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Cap. 44 - Il volgare Goro Akechi.

Si svegliò già stanco, accecato dalla luce solare che filtrò attraverso la grande finestra dietro lo schienale del divano, su cui s'addormentò dopo aver passato ancora un momento emozionante e intimo con Joker Ombra, negando ancora a sé stesso di averlo fatto, pensando all'errore.

Fu la luce che rifletté sullo schermo nero della televisione che aveva di fronte che lo svegliò, altrimenti sarebbe rimasto volentieri a dormire. Era ancora sabato, perciò avrebbe dovuto prepararsi per il ristorante.

La sua voce sensuale suonò nella testa. Gli diceva della sua bellezza, sussurrando dolcezza nel suo orecchio mentre metteva le mani su parti oscure del suo stesso corpo.

Avvertì quel tocco invisibile addosso e balzò sul divano, arrossendo. Si sentì in colpa, per aver legato con Joker Ombra, per avergli concesso di toccarlo o per aver solo poggiato le labbra sulle sue.

Aveva chiuso gli occhi e incollato la schiena al muro nella cabina della doccia, l'acqua cadeva sui suoi capelli neri e le mani rosse bagnate di peccato lo portavano indietro a quei momenti in cui era Yusuke a esplorare le zone meno di sé.

Pensò al passato, quando si mise nei guai con un gatto parlante, quando poi divenne il leader dei Ladri Fantasma di Cuori, a quando trovò Goro Akechi avvolto dalla miseria dietro la schiena che gli succhiava il collo.

Troppe vicende emozionanti per lui, persino la tregua lo portava in un altro universo, non necessariamente il Metaverso, se fosse ancora in piedi dopo che le Ombre cominciarono a uscirne, come Joka.

«Ah!», Ren gemette nel silenzio, si era toccato là in mezzo.

Quell'improvviso urlo svegliò Yusuke, che, a differenza di Ren, pensava in continuazione alla scommessa e al suo appuntamento con Sakura Futaba. Certo, con il corpo nudo di Goro davanti agli occhi, impegnato ad asciugarsi i capelli con l'asciugamano dal sudore della notte davanti allo specchio, non riusciva a concentrarsi.

Osservava come con la mano destra scompigliava quei lunghi sentieri castani nei quali si perdeva spesso, abbassando poi lo sguardo in basso, seguendo il centro della sua schiena, fino a stoppare in giù, dove cominciò a fissare quei glutei dalla forma tonda e così perfetta che quasi invidiava.

«Per i fiori di Van Gogh, voglio mangiarti il cu–».

«KITA!», lo interruppe Goro, irritandosi.

«Non ho detto nulla, mi sono appena svegliato. Sei tu che ti fai vedere nudo e io... caspita...».

Yusuke si alzò dal letto, anch'egli nudo, e si posizionò dietro la schiena di Goro, posando le mani sul suo sedere, battendoci il suo tanto da farlo strillare, producendo un suono così alto che fu anche costretto a coprirgli la bocca.

Il rossore si fece strada sul volto del detective, che immediatamente poggiò l'asciugamano sul tavolino e, girandosi, baciò il suo ragazzo e lo buttò sul letto.

«Non ti basta, non ti basto mai», lo riprese e l'altro rise, passando la mano sinistra lungo la forma della sua schiena, disegnando quella sagoma per poi infilarsi nelle caverne oscure del ragazzo.

«Vestiti, porco. Stasera devo uscire con Futaba e mancano trenta minuti all'apertura dell'angolo bar del ristorante. Noi due siamo i camerieri e abbiamo le chiavi, se non andiamo, i cuochi come entrano? Basta tentarmi, mi hai macinato abbastanza stanotte», sibilò, tenendo piccoli gemiti.

Mentre i due discutevano, Ren si chiuse nel bagno, cercando di non ricordare ciò che fece la notte precedente con la sua nemesi proprio in quella cabina. Coprendosi il volto flagellava ancora il suo essere per essersi dato completamente a un nemico che non era Goro, bensì l'Ombra di sé stesso. Pronto a pentirsi, così come avrebbe fatto anche Yusuke, dopo l'appuntamento con Sakura Futaba.

Cosa avrebbe potuto fare, portarla a cena in un ristorante elegante, complimentarla per i suoi vestiti e portarla in qualche vicolo decorato da graffiti espressivi, privarla in seguito da quei vestiti, mostrato il suo seno, baciarla con passione mentre pensa a Goro Akechi, il suo ragazzo.

Dopo che egli finì di baciarlo dappertutto, ritornando ad asciugarsi i capelli, collegando il phon alla presa. Yusuke vide ancora quello spettacolo e decise di baciarlo, partendo dalla nuca in giù, raggiungendo l'incavo della schiena da dove si elevava in rotondezza il suo sedere. Dopodiché, ridacchiando raccolse la sua giacca color cammello e gliela mise addosso, maniche comprese.

Goro lo seguì con la coda dell'occhio, «Insisti, vedo», disse, provocandolo.

«Non ho altra scelta, altrimenti ciò mi potrebbe istigare a infilarci qualcosa in quel sedere», rispose Yusuke, vestendosi, sistemando il letto di fretta e lasciando la camera per dirigersi in cucina e preparare un buon caffè per tre persone. Ovviamente, prima di oltrepassare l'uscio della porta schiaffeggiò quel tondo mondo sotto la giacca, facendolo arrossire di nuovo.

«INGIUSTO! COME SE LO AVESSI FATTO APPOSTA!», urlò.

Yusuke rise in lontananza dalla cucina, «Certo, come no. Cosa cerchi dal tuo Imperatore? Se non ti vesti e sistemi in cinque minuti faremo ritardo e non avrai la tua tazza di caffè», disse, poi volse lo sguardo nel salotto e vide Ren immobile sul divano con il telefono in mano e lo schermo acceso. Stava fissando una foto di Joker Ombra e si stava perdendo nei suoi occhi gialli, come se ne fosse incantato.

«Oh», mugugnò, «Beato lui che ha a che fare con un Ombra. Io invece non so proprio come potrei approcciare Sakura...», si toccò la fronte.

«Intanto devo chiamarla», parlò da solo, poi prese in mano il suo telefono e chiamò al numero della ragazza dai bronzei capelli e lunghi, appassionata di informatica e dotata di abilità da hacker; colei che anche senza un potere Persona faceva parte dei Ladri, chiamandosi Oracle, usando un computer e scoprendo tattiche e scorciatoie per colpire meglio durante le battaglie.

Una personalità timida e impacciata, chiusa in sé stessa, finché conobbe il gruppo e con loro imparò a sviluppare la sua passione e ampliare su vari aspetti, innamorata di Yusuke. Lui lo sapeva, perciò invitarla a cena sarebbe stato molto difficile per lui, fino a quando s'accorse di Goro che lo fissava dal corridoio, ansioso di ascoltare la chiamata.

Inspirò e pigiò il contatto sullo schermo, evitando quegli occhi rossastri.

«Yusuke? Non mi chiami mai al telefono, dimmi...», rispose lei.

Il pittore respirò ancora, raccogliendo l'aria, «Voglio essere sincero, io e Goro abbiamo una specie di pausa dalla nostra relazione, perciò... ti andrebbe di uscire... con me... stasera?», domandò, mantenendo il contegno necessario a non perdere il senno e non prendere Goro a pugni, il quale ascoltava con la maggiore attenzione, con sorriso beffardo sulla bocca.

L'animo di Sakura s'illuminò di gioia come se lei fosse un albero di Natale spento, «Certo! Con piacere! Ma... è solo per una volta, vero?», chiese, rabbuiando lo splendore che aveva nel petto.

Yusuke sospirò, «Purtroppo sì, ma considerando che a entrambi piacciono anche le ragazze, è meglio prenderci una piccola pausa, anche breve. ALMENO SMETTO DI VEDERLO DAVANTI PRIVATO DEI VESTITI!», gridò improvvisamente, voltando un'occhiata sinistra verso Goro.

«Ti... dispiacerebbe?», aggiunse.

«No... ma so come ti farebbe innervosire, mi hai quasi trapanato l'orecchio...», balbettò lei.

«Scusami, oggi è un porco. Porco! Capisci perché mi ci voglio disintossicare?», lamentò lui.

Sakura ridacchiò, «Va bene, a che ora ci vediamo?».

«Alle nove, quando finisco il mio turno, oggi la notte la fa lui, Goro il porco... ah. Ti passo a prendere io, fatti trovare pronta, ok?», chiuse la chiamata e gettò il telefono in faccia al detective.

«Bravo. Esattamente come ho fatto io, mi piace», Goro commentò.

«Sta' zitto, porco», lo riprese il pittore.

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