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18. La Mensa Parte 2

"Non ci credo..." mormora papà. Troviamo un garage gigante, dove agli angoli sono legati dei mostri che appena ci vedono iniziano a ringhiare come matti.
"Perché non li avete rinchiusi?" domando a James che mi guarda come se stesse parlando a una stupida bambina.

"Sono come noi. I loro corpi racchiudono ancora le loro anime" spiega come se mi stesse rimproverano.
"No. Non è così! Non li vedi? Vogliono solo mangiarti" ribatto io. Perlustriamo il garage e prestiamo sangue, pezzi di carne... I mostri cercano di avvicinarsi a noi, ma vengono spinti dalle catene a tornare indietro. Tra queste anime perdute trovo Erica.

Non è possibile! Mike mi aveva detto che avevano risolto quel problema, probabilmente mi ha mentito, non è certo questo il modo di risolvere il problema. Sono molto delusa, per la prima volta il mio migliore amico mi ha mentito. Torno a osservare sua sorella, i suoi occhi sono grigi come tutti gli altri mostri, mi allontano. Guardo James e papà, lui solleva la pistola contro il mostro più vicino a lui, James lo minaccia.

"Abbassa l'arma, non azzardarti a sparare a nessuno di loro o butterò te e il tuo gruppo fuori casa mia a calci in culo".
"Come potete tenerli qui? A che vi servono?" gli grida contro. Scuoto la testa e mi massaggio le tempie, ho sentito una fitta
"Questi sono pazzi" mormoro "ma non me la sento di dormire con i mostri sotto la mia camera"
"L'hai già fatto" sbuffa.

Lo seguo, chiudo la porta e saliamo le scale. A pranzo non parla nessuno, James deve aver avvisato Gabriel e Lucia di questa nostra curiosità. Faccio fatica a mangiare, ho lo stomaco chiuso ed è come se tutto i bocconi che mastico volessero assalirmi la bocca. Il pranzo finisce presto perché mangiamo tutti in fretta, inizio a salire in camera quando sento la voce di Mike
"Scusa, non avrei mai dovuto mentirti" confessa serio,
"Perché l'hai fatto?" gli domando
"Loro sono convinti che ci sia qualcosa oltre al virus, ma io non posso mettermi contro loro, sono i miei familiari" si giustifica.

"Non abbastanza da essere sincero con me, la tua migliore amica, la ragazza che ti ha dato sempre consigli per tutto" mi scendono le lacrime.
"Mi dispiace, cosa avrei potuto fare?" esclama. Continuo a salire le scale. Sono arrabbiata e triste, gli volevo bene, mi fidavo di lui e mi ha ferita. Sarah mi aspetta seduta sull'ultimo gradino, indossa gli occhiali da sole
"Carmen, dove sei stata tutta la mattina?" sussurra.


"Ti ho vista solo all'ora di pranzo"
"È pericoloso qui per te, potrebbero internarti di sotto" mi siedo vicino a lei e la osservo per qualche minuto, è così tenera se vista dall'alto, gli occhiali fanno trasparire il suo viso infantile, se non la conoscessi penserei che sia una bambina come tutte le altre, e invece non lo è.
"Ricordi qualcosa della tua vecchia vita?" questa domanda ha sempre assalito i miei pensieri,
"Si, me la ricordo" sussurra
"Scusami, devo aver toccato un tasto dolente per te..." dico grattandomi i capelli.

"No, in un certo senso si, ma, quando ho iniziato ad andare in giro con loro, è stato come se la mia vecchia vita non servisse più. Non so come spiegarlo" annuisco e le sorrido.
"Vado a parlare con mio padre, aspetta qui". Scendo in soggiorno e raggiungo mio padre, che fortunatamente è solo seduto alla poltrona.

"Ho un piano" sussurro, lui alza lo sguardo dal libro che credo stesse facendo finta di leggere per poter pensare a qualcosa "Anch'io" risponde sorridendo.
"Stanotte attacchiamo il garage, con la squadra, naturalmente" lui annuisce. Salgo in camera, e al momento sbagliato nel posto sbagliato trovo Christian. Incontro il suo sguardo e mi perdo di nuovo nei suoi occhi.
"Non puoi evitarmi per sempre" scherzo
"Potrei dirti lo stesso" risponde
"Mi hai chiesto cosa sei per me" tiro un respiro profondo. Mi osserva, sembra rinato appena sente questa frase
"io... Non riesco a dirtelo..." mi mordo le labbra nervosa, devo dirglielo.
Corruga la fronte "voglio solo sapere..." lo interrompo "non è molto facile, se tutte le volte che mi guardi mi perdo nei tuoi occhi" mi gratto la testa e sbatto le braccia sui fianchi.

Si avvicina, mi accarezza il viso e mi guarda negli occhi, per un attimo è come se tutto intorno fosse tutto sparito, e ci fossero solo i suoi occhi e poi... Ecco che succede, la sua testa si sposta avanti, e le nostre labbra si toccano. Tutto ciò dura almeno cinque secondi, ma sono i cinque secondi più lunghi della mia vita.

Si stacca e mi chiede "te l'ho mai detto che mi fanno impazzire i tuoi capelli sciolti quando cammini?" è serio.
"Credo, che nessuno mi abbia mai detto una cosa più stupida prima d'ora" mormoro seria, scoppiamo a ridere e gli sorrido "devo andare" gli lascio un bacio sulla guancia, "a dopo" dice lui.

Vado in camera e preparo le mie cose, nel caso quello stronzo di James ci cacci da qui. Guardo dalla finestra, i boschi sono come una grossa macchia verde, e io sono così piccola. Loro sono così grandi che se volessero, potrebbero schiacciarmi. Scendo in soggiorno e vado da Mike.

"Hey" si volta verso di me con sguardo interrogatorio, ha già capito che sto per chiedergli qualcosa. Perché ho un piano e lo porterò a termine, a qualunque costo.

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