Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

~Capitolo 8~

Appena la donna si chiuse la porta del bagno alle spalle, Kevin si stese con un sospiro stanco sul divano. Si sentiva provato, come se avesse combattuto contro un esercito di pazzi ubriachi e ne fosse uscito vivo per miracolo, invece aveva solo discusso con una bionda viziata dagli alti natali.

Il suono dello scrosciare dell'acqua gli ricordò che quella pazza era in casa sua, sotto la sua doccia. Si maledì per quella scelta, avrebbe potuto portarla in un motel o in qualsiasi altro posto e non nella sua "dimora". Era stata una scelta impulsiva, dettata dal dolore che provava al ginocchio e dalla voglia di riposarsi in un luogo a lui familiare, soprattutto da quando era entrato in quell'orribile locale e l'aveva vista. In un primo momento non l'aveva riconosciuta fasciata in quell'aderente e più che corto abito rosso, ma la sua espressione disgustata ed il viso e i modi aggraziati erano come un'insegna a neon posta su di lei che non l'avrebbe mai fatta passare inosservata.

Eppure, vederla lì in mezzo a quelle persone, vestita come una spogliarellista, aveva fatto scattare in lui i suoi istinti da uomo e non aveva gradito. Fosse stata un'altra donna non se ne sarebbe preoccupato, ma sentirsi attratto fisicamente da lei lo faceva sentire un emerito imbecille, quella donna era talmente piena di sé che di sicuro non lo considerava nemmeno un essere umano. E quello strano senso di deja vu non voleva abbandonarlo, lei gli sembrava tanto familiare ma non riusciva a collegarla a nessuna persona conosciuta in passato. Non poteva averla conosciuta prima del suo arrivo a Bellrosé né aveva mai letto stupidi giornaletti di gossip dove sarebbe potuta apparire, anche se dubitava il mondo fosse a conoscenza della sua esistenza...

Allora perché non riusciva a smettere di trovare il suo viso tanto familiare? Di sicuro era la stanchezza, stava diventando pazzo e non aveva avuto un attimo di tregua da quando era atterrato in quel minuscolo e bizzarro principato; era comprensibile che la sua mente gli giocasse strani tiri.

Sospirò felice di godersi la morbidezza del suo divano, ancora non riusciva a credere di ritrovarsi di nuovo lì ma ne era felice, soprattutto se pensava che tra qualche giorno avrebbe di nuovo dovuto mettere piede in quel principato del cavolo e restarci fino a quando la principessina non avesse preso il posto del padre. Aveva una voglia matta di chiudere in fretta quella faccenda e prendere i soldi che gli avevano promesso.

Ti sei dimenticato del patto con Miss Sophie?, gli ricordò bastarda la propria mente.

No, purtroppo non aveva dimenticato affatto, era proprio per quello che desiderava porre fine a quella storia il prima possibile. Il solo pensiero di dover passare altri giorni ed altre notti con lei lo fece rabbrividire, già poteva immaginare quali assurde richieste avrebbe avanzato e preteso, credendo di avere dinanzi un altro dei suoi servitori. Be', si sbagliava di grosso! Quella donna avrebbe dovuto sottostare ai suoi di voleri, prima l'avrebbe capito meglio sarebbe stato per lei; non si sarebbe fatto scrupoli nel riportarla a casa anche domani stesso.

Quando sentì la porta del bagno aprirsi chiuse gli occhi, facendo finta di dormire. La sentì avvicinarsi a lui a piccoli passi incerti, era chiaro che lo temesse e quello gli dava una posizione di vantaggio su di lei, di potere, che lo fece sentire stranamente al sicuro.

«Ehm... Kevin?» non rispose al suo richiamo, ma continuò a fingere di dormire. «Kevin?» tentò nuovamente prima di sospirare. Sophie rimase lì per qualche minuto, la sentì sbuffare e schioccarsi le dita mentre strusciava un piede, almeno credeva fosse un piede, per terra. Aprì leggermente un occhio, sperando che lei non lo stesse guardando, e la trovò a pochi passi da lui coperta solo da un asciugamano. Stava fissando un punto indefinito alla sua sinistra mentre teneva una mano tra gli umidi capelli biondi e si mordicchiava nervosamente il labbro inferiore, sembrava non sapere cosa fare e la sua espressione spaesata lo ammorbidì.

Sembrava quasi... umana, e non la gelida e capricciosa donna viziata che sicuramente era. Gli risultava difficile continuare a trattarla con diffidenza fissando quel labbro imbronciato. Ormai impietositosi, stava per alzarsi e chiederle cosa volesse ma la bionda si avviò frettolosamente verso la sua camera e si chiuse rumorosamente la porta alle sue spalle, lasciandolo di sasso.

Meglio così, si disse. Eppure qualcosa dentro di lui lo fece sentire in colpa.

Chiuse gli occhi e scivolò velocemente in un sonno profondo.

* * *

Pancake. Omelette. Toast francesi e due tazze ricolme di caffè...

Kevin si stropicciò gli occhi per la decima volta, incredulo davanti a quella che sembrava una colazione degna di un sovrano, ed in effetti era stata proprio la principessa pazza a prepararla. Alzò lo sguardo sulla donna dietro al bancone della sua cucina, intenta a mescolare qualcosa di indefinito con indosso soltanto una sua vecchia t-shirt usata spesso ai tempi del liceo; una di quelle che non era riuscito a buttare perché affezionato, con quella infatti aveva vinto la sua prima partita. E stranamente invece di sentirsi infastidito vedendola su di lei, trovava che quella logora maglietta stesse centomila volte meglio su quel corpo voluttuoso e sensuale.

Voluttuoso e sensuale? Santo cielo, sei completamente uscito fuori di senno, lo shock di vederla cucinare deve averti ammattito.

Sophie si voltò con la scodella tra le mani, ed appena notò la sua presenza al centro della stanza si lasciò scappare un gridolino sorpreso.

«Ti... ti sei svegliato» balbettò ancora scossa dallo spavento preso.

«Sì. Vedo che ti sei data da fare...» puntò con un gesto del capo i piatti allineati sullo stretto e poco spazioso bancone della cucina.

«Be', mi sono svegliata presto e tu dormivi così...» sospirò e fissò il contenuto della ciotola che aveva ancora tra le mani. «Cucinare mi rilassa e mi sono lasciata andare.»

«Lo vedo...» commentò, avvicinando uno sgabello al bancone per sedersi. Fissò tutte quelle delizie ancora incredulo ed il suo stomaco le pretese con un sonoro gorgoglio.

«Serviti pure» disse la bionda, prendendo una forchetta dal cassetto per dargliela.

Aveva il via libera, dunque. Non se lo fece ripetere due volte e si buttò con voracità sulle omelette, che trovò assolutamente deliziose. Di certo quello della cucina non era un talento che avrebbe associato a quella donna anzi, aveva creduto che di talenti non avesse affatto, a parte quello di essere petulante.

«Sono buone?» gli chiese, nella sua voce poté avvertire preoccupazione e aspettativa, un'altra cosa che lo spiazzò. La persona altezzosa che aveva dipinto nella sua testa non si svegliava di certo presto per mettersi a preparare la colazione né si premurava di sapere se ciò che avesse preparato fosse di suo gradimento.

Possibile che l'avesse giudicata troppo in fretta? O quello era solo un modo per irretirlo, per ammorbidirlo e fargli abbassare la guardia. Per quante sfumature sbalorditive stesse scoprendo di quella donna, non poteva ancora fidarsi di lei; era scappata dal principato senza farsi vedere da nessuno, dopotutto! E lui non riusciva ancora a capire come diamine avesse fatto.

«Sì» rispose infine. «Davvero ottime.»

La vide rilassarsi e sorridere soddisfatta, poi coprì la ciotola con della pellicola per alimenti e la ripose in frigo prima di prendere uno sgabello e sedersi di fronte a lui.

Mangiarono in silenzio senza nemmeno guardarsi, nella stanza gli unici suoni udibili erano quelli prodotti dalla sua bocca mentre masticava e a Kevin stava bene così. Più o meno, perché la situazione stava diventando imbarazzante.

Avrebbe dovuto ringraziarla per la colazione? Farle altri complimenti per la sua evidente bravura nella manipolazione degli alimenti? Una semplice pacca sulla spalla le sarebbe bastata?

«Sai...» ruppe il silenzio lei, salvandolo dalla marea di domande in cui stava annegando. «Ho trovato una cosa che mi piacerebbe tanto fare ed ovviamente non ho mai fatto.»

«Davvero?» si finse interessato, continuando a ripulire i piatti. «E cosa?»

«Il campeggio.»

Finalmente lasciò andare la presa sulla forchetta e la fissò sbalordito. «Il campeggio? Di tutte le cose che non hai mai fatto hai scelto il campeggio?» forse la poverina non aveva compreso che passare le notti nel bosco implicava anche dover fare i propri bisogni alla luce del sole ­ o della luna­, camminare nel fango, sopportare i morsi degli insetti e tante altre cose che una ragazza per bene come lei non avrebbe mai sopportato.

«Sì, perché? Credi non riuscirei a sopportare una notte in tenda?» indovinò, almeno in parte, ed il suo sguardo s'indurì.

«No, non intendevo questo» invece sì... «pensavo solo che avresti iniziato da altre cose, ecco.»

«Quali cose? Passare giornate intere alla spa? Dare fondo alle mie carte in negozi di alta moda? Pretendere che tu mi faccia da servetto o divertirmi svendendola nelle discoteche per disobbedire a mio padre come una quattordicenne in piena crisi adolescenziale?» la sua voce era salita almeno di due ottave, e Kevin poté notare una piccola vena pulsante sul suo aggraziato collo. L'aveva fatta infuriare davvero.

«No, nulla di tutto questo» mentì disinvolto. «Se vuoi vivere l'esperienza del campeggio va bene, domani esaudirò il tuo desiderio.»

«Bene» fu tutto quello che disse, la voce più gelida di un vento artico. Si alzò dallo sgabello e si diresse in bagno. «Vado a farmi una doccia, lava tu le stoviglie per favore» e senza attendere una sua risposta si chiuse velocemente la porta alle spalle.

Fantastico, se erano questi gli sbalzi d'umore a cui doveva assistere ed essere vittima, i prossimi giorni si sarebbero rivelati un vero inferno. Che Dio avesse pietà di lui!

* * *

- ANGOLINO DI EVELYN -

Buondì gente!

Ecco il capitolo 8, ultimamente sono davvero stupita di me stessa; sono riuscita ad aggiornare quattro volte in un mese! Chi mi segue dagli inizi sa bene che questo è un nuovo record per me!

Ora però, ho un'importante cosa da chiedervi: secondo voi questa storia merita di essere continuata? Mi spiego meglio, quando ho scritto la trama di questa storia, la immaginavo un po' diversa da come la sto scrivendo ora ed ho paura possa risultare banale e scontata, oltre che scritta più male del solito... quindi stanno sorgendo in me alcuni dubbi.

Bien, ora che ho parlato delle paranoie torniamo al capitolo; che cosa succederà in campeggio? Kevin la porterà per davvero? Ah be', si spera!
Io preparo l'avviso PARENTAL CONTROL per il capitolo 10! Forse... uwu.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro