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𝑩𝒐𝒄𝒄𝒂 𝒅𝒊 𝑽𝒊𝒑𝒆𝒓𝒂. ☀︎︎

𝑹𝒐𝒍𝒆: 𝑆𝒉𝑎𝑑𝑜𝑤 𝑜𝑓 𝑊𝑎𝑟
𝑮𝒆𝒏𝒓𝒆: 𝐹𝑎𝑛𝑡𝑎𝑠𝑦; 𝐺𝑜𝑇 𝑢𝑛𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑒
𝑨𝒅𝒎𝒊𝒏𝒔: -sandprince ; _-sxuron-_
𝑻𝒂𝒈𝒔: TAMVMO ; Corvy_Ilcorvetto ; DemiGod_06 ; metts_ ; Green_wood04 ; -lycxris (scusate da qui non ricordo più)

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«She, queen of the kings, runnin' so fast, beatin' the wind—

Nothin' in this world can stop the spread of her wings.»

                       —𝑸𝒖𝒆𝒆𝒏 𝒐𝒇 𝑲𝒊𝒏𝒈𝒔, 𝐴𝑙𝑒𝑠𝑠𝑎𝑛𝑑𝑟𝑎

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—𝑹𝒖𝒐𝒍𝒐 𝒆 𝒕𝒊𝒕𝒐𝒍𝒊
𝑅𝑒𝑔𝑖𝑛𝑎 𝑑𝑒𝑖 𝑆𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑅𝑒𝑔𝑛𝑖, «𝐵𝑜𝑐𝑐𝑎 𝑑𝑖 𝑉𝑖𝑝𝑒𝑟𝑎»

—𝑵𝒐𝒎𝒆
𝑀𝑦𝑟𝑖𝑎𝒉 𝐼𝐼

—𝑪𝒂𝒔𝒂𝒕𝒂
𝑴𝒂𝒓𝒕𝒆𝒍𝒍 𝑝𝑒𝑟 𝑛𝑎𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎, 𝑻𝒂𝒓𝒈𝒂𝒓𝒚𝒆𝒏 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑡𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑜

—𝑬𝒕𝒂̀
36 𝑎𝑛𝑛𝑖

—𝑨𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒐 𝒇𝒊𝒔𝒊𝒄𝒐
𝐴𝑙𝑏𝑎 𝐹𝑙𝑜𝑟𝑒𝑠

—𝑪𝒂𝒓𝒂𝒕𝒕𝒆𝒓𝒆
𝐿𝑎 𝐵𝑢𝑜𝑛𝑎 𝑆𝑒𝑟𝑝𝑒

Oh sovrana, chi mai avrebbe il coraggio di portarti scortesia dinanzi al tuo sguardo bollente?
A chi è più stolto e credulone non servirebbe nemmeno porgere parola alla bella serpe dorniana per capire di che pasta sia fatta: ammirarla seduta al suo trono, di fianco al suo laborioso consorte, e vedere come ella stessa si porti sulle spalle il dovere di dimostrare al loro popolo chi loro comanda. Dopotutto negli anni la donna ha conosciuto suo marito – un mulo di lavoro per rimediare agli sbagli paterni, ma così disposto a chinare il capo da quasi perdere la corona, a detta sua! Che orgoglio, che dedizione… a ciò, tuttavia, serviva riporre il copricapo sulla testa.
Fortunatamente la sua dolce moglie avrebbe risposto al richiamo d'aiuto: sia mai rinnegare questo suo incarico, non sarebbe stato degno da figlia Martell, da successora della grande Nymeria e abitante di Dorne! Dopotutto sembrava proprio essere fatta per quel ruolo – dalla postura retta e aperta, spalle rilassate e mento alto, ad osservare quel suo mondo, ma non ancora proprio.
Di una bravura naturale– così si ripete da anni insieme ad altrettanti complimenti, spesso gratuiti e probabilmente eccessivi. Ma cosa poteva farci? Suo fratello aveva venduto ai Targaryen il loro pezzo migliore, non potevano mica regalare loro un ingranaggio difettoso per far funzionare la grande ruota degli due popoli. Eppure c'è qualcosa che non quadra.
Forse il suo sguardo vispo e il sorrisetto ricco di vigore possono ingannare l'individuo più sbadato, ma qui sono gli esperti a comprendere cosa provi realmente la regina; chi sia realmente la regina da Lancia del Sole.

Poiché dando un minimo più di attenzione si può vedere– eccome se si vede: stizza. Quell'aspro sentimento di fastidio diretto verso l'esterno, provato dall'esterno inadeguato, non gradito. Quell'essere indispettita da certi comportamenti antiquati rivolti verso i comuni, le donne; quel mordersi le labbra – sacrilegio imparato a corte – pur di non saltare un'alleanza tra qualche signorotto rimasto ai loro tempi; quel fastidio verso il diverso.
Perché Myriah sa che le terre del Regno non sono sue, come tanto gradirebbe, bensì sono di suo marito; tali terre non si trovano fra le sue dita come la sabbia della sua cara dimora, tiepida e confortevole.
Passata una vita ricoperta dalla gioia della consuetudine, sin da quando ha posto piede nella sua corte la sua routine mutò– e così anche il suo adattamento. Un tarlo che negli ultimi anni continua a corroderla dall'interno, scavando nel suo spirito: da quando ha posto fine ai suoi doveri da consorte del re, non può far altro che riflettere sul presente; sull'assurdità del presente.
È una brava persona, eppure ad assistere a questi comportamenti da popolino non può che scapparle una risatina– suvvia, questo se lo può permettere. Questa gente così teneramente ignorante, si ritrova ancora affascinata e indignata a tanta pochezza; e perciò lei ammira: osserva la sua nuova gente come i dorsi spettacolari del suo Mors, la sua Morsia e la sua Moira– oh quanto si può imparare da questi esserini!

Non lo fa per cattiveria, eresia a chi osi metterle in bocca parole cattive senza che lei! Per chi la conosce personalmente sa quanto effettivamente si senta toccata quando la si paragona ad una serpe caratterialmente: sa della fragilità mentale di certa gente, ma diffamarla pur di sentirsi meglio le pare comico; alcuni di loro dovrebbero solo comprendere la fortuna di avere lei a governarli assieme ad Aeganax: non è mica un tiranno, tanto meno una bestia né una biscia; alcuni semplicemente non apprezzano ciò che hanno, e Myriah non sarebbe mai così perfida da farglielo notare togliendoglielo per dispetto. È una donna matura, anzi, forse fin troppo permissiva.
È solita farsi spesso questi promemoria, rassicurazioni nel corso della sua giornata: un'ottima regina, una donna magnanima, una persona fiera. Non per insicurezze personali, bensì per tirare avanti tra le malelingue nella sua corte. Adorabili a pensare di piegare lei, Bocca di Vipera, con qualche parolina!
Molta gente non sa: la lingua è la prima penna dell'uomo, la si bisogna usare con maestria e dedizione; e ciò lo sa proprio la giovane sovrana.
Se non fosse così, allora tutti sarebbero grandi a spargere in giro veleno in eccesso– cosa mai più sbagliata. Nel vocabolario della dorniana esiste soltanto la cruda verità, da diffondere con altrettanta veemenza; perché addolcire una pillola che poi si sarebbe comunque inacidita in gola? E pensare di poter essere risparmiati dal veleno della regina è semplicemente sciocco: quando persino i suoi cari e le sue piccole ricevono lo stesso trattamento, è inutile sperare.
Ma lei non è cattiva! Ripeterà questo mantra a chiunque glielo imponga, lei convinta sui suoi ideali e lei pronta a morirci sopra– probabilmente solo un po' più cauta di quand'era una pulzella, grazie al matrimonio e alla maternità a donarle un nuovo senso di maturità non provato fino a quel momento.

In effetti ciò l'ha cambiata: la maternità. Lei, serpe dorniana, finita per donare il suo grembo per ragion di patria e ad innamorarsi di chi vi era cresciuto dentro: le sue creature.
Probabilmente ciò che ancora oggi sente realmente suo in quell'unione per convenienza.
Non che ora se ne lamenti più di tanto: di matrimonio privi di "amore" se n'erano già sentiti, siccome di quel sentimento effimero proprio non ce n'era bisogno; eppure eccola: la ora non più così giovane Myriah II, ad aver perso parte del suo cuore ed averlo donato ai suoi bambini. E ancora crede sia l'unico tipo di amore che possa esistere: tra di loro vi è sangue condiviso, caldo come il Sole che splende a Dorne; forse è anche per questo che non riuscirà mai a vedere di buon occhio la pratica incestuosa dei Targaryen, sebbene venga concessa dagli dei– più gossip da passare ai suoi fidati della corte, almeno.
A parlare di amore, però, non si può che parlare di attrazione, di voglia, del bisogno carnale che in realtà cela quella graziosa parola– almeno per la donna. Che parola buffa "amore": ricordava che alcune sue giovani fiamme ne decantavano come se esso risolvesse conflitti senza pace o guarisse il malanno più grave; non ci fu mai una volta a cui ci credette.
Perché affidarsi al cuore per decidere la tua fine? Perché allora non metterci il tuo intero spirito e rischiare alla grande, stracciandoti dall'interno per restare a brandelli? Magari è questo il motivo per cui ancora non riesce a vedere il consorte come compagno; non può negare che sia stata una fresca scoperta nei suoi diversi incontri passionali nella vita, ma una fiamma amorosa? Assolutamente no.
Tuttavia per l'uomo non può che non nutrire rispetto: resta pur sempre padre dei suoi unici amori, e la sua premura per governare il regno va solo premiata – chissà se lei stessa sarebbe stata in grado di prestarci tanta attenzione –; ciò gli assicura un posto esclusivo nella mente di Myriah: un compagno di vita.

È realmente da premiare chi finisce nel rimanere presente nella memoria della dorniana: lei inguaribile egocentrica, amante di sé stessa e della sua persona. Non si riesce proprio a far affondare quel suo ego spropositato, cresciuto in anni di bambagia e spensieratezza– animo forte di una donna mai ferita, solo scalfita.
Ahimè, non potrà mai togliersi come prima impressione quella da vipera! Con tutto il bene che possa dare, la lingua biforcuta e lo sguardo giudicante faranno sempre parte di lei: è fatta per essere sul trono, dopotutto.
Se l'è sempre ripetuto e sempre lo farà: ricopre il ruolo da regina, perché vergognarsene? A sentire le povere nobildonne lamentarsi non può che sciogliersi– come avrebbero voluto essere al suo posto, eppure loro si trovavano sul gradino più basso al suo. Ah, l'invidia rimarrà un veleno ben più corrosivo di quello delle sue parole o dei suoi gesti.
Vi vorrebbe davvero un miracolo per riportare con i piedi per terra la trentenne, a prendere con meno leggerezza ciò che ora lei vede quasi come scontato. A volte il tono spiritoso ed elegantemente ironico finiscono per confondere non solo gli sconosciuti, ma persino i conoscenti e i cari: che intenda le sue parole o che stia semplicemente scherzando? Le sue piccole prese in giro potrebbero facilmente sfociare il caos, obbligandola ad esplicitare ciò che vuole dire; lo trova ancora ridicolo.
Snervante: un modo nella quale descriverla. Non che possa ferirla particolarmente, aggravando il problema; potrà non essere né perfida o cattiva, tuttavia pecca di empatia e comprensione verso il prossimo– proprio le viene impossibile. Le è più facile immaginare come l'altra persona possa sentirsi per poi rapportarsi a riguardo, sperando di azzeccare.

Ma quindi come racchiudere bene il carattere di Myriah II Martell? Semplice: come qualcuno che sa come colpire per arrecare danno, preferendo non farlo per un concetto personale; o semplicemente come una buona serpe: non tanto per pietà, ma quanto per superba volontà.

—𝑺𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂
𝐺𝑜𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑎

Una buona storia la si inizia dalle gesta più memori che si hanno da raccontare, perché dopotutto cos'altro avresti da dire se non le ovvietà? Eppure Myriah è recidiva– pretende che la sua storia cominci persino dalla sua nascita; a quanto pare anche il Sole sembrò risvegliarsi quand'ella nacque.
Le venne narrato numerose volte dalle ancelle che l'accudirono nell'infanzia: la piccola fece penare la povera madre tra il caldo afoso della tipica notte a Dorne, riempiendo di urla la dimora– neanche ci fosse stato un drago al suo interno! E fra gli sforzi e il sudore della donna si poté sentire un vagito, inizialmente debole per poi spaccare l'aria del primo mattino: i primi raggi solari a illuminarle la pelle olivastra e i pochi capelli scuri. Fu nell'anno 151 a seguito della Conquista che Myriah, seconda nel suo nome, venne alla luce come una delle figlie di casata Martell di Lancia del Sole.
Oh quante dolci storielle ne avrebbero da raccontare le sue vecchie balle, chi ancora è rimasta in vita! Di certo una cosa è sicura: la piccola dorniana non fu mai una bimba quieta; pacata; sempre in un sol posto. Avrebbero graziato quelle sante che la riconoscevano fra i corridoi regali pur di calmarla, farla sedere e comportare come una ragazza della sua età.
Sempre con qualcosa in mano, sempre con qualche idea – ragionata o insensata – a ronzarle in quel sua testolina bruna: Myriah non era una semplice ragazzina, bensì era una furia. Non che i suoi cari se ne lamentassero più di tanto.
Certamente i genitori dovevano assolutamente insegnare alla loro piccola tempesta a placarsi, ma soltanto per darle quella vaga aria di nobiltà che possedeva dalla nascita, ma del resto non furono mai eccessivamente restrittivi: a lei come ai suoi fratelli, loro erano stati fortunati ad essere figli di Martell. Una famiglia formata sulla calorosità persino fra di loro, un legame talmente indelebile da doverselo dipingere per pavoneggiarsene dinanzi al mondo… una promessa mantenuta per il futuro.

Perciò la tenera serpe dorniana passò i suoi primi anni nella scoperta delle terre del suo regno, tanto belle da schiacciare in bellezza la lucentezza del Sole stesso– oppure era semplicemente benedizione da esso. Myriah ne è sempre stata convinta. Apparentemente di una bellezza così accecante da trarre l'invidia e lo scherno da parte di un governo rivale… ma la piccola al tempo non ne aveva di tempo da pensare a ciò! Era meglio sfuggire dalle tutrici con solo addosso la sua semplice camicia leggera da notte, ad andare ad infastidire il fratello maggiore e godersi i rimproveri che avrebbe ricevuto come risposta; molto meglio fuggire da occhi cercatori per importunare quel padre – oh così paziente, ma come avrebbe detto di no alla sua peste tempestosa? – che con diligenza agiva dal vero sovrano che era.
Myriah ancora non crede che riuscirà mai a pareggiare in quello. Non crede forse perché finora ancora non si è posta con la mente giusta nel prendere realmente le redini delle situazioni, lei sempre riuscita ad osservare i conflitti svolgersi al di fuori della sua zona di comfort… effettivamente l'è sempre più osservare anziché agire.
Alcuni esempi della sua infanzia, costantemente narrati con una nota di disgusto e sgomento dalle anziane che conobbero la giovanissima dorniana nei suoi anni di sviluppo: il fascino per la fauna delle loro terre. Però non la fauna addomesticata, trattabile, no: la selvaggina. Le belve dai denti aguzzi e possibilmente velenose– oh, quelle rimangono ancora le sue preferite. La piccola incitava sempre i più grandi al tempo di avere un sogno: non uno semplice, come avere successo o anche semplicemente trovarsi un buon compagno– bensì riuscire ad addomesticare una chimera! Un compito impossibile, ma così bramato che per dimostrarlo dava mostra ad una determinazione e stizza che col tempo l'avrebbero caratterizzata.
Piccole pesti crescono, eppure questo desiderio resta ancorato– talmente saldato che le permisero, alla veneranda età dei suoi dieci anni, quel che più potesse rimediare: Nymeria, la sua vipera! Nonostante non fu mai realmente sua – la vera custodia della bestia fu sempre un'ancella addetta a sorvegliarle –, quella piccola mietitrice l'adorava ardentemente.
Un amore durato fino alla morte prematura della creatura, eppure sempre stato sincero!

Fu sempre un'osservatrice Myriah da fanciulla, ammirando ed amando ciò che la circondava; vedendo ciò che era suo come un qualcosa di sacro. Per questo da bimbetta si curava ad osservare sapientemente le movenze dei serpenti vicino alla sua dimora, si concentrava ad ascoltare la madre mentre incoraggiava la sua fascinazione per i veleni– lei da prima grande esperta in materia. Oppure implorava il padre a mostrarle ancora una volta una manovra con la spada, con quella splendida lama brillante a cui non riusciva mai a distogliere lo sguardo.
Fu per semplice curiosità infantile che sviluppò due delle sue grandi arti: la passione e conoscenza dei veleni dagli studi materni e il dilettarsi nel combattimento nella spada per insegnamenti paterni. Nulla di particolarmente eclatante per una giovane e graziosa donna Martell, ma semplici tradizioni familiari che sarebbero venute comode in futuro.
Un futuro bellico contro i Targaryen che continuava ad avvicinarsi sempre di più, ma lei ancora non sopportava immaginarlo; tenerlo in mente nella sua realtà. Fu così che crebbe nella sua beatitudine da figlia cadetta– di viso attraente e di animo in pace, siccome presto le questioni politiche sarebbero spettate al suo caro fratello maggiore; a lei bastava ampliare il suo catalogo e collezione di veleni dai regali dei suoi parenti per i continenti, bastava tirare la stoccata perfetta per affondare e vincere il duello giocoso con un altro dei suoi fratelli, bastava semplicemente crescere: nota per la sua bellezza in fiore da tanti pretendenti.
Lei, giovane classica ragazza a cui le attenzioni non potevano che farle piacere, che scoprì nella prima adolescenza la potenza del suo sguardo: ricorda ancora un giovane nobilotto suo coetaneo, venuto al suo cospetto che a malapena riusciva a guardarla senza distogliere la vista, dal viso dolce e caldo come la sabbia di Dorne. Ne era rimasta incantata non tanto dal suo aspetto, bensì da tale lusinga: ovviamente era in grado di dare questo effetto, dopotutto era una Martell!

Fu proprio in questo periodo che tali espressioni d'amore le servivano: l'età adulta non era più un incubo lontano, non riusciva più a sfuggire dalla realtà della sua posizione– dopotutto sarebbe entrata da poco in età da marito. Marito, come se a lei fosse mai interessato legarsi eternamente a qualcuno che sarebbe finito per tradirla… era inevitabile da entrambi le parti, suvvia! Myriah è sempre stata una donna cosciente su queste cose, ancora di più quand'ella veniva comandata dai desideri carnali guidata dall'impulso della giovinezza.
Era legittimo che volesse divertirsi ancora prima del prevedibile, d'altro canto non poteva nemmeno brulicare erba già tagliata. Si sentiva così reclusa avendo provato già tutti i piaceri che Dorne potesse offrirle – sempre ben graditi, ma dopo un po' di anni ripetitivi; le serviva variare, aprire i suoi orizzonti.
E quale modo migliore se non qualche gita per il continente?
La giovane era una donnina buona, cara, oserebbe dire orgoglio della sua famiglia – solo seguita da suo fratello Arcahelor –, perciò nulla poteva bloccarla dal suggerire gentilmente di ampliare le sue conoscenze apprendendo dalle città lontane. Sebbene il resto del continente era escluso per ovvie ragioni, le città libere ad Essos erano ancora un'opzione… che fu anche presa, accettando con successo.
Oh che bei tempi! Dapprima il suo unico amore: Tyrosh, dove ebbe impresso su pelle il simbolo di Lancia del Sole sulla sua schiena, e la sua gente– semplicemente incompresa, non erano mica bruti come aveva sentito dire da malelingue. O probabilmente era il semplice fatto che riusciva a trovarsi in sintonia con la sua cultura da vanitosi stravaganti, a godere del loro delizioso brandy di pere o delle case di piacere; ahimè ha avuto le sue debolezze in quei luoghi di lussuria, ma chi poteva giudicarla?
Non era peggio di nessun altro visitatore, anzi! Quelle donne l'aiutarono molto a comprendere certe parti di sé che nessun uomo sarebbe mai riuscito a capire– le donne sanno semplicemente meglio. Oppure era soltanto Tyrosh con i suoi colori, la sua aria appariscente a rendere le donne anche migliori se possibile. Anche a Lys notò un fenomeno simile, eppure nulla eguagliava la sua cara Tyrosh.
Forse solo a Braavos, dove conobbe e rimase ammaliata dalla bravura di un giovane cavaliere e vi rimase in contatto via lettere per molto, forse troppo. Anche lì fu una donna debole, ma come poteva trattenersi quando le mostrò anche la Danza dell'Acqua? Era un uomo scaltro quel cavaliere… che sfortuna averne perso la mano.

Prima o poi, però, sarebbe dovuta tornare alla realtà. Più bruscamente tornare per affrontare un futuro che riteneva quasi impossibile.
Suo fratello – il suo caro, carissimo Arcahelor – disposto a darla in sposa a niente di meno dell'erede Targaryen, rendendola regina. Governatrice di due regni ora uniti in un patto di pace, e lei usata come oggetto di scambio.
Non le ci volle molto a riprendersi dallo shock iniziale, dallo shock nel sentirlo– lei regina! Lei motivo per la resa di una faida andata avanti per secoli dalla Conquista, lei degna riappacificatrice!
Magari non conosceva così bene la corte a cui sarebbe stata data – escludendo i pettegolezzi indispettiti e persino acidi di cui si nutriva avidamente –, ma al tempo che importava? Myriah II di casa Martell, riconosciuta in tutti i Sette Regni con loro unica e vera regina in questi tempi di svolta. Tanto non era mai stata una donna con i piedi per terra, di certo non sarebbe scesa dopo un colpo al suo ego tanto favorevole.
E mai avrebbe potuto accattivarla di più nel vedere Aegarax, suo consorte e promesso sposo, inchinarsi davanti alla sua grazia sull'altare. Pareva un sogno! Così tanti anni ad aspettare e ad osservare l'avevano proprio ripagata, lei ora sovrana e affiancata da una bellezza valyriana senza eguali… la sua vaga passività gli dava solo punti in più.
Eppure il destino doveva proprio ricordarle che non fosse più dai Martell, dalla sua famiglia, nella sua Dorne. N'era chiaro dagli sguardi disgustati da chi ancora non accettasse tale unione diplomatica, dalle raccomandazioni fatte per tenerle la lingua a bada poiché il re doveva splendere. Lei, Bocca di Vipera, tenere la lingua a bada! Da sogno puntualmente si tornava a leggera stizza– questi Targaryen le parevano sempre più dei sempliciotti, che dolcezza.
Secondo loro, Myriah doveva adempiere semplicemente ai suoi incarichi da consorte del re, nonché garantire eredi forti per il trono. Incredibile, pensare che un figlio potesse essere il suo unico compito mentre ancora pensava ad ampliare la sua collezione o ad allenarsi – ora in segreto – con la spada. Menomale che le avevano almeno permesso di portare con sé tre delle sue creaturine più care: Mors, Morsia e Moira, le sue manticore che avrebbero fatto fare invidia con i loro colori a quelli delle galline pettegole che non facevano altro che screditarla pensando che non le sentisse.
Che illusi in questa corte. Fortunatamente di lì a poco l'avrebbe riempita di pargoli ben più gradevoli.

Incredibile, pensare che la sua prima piccola avesse una morsa tanto forte sul suo cuore da neo madre. Ironico per una come lei, che non pensava che prima o poi si sarebbe innamorata…
Pure con il secondo, sebbene dovette ammettere che la connessione non poteva paragonarsi con la prima, la sua dolce figlioletta. Dopotutto aveva sempre avuto una preferenza per le donne, magari valeva anche qui? Poco importava: a quanto pare "adempiere al suo compito" le era andato più che bene, alla faccia delle arpie, e le aveva donato qualcosa di prezioso– tempo per riflettere.
Effettivamente nella vita ne aveva avuto di tempo libero per sviluppare le sue passioni, circondata da tutti i vizi immaginabili per rifocillarsi e scatenarsi. Tuttavia nei primi tempi in maternità si rese conto che non aveva mai avuto qualcosa per cui lottare che già non avesse: affetto, svago, intelligenza, bell'aspetto… era stata graziata dagli Dei e sempre ne sarebbe rimasta grata, ma ciò l'aveva lasciata vuota; senza un obiettivo preciso, una vaghezza nella sua esistenza che si centralizzava solo per scappare da delle responsabilità che prima o poi l'avrebbero raggiunta… e ora la tenevano allettato.
Il suo nuovo regno e i suoi figli– dannazione, il regno era come un suo altro figlio da accudire, un qualcosa di così delicato da dover maneggiare con dolcezza per impedire che si rompesse. Lo doveva a loro, questo senso nato parallelamente ai suoi più belli tesori.
Che la convalescenza le stesse dando alla testa? Probabile. Peccato che durò per il continuo della sua vita fino ad ora.
Non vi è molto di diverso in Myriah. Nessuna perdita dolorosa, nessuna rinuncia– come se potesse mai permetterlo. La sua personalità così irrimediabilmente sua forgiata adeguatamente nel ruolo da regina da anni, ormai la si può considerare un tassello impossibile da togliere nella cornice della famiglia reale: senza di lei, l'immagine non apparirebbe tanto riverita come appare in sua presenza. O almeno, così le piace ricordare.
Ora come ora la sua attenzione è tenuta soprattutto al prossimo matrimonio per discendenza fra la sua bambina e, quasi comicamente, suo nipote… non che questo lo possa salvare dal giudizio della Vipera, in caso lo si pensasse. Mica può lasciare che la sua piccola se la cavi da sola, non dopo anni di preoccupazioni per il regno.
Una presunta rivolta che li aveva lasciati col fiato sul collo per fin troppo tempo, così la pensa ora la dorniana. Ormai è tempo di lasciare andare per quel futuro che ancora porta bene e li sorride… il peggio dev'essere passato con la morte di quel rifiuto di suo suocero.
Vero?

—𝑶𝒃𝒊𝒆𝒕𝒕𝒊𝒗𝒐
𝑀𝑎𝑖 𝑐𝒉𝑖𝑛𝑎𝑟𝑠𝑖, 𝑚𝑎𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑒𝑟𝑠𝑖

La sua identità – che gli Dei le permettano di restare meravigliosamente se stessa in eterno, e se no almeno tanti altri anni.
Non vi fu mai un giorno in cui Myriah si sentì obbligata ad adeguarsi ad altre volontà, nemmeno uno fino a quando non fu data in sposa al giovane Targaryen: lì dovette perdere piccole parti di sé, usanze che non la feriscono granché, ma la segnarono; lì dovette confrontarsi ad una realtà per lei passata, obsoleta, assolutamente inaccettabile per tale arretratezza… eppure dovette farlo, per amor della sua casata e per il bene dell'Unione.
Furono quei momenti a consolidare questo desiderio di individualità. Più di tutto l'affetto per la sua famiglia e per Dorne non poteva esserle sottratto come parte della sua libertà: atto di rivalsa fu farsi tatuaggio del simbolo Martell sulla schiena, ma di certo non può bastare da solo.
E per questo la regina prega, riversa il mani in segno di preghiera a chi le ha sempre sorriso dall'alto per regalarle tanta beatitudine fino ad ora e per ancora molto tempo– ma ancora, ciò non può bastare. Myriah non può rimanere senza la sua amata libertà, a malapena riesce a sopportarla apportata alle donne sue compagne di Westeros: non sarebbe male donare un po' di grazia anche a loro, sue celestiali compagne, ma prima di tutto deve combattere per guadagnarsi la sua fetta; guadagnarsela dagli ottusi, dai regolatori anziani ed ignoranti che ha conosciuto fuori dalla sua Dorne e a cui ora deve ancora tenere la testa alta pur di essere rispettata.
In un mondo come questo, sbattere le palpebre anche solo un secondo ti garantisce l'oblio. Myriah è fatta soltanto per stare sotto ai riflettori.

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Oh wow allora. Ciao bellissimi.
Questa scheda è strana, lo so, lo comprendo, lo capisco ma ero in crisi. Molta crisi. Myriah mi ha fatto penare– dannata figlia di papà a cui tutto è andato bene.
Tanto verrà distrutta in role muahahaha
Ma seriamente, ragazzi spero che NONOSTANTE LA SCHEDA HM Myriah possa anche piacervi. Soprattutto ad Etty e Felpy. Pls non mi eliminate dalla storia
Nemmeno ho letto GoT, apprezzate l'impegno. Quel minimo. Pls.
Adios

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