𝙖 𝙧𝙤𝙗𝙤𝙩 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙖 𝙝𝙪𝙢𝙖𝙣'𝙨 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩
... ♪ ...
𝙖 𝙝𝙪𝙢𝙖𝙣 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙖 𝙧𝙤𝙗𝙤𝙩'𝙨 𝙢𝙞𝙣𝙙
... ♪ ...
𝙖 𝙧𝙤𝙗𝙤𝙩 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙖 𝙝𝙪𝙢𝙖𝙣'𝙨 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩

𝙉𝙤𝙢𝙚

• Bethany.
È la variante anglofona del nome italiano "Bettina"
Il toponimo è composto da due elementi: il primo è bayit ("casa", come in Betlemme, da cui il nome spagnolo Belen), mentre il secondo è dubbio: secondo alcune fonti è 'anya ("povertà"), quindi il significato complessivo sarebbe "casa della povertà"; altre fonti gli danno invece il significato di "casa dei fichi" (dall'ebraico בֵּית־תְּאֵנָה, beit-te'enah) o "casa dei dolori".

• Kendrick
Riprende un cognome, in uso in Inghilterra, Scozia e Galles, che può avere differenti origini: ... Dal nome gallese Cynwrig, che significa "capo eroe"; Variante dello scozzese McKendrick, che è una forma anglicizzata di Mac Eanraig, che significa "figlio di Henry".

𝙚𝙩𝙖̀

• diciassette anni.

• li compie il venti marzo, il giorno dell'equinozio di primavera.

𝙜𝙚𝙣𝙚𝙧𝙚

• ragazza cisgender, sta bene come donna.

𝙚𝙩𝙣𝙞𝙖

• caucasica.

𝙙𝙚𝙨𝙘𝙧𝙞𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙛𝙞𝙨𝙞𝙘𝙖

• Bethany è una ragazza incredibilmente alta, 1.80 metri per la precisione, e un corpo poco femminile, ma non androgino o dai tratti maschili.
Oltre ad essere insolitamente alta, è slanciata, e la sua pelle è abbronzata.
Il suo corpo ha una forma a rettangolo, quindi con spalle e bacino larghi, collo un poco corto, ma fine tutto sommato, una vita poco evidente e forme pressocchè inesistenti (ha una prima abbondante di seno). Le sue caviglie sono spesse e non ha un piedino piccolo e facile da inserire in delle graziose scarpine da sera, visto che porta il quarantuno di piede, le gambe hanno la fisionomia tipicamente femminile, più morbida e con cosce più grandi rispetto alla maschile, ma tuttavia dall'aspetto tonico, muscoloso e poco armonioso, un po' dei tronchi di legno a dire la verità, così come le braccia, muscolose, toniche e che ben poco rispecchiano l'ideale di bellezza femminile degli anni cinquanta.

• Il volto, al contrario però, presenta dei lineamenti estremamente dolci, in contrasto con la sua aria intimidatoria.

• un viso molto avale, con un naso minuto e all'insù, spesso colorato da un lieve rossore naturale, guance sode ma ben visibili, labbra sottili, piccole e rosee. Gli occhi sono grandi, con ciglia non troppo lunghe ma nemmeno corte, verdissimi, dello stesso colore dei germogli d'erba. I capelli sono nero ebano, che tiene lunghi sino alla cintola e ogni giorno raccoglie in una grossa treccia. Le sue orecchie sono di grandezza normale, spesso nascosti dai capelli, con una forma leggermente a punta nella parte superiore.

• A "rovinare" però anche l'apparente graziosità del suo viso, sono le cicatrici, che però interessano tutto il corpo, ma naturalmente quelle sulla faccia sono le più evidenti.

• Sulla guancia sinistra ha una lunga bruciatura, con la forma di una sorta di triangolo, che si estende sotto l'occhio sin quasi al naso, su cui invece ha una cicatrice da taglio quasi rimarginata ormai. Sempre sul viso ci sono una bruciatura piccola e tonda poco sopra il sopracciglio destro e diverse piccole cicatrici da taglio sparse qui e lì. Le sue braccia sono costellate delle stesse piccole bruciature tonde, specie le nocche e le dita delle mani, con una sola ferita da taglio nell'interno del gomito destro. Le gambe presentano la stessa situazione, solo con una maggiore frequenza di cicatrici rispetto alle bruciature; diversamente dalle braccia.
Sulla schiena, ha una lunga ferita da percosse, biancastra e ormai vicina allo scomparire. Prima ne erano presenti anche altre, ma ora sono andate via col passare del tempo.

• Pesa 88 chili.

𝙛𝙤𝙩𝙤 𝙞𝙙𝙚𝙣𝙩𝙞𝙛𝙞𝙘𝙖𝙩𝙞𝙫𝙖

• picrew https://picrew.me/image_maker/1414503

𝙙𝙞𝙨𝙩𝙪𝙧𝙗𝙤 𝙢𝙚𝙣𝙩𝙖𝙡𝙚 --- 𝙨𝙤𝙩𝙩𝙤𝙘𝙖𝙩𝙚𝙜𝙤𝙧𝙞𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙙𝙞𝙨𝙩𝙪𝙧𝙗𝙤

• Bethany è una sociopatica, e originariamente in lei il disturbo si manifestava in modo abbastanza lieve, ma per una serie di cause allo stato odierno delle cose è a livello medio.

La sua sottocategoria è alienati, con sottogruppo dei non empatici; ovvero quella tipologia di psicopatici che presenta un'empatia quasi totalmente assente  non per rari gruppi o persone, per cui comunque impiegano diverso tempo a sviluppare tale condizione.

• Degli indicatori di un sociopatico, lei presenta:

- incapacità di riconoscere i diritti degli altri: Bethany ha un'idea confusa o del tutto assente di cosa siano i suoi stessi diritti, e a dire la verità non sa nemmeno che esistano, quindi non è esattamente il suo primo pensiero quello di riconoscere quelli e degli altri
- incapacità di provare rimorso o senso di colpa: nella sua concezione, non esistono cose giuste e cose sbagliate da fare quando le viene assegnato un compito, se porta al risultato, allora tutto va bene, quindi non vede perchè dovrebbe provare rimorso per averla fatta, anche se magari ha ferito qualcuno nel processo.
- mancanza di empatia: non sa riconoscere le proprie di emozioni, quelle di esterni sono meno che mai il suo forte.
- comportamento antisociale e solitudine: Bethany non sa interagire nè parlare con altri per il mero gusto della conversazione o di diletto. Parla con altri se le serve per qualcosa, ma in qualsiasi altra situazione non vede nè  l'utilità nè ha la voglia di interagire con qualcuno.
- nessuna cura o capacità di pianificare il futuro: non ha nessuna capacità di proiettare le azioni che fa sul futuro, anche quando potrebbero risultare dannosi a lei stessa a lungo andare, ha una concezione esclusiva del qui e ora del reale, non di pianificazione.
- incapacità di organizzarsi da sola: se non le dai ordini o qualcosa da fare, Bethany si trova completamente persa. Non ha la minima esperienza nè competenza per agire in autonomia.

• Inoltre, Bethany presenta un'altro disturbo, stavolta emotivo, ovvero l'alessitimia (mancanza di emozioni).

• Spesso confusa con l'apatia, l'alessitimia è spesso parzialmente presente nei soggetti psicopatici e sociopatici, seppur molto diversa (in quei casi si tratta solo di un'appiattimento delle emozioni secondarie come felicità e tristezza, oltre che paura, ma di estrema presenza di rabbia e disgusto). Nel caso delle persone come Bethany invece, la questione è diversa, e si compone di tre requisiti fondamentali, ovvero:

- marcata difficoltà ad individuare e descrivere le proprie emozioni
- incapacità di differenziare emozioni e sensazioni corporee ad esse associate
- uno stile cognitivo caratterizzato da concretezza, con riduzione della sfera immaginativa

• Essendo alessitimica Bethany non sa distinguere le emozioni seppur molto deboli che prova, o per meglio dire, non riesce ad organizzare gli elementi ch caratterizzano le esperienze sentimentali e corporee in una rappresentazione mentale organica.
Ha una grave difficoltà a individuare quali siano i motivi che la portano a provare o esprimere le proprie emozioni.
Le sue capacità oniriche e immaginative sono ridotte, e a seconda del periodo possono essere addiritura esistenti, manca di capacità di introspezione e tende ad assumere atteggiamenti conformi alla media e stabilire relazioni di forte dipendenza dalle persone che le ordinano di fare qualcosa.

𝙦𝙞

• 177, è collocata nel quinto livello delle persone plusdotate.

• La sua intelligenza si vede perfettamente nella rapidità di calcolo e nella facilità con cui in linea teorica riesce a trovare soluzioni ai problemi complessi, ma totalmente impossibile da notare per quello che riguarda la sua capacità decisionale e di autonomia (lo spiego dopo).

• Ha la tendenza a sbattere molto velocemente le palpebre e scrocchiarsi le dita per non iniziare a concentrarsi su pensieri astratti che le farebbero perdere la concentrazione o la distoglierebbero dal compito che le è stato affidato.

• è la numero quaranta del suo anno.

𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙖𝙢𝙚𝙧𝙞𝙘𝙖𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙥𝙧𝙤𝙫𝙚𝙣𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖

• Kansas.

𝙘𝙡𝙖𝙨𝙨𝙚 𝙞𝙣 𝙘𝙪𝙞 𝙚̀   𝙞𝙣𝙨𝙚𝙧𝙞𝙩𝙖

• matematica, algebra.

𝙘𝙖𝙧𝙖𝙩𝙩𝙚𝙧𝙚

• Bethany è la classica persona che a primo impatto potrebbe definirsi "arresa". Vive lasciando che tutto le scorra addosso, senza soffermarsi su niente, nè le cose piacevoli nè le cose spiacevoli, facendo sì che ogni giorno sia grigio e anonimo come il precedente, facendo quello che le viene ordinato, niente di più, niente di meno. Non sembra nemmeno possedere una personalità alle volte, sembra che le sia stata completamente lavata via. Non si cura nemmeno del passare del tempo a dire la verità, le è indifferente se è maggio o gennaio, lo scorrere del tempo è solo una cosa effimera e passeggera. Per lei conta che quel giorno non sia ancora morta.

• L'importante nella sua concezione è rimanere in vita, non vivere. Semplicemente, non morire, non importa a quale costo o quanto sia umiliante quello che deve fare, se le viene dato un ordine, lei lo svolge, anche perchè non avverte la vergogna o qualsiasi altro sentiemento ed emozione. Su questo aspetto (e non solo) ricorda molto una sorta di automa, è totalmente incapace di comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri, limitandosi a reprimere le proprie sino all'appiattimento totale di esse, anche di quelle tipiche dei sociopatici, rabbia, frustrazione o noia. Non le prova, anche per lunghi periodi, e se le prova non è in grado di riconoscerle, facendo ricominciare il ciclo.
In un certo senso ha quasi paura di provarle, non sapendo identificarle e finendo solo con mille domande in testa a cui non sa trovare una risposta, destabilizzandola e confondendola, impedendole di ragionare con la stessa facilità che aveva prima. Le emozioni non le consentono di essere lucida, è come se giocassero con la sua testa e la prendessero in giro senza che lei possa farci niente.
Per cui, è stato molto più comodo inventare un metodo per non pensarci e relegarle in una parte della sua testa sinché non spariscono del tutto.

• È sola, schiva, parla solo se interpellata, ma non perchè provi una qualche sorta di odio verso gli altri, ma semplicemente perchè non ha la concezione del bisogno della socializzazione e della comunicazione, non ha l'idea che si possa fare una conversazione anche per il puro piacere di parlare con gli altri.
Non ha nemmeno la concezione di giusto o sbagliato, a lei basta avere degli ordini da seguire e va bene, non si chiede se sia una cosa buona o cattiva.
Questo se non altro, le ha consentito di passare anni indenne dall'elettroshock, accumulando un punteggio estremamente alto.

• È come se fosse un guscio vuoto, un involucro privo di caratteristiche umane, incapace di cosa è meglio per lei o cosa vuole, agli ordini della prima persona che sappia essere abbastanza autoritaria da farsi ubbidire da lei. Infatti una delle sue caratteristiche più evidenti è la totale mancanza di autonomia: non sa fare scelte da sola, anche banali, nè tantomeno sa organizzare il suo tempo, capire cosa le piace o svolgere mansioni che lei stessa decide di fare, ha assolutamente bisogno di qualcuno che le dica cosa deve fare o che la guidi passo passo.
Per lei anche una semplice scelta quotidiana, come usare un elastico al posto di un altro è fonte di enorme stress e le causa estrema difficoltà.
È completamente persa, in balia di quello che gli altri le ordinano di fare.
Forse non si può nemmeno dire che viva, a dire la verità.

𝙥𝙖𝙨𝙨𝙖𝙩𝙤

• Bethany nasce il 20/03/1937, a Lecompton, un piccolo paesino del Kansas.
Naque da una madre sola e senza marito, e Bethany tutt'ora non sa l'identità di suo padre. Si è limitata a presumere che l'uomo se fosse andato o fosse morto lasciando sua madre sola e con una bimba piccola a cui pensare, senza un soldo in tasca.

• Sin sa subito fu chiaro che Bethany aveva qualcosa che non andava rispetto a come sarebbe dovuta essere una bambina normale.
Era strana, si isolava dagli altri bambini all'asilo, non si mostrava capace di capire le emozioni proprie o degli altri.
Non avevano strumenti per capire che era una sociopatica, ma di certo sapevano che era diversa, in modo negativo.

• Inizialmente, la donna cercò di aiutarla. Cercò di incoraggiarla a giocare con i bimbi della sua età, tentò invano di farle provare delle emozioni positive di qualsiasi tipo e renderla meno strana, meno tetra e spettrale.
Ma non funzionava niente, anzi Bethany si isolava ancora di più e qualsiasi tentativo di inclusione da parte degli altri, maestre comprese, era accolto con occhiatacce nel migliore dei casi e con morsi nel peggiore, ovvero quelli in cui si cercava di trascinarla o di prenderla per le braccia.

• A quattro anni la cacciavano da un asilo dietro l'altro, era ingestibile, terrorizzava gli altri con la sua aria spaventosa, non c'era nulla che migliorasse il suo comportamento.
Era innegabile che fosse estremamente intelligente, senza che nessuno glielo avesse insegnato faceva calcoli matematici sommando le cose che trovava a sua disposizione, le moltiplicava, le sottraeva e le divideva fra loro, reagendo con sguardi di odio ogni volta che qualcuno tentava di distoglierla dalle sue operazioni.
Non importava quanto fosse un prodigio, non poteva stare con gli altri.

• Disperata, la donna la tenne in casa, cercando di trovare una soluzione, quasi spaventata dalla figlia, che continuava a rifiutare ogni contatto con lei che non fosse per mangiare, vagando per le stanze come una sorta di fantasma che infestava quella dimora.

• Una volta, Bethany si stava rifiutando di fare il bagno, perché voleva prima finire di contare le sue matite colorate. La madre la implorò per diversi minuti, tentando in tutti i modi di convincerla, sino a quando, esasperata, non le afferrò un braccio trascinandola verso di sè e urlandole di fare come le aveva ordinato.
La bambina, sentendola alzare la voce, si spaventò e fece come richiesto.
Fu lì che le cose iniziarono a degenerare.

• La madre aveva visto un'emozione sul volto della figlia, come quelle di un'essere umano, non importava se era paura era qualcosa, aveva fatto in modo che le ubbidisse.
Sua figlia non era un fantasma, riusciva ancora a provare qualcosa... doveva solo incoraggiarla, se avesse continuato così

• Iniziò spaventandola mentre era immersa nei suoi calcoli, alzando improvvisamente la voce o facendo cadere degli oggetti, per poi passare a chiuderla nell'armadio, angusto, piccolo, completamente buio, quando si comportava male.
E funzionava.
Bethany cominciava finalmente ad ubbidire.

• Continuò, senza sosta, per un anno, sino a che si rese conto che le urla non era più abbastanza, la bambina non si spaventava più a sentirle.
Così alzò il tiro, iniziando a tirarle i capelli, a volte talmente forte da strapparle ciocche di capelli, schiaffeggiandola quando di rifiutava di collaborare, sbattendola in posti sempre più piccoli come l'acquaio, al buio.
Ormai l'unico modo in cui si rivolgeva a lei era autoritario, spesso urlava appena aveva anche il solo sentore che la bambina volesse rifiutarsi.

• ma non bastava, non bastava ancora, si stava assuefacendo alla paura ormai.
Quindi decise di rincarare la dose di dolore.

• Continuò a colpirla, incessantemente, iniziò a lanciarle oggetti, come piatti, i suoi stessi giocattoli, bicchieri, tazze, tutto quello che le capitava a tiro era adatto per farle del male.
Le curava le ferite che lei stessa le procurava mentre le ripeteva che era lei che la costringeva a farle del male, era lei che la esasperava perché era cattiva, e quindi la madre non aveva altra scelta.

• Completamente in balia di quello che lo donna diceva, Bethany le credeva. La ascoltava convincendosi che fosse vero, seppure fossero secoli che ormai aveva imparato ad ubbidire alla donna, ormai quella della madre era una vera e propria deriva folle, un'ossessione che lei stessa aveva creato.
Doveva farle del male altrimenti sarebbe tornata il fantasma di prima.

• E Bethany ormai era certa di meritarlo. Non si sentiva ripetere altro.
Non urlava più terrorizzata quando la chiudeva in sotto l'armadio, per quanto fosse completamente consumata dal terrore del buio totale che c'era lì dentro, talmente spaventata e certa che sarebbe morta lì dentro ogni volta, che arrivava a farsi dei piccoli taglietti sulla pelle con le unghie sperando che la madre arrivasse ad aprirle.
Ma non urlava.
Perché se lo meritava.
Piangeva.
Ma non urlava più.

• Ormai ogni volta che la donna tornava a casa era una continua giostra di dolore e torture, bastava niente per farle scattare, anche un semplice piatto messo male nella credenza dalla bambina era segno che non la aveva ascoltata.
Quindi doveva essere punita.

• Negli ultimi due anni la situazione degenerò sempre di più, la madre ormai le spegneva le sigarette addosso, in qualsiasi parte del corpo, in modo tale che qualsiasi parte lei toccasse ne avrebbe sentita una e avrebbe ricordato il dolore che aveva provato.

• Bethany non aveva più la forza di fare niente. Poteva solo darle retta. Cercare di stringere i denti ed andare avanti, scacciare quelle emozioni che le facevano stare ancora peggio, che la facevano piangere quando era certa che la madre dormisse per non farsi sentire da lei, per quanto fosse silenziosa, aveva il terrore che la vedesse e la colpisse sulla schiena con la cintura, la buttasse sotto l'acquaio, le spaccasse un piatto in testa come era successo già diverse volte.
Doveva eliminarle.
Doveva ubbidire.

• Sino a diventare un guscio vuoto.
Un'essere senza più niente al suo interno.
Esattamente quello che la donna temeva.
Nel panico, scaldò su un fornello un mestolo di metallo, colpendo Bethany in faccia con questo, lasciandole l'unsione peggiore di tutte sulla guancia sinistra.
Ma la figlia ormai dopo il primo dolore iniziale era totalmente insofferente alle violenze che la donna perpetrava.
Aveva nove anni.

• La madre non riusciva più a guardare l'emblema del suo fallimento.
Non era niente ormai.
Grazie ad un giro di conoscenze venne a sapere del St. Marcel, dove la bambina venne immediatamente accettata per le sue doti intellettive e la sua ormai totalmente evidente sociopatia.

• Entrò al St. Marcel l'01/09/1946 fu internata assieme ai ragazzi del suo anno.

𝙝𝙤𝙗𝙗𝙮 𝙚 𝙥𝙖𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙞

• fare ritagli con la carta.
Naturalemente le è impossibile coltivare questo hobby al St. Marcel, ma da piccola eveva una spiccata abilità nel farli, anche di quelli molto complessi e pieni di dettagli.
All'inizio la madre li incorniciava in dei quadretti, poi iniziò a strapparglieli davanti e successivamente Bethany era incapace di scegliere cosa ritrarre da sola, quindi smise di farli.

• fare origami.
hobby che invece le è concesso di proseguire è quello degli origami, anche se non ne fa davvero. Usa questo hobby solo perchè deve ordinare qualcosa per via del suo punteggio, ma in realtà non ha mai fatto una singola scultura con la carta da quando è entrata; non saprebbe scegliere cosa fare senza che qualcuno glielo dica. La sua stanza è piena di pile di carta inutilizzata.

• l'algebra.
Sin da piccola come ho detto ha avuto una spiccata passione per i numeri e per i calcoli, che si è accentuata ancora di più quando ha scoperto l'algebra. Essendo lei nella classe di algebra è l'unica passione che non ha mai interrotto quando è entrata (se non si conta la prossima), visto che è obbligatorio averci a che fare ogni giorno.

• Intrecciare le cose.
Più che un passatempo ormai è una sorta di riflesso condizionato. Infatti la mattina si fa una treccia, e nei momenti morti si mette ad intrecciare fra di loro i capelli che sfuggono da essa.
Quando era più piccola intrecciava corde, cavi, nastri e ogni cosa trovasse a sua disposizione, la rilassava.

𝙢𝙖𝙣𝙞𝙚

• farsi un piccolo taglietto con le unghie quando è spaventata.
Concentrarsi sul dolore fisico la aiuta a distrarsi dalla paura, quindi qualvolta si trovi al buio (l'unica cosa ancora capace di terrorizzarla) lo fa come meccanismo di difesa.

• mettere la sua treccia sulla spalla destra.
Sua madre gliela sistemava sempre così da piccola, e la cosa le è rimasta sino ad adesso.

𝙘𝙤𝙨𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙢𝙖

• le tortore.
Di fronte a casa sua c'era un albero su cui avevano nidificato alcune tortore, e ogni tanto si poggiavano sul davanzale della sua stanza in cerca di cibo. Le piaceva molto dargli le briciole che rimanevano sulla tovaglia dopo mangiato.

• tutto quello che è morbido e spugnoso.
adora la sensazione di delicato sulla pelle, infatti le piace anche la schiuma del sapone e i vestiti di cotone o lana.
Gli ultimi due sono totalmente assenti al St. Marcel, visto che gli abiti sono di poliestere.

• il colore rosso.
non ha particolari ricordi legati a questo colore, ma le salta sempre all'occhio e le piace. Da piccola trovava le stesse bene, ora non ha più questo tipo di pensieri.

• i libri con la copertina rigida.
Le piace tamburellarci le dita sopra mentre legge.

• il freddo e le cose fredde.
Non è tanto perchè le piaccia il freddo in sè, è che la madre la torturava principalmente con cose calde, quindi si sente più al sicuro quando è al freddo.

• il rumore della carta quando la tagli.
Per via della sua passione per i ritagli, le è rimasto un senso di piacevolezza nel sentire quel rumore.

• l'odore del legno bagnato.

• il miele di acacia.
Da piccola lo aggiungeva letteralmente ovunque, e se avesse potuto anche dove non si dovrebbe mettere come cibi salati o piccanti.

𝙘𝙤𝙨𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙤𝙙𝙞𝙖

• il caldo e le cose calde.
come ho detto prima la madre la torturava con cose calde, quindi ha conservato un disprezzo profondo per queste cose.

• l'odore delle sigarette.
la madre la bruciava con quelle, servono altre spiegazioni?

• il rossetto, quello color ciliegia
la madre lo portava costantemente, e usava spesso baciare le sue ferite (che lei stessa le procurava) lasciando il segno di questo.
Da allora lo detesta.

• il rumore delle porte che sbattono.
A casa sua capitava molto spesso, e qualsiasi cosa le ricordi casa non le piace particolarmente.

• i posti piccoli.
Non è claustrofobica, ma stare in uno spazio piccolo la mette molto a disagio visti i suoi trascorsi.

• Gli oggetti di porcellana.
gli oggetti che la madre le lanciava più spesso addosso erano di porcellana, quindi non le piacciono tanto.

• Le cose gocciolanti.
Questo non ha un motivo preciso, le dà solo fastidio il suono ritmico che fanno.

• La sensazione di sporco.
Odia lo sporco, di qualsiasi tipo, specie quello che ti si appiccica addosso. é una persona entremamente pulita infatti, si lava molto spesso le mani e se potesse si laverebbe due volte al giorno.

𝙘𝙤𝙨𝙖 𝙡𝙖 𝙩𝙚𝙧𝙧𝙤𝙧𝙞𝙯𝙯𝙖

• le sigarette.
Solo se sono troppo vicino a lei però, e se sono accese. Altrimenti si limita solo ad odiarle.
Se invece sono accese e troppo vicine a lei per i suoi gusti è decisamente terrorizzata da loro, arriva anche a urlare o letteralmente alzarsi e scappare il più lontano possibile.

• il buio.
é la sua paura peggiore e più recondita.
Inizia a tremare, respirare in modo irregolare e persino accucciarsi in posizione fetale tenendosi la testa fra le mani, oltre che naturalmente farsi dei taglietti con le unghie.
Anche quando di notte spengono le luci al St. Marcel, lei deve rimanere con gli occhi chiusi e non aprirli per nessun motivo, per non rischiare un attacco di panico.

𝙝𝙖 𝙗𝙞𝙨𝙤𝙜𝙣𝙤 𝙙𝙞 𝙛𝙖𝙧𝙨𝙞 𝙘𝙤𝙣𝙫𝙞𝙣𝙘𝙚𝙧𝙚 𝙥𝙚𝙧 𝙞𝙡 𝙥𝙞𝙖𝙣𝙤 ?

• sarebbe decisamente difficile da convincere all'inzio, specie perché il piano porterebbe con sè l'altissima possibilità di essere uccisi.
Serve essere estremamente convincenti e sicuri con lei.

• una volta convinta, non ha nient'altro da chiedere.

• essendo una persona che fa del suo meglio per non farsi notare e praticamente non parla se non la chiami, no, decisamente non creerebbe problemi, seguirebbe senza problemi il leader e in generale si comporterebbe in maniera corretta.

𝙡𝙖 𝙨𝙪𝙖 𝙫𝙞𝙨𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙚 𝙡𝙖 𝙨𝙪𝙖 𝙢𝙤𝙧𝙖𝙡𝙚

• Bethany non ha una morale vera e propria che non sia quella di non morire.

• Per quanto riguarda la sua visione del mondo, è molto semplice.
Tutti vogliono farle del male. Tutti vogliono ferirla e farla soffrire perché lei se lo merita, perché lei è cattiva e sa di esserlo, è persino in una scuola per persone pericolose, quindi è innegabile.
L'unica cosa che può fare è accettare questo e lasciare che gli altri le facciano quello che lei merita, senza opporsi, senza cercare di fare niente se non sopravvivere.

𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙧𝙚𝙖𝙜𝙞𝙨𝙘𝙚 𝙣𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙨𝙞𝙩𝙪𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙞 𝙖𝙣𝙨𝙞𝙖

• attende ordini dalla persona che reputa il suo capo in quel momento, non è capace di gestire quelle situazioni da sola e senza che qualcuno le dica precisamente quale deve essere il suo ruolo, è totalmente incapace di prendere l'iniziativa.

𝙥𝙪𝙣𝙩𝙞 𝙙𝙚𝙗𝙤𝙡𝙞 𝙚 𝙥𝙪𝙣𝙩𝙞 𝙛𝙤𝙧𝙩𝙞

• segue alla lettera ogni ordine che le viene dato, senza fare domande o porsi problemi per il suo rischio.

• è forte fisicamente, cosa che può risultare utile in diverse situazioni

• non è molto fedele. Tende a dare ascolto alla persona che le sembra più autoritaria in quel momento, quindi c'è bisogno di avere una leadership molto salda per tenerla dalla propria parte.

• è estremamente intelligente, cosa che può portare solo vantaggi.

• non sa scegliere nulla da sola ed essere autonoma, quindi ha sempre bisogno di una persona che la guidi e le dica le cose che deve fare, altrimenti è totalmente bloccata.

𝙖𝙡𝙩𝙧𝙤

• dorme sempre senza cuscino. Non ha nessuna motivazione valida per farlo, semplicemente dorme così.

• tamburella spesso le dita, ma non è una mania o un tic.

• da piccola adorava il colore rosso, e anche adesso inconsapevolmente le piace.

𝙖 𝙧𝙤𝙗𝙤𝙩 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙖 𝙝𝙪𝙢𝙖𝙣'𝙨 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩

... ♪ ...
𝙖 𝙝𝙪𝙢𝙖𝙣 𝙗𝙤𝙙𝙮 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙖 𝙧𝙤𝙗𝙤𝙩'𝙨 𝙨𝙤𝙪𝙡
... ♪ ...
𝙖 𝙧𝙤𝙗𝙤𝙩 𝙬𝙞𝙩𝙝 𝙖 𝙝𝙪𝙢𝙖𝙣'𝙨 𝙝𝙚𝙖𝙧𝙩

---

𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢: 𝘽𝙡𝙤𝙤𝙙𝙮 𝘽𝙧𝙖𝙞𝙣
𝘈𝘶𝘵𝘰𝘳𝘦: 𝙨𝙫𝙣𝙛𝙡𝙤𝙬𝙚𝙧 ( 𝘮𝘦 )