Le mille e una notte, il potere dei racconti
Le mille e una notte è una delle raccolte di fiabe più conosciute al mondo. La sua origine non è chiara. Forse indiana, araba o persiana, al suo interno troviamo storie che appartengono a culture diverse. La sua prima stesura è del X secolo. Non tutti sanno inoltre che la raccolta divenne famosa solo con la sua diffusione in Occidente, durante il Novecento. In Oriente era infatti ritenuta di poco prestigio perché apparentemente aveva solo il fine d'intrattenere.
La storia è nota. A causa del tradimento della moglie un sultano decide di sposare una ragazza diversa ogni sera, per poi ucciderla il mattino seguente. Quando il sultano decide di sposare la figlia del visir la sorella Sherazade si propone al suo posto. La giovane ha in mente un piano. Ogni notte racconta al marito una storia, ma non la termina, così il sultano è costretto a tenerla in vita ancora una notte. La bella Sherazade usa le parole per ritardare la sua condanna a morte. Per mille e una notte infatti racconta storie, fino a quando il sultano, comprendendo di essersi innamorato di lei, la salva. L'uso del termine mille e una notte è in realtà un sinonimo d'innumerevoli, non dice quindi il reale numero di notti che i due passano insieme.
Ciò che salta subito all'occhio è il focus sulla psicologia femminile. All'interno degli stessi racconti ci sono moltissime donne degne d'attenzione. Morgiana, per esempio, protagonista femminile di Alì Babà e i quaranta ladroni, serva che riesce, con la sua intelligenza, a salvare il suo padrone e che viene da questo ricompensato.
Sherazade inoltre, secondo alcuni, si avvicina alla figura del trickster, l'ingannatore. La figura del trickster è in realtà ambigua, spesso né uomo né donna, raramente solo femminile. Un esempio abbastanza famoso è Loki.
Più vanno avanti i racconti, più diventano complessi, più è chiaro il loro scopo: quasi tutti i personaggi lottano per la loro vita. Un messaggio subliminale quindi. Sharazade attraverso le storie argomenta le sue ragioni al fine di ricevere la grazia. È una sorta di tentativo di convincere indirettamente il sultano a risparmiarla.
L'uso della parola in questa storia contrasta con l'uso della forza nell'Iliade. C'è una sorta di opposizione tra Sherazade (fanciulla bella e indifesa, ma capace di salvarsi la vita solo con la sua intelligenza) e gli eroi omerici (forti e sanguinari). In un certo senso l'uso dell'inganno è presente anche nel cavallo di Troia (episodio che l'Iliade non racconta) Odisseo/Ulisse può essere quasi considerato una versione maschile di Sharazade, capace di usare l'inganno per salvarsi.
I temi della storia sono la fedeltà e il tradimento. Il dominio della moglie sul sultano perfino dopo la sua morte, infatti la sua presenza aleggia come un'ombra, causando la morte delle altre donne (e ricordando un po' "Rebecca, la prima moglie").
Interessante notare che non sappiamo se Sharazade è attratta dal sultano. Non ci viene mai detto cosa prova, mentre del sultano sappiamo molte cose. L'amore che lo legava alla prima moglie, il dolore per il tradimento, la stima e poi l'affetto per Sharazade, tanto che dichiara di non volerla più uccidere, ma che non vuole ancora dirle nulla per ascoltare ancora le sue storie. Sembra quasi che Sherazade sia la proiezione del desiderio del sultano, la creazione di una donna fatta per lui. Alla fine però non ha importanza se la giovane diventa solamente il riflesso di ciò che il sultano vuole. No, la cosa veramente importante è che queste fiabe riescono ancora a farci sognare.
Il video:
https://youtu.be/0adR4k0iBT0
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