Capitolo 65.
Eren's pov.
10/06/1945 - 4:15 p.m.
Passò un mese esatto dalla conversazione mia e di Levi concordando inconsciamente di non riportarla a galla nei pochi momenti a nostra disposizione. Il suo alto stato da Caporale gli portò via parecchio tempo non potendone contestare il motivo, dopotutto stava servendo il suo Paese, veniva prima il dovere al piacere e su quello la pensammo in maniera unanime.
Il piano di Erwin non ci era ancora stato riferito, o per lo meno così volle far credere quest'ultimo ed Armin, scorgendoli più in sintonia di quanto non fossero già stati. Il ruolo di superiore non sarebbe dovuto essere una passeggiata, ma sarebbe stato necessario qualcuno che ne prendesse le veci quando sarebbe stata l'ora e il successore favorito sarebbe stato sicuramente il biondino pupillo di Smith.
Non riuscii ad estrapolare troppe informazioni al corvino per via della sua costante assenza, ma ciò che riuscii a ricavare furono riferite e spedite direttamente in madre patria ed ogni volta ebbi come la sensazione che gli americani ne necessitassero sempre di più e alla svelta, come se avessero fretta di terminare un qualcosa del quale Erwin sembrò apparentemente a conoscenza.
Le giornate si allungarono a vista d'occhio rendendole calde ed afose, l'unico momento di sollievo lo si scorse di mattina, il sole ancora timido e i rimasugli della notte creavano un connubio di temperanza irresistibile.
Venni convocato in pieno pomeriggio dal Generale nel suo ufficio, così mi affrettai a mollare il lavoro del quale mi stavo occupando per raggiungere il luogo d'incontro. Bussai con ormai abbastanza confidenza venendo accolto con la medesima sensazione. Aprii la porta abbastanza spossato per l'ancora lunga giornata di lavoro ed i miei occhi contornati da evidenti occhiaie ne furono la prova. Come puntai uno sguardo davanti a me la prima figura che mi saltò all'occhio fu quella del Caporale Ackerman.
Mi mancò un battito nel vederlo proprio lì dopo settimane di sguardi fugaci e baci rubati. Mi sentii tremare le gambe non riuscendo a muovermi per i primi secondi.
"Puoi raggiungerci Jeager, non preoccuparti"
M'incoraggiò il biondo seduto sulla sua sedia estremamente divertito da tutta quella situazione.
Annuii velocemente non aggiungendo nulla, chiusi la porta in modo goffo affiancandomi subito dopo a Levi che trovai estremamente professionale. Tentai di ricompormi mordendomi l'interno della guancia per la tensione.
"Eren, ti ho chiamato per ordine del Caporale"
Iniziò lui appoggiando entrambi i gomiti sulla scrivania andandovi ad intrecciare le mani, i suoi occhi glaciali guizzarono sui miei in un'espressione seria e rigida comprendendo non dovesse trattarsi di uno scherzo.
Strinsi i denti drizzando la schiena.
"Ai suoi ordi..."
Le parole mi morirono in gola nel momento stesso in cui le pronunciai guardando in direzione del corvino, entrambi consapevoli di come fossero state usate nella nostra intimità. Un velo di vergogna mi si palesò sulle gote dipingendomi infantile e non professionale a differenza dei due uomini che ebbi davanti.
"Mi dovrai aiutare a giustiziare degli uomini, ho scelto te perché l'Ufficiale è dovuto partire come ben saprai ed avendolo già affrontato non dovrò spiegare nuovamente in cosa consiste, ho bisogno di fare alla svelta, per questo ho chiamato te"
Prese parola il corvino non permettendomi di finire una frase che non avrei comunque portato a termine. Annuii abbassando lo sguardo verso terra.
Le sue parole fredde ed apparentemente vuote mi crearono un magone non indifferente.
"Il Caporale ha chiesto il mio consenso ed io non gliel'ho negato, di conseguenza Eren sei astenuto dalle tue mansioni per oggi, solo ed esclusivamente con l'intento di svolgere quest'altro compito con il signor Ackerman... mi raccomando"
Aggiunse il biondo alzando un sopracciglio come per avvertirmi di non comportarmi da stupido come mio solito.
Arrossii abbassando lo sguardo, le mie mani giunte fra loro presero a giocherellare nervose.
"N-non si preocc-"
"È un ottimo soldato, sennò non lo avrei scelto Generale"
Prese parola il corvino sfidando con lo sguardo Erwin che in tutta risposta sorrise divertito.
"Non avevo dubbi"
Ci congedò l'altro alzando le mani in segno di resa.
"Non me lo riporti traumatizzato"
Aggiunse Erwin quando ormai ci ritrovammo ad incamminarci verso la porta.
"Non le prometto nulla"
Rispose l'altro in tono di sfida voltando il capo verso il biondo e poggiandomi una mano sul fianco in una gestualità del tutto naturale per dirigermi verso il ciglio, sobbalzai appena, uscendo il più velocemente possibile.
Una volta entrambi fuori iniziammo ad incamminarci a passo svelto verso l'incubo nonché la stanza designata per giustiziare i prigionieri ed oppositori.
Avrei voluto iniziare un qualsiasi tipo di discorso ma non trovai le parole giuste per cominciare, il suo sguardo sicuro e rigido posto davanti a sé mi fece perdere qualsiasi tipo di sicurezza, convinto non avesse nemmeno notato i miei occhi suoi suoi, tirai un accennato sospiro di delusione e rassegnazione continuando a seguire l'uomo.
Una volta davanti alla porta in metallo che divideva la vita dalla morte titubò con la mano poggiata alla maniglia. Mi puntò uno sguardo, il primo senza nessuno attorno da settimane facendomi percorrere la schiena da una scossa inaspettata che mi fece trasalire.
"Sicuro di volerlo fare?"
Mi chiese. Sapevamo entrambi quanta umanità perdesse in certe situazioni ed intuii benissimo il perché tentò di non farmici partecipare più dall'ultima volta.
"Sissignore"
Risposi più sicuro e determinato, non mi sarei potuto mostrare indeciso o l'uomo non mi avrebbe fatto partecipare ed io avrei perso l'occasione di trascorrere del tempo assieme nonostante quello fosse il modo peggiore per farlo.
Il corvino annuì convincendosi e guardandomi dritto negli occhi.
"Se non finirai per rimettere tutto il pranzo ti prenoto per stanotte"
Lo sentii pronunciare quella frase di sfuggita, il suo tono apparve variato, i suoi occhi annebbiati da una strana luce che riconobbi all'istante. Presi un gran respiro, sapevo sarebbe dovuto essere un uomo rigido per poter compiere quella tipologia di lavoro, ma scherzare su una simile questione?
Smettila Eren, ti ha scelto perché confida in te, non mostrarti come il solito eroe perbenista, siamo in guerra, uccidere è il suo compito ed anche il tuo...
"È una sfida?"
Gli domandai prima che potesse aprire la porta, si fermò puntandomi uno sguardo incuriosito.
"No, ti avrei portato a letto in ogni caso stasera, ma almeno non avrei dovuto pulire il tuo sbocco"
Mi confidò lui facendo spallucce.
Abbozzai un sorriso ancora inconsapevole di ciò che mi avrebbe aspettato all'interno.
Varcata la porta blindata, l'oscurità della stanza non mi permise di mettere a fuoco la situazione, a differenza di Levi il quale sembrò totalmente a suo agio conoscendone ogni angolo. Socchiusi gli occhi pur di abituare la vista al buio e nel giro di qualche secondo le figure vennero a galla trovandovi tre uomini incatenati per le braccia e con le ginocchia puntate a terra, i loro sguardi non si alzarono nemmeno quando facemmo il nostro ingresso. Nello stupore del momento non mi accorsi d'aver urtato con l'anca quel maledetto carrello con al di sopra tutte le armi per incitare gli uomini a parlare.
Lo sguardo di un uomo si alzò puntandomi due occhi scuri come caviale addosso, mi intimorì talmente tanto che feci due passi indietro.
"E sarebbe questo il suo aiutante Caporale?"
Prese parola in modo orgoglioso quanto debole, dovuto sicuramente alle continue percosse ricevute per chissà quanto tempo là dentro. Mi sentii estremamente fuori luogo in quell'istante, come se fossi stato giudicato e spogliato ponendo su un vassoio tutte le mie più oscure insicurezze.
"Fa' silenzio"
Lo ammonì il corvino non prestandogli troppa attenzione, lo vidi intento ad indossare la sua solita veste che apparve di un bianco tendente al giallastro, ipotizzai l'uomo la lavasse ogni qualvolta avesse avuto a che fare con del sangue che per la sua quantità esagerata rese la stoffa di un colore più sbiadito.
Il prigioniero scoppiò in una rumorosa risata gutturale, scoprendo come la sua bocca apparisse insanguinata e scura. Rabbrividii all'idea di ciò che passò.
"Speravo un uomo di così alto livello e maestria avesse come compagno un soldato al suo pari"
Continuò senza un apparente timore per le conseguenze, difatti, il corvino una volta finito di essersi allacciato il grembiule avanzò verso il prigioniero scrocchiandosi il collo in un gesto del capo.
"Ho detto di fare silenzio"
Aggiunse prima di sferrare un calcio in pieno viso all'uomo. Il rumore che ne fuoriuscì fu indecifrabile, un suono duro andò a scontrarsi ad un altro molle e viscido facendo echeggiare quell'accostamento per qualche secondo nella stanza vuota.
Del sangue iniziò a bagnare le mattonelle già impregnate di ulteriori sostanze che non riuscii a definire. Storsi il naso per il colpo che dovette subire, non lo invidiai per nulla, ero certo gli avesse frantumato il naso nonostante non ne potessi constatare la veridicità essendo completamente sommerso di sangue.
Il corvino gli si accovacciò davanti osservandolo senza batter ciglio.
"Eren, avvicinati"
Mi chiamò alzando due dita attirando la mia attenzione. Non mi aspettai un coinvolgimento tanto diretto e per la sorpresa drizzai la schiena mantenendo il respiro. Lo raggiunsi a testa alta dalla tensione che mi provocò, in certi momenti era come non essere assieme non riuscendo a riconoscere l'uomo col quale feci l'amore diverse volte addietro.
Deglutii arrivandogli affianco, il corvino in tutta risposta mi puntò uno sguardo dal basso verso l'alto.
"Sai chi è quest'uomo?"
Mi chiese puntandolo con un cenno del capo.
Portai istintivamente i miei occhi su quelli del malcapitato che mi squadrarono con disprezzo, una stretta al cuore iniziò a farmisi più pressante, quell'uomo stava morendo davanti ai miei occhi.
"No signore"
Risposi tentando di mantenere la voce intera non riuscendo a distogliere i miei occhi da quelli oscuri e profondi dall'uomo che mi ritrovai davanti.
"Vuoi presentarti da solo? O lo faccio io?"
Gli chiese poi, inclinando appena il capo di lato pur di incrociare il suo sguardo che si fece tempestivamente basso. Corrugai le sopracciglia.
"Non è un prigioniero di guerra, quest'animale è stato affiancato a dei soldati nemici e signori vi chiedo umilmente scusa per ciò"
Iniziò il corvino posando le mani sulle gambe facendone leva per alzarsi in modo appena affaticato. Gli uomini prigionieri affianco non fiatarono, li squadrai diffidente apparendo completamente sani o quasi.
Il respiro iniziò a farmisi irregolare per l'agitazione di quei due uomini non più evidentemente umani. Levi mi poggiò una mano sul fianco accompagnandomi il giusto per farmi intendere di afferrare il carrello stupendomi d'essere ancora in grado di riconoscermi.
Mi affrettai ad eseguire.
"Eren devi sapere che l'uomo davanti a te è stato accusato di molestie"
Riprese lui afferrando una cesoia e facendosela rigirare fra la mano osservandola meticolosamente.
Corrugai istantaneamente le sopracciglia provando un senso di disgusto nello sguardo del giustiziato fisso sul mio.
"Più precisamente molestie su dei ragazzi o bambini, perché no? Ti garbavano anche quelli dico bene?"
Insistette il corvino con una calma tale da farmi rabbrividire. Solo in quel momento intuii del perché mi portò con sé.
Gli puntai uno sguardo incredulo con occhi sgranati, ma si affrettò a passarmi la cesoia nelle mani riportando lo sguardo verso quell'essere vergognoso.
"Vediamo se ti si drizza nel farti squartare da un bel ragazzo come questo soldato"
Lo stuzzicò guardandolo con un odio tale che fui certo lo avrebbe assalito di lì a poco.
Mi ritrovai l'oggetto arrugginito fra le mani constatando quanto fosse pesante e di come invece, Levi lo facesse apparire leggero fra le sue dita. Iniziai a tremare in modo convulso.
Come ha potuto chiedermi una cosa simile?
Non trovai più le forze per guardare negli occhi il condannato dallo schifo che mi assalì fino a farmi sentire male.
"M-ma Caporale-"
"Coraggio fallo fuori"
Disse afferrandolo per la spalla sollevandolo in piedi. Stringevo la cesoia con entrambe le mani come fossero state la mia unica fonte di sostentamento, l'unico raggio di lume che mi faceva rimanere aggrappato alla realtà.
Le gambe mi divennero molli tremando fra loro. Mi sforzai a rivolgere uno sguardo all'uomo che continuò ad osservarmi nonostante l'innumerevole sangue colatogli sul viso.
"Non è mai stata provata la mia colpevolezza"
Iniziò in un disperato tentativo di salvezza a cui tutti eravamo accumunati.
"Peggio per te"
Rispose secco il corvino incrociando le braccia al petto. Notai come i suoi muscoli risultassero più accentuati in quella situazione. Tentai di tornare alla realtà sbattendo le palpebre un paio di volte.
"CHI È LEI PER POTER DECIDERE DI TOGLIERE UNA VITA?!"
Continuò alzando il tono di voce e sporgendosi in avanti sfregando le catene fra loro in un frastuono assordante.
Levi gli si avvicinò senza timore.
"Lo stesso che effettivamente deciderà se tenerti in vita o meno, io ti consiglio di stare in silenzio"
Gli suggerì in tono calmo e pacato.
"Lei è un esaltato del cazzo... vaffanculo! Vaffanculo a lei e alla sua sindrome di Dio!"
Iniziò ad urlargli addosso le peggio parole facendomi accapponare la pelle.
"Sarebbe bello coinvolgere Dio, peccato non si farà vivo come per tutti i suoi fedeli e tu non sarai l'eccezione alla regola"
Lo ammonì lui già stufo di tutta quella situazione.
"Coraggio, finiscilo, ti avevo detto sarebbe dovuta essere una cosa veloce"
M'incoraggiò massaggiandosi la spalla evidentemente esausto.
"COME PUÒ VALERE COSÌ POCO UNA VITA PER LEI?"
Continuò ad infierire il prigioniero. Deglutii stringendo le cesoie e facendomi avanti, non avrei voluto ritorcermi contro anche il corvino in quel momento.
Alzai l'oggetto con una mano apparendo tremante ed estremamente stressato. L'uomo mi puntò un sorriso malato, consapevole sarebbe morto ugualmente e che avrebbe potuto abbassare tutte le maschere e mostrarsi per intero.
"Ma sì Caporale... in fin dei conti questo ragazzo non è poi così male"
Disse continuando la sua risata delirante soffocata dall'estremo sangue che mi sputò in pieno viso con un suono gutturale pronunciato.
Mi pietrificai con la cesoia ancora a mezz'aria incapace di poter fare un passo di più ritrovandomi completamente paralizzato, non mi accorsi nemmeno che il corvino dopo quell'atto, afferrò l'oggetto al posto mio conficcandoglielo nella giugulare in un colpo secco e preciso.
Il sangue dell'uomo mi finì ovunque facendomi salire il vomito con dei persistenti conati che mi fecero sentire male. Dovetti voltarmi appoggiandomi al muro pur di non rimettere.
Lo scatto che fece Levi fu del tutto istintivo al fine di preservare la mia fragilità già messa a dura prova in quell'istante.
Tentai di calmarmi ma il sangue che mi gocciolò dal naso mi rivoltò lo stomaco costringendomi ad abbandonare la struttura per rimettere in un secchio appena fuori la stanza. Sentii raggiungermi Levi alle spalle dopo qualche secondo accasciandosi assieme a me, mi poggiò una mano sulla schiena in modo rassicurante.
"Non pensavo avrebbe sputato, davvero... mi dispiace"
Mi riferì come se fosse stata la cosa peggiore.
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