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12 - The Lakes

Marie sospirò guardando i pochi vestiti che aveva e che potevano essere usati per l'allenamento con Verlaine.

Le combinazioni che poteva concedersi erano decisamente ridotte rispetto alle potenzialità del suo guardaroba, ma lei era una stilista e non si lasciava perdere d'animo. Sin dal primo giorno aveva cercato di mantenere un certo stile, anche se il suo maestro restava su un altro livello.

In due settimane l'aveva visto usare più camicie e giacche che altro.

Giacche che poggiava solo sulle spalle senza che la loro precarietà andasse ad ostacolare i suoi movimenti.

Ricordò quando le disse che le avrebbe insegnato a non for rumore sui tacchi.

Forse allora sarebbe riuscita a fare tutte quelle cose nei suoi vestiti da principessa.

E indossando tutti gli accessori che era solita portare e ai quali stava rinunciando per il momento.

Voleva evitare che Verlaine tentasse di strangolarla con una collana.

O che trasformasse un semplice fermaglio in un'arma letale.

Ormai si aspettava di tutto da quell'uomo.

Stava valutando gli anelli da abbinare quando la suoneria del telefono la interruppe.

Se lo portò all'orecchio senza fare attendere neppure un secondo l'interlocutrice.

Attendeva quella chiamata da quasi ventiquattro ore ormai.

"Allora?" Urlò ancora prima che Yosano potesse proferire parola.

Yosano rise.

"Allora cosa?" La punzecchiò.

Marie sbuffò.

"Lo sai cosa vaglio sapere... com'è andata con quella ragazza?"

"Anche tu sei sparita per una settimana e ho quasi dovuto pregarti di uscire per ottenere tue spiegazioni, ti ricordi?"

Marie si zittì.

L'amica non aveva tutti i torti dopotutto.

"Non smetterò mai di ringraziarti per quello che hai fatto ieri." Sussurrò Yosano.

"È andata bene allora?"

"Benissimo." Sospirò.

"Quindi direi che non è solo una bella donna, giusto?"

"Bella?!?" Esclamò Yosano indignata. "Ozaki è una dea, non è semplicemente bella!"

Marie sorrise al telefono.

Le faceva davvero piacere sentirla così felice.

L'unica cosa nella quale poteva sperare era che quella donna non riservasse qualche sorpresa.

Per quanto sembrasse avere affascinato Yosano le aveva lasciato una strana prima impressione.

In teoria erano state loro a compiere la deplorevole azione di seguirla eppure alla fine sembrava che fosse lei che stesse seguendo loro.

Forse era rimasta anche lei fulminata da Yosano e aveva deciso di tralasciare il loro stalkeraggio?

"E oltre ad essere bella è una donna davvero colta! Pensa... Mi ha procurato un biglietto per vedere Yashitsune Senbonzakura!"

Marie rimase senza parole.

"Ti porta a vedere il Ningyō Jōruri?!?"

"Siii!!! Ancora non ci credo!"

"Com'è successo? Come siete arrivate a parlare di teatro?"

"In realtà stavamo uscendo da un bar quando siamo passate vicino a una locandina che lo pubblicizzava e mi sono lasciata sfuggire che avevo provato a procurarmi i biglietti, ma quando è stato il mio turno erano rimasti solo quelli eccessivamente cari. Ti ricordi, no? Io puntavo a quelli che venivano meno perché erano gli unici che potevo permettermi. E allora lei mi ha detto che, se volevo, ne aveva uno in più perché un suo amico aveva deciso di non andare più e quindi lei sarebbe stata sola..."

"Wow... è pure ricca?"

Yosano sospirò.

"Non me ne parlare. Temo di dove voglia portarmi a cena."

"Non ti preoccupare! Sono convinta che andrà per il meglio!"

"Anche le sue labbra sono così..."

"Cosa?" Quasi strillò Marie. "Cosa intendi? Non mi dire..."

"Sì, Marie. Ieri. Prima di salutarci... c'è stato un bacio."

Marie si zittì, valutando cosa dire.

"Capita che la gente si baci così presto, non c'è nulla di male. Se qualcuno ti piace non te lo fai scappare."

"Non state correndo troppo?"

"Fidati, Marie. Quando ti succederà capirai."

La ragazza mugugnò un sì di risposta.

"Ti faccio sapere come va, va bene?"

"Va bene, divertiti."

"Lo farò! A presto, Marie."

"A presto!"

Quando ti succederà capirai.

Marie rimase focalizzata su quelle parole.

Forse era davvero qualcosa che avrebbe capito quando le sarebbe capitato, eppure le sembrava così assurdo pensare di baciare qualcuno che conosceva da nemmeno ventiquattro ore.

Le sembrava tutto così affrettato e poco romantico, ma, forse; aveva letto troppi romanzi nella sua vita.

Probabilmente nel tempo in cui lei avrebbe impiegato per lasciarsi andare a un primo bacio uno come Dazai si sarebbe fatto dieci ragazze diverse.

Si decise a posare il telefono e a finire di preparare l'outfit del giorno successivo.

Era inutile rimuginare su cose che l'avrebbero fatta stare peggio.

Scese le scale che conducevano alla tana di Verlaine con un familiare nodo alla gola.

Lo stesso che l'aveva accompagnata quando aveva usato la sua abilità per la prima volta contro di lui.

Sapeva che non l'avrebbe punita, ma non riusciva a non temerlo.

Cercò di sopire questi pensieri e focalizzarsi sul suo desiderio di mettersi in gioco.

Come la aveva ricordato Yosano era tutto nelle sue mani.

E dipendeva anche dal suo atteggiamento.

Si fece coraggio salutando Verlaine con tutto l'entusiasmo che aveva in corpo.

L'uomo le rivolse un veloce cenno con la testa.

Tutto l'entusiasmo che Marie aveva in corpo si dissolse.

Che cosa si era aspettata esattamente?

Un caloroso benvenuto quando altro non era il peggior caso che Mori gli aveva affidato?

Lei poteva avere tutto l'entusiasmo del mondo, ma lui doveva annoiarsi a morte ad allenare una nullità come lei.

Si diresse automaticamente verso i coltelli senza aspettare indicazioni da parte di Verlaine.

Il biondo la fissò incuriosito.

Lo trovava un comportamento decisamente insolito.

Restò sulla sedia cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.

La ragazza prese un coltello tra le mani e si voltò verso Verlaine, ma parte della sua grinta era già scemata.

Se lo rigirò tra le mani.

"Hai intenzione di fare qualcosa oltre a fissare quella lama?

Sai, non si muove da sola."

Ma il biondo non fece cenno di muoversi.

Marie provò a valutare la situazione.

Era abbastanza ovvio che qualsiasi mossa avrebbe fatto lui l'avrebbe fermata.

Come si era già trovata più volte a constatare, non c'era paragone.

E non ci sarebbe mai potuto essere se la sua attività preferita restava piangersi addosso.

Probabilmente non sarebbe mai riuscita ad eguagliare Verlaine, ma non sarebbe mai andata da nessuna parte senza nemmeno provarci.

Per ora i due avevano provato solo l'attacco ravvicinato.

E già quello era abbastanza disastroso.

Fece scorrere un dito sulla lama del coltello.

Quante volte aveva visto suo padre far danzare le lame?

Verlaine osservò la lama ricadere senza la benché minima eleganza a pochi passi da lui.

Si alzò e raggiunse l'oggetto a terra.

Nell'istante successivo Marie percepì qualcosa passare a distanza ravvicinata dalla sua testa.

Non sentendo la lama cadere si girò incuriosita.

Il coltello si era conficcato al centro di un piccolo quadro.

La ragazza deglutì.

"Hai mirato a quello, vero?"

Fece ricadere lo sguardo sul suo coltello abbandonato al suolo.

"Sei bravissimo in tutto."

"Prima di ritrovarmi qui sono stato una spia per il governo francese. Il mio partner era la miglior spia che il governo potesse vantare e io ho avuto l'onore di essere allenato da lui. Tutto quello che so lo devo a lui. Volevano che diventassi una macchina da guerra perfetta e ci sono riusciti..."

"Quindi sei francese?"

Verlaine puntò il suo sguardo in quello di Marie cogliendo un nervosismo in lei che temeva potesse trasformarsi in altro.

Valutò a lungo prima di pronunciarsi sulla questione.

"Ricordi quel taccuino che stavi leggendo l'ultima volta?"

"Scusami... non avrei dovuto..."

Verlaine la zittì.

"Se non avessi voluto che tu leggessi non lo avrei lasciato così in bella vista. Era un'esca con cui distrarti."

"Perché in francese?

"Perché è difficile che un giapponese sappia il francese, no? E così mentre tu ti focalizzavi su quanto avevo scritto..."

"Le hai scritte tu?"

L'uomo la guardò sorpreso.

"Come, scusa?"

"Le hai scritte tu quelle poesie?"

"Quindi sai il francese?" Chiese Verlaine sorpreso.

"Non benissimo, ma mi è stato insegnato quand'ero piccolina e... quelle poesie sembravano davvero molto belle."

Fece una breve pausa.

"Fanno anche loro parte dell'allenamento da spia?"

Chiese Marie titubante.

"In un certo senso sì." Rispose Verlaine.

Un guizzo di curiosità attraversò gli occhi color rubino di Marie e l'executive si trovò a risponderle senza quasi rendersene conto.

"Come ti ho accennato prima il mio partner mi ha insegnato tutto."

Si prese un'altra breve pausa per formulare il tutto senza rivelare troppo.

"Diciamo che le circostanze che mi hanno portato a lavorare per il governo francese sono state decisamente particolari e il partner al quale fui affidato per le missioni ebbe il delicato compito di introdurmi alla vita da spia e sin dal primo momento è stato costretto a passare gran parte del suo tempo con me. Una delle prime sere lo vidi immergersi nella scrittura.

Così, incuriosito, mi avvicinai.

Capivo tutto quello che aveva scritto, ma al contempo era tutto così oscuro.

Quella era la lingua con la quale avevo imparato a comunicare sin da quando ho aperto gli occhi, eppure... Suonava così diversa rispetto a quanto ero stato abituato fina ad allora....

Arthur non si arrabbiò quando mi trovò a leggere le sue parole.

Non si arrabbiò, ma percepì la mia confusione e mi introdusse al mondo della poesia.

Un mondo per evadere dalla cruda realtà e vivere le più sfrenate fantasie.

E così mi ritrovai presto anch'io con una penna in mano a scribacchiare parole senza senso su un taccuino.

Ad Arthur piacevano molto."

Ancora una volta quasi senza pensarci prese un piccolo quadernino che aveva lì vicino, aprendolo su una pagina a caso per mostrarlo a Marie.

Quelle parole in rima avevano contribuito anche ad altro e le immagini dei pochi momenti trascorsi nel calore dell'altro gli affollarono la mente.

A volte faticava a credere che fosse tutto finito.

"Aveva ragione. Sono bellissime."

La voce di Marie lo riportò alla realtà.

"Nessun attacco oggi?" Chiese l'uomo. Sperò che il suo intervento avrebbe fatto sparire quella nota di ammirazione che vedeva negli occhi di Marie.

Era troppo simile a quella di Rimbaud.

E la cosa non gli piaceva.

Lo sguardo della ragazza tornò a essere quello che era abituato a vedere e lui tornò a respirare normalmente.

"Allora, forse non potrò insultarti nella mia lingua madre? Temo che potresti capirmi..."

Vide uno strano guizzo negli occhi di lei e decise di non proseguire oltre.

Stava imparando a capire quando stava tirando troppo la corda.

Non voleva che succedesse.

"Scrivi anche tu poesie per poter dire che le mie sono addirittura bellissime?"

Marie scosse la testa.

"Fa-fa per caso parte dell'allenamento?"

Verlaine rise.

"Direi proprio di no.

Anche se tutto sommato potrebbe essere utile. Le poesie possono essere un ottimo strumento per passarsi messaggi segreti senza essere intercettati. Ma temo anche che sia un'arte che non possa essere appresa. È un dono che si ha."

Ricordò le innumerevoli volte in cui Rimbaud aveva tirato in ballo le sue doti da poeta per ribadire come alla fine anche lui fosse un semplice essere umano e non una macchina da guerra.

Verlaine era solito rispondergli che doveva ringraziare il Fauno per quel presunto dono.

Se Rimbaud fosse ancora stato lì con lui era più che certo che avrebbero finito col litigare sulla questione.

"Ma prima hai ben altre cose da imparare, ma chère. È inutile saper scrivere poesie se poi non si è in grado di difendersi."

Le rubò il quadernino e andò a riporlo nella sua preziosa libreria.

Marie lo osservava con un nuovo interesse che la scuoteva nel profondo.

Aveva chiaramente ascoltato anche i riferimenti a questo partner del passato cogliendo toni in Verlaine che tradivano la presenza di un legame profondo con quest'uomo misterioso e diverse domande le avevano affollato la mente, ma nulla l'avrebbe potuta preparare alla sensazione che le aveva invaso corpo e mente nel constatare che Verlaine era in grado di produrre poesie di una bellezza tale.

Disarmata.

Così si sentita mentre guardava l'uomo con uno sguardo completamente nuovo.

Un nuovo sguardo che la terrorizzava nel profondo.

Paul Verlaine era il suo insegnante.

Il suo insegnante.

L'uomo che le stava rendendo la vita un Inferno.

Non poteva provare interesse nei suoi confronti.

Non poteva.

28/09/2024

Eccoci! Mi scuso per l'attesa più prolungata, MA spero che il capitolo con il ritorno sulla scena del nostro Verlaine sia sufficiente per farmi perdonare!

Come potete avere intuito credo che ora stia per iniziare il vero dramma; spero possiate divertirvi con me <3

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