3. Il Club
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Ciao a tutte! Intanto grazie di aver letto fin qui e dei voti! :3
Alla fine ho deciso di mettere l'immagine di come immagino uno dei protagonisti, principalmente perché volevo condividere queste meravigliose GIF ahah -in fondo al capitolo ce ne sono altre 3-
Ovviamente, liberissime di immaginare come volete, questa è solo la mia fantasia C:
Grazie a tutte e buona lettura! ^^
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Luci soffuse, pavimento soffice sotto i miei tacchi, profumo di proibito, con note di qualche drink sconosciuto.
Queste sono le prime cose che percepii, dopo aver varcato la porta leggera, ma che a me apparve pesante come un macigno.
«Buonasera» la voce allegra e delicata mi riportò all realtà.
Le sorrisi ed esitante ricambiai il saluto. La ragazza dai corti capelli neri mi chiese il nome e verificò il documento.
Fortunatamente mi ero registrata online, così non mi chiese altro.
«Il cappotto signorina» disse con gentilezza.
«S-si certo» iniziai a calare la zip, imbarazzata per essermi vestita così diversamente dal solito.
Quando glielo porsi lei sorrise semplicemente. Di sicuro il mio vestito era assolutamente soft per lei, destinata all'accoglienza in quel locale.
«Quando vuole può entrare» indicò delicatamente una pesante tenda nera. A quanto pare io mio timore le era palese.
La ringraziai e mi avviai verso il varco. Era inutile trattenermi all'ingresso e sinceramente temevo che sarebbe entrato qualcun altro nel locale.
Feci un altro profondo respiro, l'ennesimo della serata, poi sollevai la tenda ed entrai.
La mia solita sicurezza si disintegrò, ritrovandomi proiettata in quell'universo oscuro e meraviglioso.
Mi trovai in un ampia sala, dove prevalevano colori scuri e caldi, illuminati da luci soffuse. La musica era abbastanza alta, ma non tanto da impedire la conversione.
Al centro della sala vi erano persone in piedi, che creavano piccoli centri di conversazione, oppure si dirigevano da una parte all'altra della sala.
Alcune coppie invece stavano palesemente flirtando, cercandosi con gli occhi, le labbra, le mani.
Attorno alla sala e nell'angolo destro vi erano vari divani di pelle nera, da alcuni usati solo per parlare, altri si donavano ad intrattenimenti più intimi.
Una donna con corpetto di pelle bianca era seduta, a gambe aperte, mentre un uomo seduto a terra le donava piacere con la lingua, sotto gli ordini ansimanti della donna.
Mi persi qualche secondo ad osservare la scena, poi sentendomi a disagio voltai lo sguardo altrove. Notai un tavolo all'altro lato della sala, con sopra un abbondante buffet. Lo stomaco vuoto ed il bondage non sono buoni alleati.
Fui tentata dal bancone da bar che si trovava dritto davanti a me, ma prima deviai per quel succulento banchetto.
Avevo già cenato ma l'alcol sembra essere piuttosto efficace su di me perciò presi qualcosa, anche per distrarmi. Trovai dei piccoli dolci al cioccolato che sembravano particolarmente gustosi e ne assaggiai un paio.
«Sei da sola?» un uomo con forse il doppio dei miei anni si era avvicinato e attendeva una mia riposta. Era particolarmente alto e dal fisico asciutto, capelli grigi e occhi di ghiaccio. Il suo sguardo freddo mi mise tremendamente in soggezione, così l'istinto mi disse di fuggire.
«N-no» balbettai «scusi devo andare» poi puntai un sgabello al lato estremo del bancone e mi allontanai, distante da tutte le coppie che si scambiavano effusioni in modo tanto naturale.
Presi un respiro profondo cercando di calmare i battiti del mio cuore. Non era da me fuggire in quel modo per così poco, ma mi sentii in soggezione sotto quello sguardo diretto.
Ordinai una piña colada alla donna dietro al bancone, dal caschetto biondo e con indosso una gonna aderente ed un top a fascia che la copriva a malapena.
Poco lontano da me noto un uomo seduto al bancone e, ai suoi piedi, una ragazza, forse della mia età. Lei sedeva in ginocchio, con il fondoschiena poggiato sui talloni, le mani sulle cosce e la testa china, in attesa. Il corpo era completamente nudo, ad esclusione di un perizoma, dei copri capezzoli ed una collana di pelle stretta attorno al collo, con un anello all'altezza della trachea.
Mi soffermai su quel dettaglio, riuscendo quasi a percepire la strana luce che si accese nei miei occhi, incantati su quella semplice striscia di pelle nera. Mi resi conto di quanto ardentemente lo desiderassi.
Quell'oggetto era così pregno di significati. Lei aveva qualcuno che si prendesse interamente cura di lei, che la desiderasse così tanto da volerla fare sua, che la confortasse e la proteggesse da ogni cosa.
La mia attenzione venne attratta poi da un movimento rapido alla mia sinistra. Vidi un uomo che impartiva una punizione alla sua sottomessa, attorno ad un semicerchio di persone che osservavano la scena.
Un colpo di quella frusta corta e la donna sussultò, senza emettere alcun suono. Notai la sua pelle arrossarsi. Due colpi ravvicinati e strinse le labbra per non aprire bocca. Altro colpo e non riuscii a guardare oltre.
Tornai a fissare il mio bicchiere. Forse non ero ancora pronta per quel posto, forse non sarei dovuta andare.
Ogni cosa in quel club mi stupiva, incantava e spaventava. Bevvi un altro sorso, sperando mi infondesse coraggio. Intanto con la coda dell'occhio intravedevo lo spettacolo continuare. Per me era troppo e non potei voltarmi di nuovo.
Un sussurro nel mio orecchio «troppa paura per alzare lo sguardo? Non preoccuparti, tra qualche tempo ti sembrerà del tutto normale»
Non avevo neanche notato avvicinarsi l'uomo che era a un passo da me, eppure uno come lui l'avrei notato ovunque.
Era alto, capelli neri portati all'indietro con eleganza e barba corta con delle sfumature grigie. Gli occhi scuri che mi fissavano con una luce particolare e una nota di divertimento, ma anche con curiosità.
«Non ho paura» dissi con un coraggio che non credevo di trovare in quel luogo. Sorrise, curvando leggermente le labbra sottili. Mi sembrò più un ghigno che un vero sorriso, che gli disegnò delle fossette lunghe e poco profonde sulla guancia ruvida.
Indossava pantaloni neri eleganti ed una camicia scura che evidenziava il suo corpo tonico, le spalle larghe e il torace possente.
Mi morsi il labbro con nervosismo, ma smisi quando notai il suo sguardo famelico soffermarsi ad osservare quel gesto.
«I dolci al cioccolato sono davvero ottimi qui, non trovi?» usò un tono retorico e capii che lui era sicuro io li avessi assaggiati.
«Come fai a..» mi bloccai perché il suo pollice mi sfiorò il labbro. Il suo dito caldo era contemporaneamente rude e delicato. Quel calore in un istante divampò in tutto il mio corpo, sotto il suo sguardo attento.
Mi mostrò il suo dito e notai nel cioccolato, poi sotto ai miei occhi incantati portò la mano alla sua bocca. La lingua fuoriuscì lentamente, leccando quel dolce che fino a poco fa era sulla mia bocca.
Mi sentii avvampare e il suo ghigno non aiutò la situazione. Sapevo che avrei fatto figure pessime.
«E poi ti stavo osservando» disse sicuro.
Avevo distolto lo sguardo ma a quella frase cercai di nuovo i suoi occhi.
«In molti ti stavano studiando. La tua prima volta qui.. fa gola a tante persone» la sua voce risuonava roca e graffiata.
«Menti» dissi con una sicurezza che sorprese anche me «sarebbero venuti prima altrimenti, sono rimasta seduta qui abbastanza a lungo»
«Sia chiaro ragazzina, io non mento mai» affermò assottigliando lo sguardo «poi guardati attorno e osserva, non soffermarti alle apparenze».
Lo feci. Fino a quel momento ero troppo a disagio per soffermarmi sui dettagli e, contrariamente al solito, non avevo prestato attenzione. Varie persone e coppie mi lanciavano occhiate curiose, interessate. Alcune erano così penetranti da farmi arrossire, altri invece mi guardavano come un succulento pezzo di carne, infastidendomi.
«Tutti aspettavano il momento giusto, per non spaventarti. Evidentemente io ho avuto il tempismo migliore, di sicuro migliore di quel coglione che ti ha parlato prima» rise, emettendo un suono profondo che mi scaldò il ventre.
«Perché?» Il suo sguardo mi intimò a precisare la domanda.
«Perché gli-» esitai «..perché vi interesso?» per la prima volta ressi il suo sguardo più di un secondo.
«Ho visto il modo in cui osservi tutto con stupore. Ho visto come ti brillavano gli occhi nell'osservare il collare di quella ragazza. Lo desideri..»
Bevvi ancora, nervosa. Avrei voluto dirgli che si sbaglia, ma non sono mai stata in grado di mentire.
Guardai nuovamente il suo viso e il battito accelerò incontrollato, fino a sentirlo pulsare nelle orecchie. Si inumidì il labbro inferiore con la lingua, per poi accarezzarlo con i denti.
Quel gesto incurante mi sembrò tremendamente malizioso e non aiutò a tenere le pulsazioni sotto controllo.
«Come ti chiami, ragazzina?»
Per un attimo esitai, pensando che forse non avrei dovuto dirgli il mio vero nome, come molti lì dentro. Mi guardai attorno in cerca di ispirazione. Nulla.
In ogni caso, pensai che un nome non fa differenza. «Leyla» risposi, sperando che smettesse di chiamarmi ragazzina.
Lui rise piano, mostrando dei denti bianchi e perfettamente allineati. Lo fulminati con lo sguardo. Cominciava a darmi fastidio il modo in cui si prendeva gioco di me.
«Scommetto che è il tuo vero nome» disse con ancora un sorriso disegnato in volto.
«Non mi serve un nome falso».
Lui mi guardò con interesse, con occhi sottili e il capo leggermente reclinato.
«Dean» disse allungando la mano. La strinsi e bastò quel contatto per farmi fremere.
Volevo di più, ma non seppi neanche io il motivo.
Dinanzi a lui mi sentii nuda, studiata in ogni mossa, compresa in ogni gesto. Aveva certamente colto anche il tremore della mia mano, piccola rispetto la sua, e ne sembrò divertito.
«Cosa ti porta qui, Leyla?» il mio nome pronunciato con quel timbro profondo risuonò melodico, più di quanto non lo sia mai stato.
«La curiosità» risposi sincera, osservando un ghigno comparirgli sul viso e un "oh" mimato e falso.
Mi chiese alcune cose "normali", come l'università, il lavoro. Gli dissi anche che vivevo da sola, ma non aggiunsi altro sulla mia vita. Io d'altronde ero curiosa di sapere chi fosse, ma temevo di rovinare l'idillio che avevo costruito attorno alla sua figura, attorno al suo ghigno beffardo e alla sua risata raschiata.
«Bene ragazzina, direi che è ora di andare. Ci vediamo domani sera». La sua affermazione mi lasciò interdetta, per la convinzione con cui prese decisioni al posto mio.
«Ma.. io non verrò domani, ho da fare» tentai, mentendo. In realtà, al solo pensiero che la sera successiva l'avrei rivisto sentivo già lo stomaco agitarsi, ma non era nei miei piani tornare così presto in quel posto.
«Hai appena cambiato programma. Devo spiegarti qualche regola su come sarà il nostro rapporto..» la sua occhiata maliziosa mi fece infuocare e sperai non se ne rendesse conto.
«Chi ti dice che ci sarà qualcosa tra noi?»
«Oh Leyla, me l'hanno detto i tuoi occhi nell'istante in cui mi hai guardato». Mi rivolse un altro dei suoi sorrisi sfrontati e si allontanò, andando verso l'uscita. Dopo pochi minuti anche io feci lo stesso sorprendendomi, guardando il telefono, di quanto fosse ormai tardi.
Tornai a casa contando involontariamente le ore che mi separavano alla sera successiva, pensando a cosa avrei potuto indossare, a che ora sarebbe stato meglio presentarsi per non sembrare troppo impaziente.
Una cosa era certa, quel salto nel vuoto era andato meglio di quanto sperassi.
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Eccovi le altre GIF, non ne metterò altre in futuro credo, perché vorrei che ognuna si immaginasse chi vuole (si l'ho già detto tante volte, lo so ahah)
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