𝚁𝚒𝚌𝚘𝚜𝚝𝚛𝚞𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 O1O: anguis
𝐀𝐧𝐠𝐮𝐢𝐬.
/ang-uis/ [lat.]
1. sost. m.
serpente, rettile che striscia, rettile
2. sost. m.
Drago.
3. agg. f. fig.
persona infida, inaffidabile, crudele.
Es. è proprio una serpe.
Harley detestava sia Icarus che Diana con ardente passione ed in equal misura, e mai in vita sua era stata meglio di quando entrambi erano rimasti in infermieria lontani dalla sua vista.
La cosa peggiore era che, sfortunatamente, da quel posto c'erano tornati.
Non era certo una cosa rara che lei odiasse qualcuno, anzi, era veramente impossibile trovare qualcuno per cui lei non provasse antipatia.
Di certo però, non desiderava male a tutti allo stesso modo: infatti, seppur Icarus e Diana si piazzassero in una solida top venti di persone per cui provava disgusto, nulla era in grado di farle provare lo stesso odio che provava per Bernard Mitchell.
Quel ragazzino aveva una tale percentuale di faccia da schiaffi che ben più di una volta era finita all'elettroshock perchè quel verme non aveva saputo fare a meno di commettere il tremendo crimine di rivolgerle la parola, scatenando quindi da parte sua la reazione di pestarlo come un tamburo.
Andava molto fiera di quelle memorie a dire la verità.
Bernard era non solo il numero quarantacinque del loro anno, cosa che già sarebbe stato abbastanza per farle desiderare di scuoiargli la faccia per aver osato essere più in alto di lei in classifica, ma era anche un narcisista come lei e, cosa peggiore di tutte, era figlio dell'ufficiale responsabile delle maggiori donazioni alla struttura, quindi, di conseguenza, riceveva un trattamento di favore rispetto agli altri internati.
Orari regolari, cibo migliore, soprassedute ai suoi comportamenti e possibilità di ricevere lettere da casa ogni tre mesi.
Questo non faceva altro che alimentare l'illusione di quel robo di essere chissà chi e gli dava in qualche modo in diritto di atteggiarsi come se fosse stato il padrone della struttura, senza rendersi conto che era ancora più un inetto di quello che appariva. Ogni volta che entrava nel suo campo visivo, Harley doveva fare del suo meglio per reprimere il veramente forte impulso di staccargli un braccio.
Quasi perse il controllo quando, improvvisamente, vide il corpo di quell'essere sedersi al suo fianco durante il pranzo, lasciando completamente scioccate sia lei che Mattia. Nathaniel si stupì nella sua maniera tutta particolare, ovvero iniziando a fissare Bernard con gli occhi sbarrati sperando di indurlo ad andarsene. La cosa la mise, segretamente, un poco in allarme, perchè se addirittura uno come lui aveva un brutto presentimento, allora la situazione non poteva essere nulla di buono.
Sfortunatamente il ragazzo non sembrava temere nemmeno il demonio.
- ti vedo raggiante oggi, Harley- l'interessata infilzò un broccolo con tutta la rabbia che stava cercando di deviare.
- non si può dire la stessa cosa di te, sei brutto come sempre- il ragazzo incassò e proseguì.
- visto che vogliamo essere così diretti, mi serve parlare con te-
- purtroppo per me lo stai già facendo- ribattè, molto più interessata a guardare Mattia prendere il piatto di Nathaniel per consumare tutta la roba che aveva lasciato trangugiandola come un animale mentre lui non faceva assolutamente niente per impedire il ratto della sua pietanza.
- da solo- incalzò, sibilando fra i denti mentre mangiava uno spezzatino di manzo dall'aria molto più gustosa di qualsiasi cosa avesse mai mangiato negli ultimi otto anni.
- piuttosto mi levo un occhio- sperò che le offrisse il suo pasto come trattativa, ma drammaticamente il suo desiderio non venne esaudito.
- potrei anche dire alla Prince che ti sei di nuovo infilata nel magazzino dei medicinali per rivenderne sottobanco. Non avrei difficoltà ad essere creduto, come sai- per l'ira la ragazza spezzò la forchetta di plastica che teneva in mano.
- bene- ringhiò, spingendo verso Mattia il suo vassoio, sapendo che tanto lo avrebbe mangiato lo stesso. Le si era chiuso lo stomaco.
- dimmi dove diamine vuoi che vada, Mitchell- disse il nome con così tanto odio che le sembrò di starlo pronunciando con la bocca piena di acido.
- grazie per la disponibilità- rispose con lo stesso tono.
- nel sottoscala dell'ingresso centrale, quello di destra, nascosto dietro il pilastro-
Si presentò lì intezionata a fargli passare il peggior quarto d'ora che gli fosse mai capitato di passare, masticandosi gli organi interni per l'arrabbiatura.
- beh, signor coglione? Con quale importante materia devi importunarmi oggi?-
- stai per caso lavorando a qualcosa con Lancaster?- gli rise in faccia, con un riso così amaro da far gelare il sangue. Se voleva giocare a quel gioco con lei, l'avrebbe bello che servito.
- oh certo, e poi cosa, mi dirai che per Natale ci faranno fare una vacanza premio? Mh?- fece per girare sui tacchi ed andarsene, ma Bernard la afferrò. Non era affatto denutrito quanto lo era lei, e mettersi a dimenarsi le avrebbe solo creato guai. Si girò di scatto scoccandogli un'occhiata mortale.
- mollami.- intimò, già pronta a fingere di morderlo per farsi lasciar andare.
- non sinchè non mi avrai detto cosa state organizzando. So che è qualcosa di grosso o quel pidocchio non avrebbe mai osato contattare qualcuno-
- il tuo omicidio- replicò, di ghiacciò.
- cosa vuole fare?-
- bel mistero, ma da quello che vedo penso gradirebbe uccidersi. Magari puoi fargli una sorpresa di compleanno e regalargli un coltello preso dal culo di tuo padre- le tirò un ceffone.
Non si pentì minimamente di quello che aveva detto, anzi la alimentò ancora di più ad usare quel buffone come metodo di sfogo per la sua frustrazione.
Gli sputò in faccia.
Bernard fece la stessa cosa, ma lei fu abbastanza agile da scansarsi. Il suo braccio, però, iniziava ad avvertire dolore. Stava stringendo con più forza, ed aveva la sensazione che se non avesse iniziato ad essere più convincente sarebbe andato avanti sino a spezzarglielo.
- mi dici di preciso che cazzo vuoi?- ringhiò.
- che tu mi dica cosa sta organizzando quel fallito-
- siete in due- pressò ancora sul suo arto e la ragazza dovette mordersi la lingua per evitare di peggiorare la situazione-
- non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Se c'è una persona da cui voglio tenermi il più possibile alla larga dopo di te, è lui-
- vorrei ricordarti che sono il numero quarantacinque, Harley. So mettere assieme i pezzi-
- a me sembra solo che tu sia paranoico- il braccio le ribolliva di schifo e dolore.
- e distruggermi un braccio non ti servirà proprio a niente- aggiunse, vedendo il piccolo sorriso sadico sulla bocca del giovane che continuava ad afflosciarsi.
- preferisci romperti un braccio che dirmi che sta facendo?- per quanto le dispiacesse ammetterlo, si. Nel secondo in cui avrebbe appreso della cosa, Bernard non avrebbe esitato a spifferarla a chi di dovere, ricevendo così non solo una lista illimitata di nuovi privilegi, ma anche la possibilità di levarsi di mezzo Bethany ed Icarus, dietro i quali era stato sempre eterno secondo per condotta e successo accademico. Per quanto fosse più sveglio di entrambi, infatti, Bernard non aveva minimamente il comportamento integerrimo e perfetto della ragazza, che nemmeno il favoritismo che aveva a coprirgli le spalle poteva negare, nè la passione e la facilità che aveva Icarus nel campo dello studio. Era un alunno troppo incostante e viziato per riuscire a raggiungere qualcuno dalla meticolosità e costanza del suo livello.
Stava cercando solo una ripicca.
E lei non avrebbe mandato a monte il piano che aveva per finalmente evadere da quell'inferno per nulla al mondo, figuriamoci per far un piacere a quel tizio.
- non posso dirti quello che sta facendo se non lo so, poi non so se il tuo cervello a detta tua così brillante sappia anche ciò che non sa. Il mio sicuramente non sa farlo- non fece un suono quando le girò l'arto, seppure avrebbe volentieri lasciato andare quell'urlo di dolore che le si era conficcato nei polmoni.
- tu sai qualcosa. Ti ho osservato... -
- mio dio, sono terrorizzata, oh no- il dolore aumentò. Non poteva resistere a lungo.
Le serviva un'idea, rapida, veloce, istantanea.
Bernard continuava a cercare, fallendo, di farle il terzo grado, ma Harley non gli stava nemmeno più prestando attenzione, rispondendo in autopilota, concentrata solo su quanto tempo per ragionare aveva prima che il suo arto venisse spezzato in due.
Serviva una risposta che lo mettesse finalmente a tacere, ma cosa? Non si sarebbe mai schiodato dall'idea che Icarus stesse organizzando qualcosa, era troppo testardo, quindi c'era da fornirgli una bugia sul quale fosse il vero scopo del piano così che decidesse di lasciarli finalmente in pace. O forse a lasciare lei in pace. Si concentrò su quel flusso di pensieri con più rapidità.
Per quanto sapesse di essere la miglior bugiarda del mondo, c'era anhe da contare quanto il ragazzo d'altro canto fosse intenzionato a sentirsi dire solo quello che pareva a lui, e lei non era decisamente la persona più adatta per il compito, dato che anche in quel momento gli aveva appena dato del coglione, risultando in una stretta ancora più opprimente.
Stava avendo difficoltà a respirare per la sofferenza.
Per cui, la soluzione era quella di buttarlo dritto dritto fra le braccia di qualcuno che fosse adeguatamente in collera con lui quanto migliore nel nascondere quello stesso odio, coinvolto nel piano così che sapesse di che si parlava, oltre che dover sembrare più ingenuo di lei, e, secondo la classifica, più in basso di lei, cosicchè quel demente di Mitchell pensasse che non ci fosse alcuna possibilità che qualcuno così potesse raggirarlo. Ma chi? Bisognava sbrigarsi a capirlo.
Non avrebbe mai osato parlare con qualcuno sopra la trentesima posizione, tantomeno con Icarus, sapendo perfettamente che in un solo secondo lo avrebbe demolito. Non prendeva affatto bene l'umiliazione (un po' come lei, infondo).
Questo escludeva il mandarlo contro Bethany, Alexander o Nathaniel.
Cain era troppo un codardo, avrebbe sbandierato tutto; Eleonor sembrava ingenua al punto giusto, il punto era che Bernard l'avrebbe distrutta anche solo sfiorandola; Mattia, al contrario, avrebbe distrutto lei il suo fastidioso interlocutore, insospettendolo ancora di più; Diana era meno brava a nascondere la sua antipatia per qualcuno di lei.
Il che lasciava solo Pearl in ballo.
Pearl non era l'ideale, era assolutamente perfetto per quel ruolo.
- ok, ok! Va bene!- esclamò. Bernard non allentò la presa nè la lasciò andare, ma se non altro non proseguì nello stritolarle l'arto.
- io non sono parte del piano, Lancaster mi ha solo chiesto se volessi partecipare ed io ho rifiutato. Non mi ha detto di cosa si trattasse, ha detto solo che avrebbe potuto interessarmi- prese un respiro forzato, cercando di ignorare il dolore fisico che stava provando in quel momento.
- non avevo alcuna intenzione di prendere parte a nulla che comprendesse la sua faccia di merda quindi gli ho detto di no.
Però so per certo che Pearl Anderson abbia accettato. Dovresti chiedere a lui, se vuoi sapere qualcosa. -
Mentre Harley era bloccata nel suo testa a testa contro Bernard, Larry era chiuso nella morsa non meno piacevole di una conversazione con Debra Prince fuori dall'ufficio del direttore.
Era lì per lamentarsi dei più recenti episodi di maltrattamenti verso i ragazzi che aveva assistito, che ormai stavano raggiungendo una violenza preoccupante, quando la donna era spuntata dal nulla con delle cartelle mediche fra le braccia, sedendosi di fianco a lui, probabilmente intuendo quali erano le sue intenzioni.
- lei è davvero un brav'uomo signor Thompson, tuttavia non credo che i suoi tentavi serviranno a molto- c'era qualcosa nella voce di quella donna che non suonava giusto. Non era il suo accento o come pronunciava le lettere, era qualcosa di più sottostante, sparso per le frasi ma non rintracciabile in una singola parola, che gli faceva emergere un brivido sulla nuca.
- so che forse non servirà a molto visto che tutte le volte precedenti non sono stato nemmeno ascoltato, tuttavia credo che almeno il provare valga qualcosa, per quanto poco- la donna esplose in una risata, intensificando quella sensazione di anormalità che l'uomo stava provando.
- oh no, non mi riferivo a quello, cielo! Mi riferivo a quello che tenta di fare coi suoi ragazzi, sa?- evidentemente doveva avere una faccia molto confusa, perchè continuò nella sua spiegazione.
- la radio, il tentativo di interagire con loro, anche lo svolgere delle lezioni non fa bene alla loro salute mentale, e soprattutto il ultimo le si rivolterà contro - Larry, un uomo che di raro, anzi mai si arrabbiava, iniziò a provare un poco di irritazione nei confronti di quella donna, che non solo lo stava importunando da dieci minuti, ma stava avendo pure la faccia di bronzo di criticare il suo lavoro.
- non mi pare che gli altri metodi abbiano funzionato meglio, con tutto il rispetto. I ragazzi lavorano bene e in un ambiente pacifico non hanno motivazione per avere alcuni dei loro attacchi violenti. Mi pare che coloro inseriti nelle mie classi abbiano sempre dei punteggi piuttosto alti, tra l'altro- Debra sorrise. Sembrava un serpente, in quel momento.
Un serpente pronto a mordere.
- oh beh, certo, ma ha mai considerato cosa succederebbe se tutti adottassero il suo metodo?-
- si, e penso che onestamente potrebbe migliorare qualcosa-
- lei è ancora troppo giovane e con troppa poca esperienza. Apprezzo davvero le sue intenzioni, ma lei è davvero ingenuo signor Thompson; quei ragazzi si comportano bene ora che sono con lei perchè sanno che se smettessero perderebbero l'unica occasione di un trattamento di favore che possiedono al momento. Ma se quella fosse la norma, non esiterebbero a sfuttare chiunque vedessero di fronte a loro per il proprio tornaconto. Sono svegli, quei ratti. Non appena gli dai un dito si prendono tutto il braccio, e non appena tu gli mostri un poco di compassione quelli non fanno altro che sfuttare la tua debolezza per usarti. Mi dia retta, non le conviene continuare a stressarsi in questa maniera- l'uomo si infervorò
- mi perdoni, ma visto che lei si è sentita in dovere di criticarmi, penso di doverle dire anche io che la sua idea è completamente folle. Trattare in un modo così umano qualcuno che è convinto che l'umanità sia malvagia e che la violenza sia l'unica soluzione a tutto lo renderà solo più convinto della sua teoria, di certo non lo aiuterà in nessun modo. Un cane che continua a venir solo bastonato non viene educato, viene solo aizzato a diventare molto più violento ed un giorno si metterà a sbranare il suo stesso padrone- la donna socchiuse gli occhi riducendoli quasi a due fessure, aumentando la sua somiglianza con un rettile. Parlò con voce melliflua, che tuttavia nascondeva un avvertimento.
- cosa vuole insinuare con questo?-
- che non mi stupirei se qualcosa come quello che è accaduto nel '48 succedesse di nuovo, se non peggio, continuando su questa linea-
- questa "linea" come la chiama lei, ha sempre provveduto l'ordine qui dentro-
- senza contare i fondi sempre meno contingenti nel corso degli anni dovuti al fatto che nessuno riesce ad uscire da questa struttura un minimo migliorato rispetto a quando c'è entrato visto che l'unica risposta che gli viene fornita è quella di trasformarsi in un mostro!- esclamò, esasperato. Debra non sembrava affatto toccata da una singola parola che aveva detto, anzi, aveva l'aria divertita.
- trasformarsi? Signor Thompson, quei bambini che arrivano sono già dei mostri.
Non mi dica che è così ingenuo da farsi ingannare dalle loro facce carine, perchè la stima che ho verso di lei calerebbe terribilmente.
Alcuni di quei bambini arrivano qui perchè i loro genitori sono terrorizzati da loro per l'amor del cielo, altri, come il suo amato Lancaster, sono sospettati di omicidio signor Thompson. Fuori di qui, con l'intelligenza che hanno, sarebbero già artefici di chissà quale atrocità! E lei pensa che debbano essere aiutati? Oh no no. Noi non siamo qui per aiutarli.
Loro non sono qui per essere aiutati, anche perchè non lo vogliono, il nostro aiuto. Sono dei demoni, quei bambini e ragazzini.
Noi siamo qui per proteggere gli altri da loro.-
Anche ad anni da quella conversazione, Larry non potè fare a meno di sentire come un peso nel petto ogni volta che ci ripensava, e non sapeva di preciso da cosa fosse causato. Probabilmente non voleva nemmeno saperlo.
Lo avrebbe sentito se non se ne fosse andato? Lo avrebbe percepito se avesse avuto il coraggio o la capacità di rispondere qualcosa dopo il commento di Debra? Quelle domande l'avrebbero consumato sino all'ultimo dei suoi giorni.
Si era alzato, senza dire nulla, andandosene, avvilito ed avvolto da un qualche senso di strana rassegnazione. Non seppe mai cosa l'avesse spinto a farlo.
Non andò nemmeno a parlare col direttore quel giorno, nè ci andò mai più. Semplicemente tornò nella sua aula vuota, passando fra i banchi come cercando un riflesso di umanità in quel luogo deserto, passeggiando come era solito fare durante le lezioni, guardando i lavori ancora incompleti dei ragazzi che seguiva, facendo delle piccole correzioni ai margini con una matita o dando delle piccole dritte a quelli che sembravano sulla strada giusta.
Sospirò.
Erano solo dei bambini quelli che avevano prodotto quegli elaborati, e la maggior parte degli adulti sulla terra non avrebbe nemmeno saputo che pesci pigliare con qualcosa di gran lunga più semplice di quella che aveva proposto.
Certo non erano proprio dei bambini normali, tuttavia ancora non avevano avuto modo di appiccicarsi addosso quella rassegnazione e quell'odio che sembrava permeare ogni alunno di quell'edificio.
Si sedette, sentendo la nausea salirgli su per l'esofago.
Che cosa avevano fatto quei bambini? Aveva una figlia di quell'età, e non avrebbe mai immaginato che potesse commettere un'azione più malvagia di rubare delle caramelle dalla credenza prima di cena.
Eppure quelli che aveva di fronte a sè dovevano aver fatto qualcosa o non sarebbero di certo stati lì. Tentò di immaginare come avrebbe potuto provare terrore di fronte a quegli esserini, cosa in lui nel loro comportamento avrebbe dovuto causare allarme, e seppure lo vedesse, non riusciva comunque a temerli.
Era troppo abituato a pensare che fossero delle persone, forse. Gli sembravano ancora salvabili a quel punto.
Si alzò da quella seggiola così scomoda per la sua statura, mettendosi dietro la cattedra, osservando i fogli di compiti da correggere per la settimana successiva, soffermandosi su quello di Icarus Lancaster.
Debra aveva ragione quando lo additava come il suo beniamino, perchè effettivamente nemmeno lui poteva nascondere che fosse vero.
Aveva avuto degli studenti più brillanti di lui, forse, sulla carta, ma mai gli era capitato di vedere qualcuno che conservasse un poco di amore e passione per la materia che insegnava.
Era raro che in quel posto i ragazzi riuscissero non solo a svilupparne, ma anche a mantenere quella stessa passione degli inizi. Di certo non alzava la mano per intervenire in classe e non sembrava sempre entusiasta quando si trovava ad affrontare problemi che riteneva noiosi, eppure c'era un certo luccichio nei suoi occhi quando si metteva al lavoro, un certo modo di scrivere e di spiegare le sue intuizioni che non era mai cambiato dalla prima volta che lo aveva visto.
Gli ricordava un poco lui, quando era appena entrato all'università.
"é sospettato di duplice omicidio"
Lo sapeva, aveva letto anche lui il suo fascicolo.
Non poteva negare che Icarus fosse obbiettivamente un misantropo e che odiasse chiunque vedesse, e che soprattutto dalla prima volta che aveva visto quel bambino era cambiato molto. Seppure fosse ancora un ragazzino aveva l'aria di un anziano, e seppure fosse vivo aveva la stessa cupezza di un morto.
Era antipatico, scorbutico, alle volte faceva davvero di tutto per farsi odiare dai suoi stessi compagni di classe purchè non osassero rivolgergli la parola e, malgrado la sua intelligenza, non avava il minimo rispetto dell'autorità e finiva un giorno si e l'altro pure nei guai.
"vorresti qualcosa di più complicato, eh?"
"si, questo esercizio che mi avete dato è eccessivamente semplice"
Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare in classe. Non aveva mai visto un bambino con gli occhi così luminosi quando gli aveva portato da decriptare un esercizio di tre classi più avanti alla sua.
Nessuno aveva da obbiettare sul fatto che egli fosse una brava persona, persino lui stesso era consapevole di esserlo.
Eppure, sia in quel momento ed ogni volta che ci ripensava, non si sentiva affatto buono; al contrario, si sentiva come il peggiore degli esseri sulla terra,perchè non aveva agito come avrebbe voluto, ma come avrebbe dovuto.
Icarus per cena tutto si sarebbe aspettato, tranne di ricevere da Diana l'informazione a sua volta ricevuta da Harley che Mitchell era sulle traccie del suo piano.
Osservò la ragazza con aria interdetta bevendo dell'acqua.
- è sicuro? - lei annuì affettando un filetto di merluzzo dall'aria marciscente.
- a giudicare dal livido sul braccio di Harley non ci sono molte altre opzioni- sospirò, mettendo giù il suo bicchiere e guardando le sue patate bollite con aria spenta.
- quindi è tutto nelle mani di Pearl al momento- constatò, immaginando che la conversazione si sarebbe svolta il giorno dopo circa alla stessa ora, per poi percepire lo sguardo di Diana puntato sul collo.
- pensavo avessi in mente qualche idea geniale per far evitare tutto quanto, e invece te ne stai qui con le mani in mano come un incompetente- lo rimproverò, addentando aggressivamente il pesce, pentendosene poi perchè era ancora troppo incandescente per non bruciarle la lingua.
- perchè dovrei voler impedire che accada una cosa del genere? Per una volta che Harley ha fatto una cosa ben fatta non sarò certo io a fermarla, non trovi?- Diana era troppo impegnata a trangugiare patate e pane per calmare il dolore alla bocca per fare qualcosa di banale come rispondergli.
Icarus lo prese come un segnale che la conversazione era finita e si mise anche lui ad aprire il pesce, salvo poi udire di nuovo la voce squillante della giovane rincarare la dose.
- in che modo metterci a rischio tutti quanti dovrebbe essere una cosa ben fatta?! Io non so te, mamma chioccia...- non riusciva a farla smettere di chiamarlo così, quindi ormai si era arreso al dover soprassedere, come faceva con la quantità di soprannomi atti ad umiliarlo coniati da Cain, Alexander e Harley ormai da mesi.
- ... ma io non ho alcuna intenzione di farmi ammazzare perchè Pearl in quel momento si sentiva particolarmente incline al togliersi la vita- addentò un pezzo di pane per rinforzare il concetto.
Il ragazzo non potè far altro che arrendersi all'onere di fornire spiegazioni.
- per quanto sia costretto a riconoscere che Pearl non risulti sembrare la persona più consona al momento...-
- ha tentato di uccidersi mangiando una forchetta di plastica vorrei ricordarti, non tentare di far sembrare che sia io quella stupida che non capisce il tuo genio- sbottò, aspra. Non che potesse biasimarla.
- ... tuttavia sono certo che se passerai del tempo a ragionarci sopra troverai anche tu che per la prima volta in tutta la sua miserabile esistenza Harley ha saputo fare una scelta coerente e corretta per la situazione- lo sguardo incattivito di Diana non gli lasciava andare la nuca.
- non ho intenzione di mettermi a spiegarti qualcosa di cosìm elementare quando potresti perfettamente arrivarci da sola- la udì sospirare.
- seh seh- borbottò lei, per nulla convinta, ma non intenzionata a proseguire su quella linea se non altro. Sapeva che si fidava del suo giudizio, tuttavia era anche conscio del fatto che da un lato aveva ragione, la cosa era terribilmente rischiosa e se anche un solo piccolo e minuscolo dettaglio non fosse andato come aveva previsto, l'effetto domino che avrebbe potuto scatenarsi avrebbe avuto conseguenze disastrose. Dall'altro lato, Bernard era una delle creature più idiote che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare.
Deglutì l'acqua, osservando il vuoto mentre ragionava.
La rossa parlò di nuovo, con aria un poco più apprensiva questa volta.
- sei davvero sicuro che sia una buona idea?- si girò leggermente ad osservare il suo occhio azzurro, puntato verso di lui, avido di risposte.
Sapeva bene che non ci avrebbe mai creduto e che sarebbe rimasta della sua idea sino alla fine come tutte le altre volte, ma forse di fronte alla possibilità non solo di restare bloccata al St. Marcel per sempre, ma anche quella di morire lì dentro, si era risvegliato in lei quel bisogno estremamente umano di una rassicurazione.
Lui non era proprio la persona adatta, a quel tipo di cose.
- deve essere una buona idea - lei annuì, senza una vera reazione, tornando sul suo piatto.
- Mitchell non ha mai dimostrato di meritarsi effettivamente la sua posizione e sospetto da un buon numero di anni che sia il quarantacinque unicamente per raccomandazione. Non penso che inizierà a dimostrarsi qualcosa di più di un microcefalo proprio in questo momento. - aggiunse, a malapena borbottando fra i denti.
- sarà una buona idea allora- mormorò, sollevando il suo bicchiere in una sorta di tetro brindisi alla sua stessa paura della morte.
Pearl aveva trovato piuttosto irritante il fatto che si fossero sentiti in dovere di doverlo avvisare del fatto che Bernard Mitchell gli avrebbe fatto il terzo grado all'ora di pranzo proprio mentre cercava di spalmare del burro miracolosamente poco rancido sul suo toas carbonizzato, anche perchè Alexander quel giorno sembrava essere posseduto dallo spirito assatanato del demonio e continuava a fare moviementi a scatti come in un film degli anni venti comunicando solo mediante codice morse.
Per quanto fosse nella classe di memorizzazione e fosse abituato a stipare memorie nel suo cervello come lavoro, non aveva la minima idea di chi fosse la persona menzionata.
Non prestava molta attenzione alle persone, erano superflue, e generalmente tendeva a dimenticare i loro nomi e caratteristiche nel giro di qualche ora per fare spazio.
Da che ricordava lo aveva sempre fatto, motivo per cui le sue memorie d'infanzia contenevano alla meglio tre persone in totale.
Non tentò nemmeno di chiedere spiegazioni, visto che al momento il suo messaggero era appena sparito per cercare di raccattare del pane decente.
Addentò il suo toast con rassegnazione ingoiando i cristalli di carbone che gli stavano distruggendo la gola, ma se non altro resi un poco più piacevoli dal sapore di quella cosa dal vago sapore di burro che ci aveva messo sopra.
Prima delle lezioni, come ogni mattina, si recò nella saletta, un vero eufemismo chiamarla col diminutivo, visto che era uno stanzone gigantesco provvisto di ventilazione considerando la quantità di persone fumatrici in quel periodo, per i fumatori, dove trovò Nathaniel e Harley, che, come al solito, erano a due lati completamente diversi della stanza e non gli si avvicinavano.
I tre erano dei fumatori incalliti (specie lui e Nathaniel) e andavano lì (unico posto in tutta la scuola dove fornissero degli accendini, e dove naturalmente erano guardati a vista) ad ogni orario in cui era aperta. Almeno una volta al giorno poi vedeva Diana e Alexander, anche se quest'ultimo aveva, grazie ad una qualche via traversa, rubato un accendino due anni prima, e veniva in quel luogo solo per non destare sospetti, quando in realtà consumava molte più sigarette di così.
Non ricordava di averci mai visto Icarus, ma da quello che gli aveva raccontato Alexander era entrato in quel posto per ben due volte in tutta la storia della sua permanenza al St. Marcel, una volta nel '47 e una del '50, durante degli esami.
Prese una sigaretta e se la fece accendere da una guardia, vagando alla ricerca di una sedia libera o almeno di un posacenere, ma senza riscontrare grande successo, rimanendo, in ultimo, costretto a sedersi in terra e con tutta la cenere che gli cadeva sulla cravatta mal messa per la sua postura ingobbita, ormai impossibile da correggere.
Si guardò intorno cercando chi avrebbe potuto essere il fantomatico Mitchell, trovando che probabilmente era il tizio dalle occhiaie scavate ed i capelli castano mogano che lo guardava male seduto ad un tavolino con al fianco un portacenere stracarico di mozziconi, molti ancora fumanti. Certo avrebbe anche potuto non trovarsi lì in quel momento, ma considerando l'insistenza e lo sguardo indagatore con cui lo stava scrutando si convinse che dovesse per forza essere quel tizio.
Distolse lo sguardo per nulla impressionato.
Se fosse stato qualcuno di serio si sarebbe scomodato Icarus per andare a parlargli, se avevano mandato lui significava che era un problema minore.
Apprezzava molto il fatto che il suddetto capo del gruppo lo avesse messo a lavorare con due persone con molta più motivazione ed energia di lui, dandogli la scusa di fare solo ciò che richiedeva uno sforzo minimo, e soprattutto che riguardavano solo la pianificazione e l'utilizzo di informazioni che aveva già, lasciando ad Alexander tutto il lavoro più gravoso e le ricerche ad Eleonor. Procedeva bene come dinamica.
Non amava molto impegnarsi in niente, nè aveva la particolare energia per fare assolutamente nulla.
Non ricordava di aver mai avuto motivazione o voglia per fare qualcosa, era sempre stato tutto molto... piatto. Vuoto, per così dire.
Non aveva mai nemmeno avuto l'energia per odiare qualcuno o qualcosa con tutta la passione bruciante che lì dentro sembravano avere tutti. Era strano non trovare niente in comune nemmeno con coloro con cui nessuno al mondo ha qualcosa in comune.
Provò un vago senso di soddisfazione quando ebbe la conferma che Mitchell era effettivamente quello che aveva immaginato che fosse.
Si scaraventò accanto al suo posto durante l'ora di pranzo (a quanto pare era un tipo abitudinario) portando con sè un vassoio di cose che avevano l'aria di cibo e non di avanzi di discarica, facendogli nascere, per la prima volta da quando aveva appreso della sua esistenza, il desiderio di capire chi diamine fosse quel tizio.
Quando prese a parlare, quella vaga curiosità che gli si era accesa morì in breve tempo come neve al sole.
- Harley mi ha detto che tu fai parte del piano di Lancaster- alzò le spalle più interessato a quella coscia di pollo dall'aria deliziosa che aveva nel vassoio.
- si, non è niente di speciale-
- di cosa si tratta?-
- non sono affari tuoi, e poi non ti sembra un po' stupido parlarne qui con mezza scuola di fianco ed Icarus che ti sta guardando male da quel tavolo là?- disse, agguantando l'osso del pollo con le sue dita scheletriche mentre Bernard si era girato ad osservare il punto che aveva indicato con l'altra mano, dove effettivamente stava il ragazzo più somigliante ad un lord inglese ottocentesco che avesse mai calpestato la terra, intento a lanciargli uno sguardo infuocato d'odio.
Quando si rivoltò, aveva già dato un bel morso a quella prelibatezza, impedendogli di riprenderselo.
Mangiò avidamente, gustandosi quella carne con voracità, visto che mai prima di allora aveva avuto accesso ad un piatto così squisito. Rispose a mugugni al suo interlocutore senza nemmeno ascoltarlo sul serio per una decina di minuti, prima che questo si irritasse un po' troppo e per poco non gli conficcò il coltello, seppur di plastica, in mezzo alla mano, costringendolo a distogliere la sua attenzione al pennuto deceduto e focalizzarsi su di lui, abbastanza convinto che se avesse continuato a far finta che non esistesse come avrebbe voluto non solo gli avrebbe piantato la posata in mezzo al palmo, ma avrebbe pure scavato sino a sbucare dall'altro lato.
- ho detto. In cosa consiste?-
- sei davvero sicuro di volerlo sapere, non è niente che ti interessi, davvero- l'altro sembrava ad un tanto così dal mettersi a strangolarlo, cosa che gli diede il polso del fatto che stava vincendo la conversazione.
- si. Ne sono certo. Parla. - Pearl addentò l'ultimo pezzo di carne rimasta intorno al pollo e rispose, con completa e totale nonchalance.
- hai presente quando nel '48 quella tipa si è suicidata?- Bernard annuì con aria confusa.
- ecco, è piommeno lo stesso- l'altro lo guardò basito, incredulo mentre si puliva l'olio ed il grasso dalle mani.
- credi di prendermi per il culo?- sbottò, sbattendo un pugno sul tavolo che fece girare di scatto persone sino a tre tavoli più in là, ma a cui lui rispose con un semplice nulla.
- no - ribattè, mettendosi a consumare l'insalata dall'aria fatiscente e dal sapore amarognolo.
Considerando il fatto che aveva tentato di ammazzarsi due volte, non gli sembrava affatto strana come spiegazione. Inoltre, gli sembrava proprio il tipo che avrebbe sottovalutato la sua capacità di fargliela sotto il naso per via del suo numero.
Come ciliegina sulla torta, Icarus non aveva c'erto l'aria di uno entusiasta di vivere.
- quel fallito spocchioso ha davvero deciso di levarsi di mezzo? -
- se la vuoi mettere in questi termini, si- Bernard scoppiò in una risata fragorosa, alzandosi e portando via quella potenziale insalata dall'aria molto più appetitosa della sua, dirigendosi dritto verso il tavolo in cui Icarus era seduto.
- LANCASTER, NON CI AVREI MAI CREDUTO, ED INVECE MI HAI FATTO UN FAVORE PER UNA VOLTA!- era un piacere vedere come c'era cascato.
Lo fissò camminare chiedendosi come fosse possibile che quel tizio fosse davvero il numero quarantacinque come gli avevano detto quella mattina.
Più lo guardava, più gli sembrava solo un idiota.
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