2.2
Hogwarts (Meg)
Più tardi, Silente si assenta per qualche ora, non ho ascoltato il motivo, quindi decido di sistemare gli abiti che indosserò, e controllo se sono a corto di sigarette, ne sto fumando molte al giorno, ma nonostante ciò ho ancora una bella scorta.
Non ho idea del perché i miei vestiti appaiano così fastosi e eccentrici per gli altri. O meglio, sì, ma questi sono gli anni '90, la civiltà dovrebbe evolversi, no? E poi, anche quest'anno non ho alcuna intenzione di cedere alla divisa.
Mentre osservo il vestito verde che ho tirato fuori dal baule, appoggiato su una grossa panca nell'ufficio di Albus, noto una certa somiglianza con un altro abito, di colore diverso, che un tempo possedevo, ora chissà dov'è finito... Come è possibile che anche un pezzo di stoffa possa far viaggiare la mia mente? Indietro e indietro a quando la mia vita non era questa.
Rimetto via l'abito verde, e mi siedo sulla scrivania, spostando i libri.
«Quanto vorrei tornare indietro.»sospiro mentre accarezzo Wendy, che mi ha raggiunta; ha i baffi lunghi e bianchi un po' sporchi di melassa, sicuramente ha fatto un salto nelle cucine dagli elfi, o qualche studente di Tassorosso che passava di lì le avrà offerto qualcosa.
«Se solo ci fosse un modo per poter ritrovare Sirius.»
Salto giù dalla scrivania e inizio a frugare tra gli scaffali, servendomi della scala in legno, non avendo nulla da fare. Il ticchettio delle mie unghie sulle copertine ruvide dei manuali fa drizzare le orecchie di Wendy, che mi fissa concentrata.
Finalmente, trovo un album tutto impolverato e con la scritta consumata, ma la data si legge benissimo, '1977'.
È l'annuario del mio quinto anno... Silente l'avrà conservato volutamente.
Scendo dalla scala e mi siedo sul pavimento, la copertina è di un marrone rossiccio, e un nastrino dorato funge da sigillo. Sciolgo il piccolo fiocco e sfoglio le pagine, osservando le foto muoversi. Mi capita sotto gli occhi una foto staccata dal foglio: ritrae un gruppo di ragazzi, tutti diversi, così giovani e spensierati, e poi ci sono anch'io, felice quanto loro probabilmente, a giudicare dal sorriso.
I movimenti della foto potrebbero benissimo provocarmi commozione, ma niente. Una ciocca di capelli rossi di Lily funge da mustaccio a un ragazzo accanto a lei, con i capelli scuri, e gli occhiali: James Potter indossa la divisa da Quidditch. Al suo fianco io, con la stessa divisa, pericolosamente aggrappata alle spalle di un Sirius con la camicia sbottonata e i capelli raccolti in una crocchia tenuta insieme dalla bacchetta. Accanto a Lily invece un ragazzo dal sorriso imbarazzato e una lunga cicatrice sul viso, Remus, intento a mostrare il libro di tarsfigurazioni. Seduti a terra, Peter Minus...un ragazzino biondo, che fissa l'obbiettivo sforzandosi di sorridere.
«Come ho potuto non capirlo subito? Sei sempre stato tu.» guardo i suoi occhietti color ambra.
Ripongo la foto al suo posto, e prendo lo scrigno dal baule, lo apro e mi rigiro tra le mani l'anello di fidanzamento con cui Sirius Black mi ha chiesto di sposarlo.
«Saremo una famiglia, te lo prometto.» sussurro scostandomi i capelli biondi dalla fronte.
Flashback
È solo un dormitorio, infondo, non è nulla di importante! Non saranno le compagne di stanza a determinare le amicizie. Le tende rosse del baldacchino nella camerata femminile della torre di Grifondoro erano caldamente accoglienti, peccato per le compagne di stanza, che le regalavano occhiatacce, senza nemmeno presentarsi. Dorothy Brown e Susie Patil non erano per nulla simpatiche, e la piccola si sentiva estremamente a disagio, ma di anno in anno ci aveva fatto l'abitudine.
Eppure, tempo prima, Megan aveva sempre avuto poca difficoltà a farsi degli amici.
Ma era in una scuola diversa dalle altre, Hogwarts, infatti, era il luogo dove nascevano i rapporti più duraturi.
Bastava trovare la propria dimensione spirituale conforme agli altri, ed il gioco era fatto.
Megan l'aveva trovata.
Forse non come si aspettava, forse non con le persone che di solito frequentava, o non con lo stesso animo.
Le lezioni le frequentava con Pandora, fidata compagna di banco, anche se spesso fissava il vuoto per poi scrivere frettolosamente qualche idea su un taccuino arancione. Alla piccola Lestrange piaceva inventare, macchinari, pozioni, di tutto, perfino nuovi incantesimi, che però non funzionavano. Spesso quindi veniva presa di mira da qualche bulletto di turno, Meg cercava di difenderla e tirarle su il morale, e riusciva sempre.
Lily Evans non temeva prese in giro per aver stretto amicizia con una ragazza più giovane.
Ma un ragazzo abbastanza particolare, senza peli sulla lingua, e con un sarcasmo insopportabile, aveva notato qualcosa in Megan, e doveva fare di tutto per avere la sua attenzione.
Anche rendersi antipatico.
Lily aveva inserito Megan, durante il terzo anno di quest'ultima, in uno strano gruppo. Marlene Mckinnon, compagna di stanza di Lily, aveva stretto amicizia con il gruppo di James Potter, il quale aveva una cotta per Lily. Il ragazzo grifondoro l'aveva reso palese ormai a tutta la scuola, ma lei non lo ricambiava, si era unita solo per Remus Lupin, un ragazzo molto timido con cui andava d'accordo, soprattutto per ripetere dopo le lezioni, il quale aveva stretto amicizia anche con Megan. Marlene era cordiale con Meg, che curiosa dal primo anno aveva osservato il taglio mullet, di un biondo sporco, della giovane, e aveva deciso che il prima possibile anche lei avrebbe fatto altri buchi alle orecchie, proprio come Mckinnon: difatti durante le vacanze aveva provveduto.
Fu così che una sera, la signorina Evans presentò Megan ai quattro ragazzi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin e Sirius Black.
Il primo e l'ultimo ridevano dopo aver sentito il nome della ragazza, quest'ultima li trovava scortesi e fuori luogo, famosi per i loro scherzi, soprattutto contro i serpeverde.
James accolse Meg con un abbraccio sporcandole a tradimento l'uniforme di magi-vernice bianca indelebile e le tirò leggermente la treccia, che da rame divenne color panna. Tutto ciò scatenò le risate dei compagni delle altre case, e Remus e Lily -che quell'anno erano stati nominati prefetti- prontamente l'aiutarono a ripulirsi.
La ragazza dai capelli rossi nonostante questo tentava sempre di coinvolgere Megan, ma lei declinava ogni invito, dopo l'accaduto..
Remus, però, sembrava così affine al suo carattere, riservato e poco invadente, ma troppo introverso per lei.
Tuttavia era l'unico che non la prendesse in giro o la schernisse in alcun modo.
Sirius Black, la ignorava quando la incontrava da sola nei corridoi del grande castello, come se si sentisse offeso e non provasse gusto a prenderla in giro. Lei faceva altrettanto, malgrado il profumo intenso che sentiva quando gli passava accanto la costringeva a girarsi un pochino e ad incontrare i suoi occhi grigi: un aroma misto a sigarette e orchidea nera.
Megan si sentiva molto sola a volte, proprio durante quell'estate, non tornò a casa. Benché Hagrid la portasse in giro presentandole qualche nuovo cucciolo di snaso -creature magiche nere e pelose, amanti degli oggetti preziosi e allevate dai Goblin- non era abbastanza per lei.
Così, si sedeva sotto a un albero, a disegnare.
Cosa disegnava? Natura morta e alberi.
Le piante, gli alberi e i fiori e frutta parevano esserle di compagnia.
I tulipani li disegnava sempre piccoli, mentre le rose occupavano quasi tutto il foglio, fornite di ogni piccolo particolare, con le loro spine e i loro petali che sarebbero dovuti essere scarlatti.
I suoi schizzi dovevano essere acromatici, semplici, come lei, come si sentiva ultimamente. Il paesaggio della scuola immerso nella verde campagna era un soggetto perfetto.
Un pomeriggio di fine giugno mentre si era accomodata sotto una quercia e teneva il suo album da disegno sulle ginocchia, uno strano animale le si avvicinò.
Lei quasi non ci fece caso, perché era intenta a riprodurre un albero con diversi rami, simile a un albero della vita, quell'esemplare che piaceva tanto ai babbani e anche a lei.
L'animale fece qualche passo verso di lei, e finalmente la ragazza alzò lo sguardo.
Inizialmente sussultò, tanto che l'album cadde sul prato, e lei fece un passo indietro.
Era un grosso cane nero, non ringhiava, semplicemente la fissava e a un certo punto chinò da un lato il capo, con fare interrogativo.
Megan deglutì toccando con le spalle il tronco della quercia.
«Oh...è solo un cane, bene, cagnolino, adesso allontanati...non posso darti nulla.»balbettò nervosa, cercando con lo sguardo qualcosa da lanciargli.
Il cane non accennava ad andarsene, e con la zampa spinse verso di lei l'album, che Megan afferrò subito.
«Grazie...»sussurrò stranita e si rimise a sedere.
Il cane lentamente si accucciò vicino a lei, rilassando le zampe e continuando ad osservarla.
Megan, per dissimulare la paura, non voleva dargli corda e continuava a disegnare il suo albero, la mano le tremava leggermente, temeva che il cane potesse farle qualcosa.
Ma così non fu, anzi, non si mosse dalla sua postazione, andandosene solo pochi minuti prima che la ragazza rientrasse.
Quella sera Meg si mise a letto con la speranza di non essere più colta di sorpresa nel suo posto preferito. Dopo aver ricevuto la notizia improvvisa da sua madre di restare a scuola, per dei problemi con suo padre... Megan era scoppiata a piangere, credeva l'andassero a prendere entro pochi giorni dalla fine della scuola e invece... In questo modo Lily non aveva nemmeno avuto la possibilità di invitarla a casa sua. Così presa dall'insonnia si alzò dal letto e si sedette alla scrivania, prendendo dalla borsa in pelle, il suo blocco da disegno. Scrisse qualche parola per descrivere come si sentiva per poi illustrarla con al matita. Il suo cuore si fece decisamente più leggero e pensò che Albus l'indomani l'avrebbe invitata a fare colazione al tavolo dei professori rimasti. Almeno non doveva sopportare i suoi scherzosi compagni, o vedere Lucius Malfoy. Un ragazzo serpeverde, purosangue, che l'ultimo giorno di scuola l'aveva chiusa a chiave senza bacchetta in uno sgabuzzino al buio per due ore, scaricando la colpa su Peter Minus. La capigliatura lunga e platinata di Malfoy la infastidiva, un damerino viziato, quasi peggio di James e Sirius.
Si spazzolò i capelli, intrecciandoli in una morbida treccia, lasciando fuori qualche ciuffo ribelle, poi chiuse il blocco e si rimise sul morbido materasso coprendosi con un lenzuolino leggero.
C'era qualche stellina quella notte, una delle quali molto luminosa.
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