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5 - Who's That?


Marie percorreva le scale che l'avrebbero condotta a Verlaine con crescente apprensione.

Dopo l'uso a sproposito della sua abilità l'uomo sembrava non essersela presa, ma nessuno le garantiva che non avesse cambiato idea durante la notte.

O che non avesse deciso di farle pagare l'affronto col sangue.

Questo le dava uno stato di agitazione profonda.

Aveva decisamente paura.

Lo trovò seduto a leggere da un piccolo taccuino che posò nell'istante in cui varcò la soglia del sotterraneo.

Le fece cenno di raggiungerlo sul divano.

Marie si sedette, titubante, a debita distanza da lui.

Non chiese nulla, ma attese pazientemente che il suo mentore le desse delle indicazioni.

Lo vide recuperare un altro quadernino e una penna.

"Umi to Dokuyaku."

Esordì senza troppe spiegazioni.

Marie non si sorprese.

Da quel poco che aveva capito di lui era un uomo che andava dritto al punto senza inutili giri di parole o strani giochetti psicologici.

"Ricordi quando si è attivata per la prima volta?"

Marie sbiancò.

Non si aspettava una domanda così diretta.

Fece cenno di sì con la testa.

Come avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno?

Verlaine notò il repentino cambiamento che aveva causato in lei e per qualche secondo non disse nulla, quasi certo che quella semplice domanda potesse bastare a far attivare l'abilità della ragazza.

Questo significava che l'elemento psicologico doveva essere abbastanza importante.

Si segnò questa osservazione sul suo quadernetto.

"Mi racconteresti com'è successo? Potrebbe essere utile per capire."

Non ottenne risposta.

Cercò di non sbuffare.

Cosa ci voleva a rispondere?

Marie notò la sua impazienza.

"È stato simile a quanto successo ieri."

Rispose evasiva.

Ricordava fin troppo dettagliatamente cos'era successo quel giorno e avrebbe fatto di tutto pur di non ripetere i dettagli ad alta voce e rivivere quell'inferno.

"La tua abilità sembra essere veramente legata a cose che ti turbano. Si è sempre manifestata in circostanze simili?"

La ragazza annuì.

Verlaine intuì che quel giorno non avrebbe ottenuto troppi dettagli.

"Magari se a 20 anni ancora non la so usare significa che non c'è più alcuna speranza per me."

Sussurrò amareggiata.

"Forse sì. O forse no. Nessuno può dirlo."

"Non mi sembra di vedere molta speranza per me."

"Non ti preoccupare. Sei in ottime mani."

In quel preciso istante il corpo di Marie fu attraversato da una strana sensazione.

Le ci volle un attimo per capire che non si trovava più seduta sul divano, bensì sollevata da esso di qualche centimetro.

Stava fluttuando nell'aria.

Venne presa dal panico.

Cosa stava succedendo?

Vide la maschera di Verlaine trasformarsi in un'espressione divertita.

"Visto che ieri mi hai carinamente sottoposto alla tua abilità..."

Marie fece un profondo respiro di sollievo sentendo nuovamente il divano sotto di sé.

"La tua abilità?"

Chiese Marie cercando di capire di quale potere soprannaturale fosse dotato Verlaine.

"Manipolazione della gravità." Rispose lui con un mezzo sorriso.

"Non è la prima volta che la uso con te. Sai?"

Marie fece mente locale cercando di ricordare tutti i loro allenamenti finché la sua mente non tornò al primo rocambolesco incontro.

Aveva dei ricordi abbastanza confusi di quel momento, ma dopo poca la sua mente ricadde su un particolare al quale prima non aveva dato troppa importanza.

L'incredibile forza che aveva sentito spingerla contro la parete. Ora che ci pensava Verlaine l'aveva immobilizzata semplicemente con la mano.

"La prima volta...?"

Chiese lei titubante.

"Esattamente. In quel caso avevo usato anche la mia abilità per tenerti ferma. Probabilmente avrei già dovuto intuire da solo che non c'era bisogno di sforzarmi tanto per tenerti buona."

Marie abbassò lo sguardo.

"Beh, non sapendo chi avessi di fronte..."

Vide un sorriso genuino formarsi sulle labbra di Verlaine.

"Anche il mio fratellino ha la mia stessa abilità, ormai ha raggiunto da tempo dei livelli irraggiungibili."

Marie non poté fare a meno di notare come il tono dell'uomo fosse cambiato nel nominare questo fantomatico fratello. I suoi occhi di ghiaccio sembravano scaturire qualche emozione in più rispetto al solito.

Marie si incuriosì.

"Tuo fratello?"

"Sì. Chuuya Nakahara. Un altro executive della Mafia. Magari ne avrai sentito parlare. Chissà, quando sarai diventata un'assassina provetta potresti ritrovarti sotto il suo comando."

Forse le era già capitato di sentire quel nome, ma sebbene il padre fosse il boss della Mafia, difficilmente la rendeva partecipe di cosa succedeva all'interno dell'organizzazione.

Per quanto riguardava la seconda affermazione, invece... Dubitava si sarebbe mai verificata.

Lei non sarebbe mai rimasta di propria spontanea volontà nelle fila della Mafia e il padre le aveva promesso la libertà una volta che sarebbe riuscita a controllare la sua abilità.

Mori Ougai era un individuo senza scrupoli ai vertici della più pericolosa organizzazione criminale di Yokohama, ma di una cosa si poteva essere più che certi.

Era un uomo che manteneva la parola data.

"Chuuya Nakahara?"

Chiese poi Marie confusa.

Che i due avessero un padre diverso e condividessero solo la stessa madre?

"Oh. Questa è una storia complicata." Commentò semplicemente Verlaine.

"Però, vedi, un tempo i miei poteri superavano i suoi."

Proseguì lui.

"È anche vero che all'epoca Chuuya era solo un moccioso, mentre io avevo avuto modo di esercitare i mei poteri molto più a lungo. Immagino che anche questo conti qualcosa. Comunque. All'epoca, quando i miei poteri erano all'apice, sono quasi riuscito ad annientare l'intera Mafia. Il boss aveva dovuto sfoggiare l'intero armamento per riuscire a tenermi testa."

Un campanellino suonò nella testa di Marie.

Le si sbloccarono dei ricordi risalenti a sei anni prima e si chiese se fossero correlati a quanto Verlaine le stava dicendo in quel momento.

Ricordava quando sembrava che la fine del mondo fosse ormai giunta.

Un brivido le percorse la schiena quando comprese l'effettiva portata dei poteri di Verlaine.

Che cos'era in realtà?

Una specie di mostro?

Quel giorno di sei anni fa Mori aveva inspiegabilmente insistito affinché lei si recasse con lui al quartier generale della Mafia.

Marie aveva provato a protestare, ma l'aura del padre era раrticolarmente minacciosa.

Trovava assai strana l'improvvisa insistenza del padre nel portarla con sé, ma ciò che l'aveva stranita ancora di più era lo stato in cui aveva trovato l'edificio.

Sembrava non esserci nessuno e che lei e Mori fossero gli unici a peregrinare in quei corridoi.

Il padre l'aveva condotta nel suo studio, quello all'ultimo piano che torreggiava sulla città di Yokohama.

Mori l'aveva invitata a sedersi accanto a lui alla sua scrivania e sembrava intento ad osservare il panorama all'orizzonte.

Poco dopo si era messa ad imitarlo.

A differenza sua non aveva mai avuto modo di osservare la città dall'alto.

Era uno spettacolo veramente meraviglioso.

Uno spettacolo che ben presto iniziò a trasformarsi in qualcosa di molto più cupo e sinistro.

All'orizzonte, lontano dalla città, sembrava che fosse in atto l'Apocalisse.

Il cielo aveva assunto sfumature rossastre e nuvole di fuoco si sollevavano dalla foresta.

Quello spettacolo la inquietava e non le faceva presagire nulla di buono.

Aveva cercato lo sguardo del padre, ma non l'aveva visto per nulla perturbato da quella situazione.

Che fosse qualcosa di normale?

Non passò molto prima che il telefono del padre iniziò a suonare.

"Ecco il mio роllo."

Rispose al telefono.

"Posso vedere l'attacco da qua." Disse tranquillo. "Sembra stiano accadendo delle cose terribili laggiù, né?"

Allora i pensieri di Marie erano corretti, qualcosa stava effettivamente accadendo.

"Sai perché sono il boss?"

Marie si chiedeva con chi mai potesse essere al telefono.

"Non possiedo una grande abilità come te o Chuuya. Ciononostante c'è qualcosa che mi esce meglio. Riesco sempre a prevedere con esattezza quanti uomini devo mandare in battaglia. Sono intuitivo."

La ragazzina si chiese chi potesse mai essere questo Chuuya, ma era anche vero che l'unica persona che conoscesse era Dazai.

"Mi hai detto di fuggire, ma in quale luogo dovrei rifugiarmi per sfuggire a un mostro del genere?"

Più la conversazione proseguiva e più si chiedeva come facesse a mantenersi così calmo.

Non aveva modo di sentire la voce dell'interlocutore, ma le risposte del padre erano sufficienti.

"Sono più che altro curioso di vedere come voi tutti-tu e Chuuya- supererete questo pericolo. Nel momento in cui lo farete sarà l'inizio di una nuova era."

Continuò il padre nello stesso tono.

Dopo un po' lo vide posarsi un dito sulle labbra, come se stesse soppesando cosa dire.

"Per quello che ti conosco, so che lotterai fino alla fine, ma il mio ragionamento è molto semplice."

Mori sorrise.

"Se quel mostro ti uccide, nessuno sarà in grado di salvare Chuuya e anche lui morirà. In altre parole, otterrai la morte che hai sempre desiderato, ma Chuuya sarà al tuo fianco."

Poco dopo Marie percepì il click che pose fine alla conversazione.

"Il collegamento con Dazai si è interrotto."

Sospirò Mori.

Marie tornò a guardare l'orizzonte.

Quindi Dazai e quel fantomatico Chuuya avrebbero sconfitto quel mostro al qual il padre si era riferito?

Bastavano veramente solo loro a porre fine a quel marasma?

"Se tutto andrà come previsto avrò ottenuto due nuovi diamanti da aggiungere alla mia collezione."

Marie non gli aveva risposto nulla.

Spesso piani di Mori erano comprensibili solo a lui.

Ora, a sei anni di distanza da quell'evento, si trovava di fronte a chi l'aveva scatenato.

Cos'era passato nella testa del padre per fargli credere che tenere un mostro del genere in cantina fosse una mossa saggia? Poi, ripensandoci, si rese conto che non era una mossa così stupida.

Aveva decisamente un bel asso nella manica.

"Ciononostante pare che io sia comunque stato graziato dal boss ed eccomi qui, ma questa è un'altra storia. Il punto non è questo."

La voce di Verlaine la riportò alla realtà.

"Sono successe... delle cose dopo quell'evento e i miei poteri sembravano svaniti nel nulla."

Per la ragazza fu impossibile non notare il cambiamento nel tono di Verlaine.

Sembrava essersi incupito.

"In realtà all'inizio neppure mi importava se avessi i miei poteri o meno. Non mi importava di nulla, ma ero pur sempre abituato a conviverci. Quindi, dopo un lungo periodo buio, ho provato a riutilizzarli seriamente. All'inizio ero davvero piuttosto amareggiato perché sembrava che li avessi persi per sempre. Per un certo periodo mi sono sforzato all'inverosimile. Dopodiché ho capito che anche il mio atteggiamento era sbagliato. Sono sempre stato abituato ad avere tutto e subito e quella situazione non mi piaceva neanche un po'. Ho cercato di riconoscere i miei limiti e lavorare su quelli e, piano piano, sono riuscito a riprendere familiarità con i miei poteri. Non sono più efficaci e potenti come una volta, ma direi che me la cavo. Capisci cosa intendo?"

"Col tempo e la pratica... posso migliorare." Si soffermò un attimo a pensare.

"Però prima di questa... fase particolare, tu li sapevi usare a differenza mia."

Verlaine sbuffò spazientito.

"Certo che se non credi nemmeno un po' in tè stessa non riuscirai mai a migliorare. Pensaci. È vero, possiamo entrambi ammettere che ti ritrovi in uno stato decisamente pietoso, ma la tua abilità, se sfruttata, può portarti in alto. Alla fine Mori non ha un'abilità così formidabile, eppure siede ai vertici della Mafia e nessuno sano di mente si sognerebbe di contraddirlo."

A Marie quel paragone non piacque per nulla.

"Se padroneggiassi la tua abilità potresti tranquillamente ambire a diventare il prossimo boss."

Quest'affermazione le piacque ancor meno di quella precedente.

Non aveva intenzione di ripercorrere le orme del padre.

"No, non ci tengo."

Rispose seccamente.

L'uomo ignorò il suo commento.

"Nessuno potrebbe fermarti, se solo lo volessi."

"Tranne Dazai."

Per quanto fosse un sussurro appena accennato non sfuggì all'udito di Verlaine.

"Dazai." Ringhiò Verlaine.

Marie sobbalzò, mai aspettandosi una reazione del genere.

"Quel pezzo di merda." Sibilò l'uomo.

La ragazza restò immobile senza aggiungere altro.

Non voleva certo peggiorare le cose chiedendogli il perché di una simile reazione.

Poco dopo sentì lo sguardo indagatore di Verlaine su di sé e la ragazza comprese il significato di quanto aveva appena affermato.

Se aveva nominato Dazai era per la sua singolare abilità che gli permetteva di annullare le abilità altrui. E, per conoscere la sua abilità doveva necessariamente conoscere il suo possessore.

Un possessore noto per essere stato il braccio destro di Mori sin dagli inizi della sua carriera da boss, nonché moto per essere il più giovane executive nella storia della Mafia.

Quattro anni prima aveva lasciato il nido di Mori e ora faceva parte dell'organizzazione gestita da Fukuzawa, ma questo non eliminava i suoi trascorsi con l'organizzazione criminale.

E Marie non tardò a immaginare cosa si stesse chiedendo Verlaine.

"Come fai a conoscere Dazai?"

27/04/2024

Amo lasciarvi in sospeso <3

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