Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 28 - In cui tutti sono miei nemici

Ero allibita. Fissavo Spike senza il coraggio di dire niente. Loyd aveva preso Yemon? Si era introdotto nel mio appartamento e aveva portato via il mio procione. Non capivo come potesse essere possibile.

«Ti prego... non fargli del male» sussurrai, stupendo anche me stessa. Mi ero davvero affezionata a quel topo mutante? Forse sì. Lo avrei mai ammesso apertamente? No.

«Loyd dovrebbe essersene già sbarazzato.»

Quella frase, pronunciata in modo freddo e distante, mi provocò un brivido di odio. Senza pensarci oltre caricai il pugno destro e lo scagliai contro il naso del biondo. Lui sembrò vacillare per un solo istante, poi si ricompose e prese a fissarmi come se fossi una profonda delusione.

«Sei un vile, ipocrita cerebroleso. Come ti salta in testa di prendertela con un animale?»

«Odio dover specificare l'ovvio, Bianca... ma il tuo animale parla» borbottò, massaggiandosi la gobbetta del naso. Forse lo avevo leggermente scalfito, ma non osavo sperarci troppo.

Mi lasciai distrarre da una folata di vento gelido che mi accarezzò le gambe, e quando rialzai lo sguardo Spike era sparito alla vista. Tutta quella stupida giornata si era rivelata un piano per distrarmi. E aveva funzionato.

Chiamai Tom per prendermi il resto della giornata di permesso lavorativo, lui acconsentì e io corsi a casa. Dovevo andare  da Yemon. Vedere con i miei occhi che non fosse più a casa. Rassegnarmi al fatto che non lo avrei trovato immerso nella mia lingerie preferita.

Non sapevo neanche per quale motivo la cosa mi stesse buttando giù in quel modo. Però, dentro di me, sapevo che dopo Viola non sarei riuscita a perdere nessun altro.

Il tragitto verso casa sembrò estenuante. I soliti quattro giri di mandate alla porta mi parvero una nenia di morte, un ingranaggio inarrestabile. Mi resi conto che la serratura era stata forzata e il groppo che sentivo in gola si intensificò.

Appena misi il naso dentro casa Jack Emerson e Fitzgerarld mi corsero incontro, uggiolando disperatamente. Uno per il cibo, l'altro per una incredibile mancanza.

Per il resto, la casa era vuota. Io era sola. Di nuovo.

POV YEMON

Mi ero appena appisolato quando avvertii gli scricchiolii del portone al piano terra aprirsi. Zompai in piedi, certo che si trattasse della mia padroncina, e avvisai Fitzgerarld con un breve ululato che sapevo lui avrebbe colto senz'altro.

Ci posizionammo con il muso attaccato alla porta, in fremente attesa, quando mi resi conto che c'era qualcosa di strano nei rumori dietro la porta.

Di solito dopo quattro mandate si apriva senza difficoltà, invece in quel caso era come se qualcuno stesse forzando la serratura.

Scattai sull'attenti, guaii verso Fitzgerarld e poi scappai in bagno. Chiunque fosse ci avrebbe messo un po' a trovarmi. Non avrebbe avuto vita facile. Ponderai sulla possibilità di tornare una teiera, ma non era più un segreto per nessuno ormai. Mi avrebbero preso senza neanche sentire le mie unghie.

Avevo il respiro affannato, quando sentii la porta aprirsi. Fitzgerarld ululò qualcosa tipo "Scappa", e io osservai tutte le vie di uscita possibili. La finestra dava sul niente, e mi sarebbe aspettato un balzo di almeno tre piani.

Non riuscii a elaborare altro, perché la porta del bagno si spalancò rivelando una figura a me sconosciuta. Un tizio dinoccolato e calvo, con espressione stanca e nervosa. Mi osservava come se fossi una preda succulenta.

«Che vuoi, vecchio?»

Lui rimase perplesso dopo avermi sentito parlare, e io ne approfittai per fargli un dito medio e scappare di nuovo in soggiorno.

«Ti prendo, essere abominevole!» mi urlò dietro il tizio.

E se lo aveva mandato Bianca? Forse era davvero stufa di me e aveva mandato quel damerino per prelevarmi. Aveva minacciato così tante volte di uccidermi in quel breve periodo che non mi stavo neanche stupendo della cosa. Il pensiero mi intristì talmente tanto che rallentai.

«Eccoti! Orribile creatura...» borbottò l'uomo, mentre mi afferrava per la collottola e mi infilava in un sacco di iuta.

Il buio e il rumore bianco del motore della macchina su cui ero stato caricato mi avevano conciliato il sonno. Mi risvegliai con una fame da lupi. La mia padroncina mi avrebbe dato delle gustose scatolette di riso e tonno a quell'ora... mi si inumidirono gli occhi al pensiero e guaii per la mancanza.

Ora sapevo come si sentiva Fitzgerarld ogni mattina. Solo e abbandonato. Erano giorni che mi trovavo in quel bagagliaio. O almeno così sembrava...

«Spike? L'ho preso. Che faccio?»

Ah, non erano passati giorni. Dovevo davvero fare qualcosa per questo problema del tempo. Spike? Quindi c'era lui dietro al mio rapimento.

Bianca ancora mi voleva bene, forse! Esultai internamente, ritrovando un entusiasmo che credevo di aver perso.

«Lo affogo? Sicuro?»

Rabbrividii. Non potevano davvero cercare di uccidermi... se ci avessero anche solo provato sarebbe successo il peggio.

Sbattei le zampette sul telaio come un forsennato, ma producevo un rumore ridicolo. Non avrei attirato nessuno.

«Va bene, capo. La richiamo a lavoro ultimato.»

Sentii il motore spegnersi e subito dopo dei passi svelti. Poi il rumore del bagagliaio che si spalancava. Misi subito le mani davanti al muso, come per pararmi da un eventuale colpo, e bloccai il tizio sconosciuto.

«Aspetta! Non puoi uccidermi. La mia morte potrebbe avere conseguenze gravissime.»

«È quello che dice la maggior parte della gente che sta per essere uccisa» commentò il tipo, annoiato.

«Ma io dico davvero. Non hai idea di cosa sono. Insomma, sono un procione parlante. Non ti sembra una cosa peculiare, rispetto al tuo solito? Devo parlare con Spike.»

Il galoppino sembrò credermi, tanto che rimase immobile per qualche istante. Lui estrasse il cellulare dal taschino della giacca scozzese e compose un numero. Poi mi porse il telefono.

«Che altro c'è, Loyd?» esclamò Spike. Aveva una voce baritonale che mi diede i brividi. Avvertii un profondo legame anche con lui, non appena parlò.

«Sono il procione. Non puoi farmi fuori.»

«Sapevo che avresti chiamato. Yemon, giusto?»

Assottigliai gli occhi, e fissai Loyd in modo perplesso. «Giusto.»

«Se non ti faccio fuori, quella scema della tua padrona ti userà per far finire il mondo.»

«Bianca non è scema, è solo molto distratta. E sei tu quello che mi userà per far finire il mondo!»

Loyd si accese un sigaro, facendomi tossicchiare. Quel semplice gesto mi ricordò il mio primo padrone e una morsa allo stomaco mi costrinse a chiudere gli occhi.

«Bianca è scema, distratta e molti altri difetti che ora non ho voglia di elencare. Dì a Loyd di farti portare qui. Dobbiamo parlare.»

Allungai la cornetta verso Loyd e gli riportai il messaggio. Speravo in cuor mio che non mi avrebbe davvero ucciso. O forse sì...

Mi resi conto che tutto quel casino dipendeva da me e che forse la mia assenza avrebbe facilitato le cose per tutti.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro