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3 - Umi To Dokuyaku


La sveglia di Marie suonava con quella del padre, ma il giorno prima aveva rappresentato un'eccezione.

I due non si sarebbero mai recati insieme nella sede della Mafia.

Mori perseguiva nella sua idea di non rivelare la vera identità della figlia e varcare insieme le soglie della Mafia tutte le mattine avrebbe fatto sorgere ben più di un sospetto.

Sapeva benissimo che in pochi si sarebbero azzardati a chiedergli delucidazioni, ma il dubbio poteva comunque sorgere. E lui non voleva.

Non ora.

Non era ancora giunto il momento di presentare la figlia agli indiscreti occhi dei criminali della Mafia.

Inoltre per il suo allenamento Marie doveva recarsi nei sotterranei dove risiedeva Verlaine e chiunque sano di mente avrebbe evitato di avventurarsi in quel luogo di propria spontanea volontà.

Avere a che fare con l'executive poteva rivelarsi un'esperienza poco piacevole, soprattutto se la tua visita non era stata programmata.

Vi erano solo tre persone all'interno della Mafia che osavano recarsi da Verlaine senza convocazione.

Lui, Mori Ougai, il famigerato Boss della Mafia.

Colui che gli aveva offerto asilo dopo aver ucciso troppi elementi preziosi e rischiato di radere al suolo l'intera città di Yokohama.

Chiaramente Verlaine non era nella posizione di lamentare la presenza del boss.

Poi vi era Ozaki Kouyou, un'altra degli executive della Mafia. Sorprendentemente i due erano riusciti a sviluppare un rapporto più che civile e capitava che la donna visitasse Verlaine per sorseggiare del tè.

Infine vi era un ulteriore executive che aveva pieno accesso ai quartieri di Verlaine.

Forse l'unica persona che il biondo amava veramente incontrare.

Chuuya Nakahara.

Nonché fratello minore di Verlaine.

Probabilmente vi sarebbe stata un'altra persona che si sarebbe permessa di varcare la soglia di quell'Inferno.

Dazai Osamu.

L'ex esecutive della Mafia noto con il nome di "Demone prodigio".

L'uomo per il quale Mori preservava ancora un posto nella cerchia degli executive. Quella posizione gli spettava di diritto e Mori si era sempre rifiutato di cederla ad altri nella speranza di vedere tornare Dazai nel luogo che davvero gli spettava.

O, forse; conoscendo Mori, quel posto restava vacante perché sapeva che un giorno Dazai sarebbe tornato.

Per il momento però l'ex Demone Prodigio trascorreva le sue giornate lavorando per l'agenzia fondata dal suo caro Fukuzawa e non rappresentava un problema.

L'ultimo esecutive restante invece, Ace, stava ben alla larga da Verlaine in seguito ad alcuni incidenti spiacevoli avvenuti tra i due.

Poi vi erano i suoi allievi che si recavano da lui per gli allenamenti, ma raramente aveva più persone da allenare contemporaneamente.

Quindi Marie non correva il rischio di incontrare occhi indiscreti che potessero ricollegarla a lui, anche se Mori credeva che Verlaine avrebbe capito la natura del loro legame.

Era curioso di vedere quanto ci avrebbe messo.

Mezz'ora dopo anche la ragazza entrò nel quartiere generale della Mafia e imbucò la via che l'avrebbe condotta dal suo mentore, pronta a essere sottoposta alle sue torture.

Mai in alcun modo avrebbe potuto considerare l'esperienza che l'attendeva piacevole.

Non vedeva l'ora di tornare a casa e gustarsi una doccia calda e dedicare il tempo libero che le rimaneva a cucirsi qualcosa.

Verlaine la accolse con un'espressione fredda e distaccata.

Мarie notò alquanto sorpresa come anche quel giorno l'uomo stesse indossando una camicia, questa volta nascosta da un sottile maglioncino. Evidentemente non lo turbava allenarsi in abiti eleganti.

Oppure già sapeva che non si sarebbe dovuto sforzare molto con lei perché il suo fragile e delicato corpo avrebbe retto ben poco.

Non era molto confortante come pensiero.

Sapere di essere considerata altamente inutile da chi ti stava di fronte non era una bella sensazione.

"Qualche problema con la ferita al collo?" Le chiese.

"Nessuno." Rispose Marie trattenendosi dall'aggiungere che il padre medico se ne era occupato.

Era un'informazione al quanto compromettente.

"Perfetto. Allora direi che possiamo ufficialmente cominciare. Il piano di oggi prevede l'introduzione alle tecniche di difesa base. Prima che tu possa imparare ad attaccare e muoverti come una vera assassina è bene che tu impari a difenderti." Lanciò una breve occhiata alle scarpe che la ragazza stava indossando.

"Fai talmente rumore a camminare che ho sentito che stavi arrivando da quando hai messo piede sul primo gradino che conduce qui. Sarà mia premura porre rimedio a ciò. Alla fine dell'allenamento sarai in grado di camminare sui tacchi a spillo senza far volare una mosca. Hai la mia parola."

Alle orecchie di Marie quell'affermazione suonò più come una minaccia.

Una minaccia di morte.

Deglutì.

Verlaine notò il suo nervosismo, ma lo ignorò.

La ragazza avrebbe avuto tutto il tempo per abituarsi alla sua persona.

O per non abituarsi.

Sapeva di non essere facilmente digeribile.

Illustrandole le prime mosse di difesa capì subito che il lavoro da fare con lei sarebbe stato parecchio.

Ne avevamo di strada da percorrere insieme.

Forse fin troppa per i suoi gusti.

Dopo la prima mattinata di allenamento Verlaine non era così certo di riuscire a terminare le sessioni nei suoi soliti tempi.

La sua allieva non sembrava così ricettiva, ma vi era altro che attendeva di vedere con i suoi occhi.

Questa misteriosa abilità della quale Marie sembrava essere dotata.

Verlaine era in attesa che Marie decidesse di azionarla, ma nessuno dei suoi attacchi sembrava sortire l'effetto desiderato.

Stava cercando di tenerlo sulle spine per poi abbatterlo improvvisamente senza che si rendesse nemmeno conto?

Se così fosse allora ci stava riuscendo davvero. Le sue aspettative circa la sua abilità aumentavano ogni giorno ma sembrava che non fossero destinate ad essere corrisposte.

Il venerdì che sanciva la fine della loro prima settimana di allenamenti giunse troppo in fretta senza portare alcuna risposta ai suoi interrogativi.

Decise comunque di lasciare correre, ma il lunedì successivo le avrebbe chiesto delucidazioni in merito.

Se era davvero dotata di un'abilità utile per il combattimento non esisteva che non la usasse.

E se non avesse voluto utilizzarla, l'avrebbe costretta.

Per il Re degli Assassini non sarebbe stato difficile trovare un modo per costringere una ragazzina insignificante all'azione.

Marie giunse a casa completamente esausta e provata dalla lunga settimana di allenamento con Verlaine.

Quando si ricordò che dalla settimana successiva si sarebbe dovuta fermare anche nel pomeriggio quasi gemette di dolore.

Il solo pensiero era in grado di distruggerla non solo psicologicamente, ma anche fisicamente.

Per quanto Verlaine sostenesse di essere partito soft a lei l'allenamento non era parso per nulla leggero, bensì massacrante.

Del resto doveva anche essere in parte colpa sua. Non si era mai dedicata all'attività fisica nella sua vita e questo era il risultato: sentiva dolori in parti del corpo che neppure pensava di avere.

Verlaine la stava decisamente sfiancando. Sarebbe stato un miracolo se fosse riuscita a sopravvivere a quanto l'attendeva la settimana successiva.

Avrebbe voluto non tornare alla presenza di quel mostro, ma sapeva che non vi erano alternative. Sia lei che Verlaine dovevano sopportarsi a vicenda.

Era abbastanza certa che l'uomo mal sopportasse la sua presenza.

Anche se era difficile leggere un qualsiasi accenno di emozione dietro le sue fredde iridi di ghiaccio.

Eppure pareva che non avesse pregato Mori di interrompere la sessione di allenamenti; quindi, doveva davvero ritenersi in grado di trasformarla in un gioiellino; proprio come aveva detto il primo giorno a suo padre.

Da quel poco che Mori le aveva raccontato prima di consegnarla nelle sue mani Verlaine si era guadagnato il titolo di "Re degli Assassini" prima di approdare nelle fila della Mafia.

Evidentemente sapeva il fatto suo.

Il suo flusso di pensieri venne interrotto dalla suoneria del suo telefono.

Le era arrivato un messaggio.

La sua assenza in negozio era stata notata e la titolare non aveva potuto far altro che fornire le informazioni che le erano state riferite da Mori.

E risponderle semplicemente che non si sentiva bene non avrebbe funzionato.

Non con Akiko Yosano.

Ma, d'altro canto, essendo proprio Yosano la sua interlocutrice, come poteva dirle la verità?

Come avrebbe fatto a spiegarle quell'importante cambiamento nella sua vita?

Che il padre aveva deciso di farla allenare da uno degli executive della Mafia con il probabile obiettivo di farla entrare nell'organizzazione criminale?

No, non era pronta ad affrontare questo tipo di conversazione.

Non in quel momento quantomeno.

Non con lo stress accumulato durante la prima settimana ancora fresco nelle sue vene.

L'unica cosa che poteva fare era risponderle con una scusa di circostanza, una scusa banale con la quale bloccare l'amica. Sapeva che non l'avrebbe bevuta e che Yosano sarebbe presto tornata per chiederle cosa stesse davvero succedendo e per quel momento avrebbe provato a essere pronta.

L'unica sua consolazione era la certezza che non si sarebbe presentata a suonarle il campanello di casa.

Non con il rischio troppo elevato di trovarsi di fronte all'uomo che l'aveva traumatizzata al punto da cambiare per sempre il modo in cui Akiko usava la sua abilità.

Sospirò e chiuse gli occhi.

Probabilmente sarebbe diventato un problema della prossima settimana, ma, per il bene della sua salute mentale, doveva occuparsi di un problema alla volta.

Il lunedì della settimana successiva la attendeva Verlaine con la solita dose di esercizi.

L'executive guidava la ragazza come suo solito, in attesa di vederla utilizzare la sua fantomatica abilità, deciso ad affrontare l'argomento se l'abilità non fosse comparsa entro metà mattina.

"Marie, avrei bisogno di parlarti."

Lo sguardo della ragazza si illuminò.

"Hai deciso che non ha alcun senso allenarmi?" Verlaine rise divertito.

"Mi spiace deludere le tue aspettative, ma no. Mi piacciono le sfide."

"E... quindi?" Non riusciva a figurarsi di cosa mai avrebbe voluto parlare.

L'unica cosa della quale era certa era che non poteva essere nulla di buono.

"Quando Mori è venuto a parlarmi di te mi ha dato delle direttive e, tra le varie cose, mi ha chiesto di aiutarti con la tua abilità. Non mi ha rivelato di cosa si tratta, sostenendo che sarebbe stato più divertente se l'avessi scoperto in autonomia, ma... non ti ho mai vista usarla. Almeno, non credo."

Il gelo calò nella stanza e Marie tornò a chiedersi se il padre non desiderasse vederla morta.

In quale realtà alternativa avrebbe potuto essere divertente per Verlaine essere sottoposto alla sua abilità?

Era certa che, se mai fosse riuscita ad attivarla su di lui, l'uomo non avrebbe esitato ad ucciderla nell'esatto istante in cui fosse riuscita a disattivarla.

Gli allenamenti di una sola settimana le erano bastati per constatare quanto semplice sarebbe stato per lui ucciderla.

Il loro primo incontro la era bastato per capirlo. Immersa nei suoi pensieri non produsse alcuna risposta.

Cos'avrebbe mai potuto dirgli?

Che aveva un'abilità letale che non solo non era in grado di utilizzare, ma neppure di attivare?

Non si era già resa abbastanza ridicola ai suoi occhi?

Cos'avrebbe pensato di lei se avesse saputo la verità?

Avrebbe capito perché Mori la considerava un caso disperato.

Le avrebbe detto le stesse cose che era solito dirle il padre.

"Marie?"

La voce di Verlaine la riportò alla realtà.

"Ti ho fatto una domanda. Mi aspetto una risposta."

Le disse in tono decisamente più autoritario.

Fu in quel momento che Marie sentì qualcosa dentro di lei.

Pregò di essere in errore e solo estremamente agitata.

"Non la so usare."

"Non riesci neppure ad attivarla?"

Lei scosse la testa.

"Allora sei decisamente il peggior caso che Mori mi abbia mai affidato. Perché mai vorrebbe qualcuno come te con noi?"

Verlaine non riusciva a comprendere le intenzioni del Boss.

Era sempre stato dedito all'ottimizzazione di ogni singolo individuo, ma cosa stava facendo ora?

"Io... non vorrei essere qui... Sono stata costretta..."

"E perché mai Mori dovrebbe costringere una nullità come te a restare qui?"

In quel momento Marie capì di non essersi sbagliata.

Quell'agitazione percepita prima era dovuta a quanto temeva.

Umi to Dokuyaku si era risvegliata.

Vide gli occhi di Verlaine spalancarsi e, ancor prima di sentire il suo urlo straziante, capì che era troppo tardi.

Il peggio si stava verificando.

Guardò Verlaine accasciarsi a terra in preda a dolori lancinanti.

Rimase immobile sperando che l'effetto della sua abilità potesse terminare il prima possibile.

Con crescente orrore constatò come sembrasse non volere smettere.

Iniziò a impanicare ancora di più.

Si abbassò al livello di Verlaine con gli occhi prossimi alle lacrime.

Quell'uomo le stava rendendo la vita un inferno, ma non sopportava l'idea di vederlo soffrire in quel modo per colpa sua.

"Verlaine... mi dispiace... non so come fermarla... non riesco..."

Iniziò a farfugliare mentre calde lacrime le solcavano il viso.

Ora Verlaine non solo aveva capito cosa intendesse Mori, ma non poteva che essere d'accordo con lui: l'abilità della ragazza era un gioiellino estremamente letale.

Un'abilità che valeva la pena di essere sfruttata.

Dalla sua nuvola di dolore, dopo un primo momento di smarrimento, era riuscito a percepire la presenza di Marie poco distante da lui, ma riuscì anche a sentire i suoi farfugli tra le lacrime perché il dolore che provava era aumentato esponenzialmente e se la ragazza non sapeva controllare i propri poteri allora era veramente in balia del fato.

Più lei si disperava e più il dolore aumentava.

E allora capì.

Se lei si fosse calmata vi era la forte probabilità che anche il dolore si placasse.

Doveva provare ad agire.

Subire quell'agonia e basta non gli avrebbe portato alcun giovamento.

Cercò di sforzarsi e sollevarsi in ginocchio.

"Va tutto bene."

Si rese conto da solo che la sua voce era tutto fuorché convincente.

"Mi dispiace." Singhiozzò la ragazza.

"Non è colpa tua."

"Sì, invece. Se solo..."

Verlaine si fece forza e le prese il viso tra le mani. Doveva riuscire a calmarla.

Vi fu una nota di sorpresa in lei e un'immediata diminuzione del dolore.

Verlaine quasi sorrise.

Aveva davvero trovato la via giusta.

Cercò di asciugarle le lacrime.

"Tranquillizzati, Marie. Va tutto bene."

Ci vollero altri cinque minuti buoni prima che Verlaine riuscisse a calmare Marie e a far cessare completamente il dolore.

Sospirò di sollievo sentendosi nuovamente in forma.

"Come si chiama la tua abilità?"

"Umi to Dokuyaku. E... mi dispiace. È... orrenda... mostruosa... Lo so..."

Marie sgranò gli occhi sentendo il dito di Verlaine posarsi sulle sue labbra per zittirla.

"Sssh. La tua abilità è meravigliosa."

13/04/2024

A Settimana prossima con un nuovo capitolo (scusate, mi ero dimenticata che non gli avevo ancora dato un titolo lol)

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