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quarto giorno- mattino


Era ancora seduto là, nel medesimo posto dei giorni precedenti, durante colazione. Nonostante l'enorme folla di studenti che ghermiva la Sala Grande, Hermione non poteva evitare di scontrare il proprio sguardo con quello di lui ogni volta che alzava il viso. E, ogni dannatissima volta, lo incontrava impegnato nell'osservarla. Lui e quei suoi dannatissimi capelli diafani, così chiari da potere quasi accecare. La osservava con il suo tipico sguardo affilato, le palpebre leggermente calate, ed un ghigno decisamente arrogante ad arricciargli fastidiosamente le labbra. Al suo fianco, Zabini continuava a parlare, sorridere e scuotere il capo con fare concitato. Malfoy sembrava non prestargli troppa attenzione, limitandosi a rispondergli appena, le labbra sottili che si aprivano solo per proferire poche, stizzite parole.

Hermione si concentrò sul labbiale del biondo che, lanciando solo poche occhiate di sbieco al moro, rispondeva con fare tutt'altro che gentile.

"Non mi interessa."

Comprese quella frase, poi notò Zabini fingersi offeso in una posa decisamente teatrale. Draco non parve farvici caso, continuando a contemplare la tavolata degli impavidi Grifondoro. Blaise si fece improvvisamente severo e, incurvando appena la schiena, disse un'ultima frase. Questa volta, in risposta, Malfoy sospirò sonoramente, mormorando un "Zitto." che Hermione riuscì a dedurre dal movimento veloce e brusco delle labbra.

Forse Draco si rese conto dello sguardo della ragazza così cocciutamente puntato sulla sua bocca perchè, senza alcun preavviso, vi fece passare sopra, con morbosa lentezza, la lingua umida. La strega trasalì immediatamente, divenendo rossa in viso. Abbassò poi lo sguardo sul proprio piatto pressocchè vuoto, immaginando già il ragazzo perso in una sincera risata di scherno.

Beh, lei non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Non le importava che il nodo temporale non si fosse ancora sbrogliato e che, per tale noiosa ragione, la medesima giornata si stesse ripetendo per la quarta volta. Lei non si sarebbe fatta aiutare mai più da Malfoy, soprattutto non dopo le parole che le aveva rivolto: le aveva parlato di passione, di una libidine esistente tra i due, ed anche solo la più minima idea di tale disgustoso pensiero aveva fatto rabbrividire di terrore la riccia. Lo aveva baciato, era vero, ma ciò non stava a significare che lei ne andasse fiera. Sapeva di avere commesso un errore, di essere stata ella stessa a scegliere di tuffarsi contro di lui, e se ne pentiva. Ciò che era accaduto era sbagliato, immorale e disgustoso.

O meglio, ciò che aveva sentito mentre accadeva lo era. Le sensazioni derivanti dal bacio con Malfoy l'avevano lasciata tutt'altro che indifferente. Al solo pensarci sentiva ancora le punte delle dita pizzicarle, ed avvertiva un folle bisogno di aggrapparsi a qualcosa, smettere di respirare e lasciarsi andare. E non poteva permetterselo. Non con Draco Malfoy, almeno. Se fosse accaduto anche solamente con Blaise  Zabini, a parere della riccia, la cosa sarebbe stata differente. Infondo non aveva passato otto anni della propria vita ad insultarsi con il moro. Invece, in compagnia del biondo Serpeverde non aveva fatto altro; solo insulti, maledizioni ed incantesimi tutt'altro che amichevoli. Il fatto che le fosse piaciuto baciarlo, che le avesse fatto sentire veri e propri brividi, era perciò una cosa disgustosamente deplorevole.

"Non è che potresti passarmi il compito di Erbologia, 'Mione?"

La voce di Harry interruppe bruscamente il flusso dei pensieri della giovane. Si voltò subito verso il moro e, ostentando un'aria quanto più fredda possibile, scosse la testa.

"Non ti farò copiare neppure una preposizione del compito di Erbologia, Harry." disse dunque, con fare tutt'altro che gentile. Lo vide aprire la bocca per dire qualcosa ma lei, sollevando una mano di fronte il suo viso, lo interruppe.

"E non ti spiegherò cosa è una preposizione." disse, sorprendendolo non poco. Infondo, si disse lei, gli aveva letteralmente rubato le parole di bocca. Si voltò dunque verso Ron.

"E tu non gongolare, Ronald. Nemmeno tu lo copierai." lanciò un'occhiata al rosso "E non strafogarti! Finirai strozzato!" lo rimproverò, sapendo già che, entro un paio di secondi, avrebbe assunto il colore dei suoi stessi capelli per colpa di un pezzo di pane non masticato adeguatamente. Il ragazzo, però, non la ascoltò. Così, Hermione intervenne per la quarta volta in salvezza del giovane Weasley.

Si alzò immediatamente dopo, afferrando i libri che aveva lasciato sul tavolo e facendo volteggiare nell'aria i propri ricci bruni. I due amici la seguirono con lo sguardo, ma non la raggiunsero. Infondo, si dissero, l'avrebbero ritrovata entro pochi minuti nell'aula di trasfigurazione.

Ed invece, contro ogni aspettativa di Harry, Ron e Malfoy, la Granger non si era presentata a lezione. Non appena la professoressa McGranitt si richiuse alle spalle la porta dell'aula, il biondo non potè fare a meno di digrignare i denti. Non si era nemmeno lontanamente immaginato un'eventualità del genere. La riccia non era una ragazza da marinare la scuola senza ragione, e ciò significava che aveva intenzione di fare qualcosa. E probabilmente, constatò con frustrazione Draco, si trattava di qualcosa riguardante il nodo temporale in cui si trovavano. Serrò le mani in due sinceri pugni frustrati. Zabini, troppo preso dai propri vanti, non se ne rese neppure conto.

Nonostante le parole con cui lo aveva lasciato il giorno prima, Malfoy non aveva mai davvero pensato che la Granger lo avrebbe seriamente potuto abbandonare. Insomma, non aveva preso neppure in considerazione la possibilità che lei se la sarebbe davvero cavata da sola. E l'idea che lo escludesse da quella cosa che stava accadendo lo infastidiva. Infondo, lui vi era in mezzo tanto quanto lei. Erano entrambi ben impantanati in quella noiosa situazione. Chi diavolo si credeva di essere? Con che orgoglio poteva permetterle di fare tutto da sola? Di lasciarlo in disparte? Lui era Draco Lucius Malfoy, dannazione! Non era un maledettissimo Weasley, od un Potter tutt'altro che sveglio!

Lanciò un'occhiataccia a Ron e Harry, poco distanti. Dalla loro espressione, dedusse Draco, neppure i due sapevano che fine potesse avere fatto la loro amica. Serrò le labbra in una linea rigida e sottile, ed immediatamente pensò alle sue, di labbra. Pensò al sapore incredibilmente dolce -e non amaro, o disgustoso come lo sarebbe dovuto essere quello di un mezzosangue- che aveva assaggiato il giorno prima, e a quanta intraprendenza avesse notato in lei. L'aveva sentita ansimare contro di lui, ed inarcarsi contro il suo corpo. Aveva avvertito il suo seno premersi contro il suo petto, e le sue piccole mani aggrapparsi ai suoi capelli. Sospirò sconvolto. Sentiva una certa eccitazione invaderlo, e tutto questo solo per un bacio!

Si impose lucidità e, immediatamente, smise di riflettere. Tornò al presente, all'aula in cui si trovava, alla voce della professoressa in sottofondo,  all'odore di polvere nell'aria, ed alle parole di Zabini che, seduto al suo fianco, non smetteva un attimo di blaterare. Gli lanciò un'occhiataccia.

"Crollare per qualche shottino!" stava dicendo il moro, ridendo tra una parola e l'altra "Oh, Dracuccio, sei proprio un-" "Un cosa, Zabini?"

Draco non si era trattenuto. Non sapeva esattamente che fosse accaduto, ma qualcosa era scattato nella sua testa, imponendogli di interrompere il continuo vocio del proprio migliore amico. Ed aveva gridato. Eh, già. Aveva attirato l'attenzione di tutta l'aula verso di lui -professoressa compresa-, e si era alzato in piedi senza alcun controllo. Era stato come se una molla gli fosse scattata in testa. Era stanco; stanco delle stesse parole, delle stesse azioni e stanco perchè la Granger lo aveva baciato e basta.

"Sai quanto mi importa di ciò che credi?" tornò quindi a parlare il biondo, un ghigno a dipingergli il viso altrimenti austero "Beh, un caz-" "Sì, signorino Malfoy?"

La McGranitt lo aveva interrotto proprio poco prima che quella parola, tutt'altro che educata od accettabile, potesse sfuggirgli dalle labbra. Draco serrò bruscamente la mascella, il viso una maschera di sorpresa e disagio. Non era solo Minerva a fissarlo, ma anche tutto il resto della classe -Potty ed il Pezzente in particolare-. Lui, in piedi, spiccava nettamente rispetto al resto dei ragazzi, così perfettamente composti e controllati. Persino la loro divisa sembrava migliore  di quella del Serpeverde, così sgualcita e malmessa -la cravatta larga, i primi bottoni della camicia slacciati...-. Sospirò infine, Malfoy.

"Dovrei uscire dalla classe, eh?" domandò quindi con una certa spossatezza nella voce.

"Sarebbe il caso..." disse semplicemente la preside, annuendo un paio di volte ed allungando un braccio in direzione della porta. Il biondo si incamminò a testa alta verso l'uscita, sospirando pesantamente e non potendo fare a meno di darsi dell'incredibile cazzone.


**

Hermione non si era presentata a lezione per una ragione tutt'altro che buona; era decisamente ottima! Aveva riflettuto e, visto che non avrebbe mai più richiesto l'aiuto di Malfoy, aveva deciso che avrebbe richiesto quello di una persona ben più affidabile ed esperta. A questo proposito, si era ricordata che, proprio il giorno in cui tutta quell'orribile confusione era iniziata, si era scontrata con un professore. In quel momento, se non si sbagliava, doveva trovarsi proprio in quel corridoio, quello che stava percorrendo, e nel quale era stata scoperta con la bacchetta sguainata contro Malfoy. Sì, si disse con convinzione, Lumacorno sarebbe passato lì entro pochi minuti, esattamente come aveva fatto quelgiorno. Quel giorno che era poi lo stesso che stava rivivendo in quell'istante.

A distoglierla dai propri contorti pensieri furono dei passi non molto distanti. Sorrise, riconoscendo la camminata lenta e costante appartenente proprio all'uomo che stava cercando, ed attese con pazienza sino a che non lo vide spuntare oltre l'angolo infondo al corridoio. Sembrava, come sempre d'altronde, distratto. Reggeva tra le mani una pergamena giallognola e vi stava appuntando sopra qualcosa con una penna scura. La ragazza non si preoccupò affatto di potere disturbare e, senza neppure avvisare l'uomo della propria presenza, gli si piazzò di fronte. Per poco Lumacorno non le andò a sbattere contro.

"S-Signorina Granger, giusto?"

Hermione sorrise leggermente, annuendo. Teneva le mani dietro la schiena, congiunte in una stretta ansiosa. Era preoccupata che l'insegnante potesse non crederle e, perciò, doveva sfruttare al massimo le proprie doti di oratrice. Infondo era un ragazza geniale, no? Non sarebbe dovuto essere un problema. Solo che...

"Granger!"

Il corpo della strega si irrigidì all'istante. Tra tutte le voci che mai avrebbe potuto sentire chiamarla, quella era decisamente quella che meno avrebbe desiderato. Strinse la presa delle proprie mani, ferendo la sua stessa pelle con le proprie unghie curate. Eppure, il suo sorriso nei confronti del professore non scomparve, anzi. Allargò le proprie labbra, e si impose di ignorare quanto più possibile la presenza di Malfoy che, a sentire i suoi passi, si stava facendo più vicino.

"Professore, vorrei parlarle di una cosa abbastanza urgente." disse quindi la ragazza. L'uomo la osservava con una punta di curiosità in viso. Lanciava poi occhiate oltre le spalle della giovane, direzione dalla quale di stava avvicinando Draco.

"C-Certo, si tratta di pozioni?" domandò quindi Lumacorno. Aveva la fornte corrugata, ed era leggermente chinato verso il basso, costretto a farlo a causa della piccola statura della strega. Hermione schiuse le labbra, pronta a rispondere, quando la figura di Malfoy le si piazzò bruscamente davanti. Il suo sorriso di convenienza scomparve istantaneamente, sostituito da una sincera espressione esasperata. Il biondo non potè fare a meno di ghignare.

"Oh, lo sai che adoro il modo in cui mi guardi." disse poi con voce suadente. Non gli interessava di essersi messo in mezzo, e di stare dando le spalle al professore -gesto tutt'altro che rispettoso-. Sapeva solo che aveva trovato la Granger, e che la cosa lo divertiva immensamente. Lumacorno, improvvisamente di fronte la schiena di Malfoy, non potè evitare di sussultare confuso.

La ragazza si trattenne a stento dal colpire il biondo Serpeverde con un ceffone ben poco trattenuto. Si limitò quindi ad assumere un'espressione severa, per poi parlare.

"Che vuoi, Malfoy?"

Il biondo allargò il proprio sorriso, esibendo i propri denti bianchissimi, incredibilmente lucidi "Chiarire una cosa." disse semplicemente lui, avvicinandosi alla ragazza ancora di più -per quanto fosse possibile-. Lei non si mosse, decisa più che mai a dimostrare il proprio valore.

"E sarebbe?"

Il biondo si accostò al suo orecchio e, come dimentico della presenza dell'insegnante di pozioni, mormorò "Che ho il diritto di occuparmi di questa situazione tanto quanto te."

Hermione sussultò di fronte quel tono così incredibilmente suadente e profondo. Le era quasi parso di sentire la voce di lui entrarle dentro, infiltrarsi nelle sue vene, nel suo sangue, e farla fremere. Sospirò, puntando i propri occhi in quelli di lui.

"Come sai ch-" "Per quale altra ragione salteresti una lezione, se non per salvare il mondo?" la interruppe divertito il biondo, fingendo di non notare il rossore che le stava lentamente tingendo le guance.

"Oltretutto..." aggiunse dopo poco Malfoy, muovendo quell'ultimo passo verso di lei, facendo entrare in contatto il seno della ragazza con il suo petto "Ieri mi hai lasciato a bocca asciutta, Granger. Volevo continuare da dove avevamo lasciato."

Solo allora, udendo quelle parole, Hermione indietreggiò -falsamente- disgustata. Si staccò bruscamente dal corpo di Malfoy, constatando come il suo respiro si fosse fatto più fiacco, ed alzò il proprio sguardo contro quello di lui. La stava guardando con quei suoi occhi solitamente tanto cristallini e chiari, ma ora così incredibilmente scuri e torbidi. Liquidi di passione.

"Sei un porco, Malfoy." sentenziò quindi la ragazza in un sibilio brusco e velenoso. Il ragazzo rise leggermente, mentre la riccia continuava a squadrarlo con una punta di acido odio nello sguardo.

Poi, improvvisamente, si ricordò di Lumacorno. Il professore aveva appena assistito a quella conversazione prettamente privata. Istantaneamente impallidì. Mosse un veloce passo a destra, incontrando la figura dell'insegnante con un leggero rossore in viso. Aveva lo sguardo puntato sui ragazzi, e subito Hermione si morse il labbro inferiore. Si voltò dunque verso il giovane Serpeverde. Lui non sembrava altrettanto allarmato per ciò che l'uomo aveva potuto o meno sentire. Continuava a guardare lei, solo ed esclusivamente lei, come se non vi fosse nessun altro. Decise, per l'ennesima volta, di ignorarlo.

Superò Malfoy per mezzo di un'ampia falcata, tornando nuovamente di fronte a Lumacorno. Sorrise, anche se ora le labbra le tremavano leggermente.

"Professore, è successa una cosa e non c'è tempo da perdere." mormorò quindi con voce improvvisamente severa. Tutta la propria gentilezza era andata al diavolo per colpa di Malfoy, ed era abbastanza certa che il tempo si stesse esaurendo e, perciò, non aveva minimamente intenzione di arrestare le proprie parole. Non poteva permettere che una giornata sfumasse così, senza neppure un tentativo di riportare le cose alla normalità.

"Non capisco, signorina, io-" "Ovvio che non capisce! Lei non può capire! Nessuno capisce! Per certi versi, mi sembra di essere circondata da un branco di pecore." lo interruppe spazientita la riccia, facendo sussultare di sorpresa non solo il povero Lumacorno, ma anche Malfoy che, alle spalle della ragazza, non potè fare  a meno che farsi avanti e corpirle la bocca con una propria mano. Hermione gemette appena sul suo palmo.

"Professore, ciò che la Granger intende è che a causa di un incantesimo è andato a crearsi un blocco temporale." cercò quindi di dire con falsa cortesia il biondo.

"Un blocco temporale?"

"Esattamente." annuì Draco, tenendo ancora la bocca della strega sigillata. Lei si agitava tra le sue braccia, completamente a disagio contro il suo corpo. Dio, poteva sentire benissimo i suoi addominali contro la sua schiena! Se poi pensava che poco più in giù c'era... Beh, quello! 

"Non capisco, ragazzi, io..." Lumacorno per poco non balbettava. Continuava a guardare il ragazzo con la fronte corrugata ma, in compenso, sembrava essersi dimenticato dell'imbarazzante conversazione di poco prima.

"Questa giornata, signore." fece schietto il giovane "La stiamo ripetendo per la quarta volta! Purtroppo ce ne rendiamo contro solamente io e la Granger qui presente, e... Ed è snervante."

L'uomo più anziano scosse la testa, mentre un leggero sorriso gli arricciava le labbra "Q-Questo è impossibile."

Malfoy sospirò stanco. Non aveva per nulla voglia di litigare, soprattutto non con un professore "Ipotizzando..." esordì quindi, scegliendo con attenzione le proprie parole "...Un'evenienza del genere, come si dovrebbe fare per sbrogliare la situazione?"

L'insegnante attese qualche secondo prima di parlare. Osservava il ragazzino di fronte a lui, e vedeva nel suo sguardo una certa urgenza.

"Beh, si dovrebbe sapere da dove la situazione si sia originata e-" "Un incantesimo!" ad interromperlo, questa volta, fu Hermione, staccatasi dalla presa di Malfoy e fattasi leggermente avanti. Il professore annuì.

"In questo caso, allora, servirebbe un contro-incantesimo oppure..."

"Oppure?" domandò con curiosità il biondo.

"Oppure potrebbero esserci delle condizioni da rispettare... Come una parola, una sorta di chiave." disse l'uomo con franchezza, agitando leggermente la mano reggente la penna. Draco corrugò la fronte, il suo cipiglio solitamente impenetrabile, ora incredibilmente provato.

Il silenzio si posò pesante sui tre personaggi, inondando in particolare i due giovani di innumerevoli pensieri non trascurabili. Ciò che il professore aveva detto loro era certamente un passo in più. Eppure, ancora non conoscevano quale realmente fosse il modo per potere andare avanti -in ogni senso-. A spezzare quel pesante mutismo fu la voce di Lumacorno. Tremava, constatò Hermione, come se, nel profondo, credesse loro.

"Se davvero è così..." esordì, puntando lo sguardo prima su Draco, poi sulla riccia "Se davvero nessuno oltre voi ricorda, allora dovrete restare insieme. Dovrete trovare un modo."

E detto ciò se ne andò, lasciandoli soli al centro del corridoio desolato, in balia dei loro infiniti pensieri e timori.

Innumerevoli minuti dopo, gli occhi di Hermione caddero sul corpo di Draco. Erano ancora fermi nel corridoio, e lui restava al suo fianco. Lei, alta sino al suo petto, poteva vedere quest'ultimo muoversi a tempo con il suo respiro. Sollevò lo sguardo un po' più in sù, scontrandosi con il suo viso elegante e pallido. Osservava il punto oltre il quale era svanito Lumacorno, ed ostentava un'espressione tesa ed insicura. Improvvisamente, constatò Hermione senza fiato, sembrava sorprendentemente umano. Le sembrava per la prima volta di potere davvero vedere oltre quegli occhi color cristallo. E vi era un timore incredibilmente simile a quello che affliggeva costantemente lei.

Sorrise mesta, ricordando di avergli giurato che non avrebbe avuto bisogno di lui, che non lo avrebbe cercato e che avrebbe risolto tutto da sola. Si sentì stupida per tutte le bugie che, per puro orgoglio, gli aveva detto. Si sentì male perchè, per la prima volta, aveva avuto paura di qualcosa incredibilmente innocuo. E, infine, si sentì spaesata perchè, segretamente, anche in quell'istante, la presenza di Malfoy le piaceva. Lui, con il suo aspetto statuario, lo sguardo penetrante e la voce suadente, le piaceva. Magari non caratterialmente, non nel modo giusto, ma in qualche folle modo le piaceva. Sospirò, per poi parlare, portando a galla i timori di entrambi.

"E se non ci riusciamo?"

Lo sguardo di Draco si puntò contro quello di lei.  Il timore sparì dai suoi occhi quasi all'istante, come improvvisamente ripresosi. La osservò con una punta di sarcasmo.

"Non avevi detto che non mi parlavi più?"

"Ho detto che non avevo bisogno di te." precisò con un mezzo sorriso la riccia "Ma se vuoi, puoi starmi a guardare mentre sistemo le cose."

"Quindi, la verità è che non vuoi privarti della bellissima vista che io ti darei..." fece con una punta di orgoglio il serpeverde, chinandosi leggermente contro di lei. La ragazza, impavida come da copione, non osò abbassare lo sguardo.

"Oppure, sei rimasta incantata dai miei baci?" domandò infine con una voce morbida quanto una coperta. Sentì quel tono accarezzarla completamente, vezzeggiarla con eccitante leggerezza. A quella domanda, se solo lei fosse stata una ragazza sincera, avrebbe sicuramente risposto di sì. Dio, i baci di lui erano una droga! E questo lo diceva dopo averne saggiato malapena uno!

Eppure, come detto prima, lei non era una ragazza pienamente sincera. Non in quel momento, almeno. Con fare stizzito, tentò di allontanarlo. Puntò i propri piccoli palmi contro il petto del biondo e, osservandolo con furia, cercò di spingerlo via. Purtroppo, Draco era nettamente più forte di lei.

"No, no." le disse ad un soffio dalle labbra. Lei deglutì a vuoto. Lo vide socchiudere gli occhi, ed avvicinarsi lentamente al suo viso. Lo sentì posarle con prepotenza una mano sulla schiena, e costringerla ad avvicinarsi a lui. Hermione non riuscì a ribellarsi e, in pochi istanti, si sentì nuovamente pressata contro il corpo perfetto di lui. Teneva le mani sollevate, attente a non posarsi neppure per errore sul corpo di lui. Il tutto nonostante avvertisse con chiarezza l'urgenza di toccarlo. Di toccarlo ovunque.

Poi, Draco si chinò lentamente contro di lei. Le sue labbra, appena schiuse, erano un chiaro invito a baciarlo e lei, completamente incantata, smise di pensare.

Dove diavolo era finita la fermezza di Caposcuola? L'inflessibilità della Granger? Sfumata! Svanita assieme ad ogni altra forma di protesta, od anche vago pensiero.

Infine, quando lui fu ad un millimetro dalle sue labbra, ed i loro nasi si stavano ormai da tempo sfiorando, Draco arretrò, facendola irrigidire visibilmente. Lo sguardo di Hermione artigliò con prontezza quello di lui, incontrandolo divertito e vittorioso. Le sorrideva sghembo, sempre allontanandosi.

"Non sei brava a mentire, mezzosangue." le mormorò dunque, prima di voltarsi ed andarsene, lasciandola lì con quel senso di rabbiosa aspettativa e delusione. Si sentiva incredibilmente umiliata ed imbarazzata. Era ceduta in pochi istanti, e tutta la sua credibilità era svanita.

"Ci vediamo dopo pranzo."

La voce di Draco risuonò un'ultima volta infondo al corridoio, il rossore sul viso di lei ormai divenuto palese. E lui, voltato, sorrideva sghembo.


TBC

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