40. Cosa ne sarà di noi
Anche questa mattina, ci siamo svegliati presto, certo un risveglio insolito: perché a farci alzare dal letto sono state le urla di Agata. Il primo a svegliarsi è stato Anthony che ha fatto alzare le donne per andare ad assisterla, invece, noi ci siamo svegliati a causa delle urla e del pianto di un bambino. Ricordo di aver controllato se fuori dalla finestra stesse piovendo e stranamente mi sono accorta che il tempo fuori era calmo e silenzioso.
Sorseggio il caffè assaporandone l'aroma caldo e delicato, non riesco a tenere gli occhi aperti.
"Quante tazze di caffè hai bevuto stamattina?" domanda Edith mentre pesca un pezzo di pane dalla ciotola posta al centro del tavolo.
"Non mi sembra che nessuno abbia dormito sul serio la scorsa notte" le rispondo lasciandomi scappare uno sbadiglio.
"Andiamo a vedere la bambina di Agata dopo mangiato?" propone lei.
"È una bambina?" stacco le labbra dalla tazza
"Si...ho sentito le donne parlare al femminile" dice mentre mastica la sua colazione "Hai notato che non piove più? Rispetto ai giorni scorsi in cui sembrava dovesse finire il mondo, ora il sole spacca le pietre"
Mi volto verso le finestre "Si, è come se fosse tornato tutto alla normalità.
Una delle donne, Camilla, ci passa accanto
"Possiamo vedere la bambina?" le chiede Edith quasi in tono di supplica, ella esausta si sfrega il viso rugoso con la mano "magari tra un paio d'ore, ora Agata sta riposando, il parto è stato stancante anche per noi"
"D'accordo, passeremo più tardi. Grazie" le risponde Edith.
"Che ne dici di andare a vedere dove si trova quel mascalzone di mio fratello?" ci avviamo verso le altre stanze.
La mattinata sembra scorrere tranquilla, la gente lavora senza accennare alla notte insonne ed è serena. Dopo aver aiutato le donne a cucinare per Agata, Edith e io decidiamo di andare a trovare la piccola.
Patricia, la più giovane tra le altre, ci apre la porta sorridente "fate piano, la piccola dorme. È stato difficile farla addormentare".
La stanza potrebbe essere definita vuota se non ci fossero un letto per Agata, per la bimba e un piccolo comodino nell'angolo all'entrata.
"Ragazze, eccovi. Vi stavo aspettando" Agata è sdraiata a letto e sorride come se avesse appena fatto qualcosa di estenuante e faticoso ma meraviglioso allo stesso tempo.
Edith si inchina e le stringe la mano, si sussurrano qualcosa mentre io osservo la nuova creatura, dormiente nel lettino trasformato in culla.
-Benvenuta al mondo, anche se non è quello che avremmo voluto per te- penso mentre le sfioro la bambina –forse c'è una possibilità, una piccola speranza, contenuta nei tuoi occhi, forse possiamo salvarci-
"È una bambina bellissima, davvero. Complimenti" mi scappa una piccola lacrima "come avete deciso di chiamarla?"
"Céline, era il nome di mia nonna" ci risponde sorridendo.
"Ragazze, dovete farmi una promessa" ci sediamo sul letto vicino a lei, Edith su un lato io su quello opposto, "se dovesse capitare qualcosa, qualsiasi cosa, scegliete sempre lei" inizia a piangere "promettetemi che se morissi o succedesse qualcosa a Chad...tenetela al sicuro. Lei è il futuro"
"Agata...non dire così" mormoro cercando di non scoppiare a piangere.
"Promettetemelo, siete la sua unica possibilità" ci stringe le mani, la mia con la sinistra e quella di Edith con la destra.
"Faremo di tutto per Céline, te lo promettiamo" risponde Edith, io annuisco.
"Sapevo di poter contare su di voi" chiude gli occhi e piano piano si addormenta, noi usciamo dalla stanza cercando di non fare rumore.
"Ti ho detto che li ho visti muoversi!" grida una voce maschile all'interno dell'ufficio di Chad "quelli possono venire qui e ammazzarci uno per uno. Ora hai anche una figlia oltre che una moglie di cui preoccuparti!"
"Ti ho detto che sto pensando a cosa fare, e non urlare che seno ci sentono tutti!" grida di rimando Chad.
"La nostra gente deve essere informata, in gioco c'è la vita di trenta persone!" all'improvviso la porta viene spalancata e sbattuta da un uomo con un fucile in spalla.
"Chi è quell'uomo?" domando a Anthony
"Quello è Mattew, giovane padre di tre bambini. Sostiene di aver visto di nuovo i tizi del bosco, dice che ci stanno osservando" spiega Anthony
"Ed è vero?"
"Non lo sappiamo, voi non preoccupatevi" scappa dagli altri uomini.
"Non prevedo nulla di buono" dico alla mia amica che fissa un punto fisso del muro senza rispondermi.
La sera, prima di andare a coricarmi decido di vedere come sta Sarah. È affacciata alla finestra.
"Ehi, come va?" poso una mano sulla sua spalla
"È nata, vero?" si volta verso di me "com'è? Bella? Di che colore ha gli occhi"
"Ha gli occhi verdi" le rispondo sorridendo.
"Devi proteggerla, sento che sta per accadere qualcosa" si volta di nuovo verso la finestra.
"Cosa stai dicendo? Cosa sta per accadere?" le chiedo preoccupata "c'entrano qualcosa gli sconosciuti che si nascondono nel bosco?"
"Non lo so, ma sento che gli altri stanno marciando. Si stanno spostando"
"Allora è vero che in città non c'è più cibo" sussurro
"Loro hanno fame e non si fermeranno finchè non vi troveranno".
Si concentra sulla finestra e io esco dalla stanza, preoccupata a causa di ciò che potrebbe avvenire. Non so cosa mi aspetterà nei prossimi giorni.
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