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Capitolo 50

《Credo che questo sia stato l'ultimo》commento in tono asciutto, controllando il caricatore.

Da quando ho incrociato lo sguardo di Liv e ho visto il suo immenso dispiacere per quel dinosauro, ho cambiato tipologia di proiettili, scegliendo quelli con la punta azzurra, ossia quelli narcotizzanti.

Un prototipo del Centro, ancora non testato, ma che funziona benissimo: infatti intorno a me e Connor c'è una distesa di belve preistoriche addormentate.

《Dici?》bisbiglia il ragazzo con un filo di voce.

Mi giro verso di lui e lo fisso per un istante: ha un colorito pallido e sta abbracciando in maniera spasmodica il suo zaino. Credo che sia sotto shock.

《Ehi, Genietto. Tutto a posto?》domando, continuando a guardarlo negli occhi.

Connor distoglie lo sguardo dai dinosauri dormienti, incrocia il mio e poi si volta dall'altra parte.

《Sto benone. Stavo pensando a Liv, a dire la verità...》sussurra lui, credendo probabilmente che ci siano ancora animali in giro.《Sarebbe già dovuta tornare no?》

A quella domanda, sospiro sconsolato mentre rifodero la pistola. Sicuramente avrà trovato il varco e l'avrà oltrepassato: ci scommetterei la testa.

《Andiamo da lei》dico al ragazzo, incamminandomi verso il punto in cui abbiamo lasciato Liv, scavalcando i corpi inerti dei dinosauri.

Connor mi segue, anche se in maniera un poco impacciata, tanto che rischia di svegliare un animale, sbattendo sopra alla sua coda.

《Sta attento》gli sibilo, fulminandolo con lo sguardo.

Il giovane mormora le sue scuse però presta molta più attenzione durante gli ultimi metri.

Ci manca solo che uno di questi bestioni si svegli...

Non so per quanto dormiranno visto che i proiettili narcotizzanti non sono stati testati seriamente quindi è meglio sbrigarsi a trovare il varco.

Avanziamo in quel gioco di luci e ombre create dai neon malfunzionanti e, finalmente, poco lontano dal nostro precedente rifugio, troviamo un porta per accedere al seminterrato.

È spalancata.

A gesto, ordino a Connor di rimanere alle mie spalle e sfodero nuovamente la pistola: cambio i proiettili ancora una volta e inserisco quelli letali.

Sarò una frana in zoologia, ma so che i dinosauri non possono aprire le porte. Quindi vuol dire che c'è qualcun altro qui, assieme a noi.

Potrebbe essere stata Liv...

Scarto subito quest'ipotesi così come l'ho pensata: lei non avrebbe di certo lasciato la porta aperta.

Sporgo la testa di poco e do una breve occhiata alla scala: sembra che sia tutto a posto.

Nessuna presenza, nessuna minaccia.

Inizio a scendere i gradini, mantenendo la guardia alzata onde evitare spiacevoli sorprese, eppure non ci attacca nulla e riusciamo ad arrivare a destinazione senza problemi.

《Guarda...》bisbiglia Connor, nella fioca luce rossastra che illumina il seminterrato.

Il locale è davvero grande e caotico, però, capisco subito cosa vuol dirmi il ragazzo: il varco si sta chiudendo.

《Maledizione!》impreco a mezza voce, dimenticando la prudenza e mettendomi a correre fra gli scaffali.

Devo trovare Liv e devo assicurarmi che sia al sicuro.

Ci vogliono pochi minuti perché io riesca a individuare il punto in cui si è aperto il buco dimensionale e poi la vedo.

《Oh, no... No...》

In preda ad una profonda angoscia, un sentimento che non provo da tempo immemore, corro in direzione del corpo inerme della donna, mollando di colpo la pistola.

Arrivo accanto a lei in scivolata e mi blocco a fissarla: trattengo il fiato aspettando di vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi.

Liv pare dormire. Ha un'espressione serena in volto, le labbra socchiuse quasi fosse in attesa di un bacio, le lunghe ciglia che le carezzano la pelle bianca.

E poi...

Un movimento impercettibile, così lieve che per un istante mi domando se me lo sono soltanto immaginato.

《Respira...》osserva Connor con voce sollevata, inginocchiandosi accanto a me.

Il varco splende di luce rossa, come ogni volta che il Genietto usa il suo Chiudi Varco, e poi scompare nel nulla, lasciandoci nell'oscurità.

Fortunatamente il ragazzo non si fa compiere impreparato e accende una torcia, puntadola immediatamente su Liv.

Allungo una mano verso di lei e le sfioro il volto: è calda.

Meno male...

Quando i miei occhi hanno scorto la sua figura immobile, a terra, mi sono spaventato a morte come quando...

Distolgo lo sguardo un secondo per riprendere il controllo di me stesso: non posso pensare al passato.

Quello ormai è un capitolo chiuso.

《Ian...》mormora una voce delicata e femminile.

Mi giro di scatto e trovo un paio di splendidi occhi verdi scrutarmi preoccupati: Liv ha ripreso i sensi.

Mentre io la osservo senza dire e fare alcunché, Connor poggia la torcia a terra, in maniera che continui a illuminarci, e aiuta la donna a mettersi seduta, poggiandole un braccio intorno alle spalle.

《Cosa le è successo?》domanda il ragazzo a Liv, che si massaggia il collo con fare distratto.

《Io... Ho attraversato il varco...》confessa lei, mantenendo lo sguardo basso.《Sono capitata in una foresta e stavo dando un'occhiata in giro quando ho sentito...》Si interrompe per schiarsi la gola e poi continua a raccontare la sua storia, ma la sua voce cambia tonalità: Liv nasconde qualcosa.《È arrivato un predatore. Così sono scappata però prima che potessi attraversare nuovamente il varco qualcuno mi ha aggredita. Un braccio mi si è stretto al collo e ho perso i sensi.》

Solo alla fine del resoconto, Liv alza gli occhi e incrocia il mio sguardo: realizzo subito che le è successo qualcos'altro.

Qualcosa che l'ha sconvolta.

《D'accordo. A questo penseremo dopo...》Aiuto la donna ad alzarsi e controllo che non abbia riportato ferite durante il suo soggiorno nel passato.《Te la senti di camminare?》

《Certo. Sto bene》mi risponde lei, prontamente, senza alcuna esitazione.

Allungo una mano verso di lei e tolgo la sua dall'esile collo, scoprendo un livido violaceo, segno della recente aggressione.

La mia espressione cambia repentinamente e una potente furia imperversa dentro di me: chiunque le abbia fatto del male, la pagherà.

《Non è successo nulla, Ian. Sto bene.》Le parole di Liv mi riscuotono e riesco ad abbozzare un sorriso mentre Connor mi porge la pistola che avevo gettato in preda al terrore.

《Andiamocene da qui.》

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