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39 - Non mi piace


Mi girai dalla parte opposta rispetto a dove si trovava Guido e iniziai a camminare, anche se non riuscivo ad andare dritta come avrei voluto.

Ma quanti shot avevo bevuto in totale?

Attraversai un corridoio con una serie di tavolini bassi e divanetti sui quali erano seduti dei ragazzi intenti a bere e parlare, nonostante la musica alta, e arrivai vicino alla zona vip della discoteca.

Avrei potuto cercare un modo per entrare, così sarei stata al sicuro ma, mentre tentavo di elaborare un piano, con il cervello che girava a rilento, una ragazza più ubriaca di me urtò malamente la mia spalla, sbilanciandomi in avanti.

Avevo sempre avuto un buon equilibrio, anche sui tacchi alti, ma non ero nelle condizioni per resistere a una tale spinta, così mi ritrovai a cadere verso il pavimento, con la faccia che si avvicinava velocemente a quella superficie lurida e sicuramente dolorosa.

Fu questione di un attimo, improvvisamente un braccio apparve da dietro e mi avvolse la vita, riportandomi verso l'alto, ma l'equilibrio era sempre lo stesso e, inevitabilmente, caddi all'indietro.

La mia schiena andò a sbattere contro il petto muscolo di un ragazzo, nonostante la mente offuscata, non avevo bisogno di voltarmi per scoprire chi fosse, avrei riconosciuto quel profumo anche tra mille altri.

"Quella tequila doveva essere forte" sussurrò con la sua voce profonda vicino al mio orecchio, provocandomi un brivido lungo la schiena.

Scappa, Vic. Scappa!

"Mai quanto te" risposi senza nessuna inibizione, poggiando la mia mano sul suo avambraccio teso, ancora stretto intorno alla mia vita.

Che accidenti stavo blaterando?!

Sentii la risata di Guido alle mie spalle, ma nessuno dei due fece in tempo ad aggiungere altro perché uno degli amici del ragazzo lo chiamò a gran voce da fondo del corridoio e l'attenzione di Guido fu catturata da quel richiamo.

Il mio cervello riacquistò un minimo di lucidità e capii che era la mia occasione per defilarmi da quel ragazzo troppo pericoloso per me. Con delicatezza scostai il suo braccio che era ancora avvolto intorno a me e mi allontanai dal suo corpo, giustificandomi: "Vado in bagno"

Guido mi lanciò una rapida occhiata ma poi il suo amico lo raggiunse e così non mi prestò più attenzione.

Mi avviai il più velocemente possibile verso la zona dei servizi, rischiando più volte di cadere e urtando qualcuno nel tentativo di restare in piedi.

Queste dannate scarpe!

Quando mi chiusi la porta del bagno alle spalle, mi fermai a osservare il mio riflesso allo specchio, i capelli legati in due trecce alte che ricadevano morbide sulle spalle nude, le guance rosse, il rossetto leggermente sbavato sul labbro inferiore. Provavo ansia ma anche euforia, tristezza ma gioia, determinazione ma incertezza.

Cos'era questo vortice di emozioni? Era colpa dell'alcol o di Guido?

Sicuramente la mia testa era annebbiata, ma sapevo anche da ubriaca che non avrei mai potuto reggere un sentimento tanto intenso come quello che il mio cuore mi suggeriva di provare per quel ragazzo.

Mi avrebbe distrutta.

Fissai i miei occhi nello specchio con intensità, poi sollevai il dito indice verso la mia figura riflessa e, con convinzione, dissi: "Non mi piace Guido"

Una porta alle mia spalle si aprì e una ragazza si affiancò al lavandino vicino al mio, aprendo l'acqua per lavarsi le mani, ma io non le prestai troppo attenzione, stavo cercando di avere un dialogo con me stessa.

"Tu non sei debole" dichiarai ancora alla Victoria riflessa, distogliendo il contatto visivo solo per notare l'occhiata perplessa che mi stava rivolgendo la ragazza vicino a me.

Tornai a guardare lo specchio, feci un profondo respiro e mi avviai verso l'uscita dal bagno, ripetendomi nella testa quella dannata frase che non voleva saperne di restarmi impressa: non mi piace Guido, non mi piace Guido, non mi piace Guido.

Aprii la porta e la attraversai, tornando a farmi investire dalla musica forte che invadeva tutto il locale.

Non mi piace Guido.

Traballai mentre muovevo qualche passo, così allargai di poco le braccia per ritrovare il mio baricentro.

Non mi piace Guido.

Sollevai lo sguardo dal pavimento e mi bloccai all'istante, rimanendo a fissare quella figura che credevo di aver seminato.

Non mi piace Guido.

Era poggiato con la schiena alla colonna davanti a me, le braccia conserte sul petto, i capelli un po' arruffati, il profilo del viso perfetto.

Non mi piace Guido.

La sua attenzione era rivolta alla pista da ballo alla sua destra, ma era innegabile che si era piazzato proprio fuori dai bagni per aspettare me.

Non mi piace Guido.

Lui stava aspettando me. Era preoccupato per me. Il cuore accelerò i suoi battiti e sentii ancora più caldo sul viso di quanto già non stessi sentendo. Dischiusi leggermente le labbra, spalancai gli occhi e imprecai.

Dannazione, mi piaceva Guido!

Il ragazzo girò la testa verso di me e i suoi occhi mi catturarono, facendo spuntare automaticamente un sorriso sulle sue labbra. Sentii le gambe ancora più incerte di prima e mi ritrovai ad allargare a mia volta le labbra senza nemmeno pensarci.

Dannazione!

Guido si staccò dalla colonna e si avviò verso di me, muovendosi con sicurezza nonostante la sua alta statura e conquistando l'attenzione di quasi tutte le ragazze nelle vicinanze.

Compresa la mia.

Dannazione!

"Stai bene?" mi domandò quando fu abbastanza vicino da farsi sentire.

"Non ho vomitato" replicai subito, maledicendomi poi mentalmente per quella stupida frase. Perché mi importava tanto di quello che pensava.

"Buon per te" rispose lui, accenando una breve risata. Così sexy...

Dannazione!

"È quasi mezzanotte" disse Guido poi, piegandosi verso di me per farsi sentire meglio, "vieni" aggiunse poi, e senza lasciarmi il tempo di capire cosa stesse succedendo, mi prese per mano e mi condusse attraverso la fiumana di persone, fermandosi poi a lato della pista da ballo, in maniera tale da essere vicino ai festeggiamenti, ma non troppo da farsi spintonare.

"Non so se..." iniziai a dire, ma le mie parole furono coperte dal frastuono delle grida, avevano cominciato a fare il conto alla rovescia partendo da dieci.

Oh accidenti, come ci ero finita in questo casino?

Nove...

Mi guardai intorno alla ricerca di una via di fuga, ma non ero abbastanza lucida per elaborare un piano valido.

Otto...

Qualcuno passò vicino a me e mi diede un colpo sulla schiena, spingendomi in avanti.

Sette...

Una mano era ancora stretta in quella di Guido, così allungai solamente quella libera per trovare un appiglio ed evitare di cadere, andando a toccare il petto di Guido.

Sei...

Eravamo così vicini che potevo sentire il calore della sua pelle mentre il respiro si faceva sempre più accelerato.

Cinque...

Lentamente sollevai la testa verso l'alto e incontrai gli occhi scuri di Guido che erano fissi su di me. Intensi, magnetici, micidiali.

Quattro...

Sentii il palmo della mano libera di Guido poggiarsi sulla mia schiena.

Tre...

Mi persi nelle sue pupille per un tempo che sembrò dilatarsi, non c'era più la musica che ci avvolgeva, non c'erano più persone intorno a noi, non c'era più la confusione, c'eravamo solamente noi due.

Due...

La mia attenzione cadde sulle sue labbra e lentamente mi sollevai sulle punte, cercando di avvicinarmi a lui.

Uno...

La mezzanotte scattò e scoppiò un gran fragore introno a noi, ma l'unica cosa che percepivo era il contattato delle mie labbra con quelle di Guido.

Il cuore mi martellava nel petto, sembrava quasi voler scoppiare, tante erano le sensazioni che stavo provando in quel momento.

Assaporai quel bacio con delicatezza, senza spingermi oltre, scoprendo che bastava quel semplice gesto per accendere ogni terminazione del mio corpo. Bastava che fosse Guido.

Intorno a noi volavano tappi di bottiglie di champagne e cordiandoli luccicanti, ma quando mi scostai dalle sue labbra e mi allontanai leggermente, non fui distratta da ciò che stava succedendo nel locale, continuai a fissarlo negli occhi e lui ricambiò quel gesto.

Potevo leggere nelle sue pupille le stesse sensazioni che stavo provando io, eravamo in sintonia, eravamo bramosi l'uno dell'altro, eravamo... anche spaventati?

Restammo fermi così per diversi secondi, non serviva muoversi, non serviva parlare. Poi Guido, con delicatezza, fece scorrere la mano sulla mia schiena, risalendo fino alle spalle e raggiungendo il mio collo, per poi avvolgersi leggermente intorno a esso.

Con il pollice mi accarezzò dolcemente la pelle e scaturì una serie di brividi in me, facendomi dischiudere le labbra istintivamente.

Bastò quel piccolo movimento per attrarre Guido e in un attimo si fiondò sulle mie labbra, attirandomi a lui e baciandomi con passione.

Era un bacio del tutto diverso da quello di prima, mi toglieva il fiato dai polmoni e mi faceva andare a fuoco il viso. La lingua di Guido si muoveva in sincronia con la mia, e le mie mani si spostarono verso l'alto, andandosi ad allacciare dietro al collo del ragazzo e favorendo maggiormente la vicinanza tra di noi.

Come poteva un bacio farmi perdere totalmente il controllo?

Non sapevo rispondere, ma ogni volta che a baciarmi era Guido, la sensazione era esattamente questa: la libertà.

Piano piano ci separammo, i respiri affannosi, le labbra rosse, i capelli di Guido ancora più arruffati, il mio rossetto completamente sparito, i nostri corpi ancora stretti l'uno all'altro.

La bocca del ragazzo si sollevò leggermente di lato e fu allora che qualcosa si ruppe dentro di me: mi piaceva troppo.

Cominciai nuovamente a sentire quel senso di soffocamento che risaliva la gola e mi toglieva ogni forza, persino quella di ragionare. Staccai le mie braccia per allontanarmi da Guido e cercai di respirare profondamente anche se il mio corpo non voleva ascoltarmi, era come se si stesse accartocciando su se stesso.

Guido corrugò le sopracciglia perplesso mentre notava che qualcosa in me era cambiato.

Avevo bisogno di dimenticare quello che stavo provando, avevo bisogno di liberarmi da questa stretta, qualsiasi cosa fosse, qualsiasi cosa significasse.

"Ho bisogno di bere" mormorai, senza preoccuparmi di farmi sentire, poi mi portai una mano sulla gola e mi avviai verso il bar, ordinando subito un drink al barista.

Guido mi raggiunse in poco tempo, ma io non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo, così afferrai il bicchiere che era appena stato poggiato sul bancone e bevvi metà del suo contenuto senza neanche pensarci.

Fu una pessima idea, fu l'inizio della fine, fu la conclusione della serata.

Da quel momento nella mia testa fu il vuoto più totale. 

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