9:39, Era del Drago

Sia lode a Elgar'nan, Padre di tutti noi e castigatore dei malvagi. Sia lode a Mythal, Madre di tutti noi e guida della giustizia. Sia lode a Dirthamen, custode dei segreti e della conoscenza. Sia lode a Falon'din, traghettatore di anime e signore della fortuna. Sia lode a Sylaise, colei che ci donò il fuoco e ci insegnò l'uso delle erbe. Sia lode a June, abile fabbro e artigiano. Sia lode a Ghilan'nain, Madre degli halla e delle creature gentili. Sia lode ad Andruil, compagna di caccia e regina degli animali selvaggi.

La voce melodica della Guardiana danza nella radura illuminata da otto fiaccole disposte a cerchio. Nel mezzo, una giovane elfa siede immobile mentre la Guardiana le incide il vallaslin sul volto. Gli altri dalish osservano, inginocchiati oltre la linea di luce. È tradizione restare in completo silenzio mentre si riceve il marchio della divinità elfica prescelta, che segna il passaggio all'età adulta. Solo la guida del clan può parlare, sperando che gli dei, dalla loro prigione di sogno, possano udire e forse un giorno ricompensare la fedeltà dimostrata dagli elfi dalish, dopo millenni di preghiere senza risposta.
Dall'ombra degli alberi, il Lupo osserva silenzioso e attonito. Gli è rimasta un'unica certezza: Elvhenan è perduta.
Il cantico continua beffardo:

E infine, sia lode anche a Fen'harel, colui che inganna e che nell'ombra si nasconde. Possa egli non udire mai i tuoi passi, da'len, poiché il Temibile Lupo è portatore di rovina e sventura.

Il cuore del Lupo diventa pesante. E così anche gli ideali della sua nobile lotta, della sua ribellione, sono stati sepolti dai millenni passati. I pochi discendenti di Elvhenan che rimangono tramandano un'eredità triste e distorta. Egli invece ricorda ma a nessuno può raccontare.
Il Lupo ha dormito per più di mille anni e si è svegliato in un incubo. L'incubo di cui lui stesso fu l'inconsapevole fautore.