176: I was blind, but now I can see!
Francesca's Pov
Oggi, all'ultima ora, avrò educazione fisica e per fortuna Giorgio mi ha detto che sarà lui il mio tutore in quell'ora. Meno male, perché con me ci sarà la professoressa Gabriella! Non ho voluto dire niente alla polizia, né tantomeno ho voluto che lo facessero le altre professoresse. Quella donna mi spaventa e sto iniziando a pensare che sia anche un po' colpa mia se lei mi tratta così.
Durante le ore di spagnolo e italiano, le due insegnanti mi hanno tenuta il più possibile a distanza da quella donna e non potrò mai ringraziarle a sufficienza. Se avere un'insegnante di sostegno sostitutiva vuol dire questo, preferisco fare tutto da sola, quando posso.
Ecco! È l'ora di educazione fisica e dopo neanche cinque minuti Giorgio mi si avvicina.
"Buongiorno principessa!" mi dice.
"Ciao Giorgio" dico, felice di rivederlo.
"Aspettiamo la classe o preferisci andare direttamente?"
"Aspettiamo la classe."
"Okay, perfetto!"
La professoressa di educazione fisica entra in classe e dopo l'appello usciamo tutti. Giorgio mi sta vicino, ma cerca di non toccarmi perché sa bene che la cosa mi fa un po' paura.
Andiamo in palestra e la prof ci assegna una sequenza di movimenti. Giorgio mi porta in un posto dove c'è abbastanza spazio e mi dice: "Coraggio, ora fammi vedere se hai capito."
Io sollevo le braccia e le faccio roteare all'indietro.
"No, aspetta, è il contrario!" mi dice Giorgio gentilmente. "Non perderti d'animo, riprova!"
"È inutile che tu insista con lei, non è capace!" interviene Gabriella.
"Professoressa, questa ragazza è mia amica, io la conosco bene, mi lasci fare!"
"Va bene! Io ti ho avvisato."
Io provo e riprovo, ma il fatto che lei mi guardi, perché so che lo sta facendo, mi fa innervosire.
"Va bene. Fermiamoci un attimo e andiamo a sederci sulla trave. Vieni."
Detto questo mi prende per mano e mi porta con sé. Tremo, ma non per lui. "Non ti faccio niente, calmati" dice dolcemente il mio insegnante.
Ci sediamo sulla trave e lui mi stringe la mano.
"Francy, perché quella donna ti fa innervosire? È stata lei a farti questi?" chiede sfiorando i miei cerotti.
Annuisco.
"Ascoltami: se vuoi evitare che lei perda il lavoro io trovo che sia un gesto nobile, ma non va bene che tu l'aiuti e lei ti faccia soffrire di continuo, lo capisci? Ascolta bene quello che sto per dirti: tu sei brava, ma se t'innervosisci è inutile che tu ti sforzi, perché non arriverai a niente... quindi adesso torniamo di là, tu provi a concentrarti, ti calmi e riproviamo la sequenza. Te la senti?"
"Va bene, ma se sbaglio non ti arrabbiare, ti prego" gli dico.
"Tranquilla, non ti sgriderò" mi dice lui, "e andremo piano piano, va bene?"
Gli sorrido per poi alzarmi e tornare nello spazio di prima.
"Okay. Tira su le braccia e non fare il giro complicato che hai fatto prima, ma fai questo."
Mi fa sollevare le braccia e mi fa compiere un movimento fluido e rotatorio.
"Okay. Ora provaci da sola" mi dice ed io gli do retta. Andiamo avanti con il resto dei movimenti e lui dice: "Stai procedendo che è una meraviglia! Hai visto che quando non ti agiti sei bravissima?"
Sorrido, felice di avercela fatta, e lo abbraccio. Lui mi solleva senza alcuno sforzo e sorride.
"Anche se sei robusta sei leggera come una piuma, lo sai?"
"Ehm... Giorgio... puoi farmi scendere, per favore?"
Lui mi mette giù con delicatezza e mi dice: "Dai, ti accompagno a casa."
"E Ginevra?"
"Esce tra un'ora. Anzi... facciamo una cosa: andiamo a prenderla insieme, ti va?"
"Certo che mi va!" rispondo.
Giorgio mi apre la portiera della sua auto e mi ci fa salire.
"Aspetta, Francesca! Prima che tu te ne vada, voglio parlare con te" mi sento dire. Quella è... CARLOTTA!
"Se vuoi parlarmi lo farai qui, davanti al mio amico!" le dico.
"E va bene. Tanto non è un segreto per nessuno. Tu sei quel tipo di persona che ama avere tutti intorno, farsi servire e riverire... ma non sorprenderti se un giorno ti ritroverai completamente da sola. Chi vuoi che possa amare una ragazza come te? Chi vuoi che possa volerti anche bene come amico? Figuriamoci... tu resterai da sola."
"Senti stupida, se non la smetti io..." dice Giorgio gettandosi verso di lei, come se volesse picchiarla.
"Fermati!" dico bloccandolo. "Lasciala dire! Lei ormai dice sempre le stesse cose, perché sa che è il mio punto debole. Ama definirmi invalida, ipocrita, incapace e tante altre cose. Ma arrivati ad un certo punto, mia cara Carlotta, le parole smettono di ferire. Capito? Ah, e come tu ripeti sempre le solite cose anch'io ripeterò una frase che a te sta un po' stretta. Chissà chi è la più cieca delle due? Io, che non ci vedo con gli occhi, o tu che hai due occhi buoni e un cuore più nero di una notte di tempesta? E poi io non amo essere servita e riverita, semplicemente le persone che amo me le tengo strette, chiaro? Dovresti farlo anche tu, sai?"
"Ah, finalmente hai tirato fuori la lingua! Ti sei stancata di farti difendere, piccola Francesca?"
"Prima di tutto non mi chiamare in questo modo, perché non sono la tua piccola! Secondo: io la lingua ce l'ho, ma mi sentivo in colpa all'idea di scatenare il suo potere contro di te! Tu il tuo potere lo sfrutti sempre e sei arrivata al punto di farlo finire, ti rendi conto? Io sono stanca di te e di tua madre, mi hai sentita?"
"Mi fai venire una voglia di picchiarti che non immagini!"
"Provaci e sarà la prima volta che darò uno schiaffo ad una donna, okay?" la ferma Giorgio.
"Avanti, fallo! Picchiami!" le dico. Sento la sua mano scattare, la schivo e la blocco. "Credevi che te l'avrei lasciato fare veramente? Sai, anch'io a volte ho voglia di darti un paio di ceffoni, ma non lo faccio perché mi sembra ridicolo. Io, quando colpisco qualcuno, lo faccio solamente per difendermi, e tu lo sai..."
"Non essere vigliacca, dammi uno schiaffo!" dice Carlotta. "Mi hai bloccata o sbaglio?"
"Certo, e allora? Perché dovrei colpirti? No, grazie! A me non piace la violenza, e se devo metterla in campo lo faccio soltanto perché voglio difendermi... e tua madre lo sa. Guarda che cosa mi ha fatto!" le dico.
Mi strappo via dalle braccia i numerosi cerotti e tolgo la sciarpa che tanto odio, ma che almeno nasconde il segno che più odio: quello di quelle mani che mi strizzavano la gola, rischiando di strangolarmi.
"Guardala! GUARDALA!" le impone Giorgio.
Carlotta mi afferra le braccia. La sento tremare. Ma perché fa questo? Perché trema? Lei già sapeva quello che mi era successo! Lei lo sapeva... e mi aveva presa persino in giro!
Improvvisamente comincia addirittura a piangere! Ma che...?
"Carlotta, no!"
"Francesca..." sussurra lei. "S-sanguini..."
Non me ne sono accorta. Forse ho strappato i cerotti con troppa veemenza.
"Vai a prendere del ghiaccio, muoviti!" dice Giorgio, rivolgendosi a Carlotta, che è in uno stato a dir poco pietoso.
"Giorgio, puoi andarci tu, per favore?" chiedo.
"Non posso lasciarti da sola con lei..."
"Per com'è ridotta a stento si regge in piedi, poverina! Ti prego, vai" lo rassicuro.
Giorgio si allontana. Carlotta mi stringe le mani, come se si stesse aggrappando a me.
"Aspetta" dico scendendo dall'auto, "siediti tu qui, per ora."
L'aiuto, anche se sento il liquido caldo colare dalle mie ferite. La faccio salire in auto e le resto accanto.
"Carlotta, non è niente, calmati. Mi dispiace, io non volevo che ti riducessi così!"
"Perdonami. Ti prego, perdonami!"
"Ehi! Va tutto bene, calmati."
Carlotta sembra una bambina ora come ora. È delicata, fragile, spaventata. Non fa altro che tremare e piangere e mi fa tenerezza. Non voglio che stia male. Sento qualcuno correre e la rassicuro.
"Credo stia arrivando Giorgio con del ghiaccio, non ti preoccupare!"
Infatti è proprio lui, che mi prende le mani e passa del ghiaccio sulle mie ferite, poi mi mette degli altri cerotti sulle braccia.
"Ecco! Abbiamo finito, Francy" dice Giorgio. "E tu che ci fai nella mia auto?"
"L'ho fatta sedere io. Era sconvolta, Giorgio!" dico.
"Sconvolta lei? E quando lei ha sconvolto la vita a te non ci ha pensato, eh?" chiede lui.
Carlotta scende dall'auto e va via.
Giorgio chiude di nuovo la portiera, io allaccio la cintura e lui parte.
"Mi ha fatto piacere che tu le abbia risposto per le rime!" mi dice.
"Certo! Ma a che prezzo? Non hai visto come l'ho ridotta?"
"Dio mio, Francesca! Lei... lei è una vera strega, perché dovresti essere tu a preoccuparti di lei?"
"Perché non sono cattiva, Giorgio! Lei è scoppiata a piangere quando ha visto i miei graffi, il segno che ho sul collo e che mi fa ancora male e i cerchi che ho sui polsi! Non volevo che reagisse in quel modo, non volevo!"
"Sei decisamente troppo buona" mi dice Giorgio. "Ecco, siamo davanti alla scuola di Ginevra e lei sta arrivando proprio adesso!"
"Mi metto dietro" gli dico togliendomi la cintura per poi aprire la portiera e scendere, "è più giusto che sia Ginevra a stare seduta vicino a te, non credi?"
Vado a sedermi nella parte posteriore della macchina e prendo sulle ginocchia il mio zaino. Sento la mia portiera aprirsi e due braccia cingermi la vita.
"Ciao Sister!"
"Ciao Ginevra!" dico abbracciandola a mia volta.
È talmente bella e allegra!
"Amore!" dice Giorgio sciogliendo l'abbraccio tra me e Ginevra e sollevandola da terra.
Credo si stiano baciando, ma evito di intromettermi. Sono talmente carini!
L'auto si ferma davanti a casa di Ginevra ed io dico: "Ragazzi, so che volete stare un po' insieme. Andate dentro, io da qui non ho problemi."
"Sei sicura, Sis?" mi chiede Ginevra.
"Certo, non vi preoccupate. Ce la faccio. Ci vediamo presto!"
Saluto entrambi con un abbraccio veloce e mi volto per poi aprire l'occhio a rotelle e camminare tranquillamente.
Arrivo in breve tempo a casa e non faccio altro che pensare all'incontro con Carlotta. Lei mi ha parlato con astio all'inizio, poi, quando ha visto le mie ferite, è scoppiata in lacrime. Perché ha reagito in quel modo se fino a pochi secondi prima voleva persino picchiarmi? Che cosa le è preso all'improvviso?
Carlotta's Pov
Dio mio, perché non riesco a smettere di piangere? Eppure io sapevo benissimo quello che stava facendo mia madre, ma quando ho visto le ferite di Francesca sanguinare mi sono sentita veramente male. Lei ha ragione, io ero la vera cieca tra di noi e ora che ho aperto gli occhi è troppo tardi.
Perché ho capito solo adesso che stavo sbagliando tutto, perché?
Sono ancora nel cortile della scuola e vedo una ragazza che mi guarda. È bella e sembra preoccupata per me, perché mi vede in lacrime.
"Perché mi guardi?" chiedo.
"Perché ti vedo piangere e sono preoccupata per te" mi risponde lei dolcemente.
"Vattene!" dico secca.
"Perché, da quando il cortile scolastico è esclusivamente tuo, stupida?" chiede la ragazza con i capelli ricci.
"Asia, lasciala perdere! Lei non merita la compassione di nessuno!" dice un'altra ragazza, se non erro una delle compagne di banco di Francesca.
Le due si allontanano ed io continuo a piangere, ma sento qualcosa di diverso. Ora il mio cuore ha accelerato i battiti e non so nemmeno perché.
Una sconosciuta che si preoccupa per me è davvero una novità per me. Francesca non è totalmente una sconosciuta per me, anche se il fatto che lei si sia preoccupata per me mi ha comunque sorpresa, ma quella ragazza io non la conosco e si è preoccupata. Io, come una stupida, l'ho scacciata.
Torno a casa e per tutta la strada vado avanti in quel modo. Quando torno a casa vedo che mia madre mi sta fissando con una faccia a dir poco sconvolta.
"Perché piangi, adesso? Non volevi che io distruggessi quella stupida?"
"Lasciami stare" rispondo.
"Carlotta, spiegami che cosa ti prende!"
"Mi prende che sono stata un mostro, va bene? Sei contenta?"
"Carlotta, non rispondermi in questo modo! Tu volevi che quel ragazzo fosse tutto per te o no?" mi domanda.
"Lo volevo, ma perché tu mi hai messo in testa che doveva essere in questo modo, che coloro che non erano come noi dovevano soffrire, che era giusto che restassero soli! È colpa tua se ora sono così!"
Lei, per tutta risposta, mi molla un ceffone su una guancia.
"Ti ho detto di non permetterti di parlarmi in questo modo! Io credevo in te e invece ti sei rivelata solo una delusione! Preferivo avere una figlia come Francesca che una come te!"
Stavolta sono io a darle uno schiaffo.
"Se tu hai detto questo è un insulto a me e a Francesca!"
"E che vorresti fare, stupida?"
"La cosa giusta!" rispondo. Salgo in camera mia, prendo tutte le mie cose e le infilo in uno zaino, poi prendo anche le chiavi e me ne vado. Consegnerò mia madre alla polizia e se necessario andrò a finire in carcere anch'io.
Cammino a lungo sotto la pioggia, arrivo alla stazione di polizia e faccio la mia denuncia. Mi viene detto che non avrò nessuna pena da scontare visto che, in fin dei conti, non ho fatto del male fisico a Francesca. Non voglio tornare a casa. Se necessario starò sotto la pioggia per sempre, non m'importa nulla.
Non so più dove sto andando. Sento le gambe molto pesanti e ho la sensazione che il mio corpo non reggerà a lungo.
Improvvisamente cado a terra, sbilanciata dal peso dello zaino o forse semplicemente il mio corpo si è arreso. La pioggia mi schiaffeggia tutto il corpo, ma lascio che lo faccia. Mi sento passiva e forse, in fondo, voglio che sia così. Inizio ad invocare un nome che non ricordo nemmeno dove ho sentito.
"Asia! A-sia!"
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