23. La foresta
Scendiamo dalle auto, davanti a noi uno spettacolo di alberi giganti. Provo a volgere lo sguardo più in la ma non ha fine. Mi volto verso Max
"Una foresta? Sul serio?" poggio le mani sui fianchi
"Maggie conose questa città, dice che saremo al sicuro qui" risponde lui.
"Come può una foresta essere sicura? Quando finiranno le provviste cosa faremo? Ci mangeremo a vicenda?" scuoto la testa. Non so quale maledizione abbia reso i miei compagni così stupidi.
Mi siedo sull'asfalto e inizio a guardare nel vuoto, Christian mi nota.
"Andiamo" dice offrendomi la sua mano per alzarmi in piedi.
"Non mi muovo da qui" cingo le gambe con le braccia.
"Vuoi stare qui, da sola? Non farlo,senò dovrei stare qui a farti compagnia e fa troppo caldo" fà la faccia tenera
"Stiamo commettendo un suicidio. Non possiamo stare al sicuro in un ambiente aperto" protesto
"Ce la caveremo come abbiamo sempre fatto" mi risponde.
Accetto la sua mano e mi alzo solo per non farlo annoiare, so di essere una rompiscatole certe volte. Appena entrati nella foresta il fresco creato dalle ombre dei grandi alberi ci accoglie e allevia il calore patito per strada. Mentre gli altri si organizzano tra provviste e quant'altro vado a sedermi sotto l'ombra di un albero lontano, dopo qualche minuto mi raggiunge anche Sarah
"Cosa fai qui tutta sola?" chiede sedendosi su un pezzo d'erba vicino a me
"Osservo gli alberi, è davvero bella la natura" poggia la mano sulla mia coscia e io le sorrido
"Sai, sto iniziando a ricordare qualcosa della mia vecchia vita" sebbene parliamo molto, non ha mai alzato il suo tono di voce.
"Ah si? Che cosa di preciso?" mi volto completamente verso di lei in modo da farle capire che sono totalmente concentrata su di lei.
"Ricordo le voci dei miei genitori, nient'altro" le sue mani sono appoggiate l'una all'altra sulla sua pancia.
"Molto bene, ricordare la voce è molto importante, è una delle cose più care che potrai conservare nella tua vita"
"Tu ricordi la voce di tua mamma?" domanda spostandosi i capelli dall'occhio sinistro
"Si, la ricordo" respiro per non scoppiare a piangere davanti a lei
"Com'era?" si prepara per ascoltarmi.
"Dunque... Era una bella donna, davvero carina. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi, ed era anche molto magra. Si curava molto nel vestire, suo padre infatti aveva un sacco di soldi, era un imprenditore e a lei piaceva vestirsi bene" sorrido pensando a questo suo lato stupido "però lei mi disse che non dovevo dare tutto per scontato, lei anche se aveva tutto quello che poteva desiderare non era mai felice del tutto" mi lecco le labbra "mi ha sempre insegnato che le cose preziose,quelle che lo sono davvero, non sono oggetti. Sono vite vissute con errori e errori ancora più grossi. Quando sono cresciuta, ho iniziato a voler sempre essere vestita bene per fare colpo sugli altri. Lei invece mi diceva di non spendere per stupidaggini. Piuttosto fai un viaggio con tutti quei soldi, diceva. È sempre stata un grande esempio per me" la guardo negli occhi e scopro che mi sta ascoltando come se stessi parlando anche di sua madre.
"Carmen! Resta qui con Edith mentre noi uomini andiamo a tagliare la legna!" strilla papà, prendo per mano Sarah e raggiungiamo la ragazza.
"Sai, voi due sembrate appena uscite da un film dell'orrore" ride di gusto Edit
"Sei proprio una stronza. Dov'è Maggie con Brandon e Josh?" domando curiosa
"Sono andati a vedere se c'è campo" risponde lei, Sarah si allontana un pochino per andare a raccogliere i fiori.
"Come mai sei così cattiva?" ho passato tutta la vita a fare finta di niente con le persone come lei,ma siccome so che tra poco morirò o morirà lei devo togliermi questa curiosità.
"In realtà prima non ero così stronza, è iniziato tutto verso la terza media. Chiedilo amche a Christian, avevamo un bel rapporto noi due, poi sono diventata una rompicoglioni" mi risponde con molta tranquillità. La guardo esterrefatta, non me la sarei mai aspettata una conversazione del genere.
"Ma non ti dirò il motivo" esclama con aria dura del tutto finta ora che l'ho capito.
Esita un momento e poi svela il motivo
"Alle medie, quando ero ancora una brava bambina avevo un'amica Rosemary. Lei era uguale ad una bambola di porcellana; capelli chiari e ricci, carnagione color mozzarella, vestitini eleganti e...grazia,tanta grazia" si morde il labbro "eravamo così diverse che me ne innamorai, mi presi una cotta per lei. Lo tenni nascosto per un anno intero, fino a quando un giorno, un ragazzino qualunque le chiese di uscire. Presa dalla gelosia le dissi tutto eh... Lei apparteneva ad una famiglia di religiosi. Lo disse a tutta la scuola e diventai lo zimbello. Mi chiamavano Lesbo girl" mi guarda, riesco solo ad apparire più curiosa "ciò che mi dà fastidio, è che anche se lei mi ha fatto questo, io la amo ancora" esclama disperata e furibonda.
"Si, dev'essere difficile" annuisco "ma non posso capirti. Fortunatamente non mi è mai successa una cosa simile" la sua espressione si fa seria.
"Ma sai che ti dico? Fanculo il mondo, stiamo per morire e ancora tu rimugini su queste cose? Perché dobbiamo preoccuparci degli altri?" rido isterica.
Edith si è rivelata una brava persona, probabilmente aveva solo bisogno di parlarne con qualcuno. La sera si avvicina e mi chiudo la felpa. Ho paura per stanotte, ma abbiamo Sarah con noi, perciò spero che vada tutto bene.
Dopo cena mangiamo ciò che gli uomini sono riusciti a cacciare. Andiamo a dormire, mentre gli altri sono avvolti nei loro sogni osservo il bosco. L'atmosfera da tranquilla si è trasformata in un film dell'orrore. Cerco di combattere il sonno per osservare meglio l'ambiente intorno a noi, ma i miei occhi hanno la meglio e si chiudono donandomi il vuoto.
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