vidi un luccichio. Proveniva da qualcosa di diverso da una Scacertola, fino a quel momento ne avevo scorte alcune: erano sempre accompagnate da un bagliore rosso, inoltre correvano veloci con le loro zampette metalliche sulla pietra producendo un ticchetio simile alla "camminata" di un Dolente ma meno intenso.
Mi avvicinai curiosa al muro che mi stava di fronte, il mio cuore martellava contro il petto per via dell'ansia. E se dietro l'edera ci fosse una finestra dietro la quale un Dolente che agitava vigorosamente una delle sue terribili appendici?
Scossi il capo per scacciare quel plausibile pensiero, inspirai decisa cosí affondai le mani nell'edera scostandola. Dietro di essa c'era una targhetta di mettallo com su scritto: World In Catastophe Killzone Experiment Department.

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