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For the last time

"Ma che la baciai, questo sì, lo ricordo, col cuore ormai sulle labbra
Ma che la baciai, per dio sì, lo ricordo
e il mio cuore le restò sulle labbra."
[Fabrizio De André]

[Marc]

Era successo veramente.

Non era stato un sogno, le labbra di Angel si erano davvero posate sulle mie.
Ho davvero baciato e accarezzato la sua pelle nuda e morbida, l'ho tenuta davvero contro di me, stretta a me, più forte che potessi, come se bastasse quel gesto per non farla scappare via.

Ho scoperto sul serio cosa significa baciarla, inspirare il suo profumo, avere i suoi occhi infuocati su di me, i suoi gemiti al mio orecchio, le sue labbra sulla mia pelle, assaggiare il suo sapore, stare dentro di lei.

E ora che lo so, vorrei non doverne più fare a meno.
Vorrei non dover più fare a meno dei suoi baci, delle sue mani tra i miei capelli, del modo in cui mi ha guardato l'altra notte.

Avevo visto cosa accadeva in lei, cosa bruciava in lei, sotto quella corazza di ghiaccio e freddezza.
Desideravo che mi bruciasse da così tanto tempo, e lasciarsi scottare da lei era stata una delle esperienze più belle di tutta la mia vita.

Sin da quando ero salito in moto per la prima volta e avevo assaporato l'ebbrezza, il brivido della velocità, avevo capito che quando mi sarei innamorato veramente, quando avrei trovato la mia persona, avrei provato le stesse intense, devastanti emozioni.

Avrei sentito il mio cuore tremare, esattamente come lo sentivo quando aprivo il gas in rettilineo e il vento mi sferzava il corpo.

Con Angel l'ho sentito nello stesso modo travolgente, tale da togliermi il respiro.

Non era semplicemente l'ebbrezza del sesso, era tutta, tutta un'altra cosa.

Fare l'amore era tutta un'altra cosa.
Farlo con chi amavi non aveva paragoni.

E lo avevo capito soltanto adesso.

In realtà io e Angel avevamo già fatto l'amore decine di migliaia di volte. Lo avevamo fatto tutte le volte in cui ci eravamo guardati senza dire nulla, tutte le volte che ci eravamo abbracciati o accarezzati, o confidati le reciproche paure.
Ci eravamo spogliati l'uno davanti all'altro infinite volte.

L'ho vista veramente nuda quando ha pianto davanti a me per la prima volta, quando mi ha rivelato del suo passato, quando mi ha voluto accanto a sé ogni volta che crollava a pezzi.

Io e Angel eravamo già tutto da un bel pezzo, ma l'ho capito soltanto ora.

Lei è l'unica cosa che voglio.
L'unica ragazza che voglio avere accanto per il resto della mia vita.
L'unica che voglio stringere tra le braccia, l'unica che voglio ritrovarmi accanto al mattino.

Angel mi ha raccontato spesso di ciò che credevano gli amanti antichi: le loro anime si fondevano attraverso un bacio.

La mia anima si è aggrappata alla sua, si è unita alla sua la scorsa notte.
Perché in fondo la mia anima lo ha sempre saputo che era lei, sin dal primo istante in cui l'ho vista.

Quel momento in cui i miei occhi si sono posati su quella ragazzina che se ne stava in disparte, che pareva disinteressata a tutto ciò che la circondava.
E senza sapere il perché ho sentito che dovevo conoscerla.
A costo di fingere di finirle addosso.

E ora che so cosa significa avere le sue labbra impresse sulla mia pelle, sulle mie, sul mio viso, non voglio più vivere senza.

Baciarla è diventata la mia nuova droga.

Ne avrei bisogno anche ora, mentre ricomincio con i pesi e osservo il mio riflesso allo specchio.
Lancio un'occhiata distratta al telefono, posato a poca distanza da me accanto ad un asciugamano di spugna e alla mia Red Bull di riserva.

È l'ultimo giorno dell'anno, stasera ci sarà la festa, e io e Angel non ci sentiamo ormai da tre giorni, da quando siamo tornati da Barcellona.

Mi aveva chiesto del tempo, perché voleva restare sola.

Il timore di aver rovinato tutto si è fatto largo più volte nella mia mente in questi giorni. So che è questo il tarlo che arrovella il cervello di Angel, so che è questa la paura che l'attanaglia.

Io, al suo contrario, non desidero altro.

Vorrei andare da lei e dirle che la voglio in tutti i modi possibili e immaginabili, che quello che abbiamo fatto la scorsa notte non deve essere altro che il nostro nuovo inizio, l'inizio di me e lei insieme.

Vorrei andare da lei e chiederle di provarci, dirle semplicemente 'stai con me'.

Volevo mandare tutto al diavolo.
Al diavolo Alex, al diavolo Javier che continuava a mettersi in mezzo, al diavolo tutte le paure.

Volevo gettare il cuore oltre l'ostacolo, non lasciare nulla di intentato, non avere rimpianti, come ero solito fare anche in pista.
Avevo sempre, sempre pensato al bersaglio grosso; anche quando correvo nel campionato spagnolo, era alla MotoGP che pensavo.
La classe regina, quella dei migliori, dei campioni.

Ora era Angel il mio bersaglio.
Era lei quello che volevo, era l'unica che volevo.

Volevo pensare solo ed esclusivamente a me per una volta, non ad Alex e a ciò che provava.
Volevo per una volta mettere me e i miei sentimenti al primo posto.

Io e Angel potevamo essere qualcosa di meraviglioso insieme.
Lo avevo capito la mattina dopo aver passato la notte insieme.
Mentre ballava per me, con la mia camicia indosso, bellissima, scalza, la risata a dipingerle il viso, gli occhi pieni di vita e luminosi come non mai, avevo capito che non era un'utopia, poteva essere reale.

Pensavo che sarebbe stato l'inizio di qualcosa, che saremmo usciti da quell'hotel stando insieme. Era ciò che avevo sperato quando avevo deciso di organizzare tutte quelle piccole sorprese per il suo compleanno.

Confessarle tutto quello che provavo per lei, aprirle il mio cuore. Alla fine aveva prevalso l'istinto e il bisogno di lei.
Ma avrei dovuto immaginare che la bolla dove eravamo finiti si sarebbe infranta, e che sarebbe stato proprio Alex a mandarla in mille pezzi.

Era mio fratello.

Ero disposto a ferirlo per seguire il mio cuore?

Scuoto la testa, e poso i pesi a terra. Direi che per oggi può bastare.

<<Hai finito?>> mi domanda Alex, fresco di doccia.

<<Sì. Dobbiamo sbrigarci, se vogliamo arrivare alla festa in tempo. Dobbiamo anche passare a prendere Angel.>>

Solo pronunciare il suo nome fa aumentare drasticamente i battiti del mio cuore.

Dio, che mi ha fatto quella ragazza.

<<Non serve.>> ribatte Alex, senza guardarmi.

<<In che senso?>>

<<Mi ha telefonato poco fa e mi ha detto che ci vediamo direttamente lì, andrà alla festa con Rafi.>>

Resto a fissarlo per diversi istanti come se non avessi capito ciò che mi ha detto, quando in realtà è l'esatto contrario.

Mi sta evitando.

Dopo tre giorni senza né vederci né sentirci l'unica cosa che volevo era prenderla da parte e baciarla, ma lei non sembra dello stesso avviso.

Una strana sensazione mi fa stringere lo stomaco in una morsa.

E se avessi davvero distrutto tutto? Se avessi perso anche l'unica cosa che mi permetteva di averla nella mia vita, ossia la sua amicizia?

No, non posso neanche pensare a questa eventualità.
Devo vederla il prima possibile e parlarle.

<<Faccio in fretta.>> mi limito a dire, sparendo dalla vista di mio fratello, il cuore in tumulto e spaventato.

                              ~·~

Quando arriviamo al palazzetto dove si svolgerà la festa che abbiamo organizzato, mancano pochi minuti alle otto.
Ci troviamo a pochi chilometri da Cervera, le colline che si stendono a perdita d'occhio davanti a noi.

Sento le mani prudere, l'agitazione scorrere nel mio sangue.
Devo vedere Angel, dobbiamo parlare.

<<Ehi, che hai? Mi sembri agitato.>> nota Alex, facendomi un cenno e sistemandomi la cravatta.

<<Non è niente di che, tranquillo fratello.>> lo rassicuro, accennando un sorriso.

Giungiamo davanti alla lunga scalinata che conduce al portone, poi entriamo.
Dal soffitto pendono decine di lampadari di cristallo, ghirlande con su scritto "Happy New Year" costellano l'intera sala.
Il palazzo è fatto interamente di vetro, per cui è possibile godere della vista delle colline avvolte dall'oscurità da ogni angolo.

La sala è già gremita di gente, e finora non ho riconosciuto nessuno.
Ma chi li ha invitati questi?

Poi qualcosa attira i miei occhi.

Una figura esile e minuta, dalle movenze eleganti.

Angel è lì, poco distante da me, accanto ad un gruppo di persone.
Indossa un semplice abitino nero, dalla scollatura rotonda sulla schiena, i capelli mossi e sciolti che le accarezzano la pelle nuda.
Le gambe sono avvolte da un paio di collant neri, ai piedi dei tacchi alti che la fanno arrivare quasi alla mia altezza.

Accanto a lei c'è Rafi che le dice qualcosa facendola ridere.

La sua risata.

Persino nella confusione riesco a sentirla e riconoscerla, un brivido a scorrermi lungo la schiena.

Solo in quel momento mi accorgo che accanto a lei, dal lato opposto a Rafi, c'è Javier.

Una rabbia incomprensibile mi invade mentre lo osservo, il modo in cui cerca di attirare l'attenzione di Angel, che però lo degna soltanto di un'occhiataccia.

I miei piedi si muovono quasi senza che io me ne accorga e giungendo alle loro spalle mi infilo tra di loro, scostando forse in modo un po' troppo brusco Javier.

<<Buonasera!>> esordisco, mostrando un largo sorriso.

Con la coda dell'occhio vedo distintamente Angel irrigidirsi di colpo non appena sente la mia voce.

Non si volta a guardarmi, chiude gli occhi e prende un sorso di champagne.

Istintivamente le tocco un fianco e la vedo spalancare gli occhi.

Toccarla dopo quello che abbiamo fatto è come infilare le dita nella presa della corrente.

Tremo appena e cerco di controllare il mio corpo.

<<Finalmente sono arrivati anche i due campioni!>> esclama Anna, di fronte a me, prendendo un sorso del suo drink.

Sento su di me lo sguardo velenoso di Javier, mentre vedo mio fratello posare due baci sulle guance di Angel.

<<Io sto morendo di fame, ma quando si mangia?>> piagnucola Rafi, battendo un piede per terra.

<<Non eri tu quella che si è fatta fuori un intero pacchetto di patatine in macchina?>> ribatte Angel, ironica.

<<Sì, ma è passata quasi un'ora ormai!>>

Angel scuote la testa, poi qualcuno dal fondo dell'immensa sala annuncia di sedersi ai tavoli.

Tutti iniziano ad avviarsi, tranne Angel, che lentamente alza gli occhi su di me.
Il suo sguardo intenso e in piena tempesta mi si pianta in un angolo del cervello.

È talmente bella che mi toglie il fiato.

Deve averla truccata Rafi, perché la combinazione di colori che ha scelto fanno risaltare ancora di più quei suoi occhi da cerbiatto.

Indossa un paio di orecchini a cerchio d'argento, che esaltano ancor più la sua eleganza.

Dio, quanto vorrei baciarla.

Qui, davanti a tutti.

Un lampo di dolore le attraversa lo sguardo, si volta di scatto e raggiunge gli altri.

La seguo, e noto che tutti sono già seduti al tavolo.

Angel è andata a sedersi tra Alex e Rafi, che lancia un lungo sguardo a me, poi guarda Angel e finisce per sospirare.
In quel momento capisco che Rafi sa tutto.
Era l'unica che sapeva della sorpresa per Angel in ogni più piccolo particolare. Alex sapeva soltanto della festa in hotel.
Ora sa anche quello che è successo l'altra notte.

Cerco di mantenere la calma, di fare buon viso a cattivo gioco, ma ho i nervi a fior di pelle. Non riesco più ad aspettare, devo parlare con Angel.

I tempi tra una pietanza e l'altra sono estremamente lunghi, ai limiti della digestione.

Verso le undici e trenta l'atmosfera inizia a farsi più festosa. Il volume della musica aumenta, così come la confusione. Sotto il getto delle stelle filanti, Angel sparisce dalla mia vista.

Inizio a cercarmi intorno, ma è praticamente impossibile trovarla.

Mi allontano dalla folla e la vedo.

C'è un angolo del palazzetto da cui è possibile ammirare il cielo. È una serata troppo fredda per ammirarla all'aperto, ma questa è un'ottima alternativa.

Mi da le spalle, ma non so come, si accorge del mio arrivo.

<<Sapevo che saresti venuto.>> esordisce, il tono della voce ha un retrogusto malinconico.

Si volta verso di me e accenna un sorriso triste.
Desideravo così tanto parlarle e ora, d'improvviso, ho perso tutte le parole. Come se non sapessi più cosa dirle.

<<Mi sei mancata.>> soffio, banalmente, facendo un passo verso di lei.

Angel solleva le palpebre e mi guarda.

<<Anche tu.>> ammette, accarezzando la mia cravatta.

Faccio un passo verso di lei con la chiara, precisa intenzione di baciarla, e lei fa un passo indietro.

Quel suo gesto mi colpisce in pieno petto.
Le mie speranze iniziano a sgretolarsi, una dopo l'altra.

<<Marc, è ora di parlare di ciò che è successo, di...noi.>> dice, la voce che non trema, al contrario della mia.

Quando vuole Angel sa nascondere le sue emozioni meglio di me, che sono sempre istintivo, impetuoso.

<<Sì, hai ragione.>>

<<Senti, io...non starò qui a dire che quello che è successo tra noi è stato un errore, solo...solo che...cosa sono stata io, per te? Non potrei mai tollerare di diventare per te come...una delle tante.>>

La guardo, sbalordito.
Non riesco a credere a quello che sta dicendo.

<<Angel, tu...tu non lo stai facendo davvero.>>

<<Che cosa?>>

<<Non stai paragonando quello che abbiamo fatto io e te con...quello che ho fatto con altre, vero? Non lo stai...banalizzando a tal punto.>>

Lei sogghigna, scuotendo la testa.

<<Perché, non è la stessa cosa?>>

<<No!>> esclamo, quasi con tono arrabbiato, <<quello è solo...sesso. È solo bisogno...un bisogno da soddisfare con qualcuna che mi piace.>> non riesco neppure a guardarla mentre queste parole lasciano le mie labbra. Come se mi vergognassi.

<<Ma è tutta, tutta un'altra cosa. L'altra notte non è stata solo la tua prima volta. Anche io ho fatto l'amore per la prima volta, è stata anche la mia prima volta ed è stata con te.>>


Angel mi guarda, gli occhi improvvisamente lucidi.

<<Angel tu...tu non potrai mai, mai essere al livello delle altre, per me. Dio, tu sei...tutto e di più. Io non voglio perderti, Angel, non voglio e non posso.>>

Lei resta in silenzio, per diversi istanti. Sembra come se volesse dire qualcosa, ma non ne avesse il coraggio.

<<Io ho bisogno di sapere che non cambierà nulla tra di noi, Marc. Che tornerà tutto come prima, come se non fosse successo nulla. E che questa cosa resterà tra di noi. E...beh, Rafi. Ha capito tutto senza che le dicessi nulla. Alex non dovrà mai saperlo, gli spezzerebbe il cuore. E noi non vogliamo che lui soffra, vero?>>

Mi crolla tutto addosso.

La verità che Angel mi sbatte in faccia, il fatto che non sarò mai libero di vivere ciò che provo, mi distrugge.

Alex è mio fratello, la persona più importante della mia vita, assieme a questa ragazza che mi sta di fronte, e al resto della mia famiglia.
Il mio compagno di avventure, di sfide, di lotte. Alex è sangue del mio sangue, non potrei mai fargli del male volontariamente.

Anche se questo significa avere una ferita nell'anima.

Si può rinunciare all'amore, ai sentimenti, per un bene superiore.
Per non arrecare sofferenza a chi ci sta accanto e ci ama.
Possiamo rinunciare a un po' di noi stessi, per gli altri.

Anche se non immaginavo potesse fare così male.

Dio Alex, perché proprio lei?

<<È stato così bello Angel, così bello e devastante, non pensi?>> le domando, quasi con tono disperato, gli occhi che pungono per le lacrime.

Lei alza lo sguardo lucido su di me, l'accenno di un sorriso spezzato sul volto.

La discriminante anche per lei, è Alex.
Il nostro punto in comune, ciò a cui tutto gira intorno.
E lui non ne è neppure consapevole.

Come farle capire che l'amo perdutamente senza parlare?

Come devo fare a dimostrarglielo?
Cosa devo fare più di quello che ho già fatto?

Vorrei urlarglielo, gridarglielo, farlo sapere a tutti, ma sarei disposto poi a vivere le conseguenze?

Allo sguardo ferito, tradito di mio fratello?

Ho sempre sentito il dovere di proteggerlo. Sempre.
Devo farlo anche ora.

<<È stata la cosa più bella che abbia mai fatto, Marc. Ed è stata con te. Ma...bisogna fare ciò che è giusto, no?>> nella sua voce colgo un urgenza, il bisogno di una conferma, come se i muri che ha costruito nuovamente intorno al suo cuore, fossero sul punto di crollare di nuovo.

Nella mia mente passa l'immagine di me ed Alex da piccoli, in una delle nostre innumerevoli avventure.

<<Già.>>

Alle nostre orecchie giunge il countdown per lo scoccare della mezzanotte.

<<Un'ultima volta?>> la voce che mi si spezza, qui a un passo da lei. I suoi occhi che tremano sotto le ciglia, mentre si morde il labbro inferiore.

<<Un'ultima volta.>> ripete, e le nostre labbra si uniscono.

Vorrei non dovermi mai staccare da lei, mentre la stringo, più forte che posso.
La sto baciando, per l'ultima volta. Per l'ultima volta sto assaporando la morbidezza delle sue labbra, il calore del suo corpo, il tocco della sua lingua.

Con la forza della disperazione, la bacio con tutta l'intensità di cui sono capace. Vorrei che capisse tutto attraverso questo bacio. Tutto il dolore, l'amore, la passione che provo per lei. Che lei è il mio chiodo fisso, la mia forza e la mia debolezza, il mio universo, il mio respiro.

Sento qualcosa di bagnato toccarmi la guancia, ma non intendo allontanarmi da lei. Intorno a noi, ma distante milioni di anni luce, esplode la festa, ma noi non ce ne accorgiamo neppure.

Io e Angel siamo stati come una stella, come una supernova. Un astro celeste più luminoso del sole ma solo per un istante. Esploderemo in una polvere dorata e ci dissolveremo nell'aria e di questa notte e di quello che abbiamo vissuto insieme non resterà niente.

Eppure persino le nostre labbra che si muovono all'unisono, paiono quasi appartenersi, come se fossero nate per stare così, unite e complete.

Vorrei che questo momento durasse per sempre, vorrei che questo bacio che vale una vita intera, durasse per sempre.

Alla fine ci allontaniamo, il cuore in fiamme, e capisco cos'era quel qualcosa di bagnato che mi aveva sfiorato.

Angel sta piangendo.

<<Angel, perché stai piangendo?>> le domando, poggiando la mia fronte contro la sua.

Lei chiude gli occhi, scuotendo la testa, poggiando una mano sul mio petto.

<<Ho paura...che niente sarà più come prima, tra noi.>>

Alza gli occhi lucidi su di me e il suo sguardo pieno di parole non dette mi ferisce.

<<Non cambierà nulla tra di noi, angioletto. Niente.>> ripeto, convinto.

Ma so che non sta piangendo solo per quello. C'è qualcos'altro sotto di cui lei non mi ha parlato.

<<Ma non è solo questo, vero? Parlami Angel, dimmi la verità, dimmi tutto, come hai sempre fatto.>>

Angel si allontana di un passo da me, scuotendo la testa.

<<Non capiresti.>> dice, il tono struggente.

Mi guarda ancora per un istante, poi mi volta le spalle e se ne va a gran velocità, lasciandomi solo il suo profumo nell'aria e il suo sapore sulle labbra.

Mi sento completamente vuoto.

Mi è sfuggita dalle mani, e ora non ho nient'altro se non questo dolore all'altezza del petto.

Non mi sono mai vergognato di piangere, ma non pensavo che avrei iniziato il nuovo anno in questo modo.

Dicendo addio all'unica ragazza che avessi mai amato.
Raccontandole una bugia, nascondendole ciò che avevo davvero nel cuore.

Resto lì a fissare l'orizzonte scuro per un tempo che mi pare interminabile.

Poi ad un tratto sento la folla in lontananza iniziare a chiamare il nome di Angel con insistenza.

Raggiungo la sala e vedo che Rafi la sta trascinando verso il centro della stanza.

<<Diteglielo anche voi che ci deve cantare qualcosa!>> urla nel microfono, mentre gli altri, più brilli che altro, rispondono un che fa tremare i muri.

<<Non sono in vena, per favore!>> ribatte Angel, disperata.
So che l'unica cosa che vorrebbe in questo momento è fuggire, per andarsi ad infilare sotto le coperte del suo letto.

<<Se canti, canterò io dopo di te!>> esclama Javier, credendosi simpatico.

Angel scuote la testa, poi i suoi occhi si posano su di me.

È uno sguardo così struggente e sofferente da farmi tremare le viscere.

<<Sono libera di cantare qualunque cosa?>>

<<Qualunque!>> esclama una voce che riconosco essere quella di Alex.

<<Allora devo usare il mio cellulare, perché voi spagnoli non avrete sicuramente la base musicale. Mi dispiace dirvi che non capirete una parola, ma tanto siete tutti abbastanza brilli da non capire neanche la vostra di lingua.>> la sala si riempie di risate.

Eccola, la mia Angel.

Attacca il telefono agli amplificatori.

<<In più, l'importante è questa canzone arrivi ad una persona in particolare.>> fissa gli occhi nei miei, poi li richiude.

La musica semplice e con un che di malinconico riempie la sala, poi Angel inizia a cantare e la sua voce di velluto si insinua sotto la mia pelle. È una canzone in italiano.

"Quei giorni perduti a rincorrere il vento,
A chiederci un bacio e volerne altri cento,
Un giorno qualunque li ricorderai,
Amore che fuggi da me tornerai.
E tu che con gli occhi di un altro colore,
Mi dici le stesse parole d'amore,
Fra un mese fra un anno scordate le avrai,
Amore che vieni da me fuggirai.
Venuto dal sole o da spiagge gelate,
Perduto in novembre o col vento d'estate,
Io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai,
Amore che vieni amore che vai."

Quando Angel finisce di cantare il silenzio scende sulla sala.

Lei resta lì, gli occhi chiusi e il cuore per la prima volta stretto tra le sue mani.

Ho i brividi.

Poi riapre gli occhi e li fissa nei miei.

E capisco che sono totalmente alla mercé di quella ragazza che ha appena parlato d'amore.

Un applauso scrosciante si riversa in tutta la sala, Rafi corre a tenderle una mano, poi rimette la musica ad alto volume.

Angel sparisce dalla mia vista, ma non le corro dietro.
La lascio andare com'è giusto che sia.

Il momento karaoke è già finito, e io non ho niente, niente da festeggiare.

È appena iniziato il nuovo anno e nonostante le mie parole, ho la sensazione che in realtà niente sarà più come prima.

[Spazio Autrice]

Ho quasi il timore che vorreste farmi fuori, ma forse sbaglio 😂
In tal caso vi dico che siete esagerate perché ecco, in fondo non è ancora successo niente *evita una padella*
Non dico altro, se non che mi manca Marc e niente, rincuoratemi un pochino con i vostri commenti, voglio sapere ciò che pensate di questo capitolo!
Alla prossima domenica 💗

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