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43 Vibrazioni

Confusa, stordita, turbata. Questa io sono. E navigo in questo mare, senza sapere dove mi porterà. Le sue labbre sono umide, calde e piene. Ogni tanto apro gli occhi per studiarne i suoi movimenti, e imprimere nel cuore ogni istante, ogni attimo di questo momento, e per registrarne le emozioni. E vedo amore, tanto amore. Lui mi guarda e io ricambio, e finalmente ritrovo lui, la mia anima gemella, il ragazzo perbene che ho sempre amato, quello razionale che non si fa prendere dalla gelosia, la persona che mi ha stregato per il suo modo di essere, così diverso dagli altri.

«Scusa», mi dice. Ma io, a questo punto, non sento più. Sono troppo presa da noi, frastornata da così tanta dolcezza e passione, e felice, io sono tanto felice.
«Non importa, non fa nulla», rispondo.
«È che quando ti ho visto è stato più forte di me, io... »
«Basta.»
Lo zittisco posandogli l'indice sulla bocca. E lo sfioro, con il mento, con il naso, respirando di lui.

Da come è concentrato, da come risponde al mio ardore, capisco che anche lui è emozionato, e molto. Lo osservo con gli occhi così spalancati da sentirmi strana. Ma non posso far a meno di pensare a quanto sia assurdo. Lui si ferma per un millesimo di secondo e continua a guardarmi, e lo fa con un'intensità da rompermi il cuore.
«Cosa c'è?» mi dice candido.

Ma poi, non avendo risposta alcuna, guarda in basso cercando la mia mano. Così, con le dita incrociate alle sue, non faccio in tempo a chiedere spiegazioni che siamo già fuori. Con l'indice sulle labbra, m'incita a seguirlo. C'è una luna piena, bellissima, e l'aria notturna è fresca. Sembra velluto sulla mia pelle. Lo guardo per capire, ma lui mi tira a sé.
«Chiudi gli occhi.»

Lo faccio, ancora una volta io lo faccio, perché amo le sue improvvisate, ma non senza pretendere spiegazioni.
«Dove andiamo? Potrebbero vederci, poi io...»
«Fidati. Nessuno si accorgerà di noi.»
Mi fa smettere con un bacio breve, ma intenso.

Allora obbedisco e lo seguo. Difficile camminare nel buio in questo terreno roccioso e scosceso. E proprio quando sto per fare qualche rimostranza, lui, in segno di venerazione, mi preme con le labbra su una guancia, teneramente, ma delicatamente, e con mia grande sorpresa si ferma.
«Adesso dammi una mano», mi ordina.
Mi piace questo suo essere deciso, fermo.
«Posso aprire gli occhi?»
«Non ancora.»

Assecondo i suoi desideri. Poi mi sento cingere i fianchi e sollevarmi.
«Ma cosa diavolo...»
«Zitta, o si accorgeranno di noi», protesta.
«Adesso puoi guardare. Aspetta. Posa il capo qui.»
Mi stendo su qualcosa di morbido, prontamente sistemato sotto la mia schiena. Ed è la meraviglia. Un cielo stellato si apre su di me, come mai prima d'ora. Tra i rami di un albero, qualche uccello notturno fa la sua apparizione, illuminato dal biancore della luna che mostra parte del Gerlach attorniato dalle nuvole. È una visione fantastica.
Mi sorride esultante.

«Voglio che ti rimanga scolpito tutto nella mente: i nostri monti, la nostra terra. È per questo che siamo qui.»
È un pensiero stupendo, che apprezzo tanto.
Siamo su un carretto di legno, piazzato sotto un albero, a qualche centinaio di metri dalla festa. Forse anche meno. Ci sono le stelle in cielo, la notte è silenziosa, e io sono con il mio Piergi, sola, e voglio conservare gelosamente questa giornata, l'ultima prima della partenza, tra i miei ricordi più belli, tra quelli che, probabilmente, non dimenticherò mai.

«È bellissimo», riesco a dire.
Allora mi chino su di lui e il mio cuore torna a palpitare. Lo bacio ancora, e lui ricambia, e ci assaggiamo per l'ennesima volta. Ma non mi basta, no. Socchiudo gli occhi assaporando ogni secondo.
«Eri taciturno, introverso, e io odiavo quella parte di te.»
«E tu maldestra e impulsiva, ma io in fondo amavo ogni tuo lato» mi rivela sorridendo.

«Ah sì? Non lo avrei mai detto» rispondo accarezzandogli involontariamente il viso. Così, senza accorgermene, lo bacio tra il collo e il mento. E poi passo alla fossetta, divertita e stupita dalla sua reazione. E punto gli occhi nei suoi.
«Uhmm, non male per essere una mocciosa alle prime armi», mi dice giocoso.

Ed è questo che mi fa scattare. Allora oso di più, impavida, perché adoro questa parte di lui. E gli dò, sfidandolo a fare meglio, un pizzicotto sul petto.
E mi riempio del suo profumo inebriante. Con mia grande sorpresa, sono piena del mio Piergi, ed è talmente appagante. E sarà attrazione, chimica, irragionevole follia, chiamatela come volete, ma io ne sono immersa fino al collo, perché provo delle sensazioni uniche, più grandi di me, incontrollabili. C'è un legame così forte, che mi induce a rivalutare ogni mia pregressa considerazione.
«Puoi fare di più, ragazzina. Mia piccola cerbiatta!»

Ed è in questo modo che faccio una mossa, la sola che sicuramente non avrei dovuto fare, che segna un punto a mio sfavore, o forse no, perché decreterà la mia salvezza o la mia distruzione. Lo bacio sulle spalle, sbottonandogli la camicia. L'aria frizzante, ora, mi colpisce la pelle.
«Forse dovremmo andare», dico non convinta.

«Lo penso anche io», ribatte. Ho bisogno di tempo, per fidarmi delle persone, per concedermi, ma in questo caso no, evidentemente no. Allora lo punto fisso negli occhi, e leggo nei suoi quella confusione che certamente intravede nei miei. Ma di rimando io faccio un cenno. Ed è un segnale muto, come un lasciapassare, io ho già deciso, e lui ha già capito.
Lo accarezzo ancora.
Sento il sangue ribollire e infuocarmi le guance.
«Rose, se continui io, poi, non riuscirei a fermarmi.»
«E chi ha detto che io lo voglia?»
«Oh Rose» mi dice serio, in un misto di desiderio e stupore. E resta lì, fermo, incantato.
«Noi, non potremmo più tornare indietro. Lo sai?» prosegue, con un timbro basso e seducente.

Non so cosa mi sia preso, ma sono già partita, per un lungo e interminabile viaggio, perché ora ogni attimo sembra trasformarsi in eternità, e il tempo ha già cessato di esistere, e si dilata, per regalarci parte di sé. E viene meno la provvisorietà, la caducità del caso. Le sue iridi sono come diamanti incastonati, ed emanano una luce intensa. Li osservo e mi ci perdo. Sprigionano tanta luce, e battono il tempo, perché adesso sono loro il mio riferimento più grande.
E le sue labbra piene, mamma mia cosa sono!
Ho pensieri inediti, che non sembrano appartenermi.
Le guardo, le ammiro, piegate in una smorfia di piacere. E allora rispondo, sì, rispondo.
«Lo voglio!»

Mi sento protetta, amata, desiderata. Osservo da vicino lo sfarfallio delle sue ciglia, così lunghe, e ogni suo occhiata ha un effetto travolgente, come un solletico al cuore.
Ho paura, lo confesso, ma io ne sono sicura, e desidero lui, nel modo più completo, nella maniera in cui si possa desiderare una persona, perché lo voglio con tutta me stessa. Passione e timore.
Dio, come sono contraddittoria!

Mi mordicchia sulla fronte e poi sul naso.
Sto per salire al paradiso o forse per scendere all'inferno.
Il suo corpo muscoloso, su di me. Il respiro caldo, ansimante. Mi soffia sopra il ciuffo, scostando i capelli. Poi mi bacia delicatamente una palpebra, e poi l'altra.

«Anch'io!» soffia.
Vedo un lampo di travolgente frenesia, e adoro, lo confesso, la cupidigia con cui mi apprezza.
Un rumore secco, la cerniera...
Improvvisamente i nostri corpi sono uniti, umidi. Mi assapora ardentemente e io mi sento precipitare, e perdo ogni briciola di quel fragile equilibrio a cui, fino all'ultimo, ho tentato di aggrapparmi. Ma devo scacciare via questo senso di colpa, perché non avrei comunque la forza di oppormi a tutto questo, non più. Sono troppo su di giri, e lui con me. Inseguo con la punta delle dita la sua pelle nuda, sulla schiena, e sento il suo corpo fremere a ogni mio tocco. Sono scossa, tutto un brivido. Percorro con i polpastrelli la clavicola, gli avambracci, l'addome piatto e muscoloso. Vorrei avere memoria del suo odore, del nostro odore che ora si mescola. È un inseguimento fatto di passione, parole sussurrate, di carezze. Ho perso ormai il controllo, e mi sento fragile e inesperta.
Lo sento premere contro di me e inseguire il profilo della stoffa.
«Rose!»
«Sì?»
Tossisce imbarazzato.
«Rose, devi toglierle.»

«Giusto», dico, sfilando le mutandine. Il mio cuore ha un sussulto, e comincia a battere all'impazzata.
Che figura!

Lui mi osserva, in un modo ineguagliabile. Sento la sua grandezza. E dopo un momento di pura immobilità, riprende da dove aveva interrotto, facendosi strada tra pizzi e merletti. Le sue mani tra i miei seni accendono sogni inconfessabili. Volo in alto, con la mente. È così bello ed eccitante. Poi si avvicina all'orecchio e io trattengo il respiro.
«Ora, adesso. Voglio fare l'amore con te.»
Le sue parole, scandite lente, sembrano ipnotiche, e io sono completamente presa.
Mi mordo il labbro e lo assecondo, allungandomi in avanti col bacino. E lui punta proprio lì, dove la pelle è più sensibile, e più reattiva, regalandomi momenti di estasi. Poi passa al contrattacco, una guerra a cui non ero ancora pronta. Le sue mani scivolano tra le mie cosce. Sono esposta, completamente priva di difese. Poi si guarda...

Arrossisco. La sua virilità è prepotentemente accesa. E sprofonda, io ne sono completamente succube, ma subisco, in silenzio, e mi lascio toccare, senza indugi, senza inibizione. Le sue labbra sono bollenti e m'incendiano. Il suo tocco è gentile ma sicuro. Percepisco che sto perdendo la testa. Sono completamente in un altro mondo, e mi scopro ad accoglierlo, ma senza che me ne accorga. Con lui è tutto così naturale, da stentare quasi a riconoscermi.

E fa male, brucia, devo confessarlo, ma è niente rispetto a ciò che segue, niente, perché io sto sognando, e non vorrei essere in questo momento in nessun altro posto, se non con lui. E m'inarco contro il suo corpo, reprimendo un dolore nuovo, che mi porta a varcare l'ignoto, l'abisso, l'inesplorato. Tendo le gambe, avverto tutto il mio corpo tremare, mentre lui mi tocca marchiandomi e ricoprendomi di languide attenzioni. Riesco a vederlo in questa situazione diversa, e scorgo in lui il mio riflesso mentre è ancora sospeso su di me, trafelato, sudato, non completamente ancora appagato. Sembra instancabile, ed è una visione bellissima. Sono completamente trasportata mentre lui ha il pieno controllo e io, prigioniera della sua eccitazione, non riesco quasi a respirare.

«Posso, Rose, posso ancora?» mi chiede, in un momento di lucidità, mentre i suoi affondi diventano sempre più prepotenti e veloci. Il mio corpo è così minuto a suo cospetto, eppure la nostra unione è perfetta.
Si ferma per un secondo.
«No continua, ti prego.»
Mi stuzzica, mi accarezza in posti che nessuno aveva mai osato varcare, ma per riprendere, con colpi sempre più profondi e continui.

Poi all'improvviso qualcosa nei suoi occhi si spegne. Il desiderio, la libido, sembrano arrivare al capolinea anche per me. I movimenti convulsi, veloci, i muscoli contratti, il respiro corto, tutto finisce, e lentamente, dolcemente. E dopo aver liberato in un verso roco tutta la sua passione, si accascia di fianco a me, appagato e stanco.
Siamo sudati, e sfiniti.
«Rose, ti amo», sussurra stringendomi la mano.
«Anch'io.»

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