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11: Non sono stata io!

Ero appena uscita dall'infermeria quando vidi una delle mie amiche correre verso di me. Serena!
Aveva una faccia sconvolta e dietro di lei c'era una ragazza bionda.
"SEI SOLO UNA FALSA!" mi gridò contro Serena.
"Che cosa? Perché?" chiesi sentendomi completamente spiazzata.
"Ah, brava furbetta! Adesso chiedi anche il perché! Tieni, leggi!"
Detto questo la biondina mi lanciò addosso una copia del giornalino della scuola e quando lessi cosa c'era scritto capii il motivo per cui Serena era tanto furiosa.
Ora bisogna sapere che la mia amica ha la pelle un po' più scura di quella degli altri studenti e tutti quelli che non la conoscevano erano abituati a fare illazioni sul suo conto in tutti i modi possibili e immaginabili.
"Non sono stata io!" dissi con un filo di voce.
"Ma chi vuoi prendere in giro Francesca?" mi disse quella biondina smorfiosa. "Fai tanto la buona, ma quando meno ce lo aspettiamo ci colpisci alle spalle!"
"Sei più falsa di Cassandra!" disse Serena.
"Ehi!" saltò su quella bionda.
"TI ASSICURO CHE NON HO SCRITTO QUESTA ROBA, NON SONO STATA IO!" gridai prendendo a pugni il muro bianco per poi raccogliere il giornalino e ridurlo in mille pezzi.
"Fermati, non risolverai nulla facendo così!" mi disse Nadia.
Sentii due mani bloccare i miei polsi e un'altra voce mi disse: "Ti sei ferita, Francesca! Su, vieni, è meglio disinfettare i graffi, okay?"
Riconobbi la voce di Daniele e tirai un piccolo sospiro di sollievo. Lui mi credeva!
Andammo in bagno e lui mi disinfettò le ferite.
"So che forse le mani ti bruciano un po', ma non posso curarti in un altro modo."
"Non potrebbero mai bruciarmi più di quanto mi bruci il cuore" dissi. "Serena non mi sopporta e Cassandra mi insulta, ma io giuro che non ho fatto niente, te lo giuro!"
Lui si avvicinò a me e mi strinse forte tra le sue braccia. Quella stretta mi trasmetteva sicurezza, era come se tutti i problemi potessero svanire solo se mi fossi gettata tra le braccia del mio migliore amico. Sì, lui era diventato il mio migliore amico.
"Non fare così, ti prego" disse con dolcezza, "ti assicuro che non serve che me lo giuri. Io ti credo e non ti abbandonerò."
"Io... io sarò pazza, sarò paurosa, anche ossessionata dai ricordi, ma non sono cattiva né razzista e l'ho capito adesso!"
"Ehi, ma perché dici così, Francesca? Ti ho già detto che ti credo e ho intenzione di dimostrare che tu non c'entri niente con questa storia."
Lo abbracciai fortissimo e scoppiai a piangere non avendo più la forza di sostenere la pressione che il dolore faceva sulla mia gola.
Lui cercò di consolarmi e in quel momento credo che sarebbe stato l'unico a riuscirci.
"Io non so cosa stai provando in questo momento perché è impossibile immaginare certe cose, ma non ti lascerò da sola ad affrontare i nostri compagni e gli adulti, te lo prometto!"
È così bello sapere che esistano i ricchi in denaro che però di cuore sono mille, anzi, un milione di volte più ricchi.
"Che cosa state facendo?" Una voce scandalizzata ci fece letteralmente saltare in aria.
"Cassandra, non iniziare con le tue supposizioni, non è il momento!" disse Daniele.
"COME FAI A PARLARE CON QUESTA RAGAZZA PUR SAPENDO QUELLO CHE HA FATTO?" gridò lei.
"Senti: prima di tutto io non credo a questa storia e poi, tirando le somme, non dovrei parlare nemmeno con te!"
"Perché la difendi di continuo?"
"Perché lei lo merita e lo sappiamo entrambi, tu meglio di me! E finiscila di fare il giudice dell'Inquisizione! Per quanto ne so potresti essere stata tu a scrivere quella specie di articolo!" le disse Daniele con un tono da cavaliere dei film, tranquillo ma determinato.
Diventai rigida a quelle parole e mi voltai verso Cassandra che era impallidita di colpo.
"Sono venuta a cercarti" disse indicandomi, "la direttrice vuole vederti il prima possibile e forse presto ti cacceranno dal collegio!"
Mi staccai dall'abbraccio del mio amico e stavo per uscire dalla stanza quando lui mi fermò per un polso.
"Non ti lascerò andare da sola" mi disse il mio amico.
"La direttrice ha detto che vuole vedere lei e da sola!"
"Quello che hai detto tu me lo dirà la direttrice e se non dovesse dirmelo io resterò con lei" concluse indicandomi.
Ci dirigemmo verso l'ufficio della direttrice e io bussai esitante alla porta.
"Avanti!" disse la direttrice. La sua voce non aveva la benché minima traccia di rabbia e questo mi sorprese molto.
Entrammo insieme e vidi che la donna mi guardava. Io tremavo, ma non per la paura perché non avevo nulla da temere, ma non volevo che anche lei mi giudicasse e non volevo deludere i miei genitori facendomi cacciare, per di più per una cosa che non avevo fatto.
"È meglio che tu la faccia sedere, è molto agitata." disse.
Daniele mi strinse la mano e mi fece mettere seduta.
"Francesca, dammi la mano" disse la direttrice. "Sta tranquilla, okay?"
"Io non c'entro, non c'entro!" dissi scoppiando in lacrime e dato che avevo anche la febbre alla tensione si aggiunsero i brividi di freddo.
"Signora direttrice, Francesca non sta bene" la informò Daniele accorgendosi del mio stato.
Lei si alzò e avvicinò una guancia alla mia fronte. Sperai che non si arrabbiasse con me, anche perché non avevo fatto niente di male.
"Sta calma, non aver paura" mi disse, "con questa febbre i caratteri dell'articolo ti sarebbero venuti di dimensioni maggiori. Senti tesoro, io non lo farei perché non voglio che tu ti senta accusata di qualcosa, ma devo chiamare un grafologo per far analizzare questo foglio... vedi, la prima bozza dell'articolo viene scritta a mano. Non sono sicura che basti, quindi ho messo sotto chiave i computer che si usano per il giornale e forse sarà necessario fare altre indagini, ma sono sicura che tu ne uscirai indenne."
"Come fa a fidarsi di me? Tutti mi danno contro!" dissi.
"Ritengo improbabile che una persona che è stata insultata come Serena si metta a fare illazioni che hanno ferito anche lei" spiegò la donna, "ma in ogni caso è successa una cosa molto grave e per toglierti di dosso tutte le colpe che ti danno gli altri dobbiamo scoprire chi è stato."
"Lo capisco" dissi, "anzi, la ringrazio per... per tutto!"
"I piccoli non sanno nulla e non devono sapere" aggiunse la donna, "non ho intenzione di metterti contro anche loro."
"Grazie." dissi con un filo di voce per poi stringere in un abbraccio sia lei che il mio amico Daniele.

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