Prologue

Un bacio lento, breve.
Molto breve.
La lingua si insinua insicura
all'interno delle sue morbide labbra
e, forse per paura, si allontana.
Quelle labbra lo avevano tentato e
continuano a tentarlo.
Lentamente si sente mancare
il respiro.
Per poi smettere di respirare.
Per sempre.

La famiglia Pennington rappresentavano un vero e proprio mistero per la città di Riverside. Non uscivano quasi mai di casa alla luce del giorno, e di notte si sentivano strane presenze muoversi all'interno dell'abitazione.
C'era chi supponeva fossero degli esseri strambi che non amavano la luce del giorno, i più fantasiosi ricorrevano ad una figura più mitologica e improbabile credendoli dei vampiri assetati del dolce sangue umano, e che di notte uscivano ad catturare le loro prede mentre di giorno preferivano dormire all'interno delle loro bare acquistando così le forze per un ulteriore caccia. C'era chi invece preferiva ignorarli e pensare soltanto alle proprie di preoccupazioni non prestando a ciò che diceva la gente e badando ai fatti propri.

Afrodite Pennington li aveva sempre visti da lontano e quelle rare volte che era uscita di casa non aveva un così bel ricordo del mondo esterno. Sua madre, la signora Penelope Pennington, le aveva sempre raccontato come quel mondo così bello e caloroso fosse maledettamente terrificante.

Sospira lasciandosi ricadere sul letto disfatto pettinandosi i lunghi capelli nero corvino, che delicatamente le ricadevano sulla spalla destra ad ogni spazzolata. La voglia di abbandonare quella stanza aumentava ogni giorno di più, e presto tra un paio di giorno sarebbe potuta uscire da sola proprio come le sue sorelle.
Lo chiamavano il giorno della caccia ed rappresentava il momento dove la più giovane delle sorelle Pennington si sarebbe nutrita e avrebbe mandato avanti il sangue della famiglia.
Di cosa si nutrivano?
Sangue?

Avete davvero creduto alla storia dei vampiri? No, loro sono molto di più. Qualcosa di molto, molto più terrificante.
Loro erano Predatori di anime. Erano esseri speciali che nascevano con un aspetto semplice, come un essere umano, e oltre a nutrirsi del loro stesso cibo per sopravvivere avevano bisogno di nutrirsi, almeno una volta al mese di dell'anima di un umano.
Ciò che però li distingueva da un essere umano qualsiasi e anche un'altra caratteristica importante: la bellezza. I predatori di anime erano esseri magnifici e sublimi dotati di una bellezza strabiliante capaci di incantare qualsiasi uomo o donna che sia senza alcun tipo di distinzione.

Un potere quasi incontrollabile e assolutamente pericoloso.
E il ventuno settembre sarebbe stato per Afrodite la sua prima caccia solitaria. Poteva sentire lo stomaco brontolare al sol pensiero, e un po' di saliva le fuoriusciva sulle labbra.
E Aveva fame. Maledettamente fame.