2 - Nuovo Inferno
Quell'angelo aveva il suo gelido sguardo fisso su di lei. Quelle iridi azzurro ghiaccio sembravano volerla trapassare da parte a parte. La pelle di quel mostro sembrava essere di porcellana talmente era perfetta e i capelli biondi ricadevano in un morbido ciuffo che andava a nascondere l'occhio destro sotto una coltre di fili dorati. Dall'altro lato invece partiva una treccia che andava a confluire in una coda sulla spalla sinistra, dove i restanti capelli ricadevano in onde di luce.
Il suo collo era fasciato da una camicia color indaco, mentre una giacca color panna posava sulle sue spalle.
Marie era talmente immersa nell'osservarlo che rischiò di non sentire la voce del padre che cercava di introdurla a questo personaggio misterioso.
"Marie, mi senti?"
Solo la mano di Mori sulla spalla riuscì a fare uscire la ragazza dalla trance nella quale era entrata nel momento in cui i suoi occhi si erano posati sull'uomo dai capelli biondi.
Sbattè le palpebre cercando di riprendere possesso delle sue facoltà mentali.
"Sì!"
Rispose con troppo entusiasmo.
Mori si pronunciò in un breve sorriso.
La trance nella quale Marie era entrata alla vista di Verlaine non gli era passata inosservata, ma non poteva biasimarla.
Chiunque avrebbe riconosciuto la bellezza inumana emanata da Verlaine.
Lui stesso aveva faticato a restarne completamente indifferente durante i primi incontri con lui, ma col tempo si era abituato.
C'era poco da fare, il suo creatore aveva fatto un ottimo lavoro.
Restava comunque un bene che Verlaine non si rendesse conto fino in fondo del potere esercitato dal suo fascino.
Non era certo di come avrebbe reagito se avesse attribuito la trance di Marie semplicemente all'essersi persa nell'ammirare la sua bellezza.
Succedeva a quasi tutti gli studenti al primo incontro, ma Verlaine sembrava o non prestarci particolare attenzione o non notarlo.
Erano passati diversi anni da quando era entrato a far parte delle fila della Mafia, eppure Mori non era ancora in grado di comprendere la sua anima nel profondo e non sempre i suoi calcoli da stratega riuscivano a prevedere Verlaine, anche questa volta si era concesso questo azzardo, ma era sicuro che il gioco che stava per intraprendere valesse la candela.
O almeno lo sperava.
Lo sperava veramente.
O ne avrebbe pagato il prezzo più alto.
"Dicevo. Marie, ti presento Paul Verlaine. Verlaine, lei è Marie."
Ci fu un breve momento di pausa.
"Verlaine è colui che si occuperà del tuo allenamento. Gli ho già accennato alle tue difficoltà, ma credo che lui sappia cosa fare."
Le labbra di Verlaine si contrassero in un sorriso.
"Non si preoccupi, Mori. La trasformerò in un gioiellino."
"Hai sempre formato assassini provetti; non dubito delle tue infinite risorse."
Marie sentì la mano del padre allontanarsi dalla sua spalla.
"Mi aspetto grandi cose."
La ragazza si sentì attanagliata dal panico sentendo i passi del padre allontanarsi da loro, non era decisamente pronta a tutto questo.
Sperava ancora potesse trattarsi di un incubo.
Abbassò lo sguardo guardandosi nervosamente le mani, attendendo un qualsiasi cenno da parte dell'uomo che si ergeva a pochi passi da lei.
Non aveva il coraggio di risollevare lo sguardo e incontrare quelle iridi di ghiaccio.
Sembravano davvero più terrificanti di quelle del padre.
Senza alcun sentimento umano.
Improvvisamente si ritrovò scaraventata contro la parete.
Le si mozzò il fiato sentendo una lama sul suo collo.
Un peso incredibile sembrava tenerle la spalla ancorata alla parete.
Alzò gli occhi in preda al panico incrociando quelli di Verlaine.
Li fissò pensando che almeno sarebbe morta potendo godere di uno spettacolo stupendo.
Li sbarrò di nuovo sentendo la lama solcarle lievemente la pelle.
Allora mio padre voleva davvero farmi fuori.
Avevo ragione.
Stava per arrendersi alla realtà dei fatti quando il suo presunto assassino mollò la presa su di lei.
Marie si lasciò scivolare a terra con le gambe tremanti non più in grado di sorreggerla.
Si portò la mano alla gola cercando di comprendere l'entità del danno causato.
Non doveva essere grave se era ancora in grado di respirare.
Sentiva lo sguardo tagliente di Verlaine su di lei, ma non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
Cos'era stato? Un test per testare le sue abilità?
"Se ti avessi voluta uccidere saresti già morta."
La voce del suo angelo la costrinse a sollevare lo sguardo su di lui.
Come poteva risultare così melodiosa alle sue orecchie dopo quello che le aveva fatto?
Lo osservò allontanarsi per togliersi la giacca e riporla con cura su un divanetto poco distante.
Si riavvicinò a lei con qualcosa tra le mani.
Marie continuava a tenersi la mano sul collo, non osando quasi respirare vedendolo chinarsi verso di lei.
"Fammi vedere."
Le sussurrò in tono più pacato.
La ragazza rimase immobile, sembrava non avesse più controllo dei suoi movimenti.
"Marie, se togli la mano vedo di medicarti la ferita."
Continuò Verlaine abbastanza spazientito.
Non amava le perdite di tempo.
La ragazza abbassò la mano insanguinata.
"Mmm..." Mormorò l'uomo. "Forse ho esagerato."
Iniziò a disinfettarle la ferita mentre Marie continuava a restare immobile, la mente ancora in subbuglio.
Quell'uomo sarebbe davvero stato il suo insegnante?
Verlaine la invitò a sedersi al tavolo mentre recuperava alcune bende per fasciarle il collo.
"Ti consiglio di tenerla finché la ferita non si rimargina."
Ci fu una breve pausa.
"E-era un test?"
Chiese Marie titubante.
L'uomo sospirò appoggiandosi meglio alla sedia.
"Dovevo cercare di capire a che livello fossi."
Altra pausa.
"Mori aveva ragione. Non sai neppure difenderti. Non hai mosso la benché minima resistenza contro di me."
Marie non rispose.
Sapeva che aveva perfettamente ragione.
Lei e la violenza vivevano su due rette parallele.
"Quanti anni hai?"
Le chiese Verlaine.
"Venti."
"Venti?" Sì soffermò a pensare. "Sei sicuramente il caso più curioso che Mori mi abbia mai affidato. Sai, di solito si tratta di persone molto più giovani, dei bambini a dire la verità. Ed è tutto molto più semplice. Tu sei praticamente un'adulta... Un'adulta che non sa fare nulla."
O semplicemente un'adulta che era sfuggita alle grinfie di Mori in passato, dopotutto il boss non gli aveva spiegato le circostanze che l'avevano spinto a voler allenare la ragazza, ma non lo faceva mai.
Gli mandava semplicemente la nuova recluta e lui se ne occupava senza porre troppe domande.
Il suo lavoro era quello di trasformare i suoi studenti in assassini provetti, non di instaurare rapporti umani con quest'ultimi.
Sapeva che il boss era più che soddisfatto del suo operato; quando si incontravano e le volte in cui si decideva a prendere parte a una riunione degli executive, Mori tesseva sempre le sue lodi da insegnante, constatando come ogni suo studente fosse diventato un brillante assassino.
Il problema era che, solitamente, vi era una qualche predisposizione dei suoi studenti al combattimento e alla lotta, mentre con Marie non vedeva nulla di tutto questo.
Non ne avrebbe fatto un dramma, ma gli sembrava molto strano.
Vi era sempre un motivo dietro alle mosse del Boss.
Un motivo che potesse portare giovamento alla Mafia.
Un particolare momento del suo colloquio con Mori gli tornò in mente.
"La sua abilità è un gioiellino."
Doveva essere questo il motivo.
La risposta ai suoi quesiti.
L'abilità della ragazza doveva essere davvero interessante.
E allora perché non l'aveva usata per difendersi?
Avrebbe voluto chiederglielo, ma preferì non farlo.
Sarebbe stato più divertente scoprire da sé di cosa si trattasse.
Avrebbe pazientemente atteso il momento in cui la ragazza sarebbe stata costretta a usare la sua abilità.
E sotto le sue grinfie quel momento sarebbe sicuramente arrivato.
"Non ti preoccupare, porremmo rimedio a queste tue lacune e, molto prima di quanto tu possa sperare, sarai un'assassina provetta."
Si concesse una breve pausa ad effetto.
"Ammesso che tu riesca a sopravvivere all'allenamento."
Ridacchiò alla sua affermazione.
Insinuare un po' di paura non faceva male in quantità limitate.
Bastava la giusta dose per ricordare il divario che esisteva tra loro, ma non era nelle sue intenzioni terrorizzare a morte quella povera ragazza.
Difficilmente un atteggiamento simile gli avrebbe giovato.
Si era visto a cosa avevano portato i metodi poco ortodossi del suo ex collega executive.
Akutagawa era sicuramente diventato uno degli elementi più spaventosi e senza scrupoli all'interno della Mafia, ma il suo equilibrio mentale era altamente discutibile e aveva la tendenza a riversare le angustie subite su chiunque gli capitasse a tiro.
Gli era successo di sentire più di una volta da Ozaki come questo demone si rapportasse con Kyouka e più di una volta aveva litigato con la donna suggerendole di intervenire in favore della piccola, ma la risposta era sempre stata la stessa: "Esci da quel tuo buco se vuoi cambiare le cose, io non mi occupo dei fatti altrui."
Ozaki Kouyou era decisamente una donna focosa.
Non a caso era uno dei quattro esecutive della Mafia.
Forse aveva ragione però, finché non avrebbe abbandonato quel rifugio sotterraneo non aveva alcun diritto di interferire con quanto accadeva con i suoi ex studenti.
Sospirò.
Il mondo là fuori era ancora piuttosto grigio.
Non valeva la pena.
Non valeva il suo tempo.
Neppure i suoi studenti valevano il suo tempo, anche per questo non aveva mai interferito più di tanto una volta che terminavano l'allenamento.
Sapeva cosa poteva succedere dedicare l'intera propria esistenza a occuparsi di qualcuno.
E non sempre andava nel migliore dei modi.
Ora aveva Marie di cui prendersi cura.
L'avrebbe allenata, l'avrebbe trasformata, avrebbe scoperto le potenzialità della sua abilità e una volta finito sarebbe stata una delle sue innumerevoli studentesse.
Nulla di più e nulla di meno.
Ma era comunque uno stimolo per le sue giornate.
"Allora Marie. Solitamente l'allenamento si svolge per tutta la giornata dal lunedì al venerdì. Sarebbe tutto il giorno, ma, magari, potremmo incominciare solo con la mattina? Anche solo per vedere quanto è in grado di reggere il tuo fisico. Che ne dici?"
Cercò di usare un tono abbastanza concessivo.
"Non credo di avere molta scelta..."
"No, penso proprio di no."
"E se scoprissimo che non fossi per niente portata per essere allenata?"
Chiese Marie in tono speranzoso.
Chissà, magari se fosse risultata eccessivamente inetta agli occhi di Verlaine quest'ultimo avrebbe potuto comunicare a Mori quanto poco senso aveva allenarla, ma dubitava che uno scenario simile potesse davvero verificarsi.
Ottenne un sorriso da parte di Verlaine, ma lei non lo vide perché troppo intenta a guardare il pavimento.
"Fidati, non succederà."
Marie sospirò.
"A proposito, puoi chiamarmi Verlaine. Sai, se mai ti dovesse servire chiamarmi per nome."
"V-Va bene. Verlaine."
"Perfetto. Direi che abbiamo finito con le formalità. Non dovrai portare nulla perché qui ci sono più palestre fornite di ogni genere di attrezzatura. Avremo sicuramente di che divertirci."
Le fissò il collo dove poco fa le aveva procurato la ferita.
"Quel taglio non dovrebbe essere troppo grave, ma, considerando la poca prontezza con la quale hai reagito prima, forse sarebbe meglio iniziare ufficialmente domani. E immagino che ti opporrai al mio voler rimandare."
Marie scosse la testa energicamente.
Verlaine la guardò divertito cercando di non far trasparire le sue emozioni.
"A domani allora."
"A domani!"
Marie si affrettò a percorrere a ritroso la via che l'aveva portata in quell'inferno, ancora una volta senza prestare particolare attenzione a quanto la circondava.
Uscì dall'edificio della Mafia il più velocemente possibile e si diresse a casa.
Il padre sarebbe probabilmente rimasto in ufficio fino a tardi e lei avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per rilassarsi.
O quantomeno provarci.
Fu dopo diverse ore distesa sul letto che si chiese cosa avrebbe dovuto fare con la sua ferita al collo.
Non le era mai capitato di ferirsi, quindi non sapeva bene come comportarsi.
Nonostante avesse vissuto i primi anni della sua vita osservando il padre svolgere le operazioni più disparate, spesso in condizioni altrettanto discutibili; non era in grado di trattare nessun tipo di ferita.
Aveva visto, ma mai toccato con mano.
Forse poteva aspettare il ritorno del padre per chiedergli cosa fosse meglio fare?
Si rabbuiò pensando allo sguardo di disgusto che le avrebbe riservato vedendo come fosse stato facile ferirla ancora prima di iniziare e probabilmente già sapeva che era stata congedata molto prima del tempo.
Non fece in tempo a decidere quale fosse la tattica migliore da usare perché i suoi pensieri vennero interrotti sentendo la porta di casa aprirsi e una voce fin troppo familiare a lei chiamare il suo nome dal piano inferiore.
Scese.
Magari non le avrebbe detto nulla.
"Oggi sei tornato presto."
"Ah, dici?"
Lo sguardo di Mori cadde subito sul collo della figlia.
Si trattenne dal commentare come avrebbe voluto.
"Vedo che c'è stato movimento sin dal primo giorno. Verlaine ci è andato leggero."
Marie non rispose.
Qualsiasi cosa avrebbe detto si sarebbe potuta trasformare in un'arma a doppio taglio nelle abili mani del boss della Mafia.
L'uomo si recò al bagno del piano terra facendole cenno di seguirla.
"Fammi controllare cosa abbiamo qui anche se non dovrebbe essere nulla di che considerando che ti reggi ancora sulle tue gambe."
Le tolse le bende che le avvolgevano il collo controllandole la ferita.
Non era tanto profonda e aveva già iniziato il processo di cicatrizzazione.
Cercò di non far trasparire il suo sollievo.
E neppure il desiderio di interrompere immediatamente l'allenamento con Verlaine.
Sapeva che l'aveva fatta uscire quasi subito e non osava pensare cosa poteva arrivare a farle una volta che avrebbero iniziato seriamente.
E si ricordò perché non era mai stato in grado di allenare la sua Marie con le sue mani.
Odiava farle del male e lo nascondeva talmente bene che era certo che Marie stessa dubitasse dei sentimenti che provava nei suoi confronti.
Il timore che aveva letto nel suo sguardo quella mattina ne era la prova.
Era il suo personale memento del prezzo che pagava quotidianamente per sedere al vertice dell'organizzazione criminale più pericolosa di Yokohama.
"Direi che non necessita di ulteriori trattamenti, ma dimmelo se dovesse iniziare a farti male, okay?"
Marie si limitò ad annuire.
Notò l'aura poco positiva del padre.
Si chiese cosa sarebbe stato peggio d'ora in poi: avere a che fare con lui o con Verlaine?
06/04/2024
A sabato prossimo <3
Prossimo capitolo: 3 - Umi to Dokuyaku
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