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Capitolo 15


La notte non era mai silenziosa, non in un castello delle dimensioni di Algol. Bastava restare zitti per poter udire i movimenti delle guardie sui bastioni, i loro saluti quando si davano il cambio, oppure le frasi che di tanto in tanto si scambiavano per far trascorrere più in fretta le lunghe notti di ronda.

Ma non bisognava neanche andare troppo lontani: in ogni stanza da letto c'erano fruscii, rumori ovattati e pensieri che potevano risuonare tanto forti da sembrare rumori. E l'imperatore ne aveva fin troppi di crucci quella notte, così tanti che neanche il caldo abbraccio della donna che aveva accanto poteva dissolverli.

Lady Eliora si sollevò a sedere stando ben attenta a non rivelare nessuna porzione di pelle coperta solo dal lenzuolo e sistemandosi i capelli che le scendevano in una disordinata treccia scura sulle delicate spalle.

«Siete piuttosto distratto quest'oggi, maestà!», gli aveva dato del voi e questo riuscì a farlo distaccare per un istante dalle sue considerazioni.

«Si vede così tanto?», domandò sistemando i cuscini dietro la schiena e osservandola mentre spostava le gambe oltre il bordo dell'alto letto.

Lei voltò la testa verso di lui, concedendogli uno di quei sorrisi per cui l'aveva notata la prima volta. Mise i piedi per terra e raccolse il suo abito, posato su una sedia lì vicino. Con calma iniziò a rivestirsi, rituale che con il tempo Elhanan si era abituato a vedere e anche apprezzare.

«Questa mattina, quando sei passato per il giardino, insieme a tuo zio, sembravi non avere un problema al mondo, perciò puoi stare tranquillo; nessun altro se ne è accorto».

Lady Eliora era la vedova di Lord Daher e viveva stabilmente a palazzo insieme a sua figlia da quando era diventata la sua amante. Forse non era un buon modo per definire la sua posizione, ma in fondo era davvero quello il suo ruolo; grazie al quale sua figlia sarebbe potuta crescere in un ambiente privilegiato e aspirare ad un marito ben al di sopra delle possibilità offerte dal suo solo cognome.

«Allora sei l'unica con cui devo scusarmi per la mia disattenzione».

«L'imperatore deve necessariamente avere molti pensieri, magari tanti quanti sono i suoi sudditi. Nulla che richieda delle scuse».

La donna aveva finito di allacciare l'abito con mani esperte e sicure e dopo aver sciolto ciò che restava della sua treccia, si pettinò i capelli con le dita affusolate. Era sempre stata una creatura dolce e affascinante, disposta a perdonargli qualunque cosa, e non solo perché lui era l'imperatore, ma anche perché la sua indole le impediva di restare adirata con chiunque.

«Allora devo ritenermi fortunato che le mie preoccupazioni non siano tante quante le persone che vivono nel regno. Non avrei potuto stare dietro a tutto», disse con un sorriso, per alleggerire il proprio stato di tensione.

«Posso fare qualcosa per qualcuno di questi pensieri?», domandò lei ora che si era ricomposta completamente.

Sarebbe rimasta per tutto il tempo che lui avrebbe voluto, però sapeva di non poterle chiedere di restare a dormire con lui. La prima notte che avevano passato insieme, Lady Eliora era stata chiara su quel punto: al mattino voleva essere nelle sue stanze. Tutti o quasi, a palazzo, sapevano di loro eppure lei ci teneva a mantenere intatte le apparenze. Per questo ogni volta, ormai quasi tutte le notti, dopo aver fatto l'amore, lei si rivestiva e tornava nei suoi appartamenti. Prima però parlavano spesso, anche per ore, di qualunque cosa venisse loro in mente.

All'inizio di quella relazione, la prima e anche l'unica che Elhanan avesse avuto dopo la morte di Alokes, si era sentito in colpa nei suoi confronti e anche un po' verso suo figlio. Gli era occorso del tempo per capire come vivere quel cambiamento nella sua esistenza e alla fine ci era riuscito comprendendo le differenze tra i sentimenti provati per le due donne.

Lady Alokes era stata sua moglie, sua amica, la madre di suo figlio e soprattutto il primo, vero amore della sua vita. Per Lady Eliora provava rispetto e forse l'amava anche, ma in un modo totalmente diverso. Le due lady non avevano quasi nulla in comune, se non una certa dolcezza e il fatto di condividere il letto con lui.

«Temo di non essere abbastanza presente nella vita di Mitzrael».

Quell'argomento era al centro di quasi tutte le loro conversazioni, e Elhanan sapeva di poterne parlare con lei in quanto madre.

«Il principe sta crescendo in fretta, ma non poteva essere altrimenti. Però mi sembra un ragazzino come tutti gli altri. Sicuramente sa come esasperare le guardie e ogni altra persona gli capiti a tiro senza alcun problema».

«Cosa ha fatto questa volta?», chiese l'imperatore quasi saltando fuori dal letto a quelle parole.

Suo figlio sapeva essere fin troppo vivace e pieno di idee divertenti e aveva dovuto sgridarlo diverse volte per fargli capire che il suo status di principe non lo rendeva immune dall'essere punito, come tutti gli altri bambini.

«Ieri mattina ha cercato di far partecipare le bambine ad un gioco che aveva chiamato occupiamo Incanto. E alle ragazze toccava il ruolo di indifese fanciulle tenute in ostaggio nel castello».

Il volto perplesso di Elhanan strappò una risata alla donna.

«Quando ho chiesto spiegazioni, dopo aver "liberato" le bambine, mi è stato detto che avevano appena finito di studiare la storia della divisione dei regni. Stava solo cercando di ricreare gli avvenimenti a modo proprio».

«Per tutte le veggenti!», imprecò lui, prima di rendersi conto di essere con una signora, «perché non sono stato avvertito? Qualcuno si è fatto male?».

«No. Si è trattato solo di un gioco mal riuscito. Le bambine non volevano fare la parte delle prigioniere ed hanno cominciato a gridare attirando così la nostra attenzione. È arrivato anche Magma che ha per così dire convinto il principe a smettere quel passatempo».

«Magma non si trovava con lui?».

Non conosceva a fondo la routine giornaliera dei due ragazzi, ma era convinto che passassero gran parte del tempo insieme.

«Mi pare di ricordare che nella seconda parte della mattina, Magma si alleni con il tuo maestro d'armi. E dovresti lasciare che anche Mitzrael inizi il suo addestramento, mi sembra il momento opportuno per lui. Forse in questo modo smetterebbe di coinvolgere le piccole nei suoi giochi e si stancherebbe tanto da non avere più la forza per combinare altri guai».

«Quindi siamo già arrivati a questo?», sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, ma non aveva immaginato che l'idea l'avrebbe reso così nervoso.

Avrebbe voluto avere più tempo e poterne parlare con Alokes, però lei non era lì e il solo fatto di desiderarlo era un'offesa verso Lady Eliora, anche se lei non lo avrebbe mai saputo.

«Puoi anche aspettare ancora, magari può iniziare ad addestrarsi in primavera».

Dire certe cose non era necessario, lei poteva capirlo.

«Mi sembra la soluzione migliore».

Lady Eliora aspettò che lui dicesse altro e quando non lo fece si arrischiò a parlare ancora.

«Per quanto riguarda un altro dei tuoi pensieri, ci ho riflettuto a lungo e penso che tu non debba preoccuparti ancora».

Elhanan fu sorpreso dal cambio di argomento e dovette chiederle di cosa parlasse, perché non riusciva a ricordare.

«Quando sei tornato da Amrat temevi per la salute fisica e mentale dell'imperatrice. Trovo normale che lei soffra per la sua perdita e le ci vorrà tempo per abituarsi. Tu lo hai fatto, anche lei ci riuscirà».

La donna aveva le mani posate in grembo e lui poteva vederla chiaramente dalla propria posizione. Si era seduta sulla stessa sedia su cui aveva posato gli abiti in precedenza. Quel discorso doveva esserle costato molto e lui si era pentito di averle parlato di Ananta subito dopo averlo fatto. Aveva capito che lei era gelosa della premura che lui aveva dimostrato nei confronti dell'imperatrice.

Alokes avrebbe riso di quella gelosia, e anzi sarebbe stata fiera dell'uomo che aveva sposato perché sapeva prendersi cura di coloro che gli stavano a cuore.

«Certamente l'imperatrice saprà riprendere in mano la propria vita».

Soddisfatta per la sua risposta la lady si alzò e si portò i capelli sulla spalla destra. Anche lui si levò dal letto, indossando una veste da camera blu. Lei si fermò al centro della stanza aspettando che lui la raggiungesse.

«Ora sarà meglio che vada. Abbiamo entrambi bisogno di riposare».

«Deve essere vero, anche se ti trovo splendida anche dopo una notte insonne».

Il complimento la fece arrossire, e perse un po' dell'aria seria che aveva assunto parlando di Ananta. Lasciò che lui la stringesse in un abbraccio, ricambiando la stretta e concedendogli un bacio appassionato.

Quando lei ebbe lasciato gli appartamenti dell'imperatore, anziché rimettersi a letto, Elhanan restò fermo dove si trovava. Se chiudeva gli occhi rivedeva ancora sua moglie. Non ricordava ogni parola che si erano detti, ma conservava ancora la memoria di come lei era stata, anche a distanza di tanti anni.

Lady Alokes Yahel era stata una donna eccezionale. La sua bellezza le aveva valso più di una proposta di matrimonio, e l'imperatore aveva creduto che sarebbe stato respinto. Aveva una mentalità aperta e lo aveva sorpreso nel suo modo di vivere il loro approccio fisico. Non si era mai vergognata di mostrarsi nuda dinanzi a lui, di esprimere ogni sua opinione e nemmeno di rimproverarlo aspramente quando necessario. Si erano conosciuti intimamente, non solo dal punto di vista fisico, ma anche mentale. Se solo rifletteva qualche istante, poteva quasi immaginarsi quello che lei avrebbe detto in ogni circostanza. E adesso aveva davvero bisogno di ascoltare le sue parole.

Così Elhanan stette in silenzio, in piedi nella stanza da letto che aveva condiviso con lei, ascoltando quello che aveva da dirgli. Rumori che per lui erano parole, magari portate dal vento che soffiava dalla finestra aperta.  

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