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Capitolo 17 - Il rifugio montano

Ostuni aprì la porta del piccolo capanno lentamente, Isamu lo vide entrare prima col busto, allungando la torcia verso l'interno per vedere meglio, poi con tutto il corpo. Rimase dentro pochi istanti per poi sporgere da una finestra vuota facendo cenno di entrare: nella baracca non c'erano trappole.
Petrangola fu la prima ad uscire dalla copertura degli alberi, teneva lo zaino di Baccara e Isamu con una mano, la stessa con cui impugnava la propria forgotten, portandoseli dietro come se non pesassero nulla. Isamu la seguì subito dopo, aveva portato Baccara in spalla per tutto il tempo sentendo la sua febbre crescere un passo dopo l'altro.
- Vieni, mettila qui – disse Ostuni, indicando un giaciglio di emergenza ottenuto mettendo il suo sacco a pelo e quello di Baccara uno sopra l'altro.
Petrangola lo aiutò a distenderla, Baccara aveva il volto arrossato e la fronte in fiamme, le sue labbra si muovevano, come se stesse sussurrando qualcosa e il suo corpo vibrava preso da micro spasmi. Mugugnava come presa da incubi, ma erano mormorii che difficilmente riuscivano a diventare parole, ma le poche volte che lo facevano erano di una lingua sconosciuta, molto diversa dal neolatino vaticano.
- Non è neanche una lingua del dedalo - aveva commentato Petrangola, inginocchiata accanto al corpo della taumaturga. - Le hai già dato delle nanomacchine?
- Tre volte – rispose Isamu, prendendo il polso della ragazza.
Sullo schermo era ancora segnato un 10, lo stesso numero che aveva letto la prima volta che aveva premuto. Sollevò il polso e guardò meglio l'orologio.
"Un malfunzionamento?" pensò, slacciandoglielo dal polso. "No, è finto."
Nella foga di dover raggiungere una posizione sicura non si era preoccupato di guardarle attentamente e anche prima di allora non lo aveva considerato necessario.
- Capitano Ostuni, posso avere il tuo orologio?
Ostuni si slacciò l'orologio e glielo passò.
Isamu modificò le impostazioni e lo infilò al polso di Baccara.
"Zero? Non è possibile"
- Che succede? - domandò Petrangola.
Isamu sfilò l'orologio e lo restituì a Ostuni.
- Baccara è umana – disse, alzandosi.
- E allora? - rispose Ostuni. - Siamo tutti umani.
- No, lei è più umana di quanto lo eravate voi quando siete nati. Nel suo corpo non ci sono nanomacchine, lei è un'umana, un'umana originale.
Petrangola si mise a ridere: - Cosa?
- Non ha nanomacchine - ripeté Irpini, - l'orologio è un falso, a questo punto mi viene da dubitare persino che fosse stata una ex monaca. 
- Ma non è possibile - disse Ostuni, - le nanomacchine fanno parte della storia del dedalo, nessuno può vivere senza nanomacchine oramai, no? - chiese, guardando Petrangola.
Petrangola fece cenno di sì con la testa. 
- A meno che non arrivi da un tempo prima del dedalo - mormorò la donna. 
- Temporisti? - chiese Ostuni.
- A meno che non abbiano veramente trovato un modo di viaggiare nel tempo ne dubito... - disse Irpini. 
- No, è troppo assurdo, conosce la nostra lingua, i nostri usi, conosce troppo del nostro mondo - commentò Petrangola. 
- Magari è semplicemente qui da molto tempo - disse Irpini, - ma a questo punto è impossibile che sia stata nei vaticani, l'avrebbero individuata subito.
- No – mugugnò una voce alle loro spalle. I tre si volsero. Baccara era tornata cosciente e aveva riaperto gli occhi. - Hanno finito di combattere?
Isamu si rese conto che le esplosioni erano scomparse, forse già cessate mentre ancora erano nella via per quel rifugio.
- Riposati, cara, ci spiegherai quando starai meglio – disse Petrangola.
- No, non voglio mancare alla vostra fiducia – disse, cercando di mettersi a sedere, - non più di quanto non abbia già fatto.
Baccara estrasse un piccolo amuleto che teneva nascosto tra i senti, era una piccola effige umana di legno pallido nel cui occhio destro era incastonata una piccola gemma rossa. Quando posò l'amuleto a terra la pelle pallida di Baccara iniziò a scurirsi ed i suoi lineamenti assunsero altri tratti, le sue labbra divennero più carnose ed i suoi occhi più affusolandosi.
Era come guardare la stessa persona ma diversa.
- Isamu ha ragione, non sono nata nel sottosuolo, ma sono neanche nata entro i territori coloniali. Io vengo dall'altra parte dei laghi mediterranei, una terra fatta di savane, deserti e foreste.
- Sono terre inesplorate – disse Ostuni, - almeno, sono inesplorate nella nostra epoca, un tempo forse...
- Noi veniamo da quel tempo – rispose Baccara, - la mia popolazione è nata quando la vostra è andata sotto terra.
- Per questo non hai nanomacchine? - domandò Isamu.
- Sì. Siamo sopravvissuti seguendo le istruzioni dei capostipiti, sono stati loro a dividerci in popolazioni, ad insegnarci la taumaturgia e a indicarci la via per la sopravvivenza. Ho studiato la le conoscenze dei miei padri per quasi quarant'anni, attendendo il momento di poter diventare ancella, ma quando è arrivato il momento ho avuto paura e sono scappata. Sono arrivata qui cinque anni fa, capii subito che il colore della mia pelle sarebbe stato un problema, così ho trovato questa soluzione, ho imparato la vostra lingua, i vostri usi, e ho finto di essere una ex monaca. È stato facile, la gente non capisce nulla di taumaturgia e anche i prelati ne sanno meno di quanto dicano, ma ero certa che se mi avessero catturata avrei fatto una brutta fine.
- Va bene – disse Petrangola, alzandosi in piedi.
- Va bene? - domandò Baccara.
Ostuni sorrise: - Va bene – ripeté, alzandosi.
Baccara guardò Isamu con aria confusa e interrogativa, questi non poté che sollevare le spalle.
- Credo che non gli interessi più di tanto da dove vieni o chi sei- mormorò. - Oramai sei parte del gruppo, come me.
Baccara non rispose e Isamu vide il riflesso umido delle lacrime.
- Isamu, tu monti il primo turno di guardia – ordinò Ostuni.
Isamu guardò ancora Baccara per qualche istante: - Cerca di riposare – disse, - ci siamo preoccupati tutti.

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