27. Il silenzio è nemico
Il negozio è molto grande, doveva essere molto costoso. Mackenzie entra con aria sognante e inizia ad accarezzare gli abiti da sera come se avesse trovato dell'oro. Le sue dita scivolano delicatamente sul tessuto morbido.
"Non è strano che nessuno abbia pensato a questi?" mi domanda con il vestito ancora tra le mani
"Forse non interessa più a nessuno?" le rispondo e lei mi guarda confusa.
"Carmen" Sarah si avvicina a me
"Devo farti vedere una cosa" mi prende la mano e mi trascina mel magazzino del negozio. A terra trovo un corpo squartato, era una donna e adesso puzza da morire, mi tappo il naso "Magnifico".
"Papà!" vado a chiamarlo "Sarah ha trovato un corpo messo male nel magazzino" lui mi guarda e mi ordina di portarlo in quella stanza.
Si tappa il naso e decide di chiamare gli altri per aiutarlo a buttare fuori il cadavere che ormai è solo un mucchio di organi sparsi per il pavimento. Anthony spalanca gli occhi e sul suo viso compare una smorfia di disgusto. Quando hanno finito il lavoro, noi ragazze raccogliamo ciò che resta delle membra della povera donna.
Buttiamo tutto in un sacchetto di plastica trovato su uno scaffale.
"Bene, cosa facciamo ora?" chiede Edith grattandosi il collo
"Chiediamo agli uomini dove hanno portato il corpo" dico senza tanti ripensamenti. Andiamo dove ci sono tutti gli zaini e scorgo Max
"Ehi, dove avete portato la donna?" chiedo
"Si chiamava Lizzie" replica Edith sollevando un camice per mostrarcelo "doveva essere suo e poi aveva proprio la faccia da Lizzie perciò..." alza le spalle
"Grazie" le sorrido per finta.
"Sbaglio o sei nervosa?" mi sussurra all'orecchio Mackenzie
"Si nota tanto?" sbuffo "questa situazione sta peggiorando sempre di più" sto per scoppiare a piangere, "abbiamo raccolto i resti di un corpo che un tempo ospitava l'anima di una persona. Una donna che andava a lavorare per pagarsi l'università o per mantenere la propria famiglia ed è morta. Ci pensi mai ai familiari di tutti i mostri che camminano per strada?".
Mackenzie mi guarda intenerita "non ti sei ancora abituata? Ormai sarà così per sempre, pensa a Sarah. Tu ricordi di aver avuto un'infanzia, una vita, una madre, lei invece no" mi dà una pacca sulla spalla e va a dare una mano agli altri, ora sono sola. Mi siedo in un angolino, ho bisogno di tempo per accettare quello che sta accadendo.
Sento dei passi avvicinarsi, ed è proprio la persona con cui voglio parlare di meno in questo momento.
"Carmen" si siede vicino a me e aspetta che gli rivolga la mia attenzione ma non lo accontento
"Cosa vuoi?" lui mi tocca la mano e io la sposto, ed è adesso che lo guardo in faccia
"Mi dispiace per come mi sono comportato. Sono stato uno stronzo" rido e scuoto la testa
"Tutte qui le tue grandi scuse che dovremmo farmi cadere tra le tue braccia?" lui annuisce
"Hai ragione, non sono per niente bravo in queste cose, sono un idiota" sta per alzarsi, quando io commetto l'errore più grande, che non avrei mai previsto. Lo attiro verso di me e gli dico "non te ne andare, non lasciarmi da sola". Lui si abbassa e le nostre labbra si incontrano per qualche secondo, un suono interrompe il tutto.
"Carmen" è mio padre con le braccia incrociate, ha assistito a tutta la scena, "possiamo parlare?". Christian mi guarda spaventato e io mi alzo, andiamo nel magazzino.
"Cosa devi dirmi di così importante, che mi porti nel magazzino dove abbiamo trovato un cadavere marcio?" ironizzo, interpretando la parte della finta tonta.
Lui si gratta la fronte, io mi preparo ad ascoltarlo.
"Senti, è difficile parlarne..." sbatte le braccia sui fianchi "cosa c'è tra te e Christian?" sbuffo "papà, davvero tu mi stai" mi interrompe "voglio sapere cosa c'è tra di voi, forza", non dico nulla "se non mi rispondi ti chiudo in questo magazzino. A chiave".
"Cosa c'è che vuoi sapere?" gli domando, lui mi fissa come se sapessi cosa vuole
"Non mi piace che tu sia così appiccicata a quel ragazzo" si schiarisce la voce, è visibilmente imbarazzato.
"Eddai, questo è assurdo. Hai visto quello che sta accadendo là fuori?" cerco di farlo ragionare mentre lui sta zitto sperando che io possa dire altro.
"Beh, ora che ti ho detto tutto possiamo andare" tocco la maniglia della porta
"Aspetta" fa scena muta per qualche secondo "mi auguro che tu non vada troppo oltre, anche per quello che stiamo vivendo ora"
"Tu credi davvero che io sia così stupida da andare a letto con tutti i ragazzi che incontro? Questo non te lo perdono" esco dalla stanza e sbatto la porta alle mie spalle, ora sono più arrabbiata di prima. Mi siedo dietro la cassa del negozio, per un attimo immagino donne e ragazze che passeggiano per le corsie in cerca di un abito che le renda stupende. Rido ai miei pensieri, quanto sono stupida.
Un rumore disturba la quiete nell'edificio, sono dei grugniti. Mi nascondo sotto l'armadio e aspetto che tutto passi, ma cala il silenzio e a quanto pare, non ci vorrà poco tempo.
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