Capitolo 1
Nico si strinse nel lungo cappotto nero, alzando il bavero per ripararsi la gola, nonostante fossero i primi di ottobre faceva già abbastanza freddo. Mentre camminava tra le affollate vie di New York ripensò a ciò che era successo appena due giorni fa, ma che per lui parevano passati secoli. Aveva accettato la proposta che Lui gli aveva fatto e per un anno avrebbe dovuto vivere nel mondo umano, come un umano, trovando qualcuno che potesse sciogliere il suo cuore di ghiaccio per permettergli di ritornare in Paradiso. Nico sbuffò contrariato, una piccola nuvoletta di vapore scaturì dalle sue labbra. Se Lui pensava veramente che il suo piano potesse funzionare si sbagliava di grosso, e Nico si sarebbe ritrovato molto presto tra le schiere dei demoni dell'Inferno. Da una parte gli sarebbe piaciuto poter ritornare nel Paradiso, ritornare dalle sue sorelle e dai suoi amici, ritornare alla sua vecchia vita, ma d'altra parte sapeva bene che non aveva nessuna possibilità.
Nico infilò le mani nelle tasche del cappotto e continuò a camminare, sovrappensiero, senza curarsi delle persone che camminavano di fianco a lui. Una folata di vento gelido lo risvegliò dai suoi pensieri e vide un bar poco più avanti. Camminò velocemente ed entrò nel bar, un locale piccolo e accogliente, pieno di persone sedute ai tavolini o in piedi a bere un caffè veloce al bancone.
"Buongiorno, cosa desidera?" domandò una graziosa ragazza bionda dagli occhi castani dietro il bancone.
"Un cappuccino e una brioche al cioccolato" ordinò Nico, dando una rapida occhiata al tabellone appeso sopra al bancone.
"Arrivano subito, se vuole può accomodarsi a uno dei tavoli" disse la ragazza, prima di allontanarsi e preparare ciò che aveva ordinato. Nico si allontanò e prese posto ad un tavolo vuoto poco lontano dal bancone, tirando fuori dalla tasca interna del cappotto alcuni fogli che poggiò sul tavolo. Il primo foglio era il suo curriculum lavorativo: in quei due giorni Nico aveva letto e riletto quel foglio tante di quelle volte che oramai lo sapeva a memoria. Il nome presente sul curriculum era Nicola di Angelo, nato a Venezia il 28 gennaio del 1997. Nico sorrise nel rileggere il suo nome: di Angelo, che fantasia!
Come città di nascita Venezia gli piaceva, ci era stato alcuni anni fa, e si era letteralmente innamorato di quella particolare città italiana. Fece scorrere lo sguardo sul resto del curriculum: c'era scritto che parlava fluentemente inglese, italiano, spagnolo e francese. Le lingue non erano un problema per Nico dato che ogni angelo parlava fluentemente tutte le lingue del mondo, un'abilità che ogni angelo, di qualunque rango sociale, possedeva fin dalla nascita. Come ultimo c'erano scritte le varie esperienze lavorative in vari hotel e ristoranti come cameriere. Nel corso della sua lunga vita Nico si era finto alcune volte un cameriere in qualche casa nobile del passato, non sarebbe stato un problema per lui fare quel lavoro.
Sul secondo foglio c'era scritto il suo indirizzo civico: Upper East Side, numero 32, vicino a Central Park. Consisteva in un modesto appartamento al terzo piano con una splendida vista sul grande parco della città. Sull'ultimo foglio, invece, c'era l'indirizzo del ristorante dove avrebbe dovuto sostenere un colloquio di lavoro: ristorante "il Sole e la Luna" e avrebbe dovuto parlare con un certo signor Solace.
L'arrivo della cameriera con le sue ordinazioni lo risvegliò dai suoi pensieri. Piegò i fogli e li rimise nella tasca interna del cappotto mentre beveva un sorso di cappuccino, sentendosi subito riscaldare. Osservò con interesse le persone all'interno del locale, prevalentemente studenti universitari, e si disse che probabilmente ai loro occhi lui appariva come un normale ragazzo ventenne un po' dark. Per gli angeli non era difficile passare per umani: le loro grandi ali venivano come "ripiegate" all'interno delle loro schiene, senza lasciare alcuna traccia del loro passaggio quando si spiegavano per spiccare il volo. Per quanto riguarda la questione del curriculum e della casa, ad esse ci pensava direttamente Lui. Nico non sapeva esattamente come facesse ma ogni volta che un angelo doveva passare un periodo relativamente lungo tra gli umani, il Signore provvedeva a trovagli un alloggio e delle credenziali. Così era successo a Nico: quando era atterrato in una stradina di New York, e aveva trasfigurato l'armatura in abiti più comodi e moderni, aveva trovato quei fogli nella tasca della giacca, insieme ad alcune banconote nel portafoglio.
Nico addentò con gusto la brioche, dando un veloce sguardo al grande orologio appeso dietro il bancone: le 9.30. Era ancora presto, avrebbe dovuto sostenere il colloquio tra un'ora, poteva tranquillamente rilassarsi in quel piccolo bar visto che non aveva proprio voglia di ritornare fuori al freddo. L'angelo continuò ad osservare la gente che entrava e usciva di continuo dal piccolo locale, fino a quando non incontrò lo sguardo di un ragazzo in coda alla cassa. Era da quando era entrato nel locale che quel ragazzo non gli staccava gli occhi di dosso: era alto e magro, aveva la pelle color caramello, come se fosse appena rientrato da una vacanza ai Caraibi, un'indomabile zazzera di capelli biondi mossi che gli dava un'aria sbarazzina, occhi blu cobalto belli ed intriganti. Quando il biondino si accorse dello sguardo dell'angelo voltò la testa, ma Nico giurò di aver visto le sue guance imporporarsi. L'arcangelo osservò ancora per qualche minuto il ragazzo, ma quest'ultimo non voleva saperne di girarsi, le guance ancora rosse, e Nico sorrise leggermente al comportamento del biondino.
Nico fece vagare lo sguardo per il locale un'ultima volta prima di voltarsi verso la grande vetrata, che dava sul traffico newyorkese. Osservò per qualche minuto il traffico, giocherellando distrattamente con il ciondolo della collana: era un ciondolo che raffigurava una piccola spada d'argento. Quel ciondolo era molto importante per Nico, aveva un valore affettivo dato che era un regalo di Bianca ed Hazel, ma esso era il "nascondiglio" della sua spada. Quando aveva bisogno della sua arma Nico stringeva tra le dite il ciondolo ed esso si trasformava in una lunga spada dalla lama argentea con un diamante nero sul pomolo.
L'orologio del bar segnò le dieci e Nico decise di alzarsi e incominciare ad avviarsi al ristorante. Andò al bancone e pagò la consumazione ma, quando si girò, un caffè bollente si rovesciò sul suo cappotto. Nico alzò di scatto la testa, pronto ad una bella sfuriata: nonostante fosse un angelo perdeva molto facilmente la pazienza ed era abbastanza suscettibile. Nico alzò di scatto la testa ma la rabbia sparì di colpo: di fronte a lui c'era il biondino che lo aveva osservato prima, e che ora lo guardava con un'espressione mortificata in volto.
"Oh mio Dio! Mi dispiace!" esclamò il ragazzo, posando sul bancone la tazzina ormai vuota e il sotto tazza, prendendo dei tovagliolini di carta "Sono mortificato!"
"Non preoccuparti, non è niente di grave" minimizzò Nico, nonostante la grande macchia che spiccava sul cappotto nero.
"Scusa, ero sovrappensiero e non ti ho proprio visto" si scusò nuovamente il ragazzo, tamponando la macchia con dei tovagliolini di carta.
"Davvero...non c'è problema" disse nuovamente l'arcangelo, arrossendo leggermente, scostando le mani del biondo dal suo petto "Sono cose che capitano"
"Scusa ancora" disse il ragazzo, liberando i polsi dalla presa di Nico e abbassando lo sguardo, per poi allontanarsi. Nico osservò stupito quel ragazzo, dopodiché uscì dal bar e, con un leggero movimento della mano, fece sparire la macchia da cappotto. Nico si incamminò verso il ristorante, ma per tutto il tempo non riuscì a non pensare a quel ragazzo: il tocco delicato delle sue mani, il suo volto mortificato, i suoi grandi occhi blu come un cielo d'estate, alla leggera scossa di piacere che gli aveva provocato quel piccolo contatto con il ragazzo.
Finiscila Nico! Non puoi pensare queste cose su un ragazzo che hai visto solo per due minuti. Probabilmente non lo rivedrai mai più. Concentrati!
Venti minuti dopo Nico arrivò al ristorante "il Sole e la Luna" e doveva ammettere che era un bellissimo ristorante. Si trovava nella zona in di Manhattan, un locale di medie dimensioni arredato con eleganza: nella grande sala vi erano grandi tavoli rotondi coperti da delle tovaglie bianche, alcuni ragazzi stavano apparecchiando per il pranzo con piatti segnaposto in vetro, lucide posate d'argento e scintillanti bicchieri di cristallo. Al centro di ogni tavolo vi era una piccola composizione floreale differente per ogni tavolo, dal soffitto pendeva un'imponente lampadario in cristallo, mentre sul lato destro della sala faceva bella mostra un grande camino con un vivace fuocherello che rendeva la sala più accogliente.
"Ci dispiace, ma non è ancora orario di apertura" disse una ragazza dai lunghi capelli castano chiaro e dolci occhi verde chiaro. Nella mano sinistra reggeva, tra le dita, cinque calici da vino capovolti.
"Non sono qui per pranzare, ho un colloquio con il signor Solace" disse Nico.
"D'accordo. Aspetta qui, te lo chiamo" disse la ragazza con un sorriso, scomparendo dietro una porta vicino al bancone del bar, presumibilmente le cucine. Pochi minuti dopo la ragazza uscì con un uomo sulla quarantina con corti capelli biondi e allegri occhi azzurri, vestito con una divisa da chef.
"Tu devi essere Nicola di Angelo, vero?" chiese l'uomo, aveva una voce dolce e musicale, tendendo la mano all'angelo.
"Sì, il signor Solace?" rispose Nico, stringendo la mano allo chef.
"In persona, ma chiamami pure Apollo. Signor Solace mi fa sembrare più vecchio di quanto già non sono. Vieni, andiamo nel mio ufficio" disse l'uomo, avviandosi nuovamente verso le cucine. Apollo entrò in cucina, seguito da Nico, ed entrare in un piccolo ufficio con una vista completa sulla cucina "Prego, accomodati"
"Grazie" rispose Nico, accomodandosi sulla sedia di fronte alla scrivania mentre Apollo prendeva posto su una poltrona dall'altro lato della scrivania, di fronte a lui. Nico prese dalla tasca il curriculum e lo pose allo chef, il quale lo lesse interessato per alcuni minuti.
"Però, un curriculum invidiabile! I miei complimenti, pochi ragazzi giovani come te possono vantare simili esperienze. Vedo che parli fluentemente quattro lingue, perfetto. In questo ristorante l'uso delle lingue è fondamentale, è frequentato da molti stranieri" commentò Apollo, scorrendo le varie voci del curriculum. Il colloquio continuò per una buona mezz'ora, dove Apollo chiese a Nico di parlare in francese, spagnolo ed italiano, testando la sua padronanza delle lingue, dopodiché gli fece delle domande sui posti in cui aveva lavorato in precedenza. Nico rispose correttamente a tutte le domande, ringraziando mentalmente Annabeth per avergli dato un foglio di supplemento dove gli spiegava i compiti che aveva avuto nei precedenti luoghi di lavoro.
"Molto bene, mi hai davvero colpito. Solitamente io non faccio colloqui al personale di sala, di loro se ne occupa mia sorella Diana, ma visto che oggi era malata l'ho sostituita. Avrai la possibilità di conoscerla lunedì. Congratulazioni, il posto è tuo" disse Apollo, alzandosi e tendendo la mano a Nico.
"La ringrazio" rispose Nico, con un sorriso, stringendo a sua volta la mano dello chef.
"Bene, presentati lunedì mattina qui al ristorante per le dieci e mezza. Per la divisa non preoccuparti, te la forniamo noi"
"Va bene, a lunedì allora" disse Nico, uscendo dall'ufficio di Apollo e avviandosi verso l'uscita del locale. La grande avventura stava per cominciare.
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