capitolo nove
-SHIIIIRATORIZAWA!!!- Hinata fece il suo ingresso nel palazzetto, e fu quasi costretto a tapparsi le orecchie per il tifo assordante della squadra bianco-viola.
Tamburi, cheerleader, piatti... avevano proprio di tutto.
Rimase con la bocca leggermente aperta, meravigliato dalla grandezza di quella vera e propria macchina della perfezione.
-Kageyamaaaa anche io voglio un tifo così! Quando andremo ai nazionali lo avremo?- chiese, con un lucchichio negli occhi.
Tobio lo guardò e si vide riflesso in quelle marroni perle, figura impressa sul bagnato spesso, che era la ragione del gioco di luce nei suoi iridi.
Gli rivolse un sorriso, poi gli rispose, mentre la sua mano scompigliava i capelli arancion carota, come al solito estremamente morbidi al tatto.
-per andarci dobbiamo prima battere la shiratorizawa, e prima ancora l'Aoba e il Dateko. Quindi oggi sarà meglio osservare entrambe le squadre, per capire come affrontarle- spiegò, sfilando la mano da quel campo di tulipani.
Come Shoyo avrebbe risposto non lo sapremo mai, visto che in quel omento irruppero nella struttura e nel discorso i loro due accompagnatori.
-Ha ragione- disse Suga al centrale, riferendosi a Kageyama. Il diretto interessato annuì, poi, sotto detta di Daichi, presero posto per evitare di intralciare l'entrata.
Si sedettero tra i tifanti per la squadra capitanata da Oikawa, il quale, in questo momento, era prossimo a servire.
C'era un silenzio assordante, da parte del pubblico alle spalle di Hinata, che quasi poteva sentire il respiro regolare dell'alzatore, il quale cercava la concentrazione assolura, ad occhi chiusi.
Poi, con un respiro più corto, aprì gli occhi. Dopo qualche secondo, nei quali tutta la palestra era in balia della sua presenza soffocante, fece il primo passo, e lanciò la palla.
Sinistro, destro, sinistro, lo stacco dal terreno e infine il colpo. Il tutto eseguito con una leggerezza per la quale poteva essere paragonato ad una pantera dal passo felpato, mentre i sei giocatori dall'altra parte della rete erano le prede.
Questi sarebbero stati i ruoli normalmente, ma liceali della Shiratorizawa erano aquile, i più forti predatori del cielo.
I rapaci ricevettero il potente servizio, e riuscirono a far completare l'azione ad Ushijima, l'opposto della squadra.
Il muro dell'Aoba venne completamente distrutto da tale forza, e, come se non ci fosse stato, la palla rimbalzò all'altezza dei due metri, con un angolo che i giocatori del Karasuno credevano impossibile.
-tsk- borbottò Kageyama, stravaccandosi sul sedile, parecchio irritato. Non sopportava ci fossero persone così avvantagiate per il solo fisico.
Hinata invece era rimasto a bocca aperta. Indicava Wakatoshi, affascinato.
-come diamine è possibile tirare così? Ma è umano?- chiese, a nessuno in particolare.
Tobio ridacchiò sotto i baffi per quel suo comportamento, cosa che il centrale notò, ed iniziarono a bisticciare come al loro solito.
-zitti! non fate chiasso!- li zittì Daichi, che poi si girò, notando lo sguardo perso di Suga, accanto a sé.
I suoi occhi marroni guardavano un punto fisso, seppur indeterminato.
Il capitano gli mise una mano sulla spalla, chiedendogli se fosse tutto apposto. L'alzatore si ridestò, le guance leggermente rosse e l'attenzione portata ora su di lui.
-uhm sì... stavo solo pensando che così non riusciranno mai a difendere Ushijima. Lui è mancino, ma si posizionano come fosse destroso.
In più un muro a due è inutile, tanto vale lasciarlo senza e fare una difesa a sei- spiegò, riportando lo sguardo in campo, dove, intanto, la shiratorizawa gioiva per l'ennesimo punto.
Daichi, il quale ormai era abituato alla mente che elaborava velocemente di Sugawara, non fece commenti, solo, gli sussurrò qualcosa all'orecchio, alla quale lui ridacchiò, poi gli passò un braccio sulle spalle.
Anche nella mente di Hinata, decisamente povera di materia grigia, i pezzi si stavano incastrando.
Oh... e quindi a Suga piaceva Daichi.
E, a quanto poteva notare, era corrisposto.
Iniziò a fissarli ridacchiare ed abbracciarsi, sorridendo.
Kageyama in risposta gli diede una botta in testa, dicendogli di non fissarli.
-la vedi quell'alzata? Dobbiamo imparare a farla, eh?- gli chiese il moro, indicando il campo dei bianco-viola, visibilmente in imbarazzo, nel vedere con la coda dell'occhio i loro due senpai amoreggiare.
-si! ti prego- rispose Hinata, tuffandosi nel blu. Kageyama tuttavia non resse lo sguardo, perciò lo fece vagare altrove.
Rimasero in silenzio per tutta la durata del secondo set, la tensione del pubblico era ricaduta anche sui due giovani, che però avevano anche altri motivi per essere tesi...
Erano al venticinque-ventiquattro per la Shiratorizawa, quando Kageyama stava per dire una delle cose più importanti della sua vita.
Non era partito da casa con l'idea di dire tali parole, non sapeva neanche come ci fossero arrivate, sulla sua lingua.
Sarà stato per il luccichio negli occhi di Hinata mentre seguiva la partita? Sarà per l'energia con la quale aveva affermato di voler tentare nuove alzate? Sarà che nel vedere Suga e Daichi appiccicati tutto ciò che voleva era inalare il suo profumo mentre lo cingeva con le braccia?
-Hinata... tu lo sai che mi puoi dire se non stai bene? Quella sera a casa mi-iniziò, sossurrando.
Doveva essere un dircorso tanto bello quanto improvvisato, quello.
Di quelli che ti passano per il cuore così velocemente da riuscirne ad imprimere solo poche parole, ma di cui rimane l'eco nelle nostre membra per anni. Fuggiaschi, scivolosi, difficili da catturare, eppure così forti e profondi. Ecco, questo fu il discorso di Tobio.
O meglio, lo sarebbe stato, se in quel momento il vicecapitano non avesse interrotto il moro.
-Hinata ti dovrei parlare di alcuni schem- ho interrotto qualcosa?- chiese, fermandosi, vedendo la bocca di Kageyama socchiusa e le gote di entrambi porporee sfumatura che fu presto raggiunta anche dalle guance di Sugawara.
Tobio scosse la testa, deciso, aggiungendo un "non era una cosa importante" di conferma.
Suga si mise seduto al finaco di Hinata, ed iniziò a parlare sommessamente, vicino al suo orecchio incorniciato dai ciuffi arancioni ribelli.
-Ascoltami bene, io ora ti lascio da solo con lui, tu vedi di combinare qualcosa. Chiedigli se dopo vuole andare a mangiare qualcosa, prova ad avvicinarti, e abbraccialo, penso ne abbia bisogno. Mi raccomando... e augurami buona fortuna!- gli disse, rivolgendogli uno sguardo dolce, da fratello maggiore o quasi da mamma. Gli diede un buffetto sulla guancia e tornò da Daichi.
il rosso ci mise un po' a metabolizzare il tutto. Quindi... quello era stato lo scopo del senpai fin dall'inizio?
Ripetè le informazioni date.
Vedere di combinare qualcosa.
Quella, in altri termini, sarebbe stata la sua specialità.
Invitarlo a mangiare qualcosa.
Si poteva anche fare, anche se sarebbe morto di imbarazzo.
Provare ad avvicinarsi.
Beh, dal punto di vista morale o fisico? Morale, pensò, visto che il punto "fisico" già lo toccava la quarta cosa nel suo elenco, la più infattibile, cioè abbracciarlo.
Le sue guance si tinsero di rosso al solo pensiero, mentre le sue soffici labbra si aprivano in un sorriso. Sugawara aveva detto che Tobio ne aveva bisogno... e lui non sbagliava mai nell'analizzare le persone.
Perso in quella analisi dei fatti, non sentì con quali parole il vice capitano convinse Daichi ad uscire, lo vide solo incamminarsi verso l'uscita, ma gli parve di vederlo voltarsi per fargli l'occhiolino.
Sku sku oggi il capitolè è un po' pikkolè e con pochi akkaduti.
Mi dispiace :(
Perchè in realtà lo avevo unito con il prossimo, ma un capitolo di 3000 e passa parole è un po' lungo, soprattutto rispetto agli altri.
Uhm... nel prossimo capitolo ci sarà anche la Daisuga, quindi, mi dispiace se non vi piace, però avevo il bisogno di non incentrare la storia sono su Kag e Hin.
Vi voglio bene, giuls :))))
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