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John è in pericolo.


John rimase nel suo ufficio irritato e sconcertato dal suo stupido comportamento. Ricevette un messaggio da Edward che gli diceva di raggiungerlo presso la zona del parcheggio, per recapitargli tutta la documentazione. Doveva tornare a casa con urgenza, provò a richiamarlo ma lo trovò occupato.

Al momento gli parve strano, ma sapeva che Cooper teneva spesso la sua Ford nera parcheggiata lì.

Così prese le cartelle ricontrollò il messaggio e si avviò per incontrarlo.

Percorse il viale, passò per il piccolo parco interno. Superò la palestra, ebbe la strana sensazione di essere seguito, tergiversò indeciso.

Poi entrò in palestra e lasciò le cartelle sulla scatola della posta in partenza. Prese un blocco di fogli, uscì facendo credere di averle ancora in mano. Camminò lentamente, non vide nessuno e si tranquillizzò, fece pochi passi in più, sentì il cellulare vibrare e si distrasse.

Fu un attimo, si sentì afferrare forte per le spalle, fu trattenuto, mentre gli premevano in faccia un fazzoletto impregnato di qualcosa che non ebbe tempo d'identificare. Non resse che pochi secondi, gli girò la testa, si sentì debole e poi fu il buio totale.

Edward aveva chiamato suo fratello perché aveva aspettato fino a tardi Roberts che non si era fatto vedere, di solito saliva per il pranzo, si preoccupò. Scese negli studi, ma non era nemmeno lì, la porta era ben chiusa. Poi vide suo fratello arrivare, e subito lo aggredì.

"Non riesco a contattare John, e non lo trovo nemmeno. Tu sai dov'è?"

"No, so che doveva venire da te." Steve sembrava sorpreso, ma non era allarmato. Percorsero il corridoio degli studi fino all'esterno. Fuori c'era già la processione per la mensa.

Rimasero fermi, ma la crescente preoccupazione di Edward contagiò anche il fratello. Non si persuadeva della scomparsa di Roberts, così chiese a Steve di fare un giro intorno.

Il Maggiore lo calmò. "Ho fatto scaricare al dottore un'applicazione per rintracciarlo in caso di bisogno. Se attivo il GPS forse posso vedere dove si trova. Che ne dici?"

"Che c'è la privacy fratellino! Spero che sappia cosa gli hai fatto scaricare." Il Generale sembrava scettico. Ma Steve aveva già fatto partire la ricerca.

"Speriamo non ci denunci," sospiro Edward scuotendo la testa. Steve consultò con attenzione il cellulare.

"Risulta essere qui vicino, ma in un posto poco frequentato nella zona degli Hangar, piuttosto insolito da parte sua."

Quella era una parte della Cittadella piena di vecchi residui militari in attesa di demolizione.

"Ecco appunto, quindi dobbiamo andare a vedere o stiamo qui a chiederci cosa ci fa lì." Edward spazientito partì veloce. "Forza fratello, vediamo cosa è successo."

Si incamminarono di buona lena fino dietro l'hangar. C'erano poche reclute in giro, vista l'ora. Raggiunsero il punto da cui veniva il segnale, e lo videro.

John sembrava seduto su di un vecchio furgone, con la portiera aperta, ma aveva la testa reclinata di lato. Steve corse subito verso di lui, seguito da Edward.

Lo raggiunsero, lo chiamarono preoccupati. Era incosciente. Presero John con delicatezza, lo tirarono fuori, lo stesero sull' erba. Edward gli prese il polso e sentì i battiti, rassicurò Steve che lo guardava allarmato. "È vivo, e non sembra ferito."

Steve cercò di scuoterlo, lo toccò piano sul viso e lo massaggiò. Era in camicia con le maniche arrotolate. La giacca era buttata lì vicino, Edward lo esaminò attento e notò una piccola goccia di sangue sull'incavo interno del braccio come se gli avessero fatto una iniezione.

"Steve guarda, c'è una siringa a terra. Vogliono farci credere che il nostro dottore si droga. Io stesso ho controllato le sue note d'ingaggio e ti posso garantire che di droga non si parla. Poi lo conosciamo bene."

Edward capì che la messinscena serviva per screditare il dottore. Un medico drogato è inattendibile. Così sarebbe stato più facile ottenere quello che volevano, che soprattutto sir Henry voleva.

Il Generale era furioso, vide il pallore di John, si sentì colpevole di averlo coinvolto. Informò Steve dei suoi sospetti e decisero di portarlo via da lì in segreto, per proteggerlo. Non si meritava una menzogna del genere.

John dava qualche cenno di ripresa, cominciò a lamentarsi, loro continuavano a sollecitarlo, ma non riusciva ancora a parlare. Cercò di alzarsi, ma Edward lo tenne giù con forza. Prese ad agitarsi, ansimava e sudava.

"Fermo John non si muova, stia tranquillo siamo con lei, si calmi e respiri adagio." Il Generale cercava di metterlo a suo agio, gli parlò gentilmente.

"Credo mi abbiano drogato, mi sento strano. Mi ricordo una siringa nel braccio." John balbettò poche parole con difficoltà, tossì un paio di volte. Steve gli sollevò la testa per farlo respirare meglio.

"Vediamo di portarla via in fretta, Roberts." Se l'avessero trovato in quelle condizioni sarebbe stato difficile spiegare la situazione. Edward fu rapido a impartire gli ordini a suo fratello.

"Porta la tua auto qui senza destare sospetti. Usciamo dai cancelli laterali dell'hangar. Ho il codice per uscire. Lo portiamo a Roses House e cerchiamo di farlo riprendere finché sarà pulito dalla droga."

Steve annuì silenzioso e si incamminò rapido, mentre Edward prese il posto di suo fratello, cercò di rivestirlo, gli mise la giacca, lo aiutò a rimettersi in piedi sostenendolo dalla vita. Lo sorresse fino al vialetto dove avrebbero aspettato Steve.

"Forza John, cerchi di resistere, presto sarà fuori di qui." Edward cercava di tenerlo sveglio nonostante lo vedesse stanco e provato. Si sentì colpevole. "Mi dispiace di averla messa in questa situazione. Sono stato un cretino. I Norbury sono pericolosi se non raggiungono il loro scopo.

"Non è colpa sua Cooper." Mormorò provato il dottore.

Camminarono a rilento per la fatica di Roberts. Edward continuava a osservarlo preoccupato, mentre vedeva che prendeva un pò di colore.

"Cooper, ho bisogno di un antidoto e sono disidratato. Non so se ce la farete da soli."

Riuscì a scandire due parole con difficoltà.

"Troverò chi si occuperà di lei, stia tranquillo. Sa chi è stato a farle questo? " Il Generale lo teneva stretto appoggiato a lui.

"Non li ho visti, mi hanno stordito e poi mi son trovato nel camion, con la siringa nel braccio, credo di averla strappata via."

John raccogliendo il poco fiato che aveva continuò con fatica.

"Una chiamata mi avvertiva che la dovevo raggiungere al parcheggio..." Edward smise d'interrogarlo vedendolo in difficoltà, si rese conto che avevano messo in mezzo anche lui per attirare John. Vide finalmente arrivare il fratello. Lo fece salire e stendere nei sedili posteriori.

"Forza Roberts, ora va a casa nostra, ci prenderemo cura di lei." Gli strinse il polso per rassicurarlo. Si girò verso Steve con gli occhi stretti, il volto provato.

" Stai con lui, io giustifico l'assenza del dottore, poi ci sentiamo. Chiamo il dottor Grosly, il nostro medico di famiglia e gli chiedo di occuparsi di John. Tu sistemalo nella camera degli ospiti, nel frattempo fai il possibile per aiutarlo."

Fu veloce e preciso come sempre, Steve annuì, diede un ultimo sguardo al fratello maggiore e partì cercando di essere cauto.

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