10. Gita In Città
Metto in spalla lo zaino e mi affretto a scendere in garage. Oggi ci siamo alzati presto per andare in città. Antony dice che se partiamo di prima mattina abbiamo meno possibilità di incontrare per strada i mostri. Fa molto freddo, perciò mi copro con la felpa.
"Fai attenzione, stai attenta" mi raccomandano Christian e Mackenzie. Si sono svegliati prima per potermi salutare in modo che, se morissi, loro mi hanno già detto addio, logico. Prima di partire mio padre mi raccomanda "fai quello che ti diciamo, è pericoloso non voglio perdere anche te" annuisco, salto in macchina e mi siedo nel poco spazio libero poiché il resto è occupato dalle armi e dai sacchi per il cibo.
Appena arrivati in città, sono sorpresa, perché quello che vedo non è la città dove vivevo e dove ho passato la mia infanzia ma è più simile ad una città fantasma. Dalle case e dagli edifici sale il fumo e le macchine sono distrutte per strada e capovolte al contrario. È tutto molto triste e inquietante, spero che mia madre sia viva da qualche parte. Decidiamo di fermarci in un punto dove parcheggiamo la macchina, Antony mi dice di stare molto attenta quando scendo dalla vettura perché il minimo rumore potrebbe attirare cani randagi, i mostri, oppure degli sciacalli che inizierebbero a sparare con divertimento.
Così appena scendo dall'auto seguo le loro istruzioni. L'aria puzza di morto e il cielo è nuvoloso, fantastico, ciò mi infonde molto coraggio. Decidiamo di andare prima a prendere il cibo, e poi a casa della mamma; avrei voluto fare il contrario, ma ho promesso di fare tutto quello che mi dicevano.
Camminiamo con molta lentezza, non possiamo fare il minimo rumore e per terra troviamo di tutto: sigarette pezzi di carta, ma soprattutto numerosi pezzi di vetro, ci chiediamo cosa sia successo qui. È come se i negozi non esistessero più, i manichini sono sparsi a terra e nei ristoranti vi sono tavoli e sedie capovolti. È terribile, sembra un film dell'orrore, mi chiedo se ci sia ancora qualcuno qui.
"Cos'è successo qui?" chiedo terrorizzata a mio padre e agli altri due
"Il virus" risponde Max, lo guardo stupita "ce ne siamo andati 2 settimane fa, sembrava andasse tutto bene".
"Bene, ora che hai visto quello che possono fare quei mostri per del cibo..." aggiunge Antony.
Tra i numerosi negozi noto il più costoso, dove in passato avrei tanto voluto entrare a comprare una nuova felpa, ma mamma mi diceva che costava troppo, ora ripensandoci quella felpa non la guarderei nemmeno. Camminiamo in silenzio fino al supermercato, ma anche lì troviamo sorprese.
Ad aspettarci vi è uno di loro, è un uomo magro sulla cinquantina con gli occhiali da vista. Papà mi fà segno di passare dall'altra parte, e io lo precedo. Questo supermercato è troppo grande per i miei gusti, un tempo mi piacevano perché più c'erano corsie più ci sarebbero stati prodotti interessanti, ma ora non fà altro che rendermi insicura. In queste corsie potrebbe accadere qualsiasi cosa, e se succedesse sarebbe più difficile trovare velocemente una via d'uscita.
Respiro profondamente e insieme a mio padre, Antony e Max mi dirigo verso la corsia degli alimentari. Piano piano selezioniamo ciò che ci serve e lo infiliamo negli appositi zaini. L'atmosfera sembra tranquilla ma il tutto viene interrotto da un rumore, il cuore inizia a battere all'impazzata, la pancia inizia a farmi male a causa dell'ansia e inizio a non sentire più gli arti inferiori.
Mi volto, mio padre tira fuori il coltello, Antony la spada e Max il fucile. Arriva il silenzio, non pacifico bensì quello che apre le porte del tuo subconscio, che rianima tutte le tue paure e che ti fà immaginare l'impossibile. Sento una porta aprirsi, successivamente dei grugniti e qualcuno che striscia le scarpe. - non ci posso credere--penso- sto per morire, sento una lacrima prendere posto sul mio viso, i rumori si avvicinano sempre di più.
Mi avvicino alla corsia per vedere meglio cosa sta accadendo: è una donna con la divisa del supermercato, ha un segno rosso sul collo e gli occhi sono bianchi, si sta guardando intorno, faccio in tempo a nascondermi dietro la corsia prima che il suo sguardo cada sulla mia postazione. Max colpisce la "donna" con il fucile, il primo finisce sul petto, ma non ha alcun effetto dopodiché il secondo le arriva in testa, il mostro si ritrova a terra sputando sangue fino a morire definitivamente.
Corro verso mio padre e lo abbraccio, è stata una scena molto forte che sicuramente non dimenticherò mai. Non è molto facile vedere una persona che muore davanti a te, anche se è un mostro perché un tempo anche loro sono state delle persone e sicuramente avevano una famiglia. Usciamo dal supermercato e incontriamo il mostro magro. Max gli spara in fronte e scappiamo. Saliamo subito in macchina, mi siedo con il fiatone.
"Bentornata in città" esclama Max.
Antony ci guida verso casa. Il cancello è ancora chiuso non ci sono segni di vetri rotti o altro. Spero con tutto il cuore che mia madre sia ancora viva, del resto lei è mio padre sono le uniche persone che mi restano. Guardo verso il balcone, le luci sono spente, ho paura.
Scavalco il grande cancello e mi avvio verso il portone, osservo tutto intorno, niente mostri. Entro decisa nel condominio e fisso la calda luce nel corridoio. Stavolta papà mi precede, tiene in mano il fucile di Max. Saliamo le scale e finalmente arriviamo alla porta di casa. La tocco e sorrido - sono a casa-. Busso tre volte, la porta si apre. Mamma mi guarda impalata e inizia a piangere "Carma" mi abbraccia "sapevo che saresti venuta"
"Mi sei mancata molto, non vedevo l'ora di vederti, ti ho sempre pensata" confesso.
Il momento viene interrotto da papà "come stai?" le chiede
"sto bene, ora di più perché vi ho rivisti" dice lei. Ci fà entrare in casa, le camere sono illuminate dalle candele e le finestre sono chiuse.
"Settimana scorsa stavo andando al lavoro, quando mi sono accorta che per strada c'era molto rumore e un uomo si è lanciato su un'anziana e ha iniziato a mangiarle la carne. È stato uno spettacolo orribile, ero talmente spaventata che sono tornata a casa" racconta mamma. Dev'essere stato orribile.
"Invece di stare qui da sola, siccome è molto pericoloso potresti venire nella nostra casa. Ognuno fà la sua parte e ci aiutiamo a vicenda" propone papà. Annuisco. Basta quella frase per farle cambiare espressione in viso "non posso, voglio stare qui a badare alla nostra casa" mente, si vede che c'è dell'altro, "Mamma sarai la benvenuta, te lo prometto" cerco di convincerla, ma sembra che non cambi nulla.
Noto il suo sguardo rivolto ai pantaloni, che stranamente sono lunghi e larghi.
"Io non posso stare con voi" sussurra triste
"C'è qualcosa che devi dirci?" domando preoccupata..
Alza il pantalone lentamente e inizia a piangere, sul polpaccio vi è un morso piuttosto grosso. La guardo e le lacrime si dipingono sulle mie guance "no, non è possibile. Sei rimasta in casa da sola" esclamo
"quando sono tornata a casa la mia nuova vicina mi ha aggredito, ho provato a difendermi ma lei mi aveva già morso" racconta tra i singhiozzi.
"Perché non ce l'hai detto?" urla papà, sorprendentemente ci è rimasto male anche lui. Poso una mano sulla sua schiena per tranquillizzarlo, l'atmosfera è già tesa non c'è bisogno che lui peggiori le cose.
"Che potevo fare? Aprire la porta e mostrarvelo? Avremmo iniziato a parlare delle mie condizioni, io volevo una conversazione normale come una volta" spiega disperata lei. Sono molto delusa dal suo comportamento, mi ha sempre insegnato a non mentire mai alle persone che si amano ma questa volta lei non ha seguito la regola, la nostra regola.
Ciao ragazzi, come vedete ci ho messo un pò a scrivere questo capitolo, siccome sono in vacanza e internet non prende molto. Spero vi piaccia!!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro