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~2~

Finisco il mio allenamento solo quando le nocche mi fanno male, ma non mi sento ancora del tutto rilassato.
Teso e leggermente in ansia per la missione esco dalla palestra e mi dirigo verso la cucina.
Apro il frigorifero e mi prendo una birra.
La stappo e, mentre ne bevo un gran sorso, cammino per i corridoi cercando Katherine, la domestica.
La trovo nel salone principale intenta a passare l'aspirapolvere intorno al divano.

-Katherine?- la richiamo apoggiandomi allo stipite.
Lei alza lo sguardo e mi fa un cenno educato.
-Buongiorno signor Matthew, come la posso aiutare?-
Faccio una smorfia, la ragazza avrà la mia età, forse qualche anno di più, e mi da tremendamente fastidio che mi dia del lei.
-Preparami la vasca, sarò in bagno in un quarto d'ora.- le dico prendendo un altro sorso di birra.
-Sissignore.- risponde lei spegnendo l'aspirapolvere e salendo le scale.

Diversi minuti dopo sono immerso in un bagno caldo pieno di schiuma con un ologramma proiettato davanti a me.
Il file sullo schermo é suddiviso in tre cartelle: Beatrice Bennet , Veronica Price e Martina Depp.
Sfioro lo schermo e decido di andare in ordine.
Apro il file della prima ragazza e scorro velocemente con lo sguardo la prima pagina.
Età diciannove anni, precedenti penali per spaccio, attualmente frequenta l'ultimo anno di liceo, bocciata una volta...
Faccio una smorfia quando leggo la sua residenza attuale.

Guido fino alla villa dei ragazzi più popolari della scuola.
Più comunemente detti un branco di tre idioti in preda agli ormoni, solo il loro aspetto passabile dona loro una certa notorietà.

Il cancello non è chiuso e lo apro con una semplice spinta.
Avanzo per il viale di ghiaia e noto che anche la porta principale é spalancata e per terra c'è un enorme pozza d'acqua.
Innovativo come sistema d'allarme.
Sto per entrare quando un gatto nero mi sfreccia incontro e si ferma davanti a me guardandomi dal basso all'alto.

-Dante!- esclama una voce all'interno della casa seguita da un urlo.
Sorrido divertito e prendo il gatto in braccio, poi entro nella casa facendo attenzione alla pozza d'acqua.
Davanti a me trovo una ragazza con i capelli castani a caschetto che si sta rialzando da terra appoggiandosi a un mobiletto.
Appena mi vede si illumina.
-Hai recuperato il gatto!- esclama con un sorriso a trentadue denti.
Poi mi guarda meglio e si incupisce.
-Scommetto che sei uno degli amici di Dylan.- borbotta guardandomi in modo decisamente meno grato.
Dylan. Senza dubbio il più odioso dei tre ragazzi. Con un ego così grande da poter distruggere un'intera città.
-No, cara, mi dispiace ma non conosco nessun Dylan.- rispondo con un enorme sorriso. -Però ho conosciuto il gatto.-
Lei mi guarda sospettosa e mi scruta da capo a piedi.
-Sì, si chiama Dante.- risponde allungando le braccia.
Io le passo il gatto che mi si era accoccolato in braccio.
-Beatrice e Dante, eh?- dico guardando l'animale dagli splendidi occhi verdi.
-Come sai il mio nome?- chiede la ragazza riducendo gli occhi scuri a due fessure.
Mi mordo la lingua. Diamine, stai più attento.
-Beatrice?- esclamo simulando un tono sorpreso. -Che coincidenza! Io parlavo in generale dei personaggi della Divina Commedia.-
Lei mi lancia uno sguardo poco convinto e posa a terra il gatto.
-Matthew, ma gli amici mi chiamano Matt.- dico simulando un inchino.
Devo recitare la mia parte in modo adeguato.

-Devo trovare degli stracci.- borbotta guardando la pozza d'acqua a terra. -Tu come mai sei qui?-
La seguo mentre si dirige in cucina e apre vari cassetti a caso cercando qualcosa di utile per il pavimento.
-Oh, niente di che. Tu non vai a scuola?- le domando guardando l'orologio, sono solo le dieci di mattina.
Lei stringe le labbra e scuote la testa.
-Peccato, mi piacerebbe avere una compagna di classe come te, ssembri stupida.- la provoco mentre disegno dei cerchi immaginari sul tavolo della cucina.
Lei si volta e mi lancia un'occhiataccia.
-E ti farei sembrare meno stupido?- ribatte in tono velenoso.
Ridacchio divertito.
- No. Ci faresti divertire in un noioso mondo fatto di libri e cartacce.- rispondo con nonchalance.
La ragazza inizia a guardarmi in modo strano, come se mi stesse studiando.
-Chi sei davvero?- mi domanda sospettosa.
-Io?- poso il mio dito sul petto indicandomi in modo teatrale.
-Semplicemente un normale ragazzo.- concludo sorridendo amichevolmente.

Lei sta zitta per qualche secondo e poi sospira.
-Beh, se sei un ladro ruba quello che vuoi, tanto questa non è casa mia.- afferma Beatrice per poi ritornare a cercare di capire dove sono gli stracci.

Noto che non mi da del tutto la schiena, é infastidita o preoccupata dalla mia presenza.
-Tranquilla, non sono un ladro. A casa ho tutto quello che mi serve. Ma comunque posso aiutarti...- dico lasciando la frase in sospeso.
Lei si volta di scatto verso di me.
Bingo, attenzione catturata.
-A trovare i miei genitori?- chiede in tono indagatorio.
-Quello che vuoi.- rispondo con una scrollata di spalle.

Sulla faccia della ragazza vedo un susseguirsi di emozioni: curiosità, incertezza, paura e infine un sorriso.
-Non ho niente da perdere.Ti va un tè? Così ne possiamo parlare con calma.- mi domanda in tono più amichevole.
-Con piacere.- rispondo prendendo posto al tavolo.

Chiacchieriamo per diverso tempo e lei mi racconta molte cose: la sua breve carriera da spacciatrice, la misteriosa sparizione dei genitori inspiegabile alla polizia e la comparsa di Dylan, un ragazzo gentile quanto odioso che l'aveva aiutata a disintossicarsi ma non le aveva dato alcuna risposta.
Wow, non pensavo si sarebbe aperta così facilmente.

Alla fine della conversazione riprende a sorseggiare il suo thé guardandomi pensosa.
-Dimmi Matthew, dove vivi? Non ti ho mai visto prima in città.- dice guardandomi negli occhi.

Ricordo la ccopertura che mi sono inventato e la recito con voce più convincente possibile.
-Sono arrivato in città da poco. Vivo a pochi isolati da qua da solo con mia nonna, dato che i miei sono morti in un incidente stradale...- dico con un velo di tristezza e nostalgia dei vecchi tempi.
Purtroppo non tutto é falso nella mia storia.
-Oh, condoglianze.- mi risponde lei con uno sguardo tra il triste e il vago.

Sento la porta di casa aprirsi chiudersi con veemenza.
Un ragazzo piomba in cucina e quando mi vede il suo sguardo si indurisce.
-Che ci fai tu qui!?- Sbraita il nuovo arrivato. Dylan.
-Prendo un tè, non vedi?- rispondo alzando la tazzina con sguardo ovvio.

Lui si avvicina più infuriato di prima, mi prende per il colletto.
-Dylan!- esclama Beatrice alzandosi e facendo il giro del tavolo cercando di scollarmelo di dosso.
Mi fa quasi tenerezza, saprei benissimo stenderlo se solo ne valesse la pena.

-Io so perchè sei qua. Perciò ti consiglio vivamente di andartene. Ora.- mi sussurra in toni velenoso e mi lascia ricadere sulla sedia.
-Come desidera.- rispondo assecondando il suo sguardo duro. 
-Bea, posso prendermi il tè?- dico poi rivolgendomi alla ragazza in modo più gentile.

-No.- risponde Dylan continuando a guardarmi fisso.
-Certo!- esclama Beatrice lanciando uno sguardo arrabbiato al ragazzo.
Mentre mi porge un termos e sono sicuro che Dylan non possa sentirmi sussurro.
-Tornerò e ne riparleremo.-

Lei annuisce impercettibilmente. Lancio un'ultima occhiata condita con una buona dose di superiorità a Dylan ed esco dalla casa.
Sul viale sento la sfuriata di Beatrice e le risposte secche e annoiate di lui.

Lei non é cambiata per niente rispetto a quando eravamo piccoli.
Speriamo valga lo stesso per le altre due.

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