Capitolo 16
Se le nuvole fossero morbide e carnose, sarebbero come le sue labbra. Non potrei mai immaginare come ci si sente, ma ho quella sensazione. È come avere il sole sulla pelle mentre la pioggia scivola sul corpo nudo. È come ridere alla fine di un pianto, sentirsi pieno dopo un lungo digiuno.
Le sue mani scivolano delicate sulle mie guance e mi tengono a sé in un contatto che mi pare eterno come le stelle che ci circondano. Come quelle rose, vivide e purpuree, bianche come il latte, candide come lenzuola di seta. Ecco... è questa la sensazione che provo. Mi sento nudo in un mare di seta. Vorrei perdermi in lui, scivolare nel suo corpo e non pensare più a niente. Ma in fondo ho chiuso gli occhi e non sto pensando ad altro che a questo momento.
Chris è ovunque intorno a me, con il suo profumo, il suo calore, il suo bacio. Ho così tanto negato quelle labbra che ora non posso più staccarmi da loro.
Ho ancora la bocca umida del suo sapore quando si allontana da me. È stato un bacio casto, diverso, unico.
Mi tiene ancora il volto tra le mani e mi fissa in un modo che non so decifrare. Nessuno mi ha mai guardato così. È intenso, serio e dolce allo stesso tempo. Mi sento lusingato, mi sento arrossire. Non riesco a contare i battiti del cuore, così come non riesco a capire dove mi trovo. Se sono seduto o in piedi, se sto ballando con lui o fermo in un unico punto.
È il canto dei fuochi d'artificio che mi riporta, con fatica, al presente.
Chris scioglie completamente ogni contatto. «Tutto okay?».
È visibilmente preoccupato e non posso fare a meno di sorridergli. «Sì... È stato perfetto».
Perfetto. Neanch'io crederei di aver usato questa parola, ma l'ho fatto. E ora? Ora sembra che la mia fata madrina mi abbia dato un altro colpo di bacchetta. Mi ha trasformato in un piccolo principe, portandomi in una favola. Spero solo che a mezzanotte non mi trasformi in una zucca.
«Sono così felice», mi dice con due occhi luminosi.
Mi fa ridere e mi fa sciogliere il cuore.
«Cosa?».
«Sei incredibile».
Mi sorprendo di averlo detto, ma è come se mi tirasse le parole da dentro, ed ecco che, oltre a quelle, cado nelle sue labbra per ritrovare l'ossigeno che mi è mancato.
Quando ci stacchiamo, rimaniamo fissi per qualche secondo, poi mi accarezza la guancia e mi chiede se voglio tornare dagli altri.
«Veramente... preferisco tornare a casa».
Chris sorride. «Va bene».
Abbassa la sua mano e prende la mia tra le dita. La stringe appena e mi porta via con sé.
Mando un messaggio a mia madre, le dico che vado via con Chris. Spero che non si arrabbi quando lo leggerà, ma non m'importa, non voglio privarmi di questo momento con lui.
Ci allontaniamo dalla festa e proseguiamo la nostra passeggiata al chiaro di luna. Il vento soffia leggero tra le strade quasi deserte. I lampioni disegnano ovali di luce sul marciapiede liscio e ricoperto da qualche foglia o cicca di sigaretta.
Le nostre mani non sono più unite, ma c'è qualcosa di invisibile che ci lega. Non saprei descriverlo, ma posso dire che mi fa paura. Ho paura che tutto questo sia troppo bello per essere vero e che fra poco qualcuno o qualcosa verrà a svegliarmi. Gli ho permesso di baciarmi, di toccarmi, di abbracciarmi. Nessun ragazzo, a parte Josh, ha mai osato tanto. Non perché io non volessi in passato... Ma ora le cose sono diverse e Chris è riuscito comunque a intagliare una crepa nella mia armatura.
Beh... più che una crepa direi che è proprio un crepaccio, ma ho reso l'idea.
Mi fanno male i piedi e le gambe, ma non importa. Camminare tanto, in silenzio, con Chris... Ne è valsa la pena. Penso ancora al bacio, delicato come i fiori di pesco sopra di noi.
«Grazie». La voce di Chris irrompe nella mia mente in un sussurro.
«Per cosa?».
Si ferma un momento, siamo quasi davanti casa mia, e accenna un sorriso imbarazzato. «Per quello...».
Si passa una mano fra i capelli: non l'ho mai visto così a disagio. «Per quello... che mi stai facendo provare...».
Rimango un attimo in silenzio, profondamente sconvolto dalle sue parole. Lo fisso negli occhi grigio-azzurri e cerco di entrargli dentro, capire cosa pensa, ma ovviamente è impossibile. Tuttavia, non posso che perdermi nella bellezza del suo animo.
«Grazie a te», mi sento di rispondere.
«Siamo arrivati», dice dopo qualche passo.
Guardo la facciata della casa e... «Oddio che idiota!», esclamo dandomi un colpo in fronte.
«Cosa?!», chiede Chris allarmato.
«Ho dimenticato che non ho le chiavi!».
Faccio finta di cercare nelle tasche, ma è palese che non le ho mai avute! Sono stato talmente preso dal bacio e da tutto il resto che non ho pensato a questo piccolo dettaglio.
«Dovrò aspettare che tornino...».
Chris non può fare a meno che ridere. In un primo momento mi cruccio, facendo il broncio, ma le sue labbra carnose e sorridenti mi contagiano. È così tenero e dolce che mi unisco a lui.
«Puoi restare a dormire da me», propone dopo essersi ripreso. «In fondo... non è la prima volta».
Già... Non è la prima volta e ricordo bene le parole di mia madre che mi raccomandano di non prendere cattive abitudini.
«Allora?».
Se mi guarda in quel modo, non posso resistergli. «D'accordo», rispondo titubante. «Mando un altro messaggio a mia madre».
Lei ovviamente, mi richiama.
«Cos'è questa storia?».
Mi allontano per non farmi sentire da Chris.
«Stavamo facendo una passeggiata e siamo tornati a casa... ti prego, posso restare da lui?».
Mamma sospira. «Ma non potevi aspettarmi?».
«Va bene, scusa, resto qui fuori».
«No...», aggiunge mamma dopo qualche secondo di silenzio. «Sono con Nathan, sicuramente perderemo altro tempo...».
Nathan...
«...ma la prossima volta o ti porti le chiavi o mi stai vicino! Intesi?!».
«Sì, mamma, grazie!».
«Non ringraziarmi e non fare nulla di avventato!».
Non so a cosa mia madre volesse alludere, ma mi sento profondamente imbarazzato.
«No, mamma, non farò niente. Tranquilla».
«Okay, mandami un messaggio».
«Sì...».
«A dopo, tesoro».
«A dopo».
«Allora?». Chris mi fissa con le mani in tasca.
«Ha detto okay...».
«Sì!», esclama con le braccia al cielo.
«...e di non fare nulla di avventato».
Chris trattiene una risata, ma diventa rosso fragola. «Okay...».
Qualche minuto più tardi sono nella casa in cui abbiamo dormito insieme per la prima volta.
Adoro la villa dei Wilson. Il salotto mi è già così familiare da sentirmi protetto. Chris accende alcune lampade soffuse e intravedo la piscina oltre la portafinestra a vetro. La fisso per qualche istante, sprofondando nei ricordi di qualche giorno prima. Anche Chris si accorge del mio stato d'animo e mi prende subito la mano, costringendomi a guardarlo. Mi sorride, come se nulla prima di quel momento avesse avuto importanza, e mi trascina verso le scale.
È tutto come quella sera, quando mi sono risvegliato mezzo nudo sul suo divano a seguito di un sogno piuttosto discutibile. Riprovo la magia, la sensazione di quell'atmosfera. Ho i peli delle braccia sollevati e il cuore attento a ogni piccolo passo. Posso sentire il cigolio dei gradini in legno, l'odore del deodorante per ambienti, l'elettricità che quella sera ci ha unito.
E che ora ci unisce ancora.
Ma stasera è diverso. Alcune barriere sono crollate e non ho più paura a mostrarmi nudo davanti ai suoi occhi.
Quando entriamo in stanza, sorrido a vedere tutto quel rosso. Dalle tende della finestra alla scrivania. Accende la catena di luci a forma di luna e stelle sopra la testiera del letto e si dirige verso l'armadio per tirare fuori il pigiama.
«Puoi usare questo», mi dice porgendomi un paio di pantaloncini e una maglietta a maniche corte.
Li afferro con delicatezza, portandomeli al petto. Nel frattempo, Chris inizia a spogliarsi, dandomi le spalle, e prego qualcuno lassù per avermi dato la possibilità di rivedere nuovamente tutto quel ben di Dio.
È ancora più bello di quanto ricordassi o forse sono semplicemente io che dimentico tutto. Apprezzo il disegno delle ombre sulla sua schiena e mi chiedo ancora cosa ci abbia visto in me che sono secco come un grissino.
Mi spoglio anch'io, protetto un po' dalla penombra della stanza, e afferro subito i suoi indumenti. Anche lui ha indossato dei pantaloncini grigi e una maglietta azzurra. Sorride quando si volta e mi fa cenno di aspettare.
Mi siedo sul suo morbido letto mentre apre nuovamente l'armadio per tirare fuori un cuscino e delle coperte.
Vuole di nuovo dormire per terra?
Scopro il copriletto e m'infilo tra le lenzuola. Il contatto con i piedi nudi mi fa rabbrividire, ma ho un sorriso stampato in faccia quando si volta con tutto il necessario per la notte. A quel punto, si ferma a guardarmi e rimane lì per qualche secondo senza dire una parola.
«Che c'è?», chiedo imbarazzato.
Chris scuote la testa. «Niente... sei bellissimo».
Si riscuote dal suo stato di trance e butta le coperta a terra, creando un morbido giaciglio, come la prima volta.
Sono in conflitto. Dentro di me, sento il cuore correre come un treno sui binari, il "ciuf chiuf" mi sale dritto in gola provocandomi un conato di vomito. Sto così bene da stare male e non voglio. Non voglio lasciarlo dormire a terra mentre approfitto del suo comodo letto. Ma non voglio neanche che stia accanto a me, così vicino...
Ora che ci penso, non ho mai dormito con nessuno. Nemmeno con lui. Non so che sensazioni potrei provare... E se mi eccitassi? Ma che dico? Sono già eccitato! Se dormissimo vicini potrebbe sentirlo e io mi sentirei imbarazzato e non potrei andare oltre.
Chris si sdraia sulle coperte, sparendo dalla mia vista. Mi affaccio oltre il bordo e lo osservo tirarsi un lenzuolo fin sopra al mento.
«Tutto bene?», chiede prima di spegnere la luce.
Annuisco. «Buonanotte...».
«Buonanotte, Bill».
Spegne la luce e a malincuore mi giro dall'altra parte. Se lo vedessi, mi si stringerebbe il cuore. Perché sto così male? L'ultima volta non mi ero fatto tutti questi scrupoli. Ora, invece, sento che non riuscirò a chiudere occhio.
«Chris?». Lo chiamo affacciandomi nuovamente su di lui. Al buio, c'è solo la luna a entrare dalla finestra, disegnando un rettangolo di luce proprio davanti ai miei piedi.
«Sì?». Ha un tono sereno, non si è ancora addormentato.
«Stai comodo?».
«Oh, sì non preoccuparti... ahi!».
«Che è successo?», chiedo accendendo l'abatjour.
Lo ritrovo messo seduto, intento a ciucciarsi il pollice. Sembra un bambino di cinque anni che si è fatto la bua e i suoi occhioni lucidi mi strappano un sorriso.
«Ho sbattuto la mano...», chiarisce ritornando adulto, poi si mette a ridere per quanto è stato buffo.
In quell'istante, restiamo a fissarci ancora, persi alla ricerca di chissà che cosa negli occhi dell'altro.
«Posso baciarti?».
Non dico nulla, ma si avvicina lentamente a me, spingendosi oltre il bordo del letto. La punta del suo naso sfiora la mia e la bocca si apre per afferrare la sua. Le labbra si uniscono in un morbido abbraccio e tutto il male che ho nel petto sparisce via come polvere soffiata dal vento.
È più forte, più intenso. Cinque tocchi potenti che mi invadono e mi stordiscono. Non sono in grado di resistergli, così acconsento al suo desiderio che si sposa con il mio. Si alza lentamente da terra, allunga una mano e afferra il mio braccio. Mi travolge con il suo intero corpo, senza distogliere il contatto con le labbra.
Adesso è sopra di me, passionale, amorevole.
Ma lo so. So che vuole di più. Sento il suo desiderio schiacciarmi la coscia. È terribile, perché si scontra col mio. Riavverto una sensazione che mi invade l'anima, mi entra sotto pelle e mi brucia dentro. Le sue mani scorrono su di me, sulle spalle, tra i capelli. Spinge con foga e mi prende la bocca come se fosse solo sua.
I battiti accelerano mentre un fischio si accentua nelle mie orecchie, nella mia testa. È come se ci fosse un filo di corrente, una spina che vibra e ti entra nel cervello.
Sento caldo. Tanto caldo. E le sue mani diventano più grandi, come il suo corpo. Il suo volto scompare e compare quello del male. Posso persino sentire la sua voce che mi incita, che mi provoca.
Voglio fermarlo, ma non ho fiato. È come se mi stesse rubando il respiro. Provo a sforzarmi, a respingerlo, fargli capire con il mio corpo che non lo desidero, ma non lo capisce. E continua a baciarmi, a toccarmi, a stringermi, a...
«Basta!». La mia voce è un grido che si tramuta presto in un pianto disperato.
Nei suoi occhi, colgo una paura profonda, irrazionale. In uno scatto, si allontana da me e ritrovo finalmente aria per i miei polmoni.
«Scusa...», gracchia con voce rauca. «Scusa, scusa, scusa!».
Lo vedo abbassare lo sguardo, evitarmi, fuggire via da me. Si rimette subito nel suo giaciglio di coperte, ma gli afferro il polso prima che si sdrai. «Aspetta...», lo chiamo soffocando i singhiozzi. «Dormi insieme a me».
Il suo viso s'illumina. «Sicuro?».
Annuisco, tirandolo verso il letto. Mi sdraio di lato, un passo più lontano, quasi al bordo, lasciandogli spazio. Fa tutto con cautela, senza distogliere il contatto visivo da me. Sono ritornato a essere un giocattolo rotto per lui. Lo vedo dalla compassione nei suoi occhi, o fraintendo?
La sua mano si allunga verso di me e prende la mia. Quel tocco è ancora in grado provocarmi scosse elettriche lungo il corpo, ma non sono ancora pronto a perdermi in lui. Non so se lo sarò mai.
Allora Chris avvicina la mia mano alle sue labbra. «Perdonami... sono stato uno stupido... un'idiota...».
«No, no...», lo fermo prima che possa continuare. «La colpa è mia... delle cose che ho nella testa, tu... tu stai solo cercando di aiutarmi».
La sua espressione si addolcisce e mi lascia un'altra carezza che mi sfiora la guancia e mi asciuga la lacrima appena caduta dai miei occhi.
«Non volevo farti del male. D'ora in avanti, non farò niente che tu non vorrai. Te lo prometto».
Il mio respiro comincia a regolarsi e ritrovo nuovamente il controllo di me stesso. Gli rispondo con un mesto sorriso, pensando a quanto possa essere difficile per lui avere a che fare con uno come me. Credo che provi veramente qualcosa, altrimenti sarebbe già scappato...
«Buonanotte», sospira baciandomi il dorso della mano.
Annuisco, lasciando che le nostre mani scivolino tra noi, a formare un cuore che ci unisce e divide allo stesso tempo. Un solo contatto e nulla più. «Buonanotte».
Spegne la luce e ritorniamo nel buio, ma questa volta non oso più aprire gli occhi o dire qualcosa. È accanto a me, nel suo letto, e dormiremo serenamente insieme. Mi lascio trasportare dal ritmo regolare del suo respiro: non pensavo che anch'esso mi facesse stare bene, come se ogni parte di lui fosse un po' la cura a tutti i miei mali.
Non mi rendo neanche conto di quando ho iniziato a dormire, ma... è strano: ho sognato la mia prima volta.
Allora avevo solo quattordici anni, e lui si era preso il mio dono più prezioso.
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