Gli amici di Betsy (ottava parte)
So che sto compiendo un'azione sconsiderata e davvero priva di logica, però non voglio che le mani di Liam si macchino ancora di sangue.
Così mi alzo in piedi e comincio a gesticolare per richiamare l'attenzione dei russi. Odo una bestemmia soffocata quando abbandono il precario rifugio dove si trovano Connor e Liam, ma non mi zittisco, anzi faccio ancora più rumore.
E, alla fine, ottengo l'effetto sperato.
Due uomini in uniforme sbucano dalla foresta e mi fissano con aria trionfante prima che il varco attiri la loro attenzione: dicono qualcosa nelle loro lingua madre, però non capisco nulla.
Quello che comprendo è che non avevano mai visto un buco dimensionale da vicino, almeno a giudicare dalle loro espressioni.
Con la coda dell'occhio, noto che il capitano sta cercando il momento giusto attaccarli entrambi e così proseguo col mio azzardato piano. Arretro fino a raggiungere la luce accecante del varco e, non appena avverto il suo calore avvolgere il mio corpo, faccio un passo indietro, immergendomi in lui e lasciando ai russi una sola scelta: seguirmi.
Quando riapro gli occhi, realizzo di trovarmi in una fredda grotta con stalattiti di ghiaccio e un piccolo lago in cui specchiarmi. Non vedo alcun nascondiglio così mi allontano dal varco e percorro una specie di corridoio di roccia che mi porta fuori dalla caverna preistorica.
Alle mie spalle sento un'esclamazione russa che mi fa capire che il piano è andato a buon fine.
Ora non mi resta altro da fare che tornare indietro...
Facile a dirsi, difficile a farsi.
L'entrata della grotta è costellata di arbusti appartenenti a varie specie di flora preistorica, alcune delle quali non riconosco dato che paleobotanica non mi è mai piaciuta molto come materia scolastica.
Senza guardarmi troppo in giro, raggiungo la pianta più vicina a me e mi accuccio tra le sue fronde, controllando l'ambiente.
Un minuto dopo, dalla caverna, escono i due soldati russi che si bloccano e fissano il panorama con occhi sgranati, scioccati e increduli. Non si muovono e rimangono a guardare l'ambiente preistorico senza spiccicar parola.
Il mio piano si è arenato un pochino.
Maledizione!
Abbasso lo sguardo e cerco qualcosa per attirare la loro attenzione, magari lontano dall'ingresso della grotta. Con un sorriso quasi diabolico, recupero un sasso e lo lancio verso destra, nel profondo della boscaglia in cui siamo immersi.
Il trucchetto funziona e i due russi si allontanano dalla caverna: attendo un paio di minuti prima di uscire allo scoperto e rifugiarmi nuovamente nella grotta.
Ora che sono più calma, anche se ho molta fretta di tornare alla mia epoca, riesco a studiare meglio le pareti rocciose che mi circondano e noto qualcosa di veramente inquietante.
《E questo chi l'avrà fatto?》borbotto fra me e me, avvicinandomi alla parete alla mia sinistra.
Poggio la mano sulla gelida roccia e rimango a fissare i disegni che lo decorano a bocca aperta: vi è una sfera colorata di ocra, forse utilizzando una mistura di terra ed erbe, con accanto la figura stilizzata di una donna dai capelli lunghi e una specie di elefante.
Un frastuono assordante mi distoglie dal disegno: proviene dall'esterno della grotta e sono davvero curiosa di conoscerne la fonte.
Però dovrei tornare indietro...
Sono molto combattuta. Da un lato, il mio senso del dovere mi impone di tornare alla mia epoca da Connor e Liam mentre dall'altra parte la mia innata curiosità mi sprona a uscire dalla caverna per indagare.
Ovviamente assecondo la mia natura e, per la seconda volta nel giro di pochi istanti, abbandono il varco che mi riporterebbe a casa per l'ignoto.
Esco con circospezione, pregando che i russi si siano persi nella boscaglia preistorica, e odo ancora quel suono penetrante e potente che scuote anche il terreno.
L'ho già sentito...
Si tratta di un rumore estraneo eppure familiare.
Mi inoltro fra gli alberi, tenendo gli occhi ben aperti e i sensi all'erta , e cercando di non allontanarmi troppo dalla caverna. Se perdessi la strada, sarebbe davvero un bel guaio, per utilizzare un eufemismo.
L'aria è fresca e mi fa rabbrividire nonostante il giaccone, però mi dona le energie di cui ho bisogno per continuare la marcia. Giunta a un alto albero dalle foglie larghe e di colore verde scuro, allungo una gamba per oltrepassare una fila di bassi arbusti, ma mi blocco a metà passo: le piante nascondono un precipizio.
Barcollo e incespico, mulinando le braccia per mantenere l'equilibrio, per poi ricadere all'indietro.
《Ahia》esclamo, allungando le mani per attutire la caduta.
Rametti e pietrisco mi feriscono i palmi. Faccio una smorfia di dolore e dopo mi rialzo con cautela: mi spazzolo i pantaloni e do un'occhiata ai dintorni.
Faccio un sospiro di sollievo nel notare che non vi è anima viva. Allora mi avvicino agli arbusti, li scosto un poco e mi sdraio a terra. Il precipizio è ripidissimo e sono stata molto fortunata a non caderci: come minimo mi sarei rotta una gamba, se non anche tutte le ossa.
Deglutisco nervosa per poi spaziare con lo sguardo e rimanere a bocca aperta.
《Wow... sono splendidi...》mormoro con voce roca d'emozione e le lacrime agli occhi.
Davanti a me si estende una pianura di svariati chilometri punteggiata da sterpaglie e alberi che non riconosco, oltre a una mandria di mammut che camminano lenti e serafici come se possedessero tutto il tempo del mondo.
Sono mastodontici e bellissimi.
Riesco a scorgere anche un paio di cuccioli che gli adulti mantengono al centro della numerosa famiglia e il mio cuore si stringe pensando che andranno incontro a un infausto destino.
All'improvviso vengo trascinata indietro e lancio un breve grido prima di girarmi sulla schiena e iniziare a dare pugni a destra e a manca.
《Stai ferma, dannazione. Sono io》sibila una voce conosciuta e molto stizzita.
《Liam?》balbetto, fermandomi e fissandolo stranita《Che ci fai qui?》
《Sono venuto a prenderti, ovviamente》dice lui, tirandomi in piedi con uno strattone《A proposito, che ti è saltato in mente? Avevo la situazione sotto controllo.》
《Pensavi di ucciderli》ribatto, incrociando le braccia al petto.
《Te l'ho detto. Sono un soldato》ribadisce il concetto in tono gelido.
《Beh, io no. E non voglio che le tue mani si macchino di sangue. Mentirei se ti dicessi che la loro vita non mi interessa, però tu mi stai più a cuore. Quindi ho preso la decisione di bloccarli qui dove non potranno nuocere a nessuno》affermo tutto d'un fiato.
Liam mi fissa in silenzio per poi prendermi per mano e camminare in direzione della grotta che ci avrebbe riportato a casa.
Che uomo complicato...
Riuscirò mai a capirlo?
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