37. Problemi in vista
Sono dieci notti che faccio sempre lo stesso sogno e questo è un problema: mi trovo sul letto a controllare le munizioni quando sento un rumore, so che c'è qualcosa che non va e prendo la pistola cammino lentamente fino a che non arrivo alla porta. Delle persone stanno bussando in panico e una voce femminile grida "aiutateci, vi prego! I miei bambini hanno fame e non dormiamo da giorni!" ignoro il rumore dei loro pugni contro la porta e aspetto, non so bene cosa, ma con tutta la pazienza del mondo attendo quel momento.
Il sogno finisce così senza darmi la possibilità di aprire la porta a quegli sventurati come se il mio cervello volesse farmela pagare per qualcosa che ho fatto.
Era da tempo che non faccio sogni così inquietanti, avevo iniziato quest'estate a fare incubi dove era presente anche mia madre, poi a causa di quella vocina non ho sentito più niente e sono diventata insensibile.
Ora posso andare a caccia insieme agli uomini con tutta tranquillità senza avere crisi di alcun tipo, tutto questo dovrebbe piacermi ma non è così. Non sono più la ragazzina di un tempo, non riesco più a fingere ormai anche se prima ci ero abituata con mio padre. Non posso parlare dei miei problemi, verrei definita "un'adolescente depressa" la tipica frase che gli adulti ripetono per poi dirti "anch'io sono stato adolescente, se vuoi ne parliamo. Io sono qui" poi si rivelano i grandi psicologi che ti rimproverano dicendo "saranno quelli i problemi" ed è lì che la furia prende il sopravvento di quella piccola e innocente ragazzina.
Direi perciò agli adulti di smetterla di prometterci il loro aiuto, noi sappiamo che loro hanno problemi più grandi dei nostri, ma quelli che abbiamo noi sono i problemi della nostra età, quando avremo 40 anni allora li si che potremo darvi ragione, per il momento non ve la daremo mai.
Non posso confidarmi con nessuno, sono tutti occupati ad assistere Agata. Nella comunità sono tutti emozionati perché tra due settimane partorirà, la vediamo già che fa fatica anche solo per spostarsi da una stanza all'altra a causa del bagaglio pesante che si ritrova come pancia.
Ovviamente questo, alle altre donne sue coetanee fa piacere, insomma quando c'è di mezzo una gravidanza tra di noi ci si aiuta sempre tra donne, ma per il mondo che c'è fuori fa solo paura.
Mi chiedo cosa ne sarà del bambino, di come crescerà e come imparerà a conoscere il mondo, non voglio neanche immaginare. Come dovrebbe crescere un bambino? Non ho mai interagito con bambini più piccoli di me, i miei cugini erano tutti più grandi di me e la piccola di casa ero sempre io.
"Hai visto Agata? Non si regge in piedi" sento ridacchiare Edith, scuoto la testa e mi volto verso di lei "non diresti lo stesso se quella donna fosse incinta di te" lei alza le mani in segno di arresa.
"Secondo te, cosa penserà il bambino di questo mondo?" domando a Edith
"Ehm, è già brutto che lo facciano nascere... io avrei abortito..." dice lei
"Certo, perché qui dietro l'angolo c'è un ospedale accogliente pieno di bravi dottori..." lei alza le spalle e continua a sistemare la stanza.
"È una settimana che sistemi quell'armadio..." osservo.
"Devo trovare qualcosa da fare per distrarmi"
"D'accordo".
Mi alzo dal letto e vado nella sala, lì le finestre sono più grandi e riesco a vedere meglio com'è il tempo fuori.
Scorgo gli uomini che oggi sono andati a caccia senza di me perché hanno capito che non ho dormito molto.
Apro il portone, uno spiffero d'aria fredda mi solletica le gambe, uno degli uomini sbatte la porta, sembrano stressati.
"Che è successo?" domando incrociando le braccia al petto
"Non c'è più niente" dice Chad, corrugo la fronte "cosa significa? Non è possibile" commento
"A Natale il bosco poteva darci da mangiare almeno per un altro paio di mesi... io pensavo che sarei riuscito a trovare una soluzione ma..."
"No, insomma, non è normale tutto ciò" esclamo "magari quegli stronzi stanno salendo in campagna, dobbiamo farli fuori"
"Quello che abbiamo visto noi non era ciò che pensi tu, il bosco è letteralmente spoglio, quella non è manodopera degli zombie" spiega Anthony nervoso
"Che cos'è allora?" domando
"Pensiamo che ci sia qualcun altro qui" dice Max
"Non è una buona cosa?" chiedo
"No, Carmen, è pericoloso" conclude Max e mi lascia sola in mezzo al corridoio mentre deposita le armi con gli altri uomini.
Dopo pranzo esco a prendere una boccata d'aria, da quando siamo qui il bosco mi ha sempre fatto bene. Respiro profondamente mentre il fiato si trasforma in vapore acqueo nell'aria, ho sempre odiato il freddo ma ora è come se potesse depurarmi l'anima e io lo respiro con gusto.
"Dovresti rientrare, fa freddo e c'è già una donna incinta di cui dobbiamo occuparci" urla Christian dal portone, io lo ignoro e lui mi raggiunge.
"Come hai fatto a trovarmi?" gli chiedo senza staccare gli occhi dal bosco davanti a me
"Semplice, mi sono chiesto dove potesse nascondersi quella pazza della ragazza con cui sto"
"Come sei romantico!" lo imito mettendomi una mano sul cuore e poggiando l'altra sulla fronte mentre imito uno svenimento, lui tiene la mano dietro la mia schiena e mi bacia
"Sul serio, perché stai sempre qui? Fa così freddo..." ride.
Sto per rispondergli quando sento un rumore, mi giro per cercare di nuovo quel rumore tra gli alberi, Christian prova a chiedermi il perché ma io lo fermo con la mano e lo zittisco, risento quel rumore e anche lui perché mi guarda stranito, ci nascondiamo dietro il cancello.
Alzo un pochino la testa e finalmente li vediamo: c'è un uomo che guarda verso la fabbrica dove viviamo noi, ne appaiono altri due, il primo molto vecchio sussurra qualcosa ai due uomini e poi se ne vanno via.
"Dio mio...e adesso?" guardo Christian
"Dobbiamo dirlo agli altri, tutto ciò non promette nulla di buono" sussurra terrorizzato.
Ci alziamo e rientriamo nella fabbrica.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro