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Destinazione Londra

San Felice Circeo, 4 marzo 1944

Tiberio disse ad Iris che per avere i passaporti ci sarebbero voluti almeno tre giorni: Antonio gli aveva infatti raccontato che la richiesta di documenti per scappare dall'Italia era altissima; il giovane Belmonte pensò ad Annalisa e Orlando, che aiutavano tutte le persone in fuga dal regime; ad Elena, che li nascondeva nei conventi con le sue consorelle; ad Elsa, che dava loro assistenza medica con le altre crocerossine.
Corse a perdifiato fino all'abitazione delle Cataldo, gridando a gran voce il nome di Iris.
<< Tiberio! Che vai urlando? >> domandò la ragazza, affacciandosi al balcone.
<< Sono arrivati! Li ho con me, caldi caldi! >> esclamò il giovane Belmonte.
<< Sali >> disse subito la Cataldo, mentre gli apriva il portone e lui saliva le scale.
<< Fammeli vedere! >> ordinò lei, non appena Tiberio fu dentro l'appartamento.
Gli occhi celesti di Iris brillarono di emozione e curiosità.
<< Ancora non ci credo... >> mormorò guardando i due passaporti, in cui erano scritte, nero su bianco, due nuove identità: Mariano e Martina Conti, marito e moglie, migranti italiani venuti in Inghilterra per lavorare.
<< E invece sì... Rebecca Tagliacozzo è in cerca di un factotum e di una bambinaia. Ed eccoci qui! Una volta lì però dobbiamo rivelarle chi siamo e  così chiarirai tutti i tuoi dubbi! >> dichiarò l'uno.
<< Chissà se vorrà parlare di Gianfranco... Se lo ama ancora, o se lo odia perché l'ha parcheggiata a Londra come un'autoambulanza... Se odierà me, che sono stata l'amante di suo marito >> ipotizzò l'altra.
<< Non sapevi neanche che esistesse, non le hai mica soffiato suo marito... È stato Menotti a provarci con te, dopotutto >> le ricordò il primo.
<< È vero... Ma vedi, sono successe talmente tante cose che gli eventi escono dalla mia testa deformati... >> commentò la seconda.
<< Tu non ci pensare. Prepara le valigie, avverti tua madre che partiamo dopodomani. Oggi pomeriggio andiamo a salutare Enrico >> rispose Belmonte.
Al sentir nominare il figlio della buonanima del signor Corrado, Iris pensò a quando lo aveva spinto ad avvicinarsi a Giada, ed entrambi quasi persero la vita durante una gita in barca, dopo il sopraggiungere di una mareggiata.
Credeva di riprendersi Rinaldo, se Giada avesse scelto Enrico, invece era andato tutto a rotoli.
<< D'accordo >> replicò velocemente, prima di cominciare a cucinare per entrambi, decidendo di invitarlo a pranzo.
Mangiarono frittura mista di pesce, bevvero vino bianco, presero il caffè e successivamente si prepararono per andare da Enrico ai cantieri navali.
Fu la segretaria Silvia Bigazzi ad accoglierli ed accompagnarli dal giovane Belmonte, sempre così oberati di lavoro: ma non appena li vide, sollevando il volto dalle carte e dai faldoni, si illuminò.
<< Tiberio, Iris! Allora è vero che eravate a San Felice Circeo! Non ho avuto nemmeno il tempo di uscire da qui... >> si giustificò, alzandosi per salutarli.
<< Sappiamo bene quanto è impegnativo ciò che fai... >> commentò il cugino.
<< Ma è vero che ve ne andate a Londra? Avete deciso di chiedere asilo politico a Winston Churchill? >> domandò loro Enrico.
<< Andiamo a conoscere Rebecca Tagliacozzo, la moglie di Menotti >> confessò Iris.
Il titolare dei Cantieri Navali Belmonte rimase a bocca aperta.
<< Allora è davvero pieno di scheletri nell'armadio come dicono... Ma voi in che qualità vi presenterete? >> chiese ancora.
<< La signora Tagliacozzo cerca un factotum e una bambinaia. Ci assumerà, poi le diremo tutto >> spiegò Tiberio.
<< Sembra una follia, ma ho bisogno di mettere insieme i pezzi. E chissà che Londra non mi piaccia da morire... >> ironizzò la Cataldo, anche se c'era una nota di amarezza nella sua voce.
Enrico la guardò intensamente.
<< Spero che là tu riesca a trovare quella pace che qui non hai mai avuto >> le augurò, prendendole le mani.
<< Lo spero anch'io >> rispose la giovane, dopodiché lei e Tiberio salutarono il cugino di lui e tornarono a casa.
Sapeva già che in quei giorni non avrebbe dormito granché: l'emozione le avrebbe impedito di avere sonno.

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