||𝚠𝚊𝚕𝚔𝚒𝚗𝚐 𝚘𝚗 𝚜𝚞𝚗𝚜𝚑𝚒𝚗𝚎||
Si erano lasciati con un 'ci vediamo' e solo loro due non erano sorpresi di essersi ritrovati in campi avversari. Adesso Hinata era tornato e Kageyama era uno dei pochi a non essere sorpreso di quanto fosse diventato forte, il suo spirito si era rafforzato ancora di più e questa volta fu il moro a fare le condoglianze alla squadra avversaria visto che adesso avevano Shoyo con loro. Tempo prima fu il Miya biondo a fare le condoglianze a Kageyama per il suo partner mostruoso, all'epoca Hinata e Kageyama erano al primo anno mentre i gemelli Miya erano al secondo e persero contro la 'nuova' Karasuno.
Gli Adlers, la squadra di cui faceva parte Kageyama, perse contro i MSBY, la squadra di cui faceva parte Hinata.
Tobio quando aveva visto Hinata andare in bagno prima della partita che successivamente perse, non aveva resistito per andarlo a stuzzicare un pochino. E non ci volle assolutamente nulla che iniziarono a litigare, poi si era intromesso anche Atsumu e a ruota Bokuto e Ushiwaka, per finire con l'arrivo di Hoshiumi e Sakusa -anche conosciuto come Omi-kun a causa del Miya biondo-.
Una cosa era certa ad entrambi: nessuno dei due era quello di una volta, almeno in campo.
"Quindi glielo chiederai, eh?" Chiese malizioso Atsumu una volta che i MSBY tornarono negli spogliatoi. Si riferiva ad Hinata, quando erano nel pullman per arrivare al campo, risero per la pubblicità sponsorizzata da Kageyama. Quest'ultimo nella pubblicità sembra un pezzo di legno, non era portato per la comunicazione, sin dai tempi del liceo, figuriamoci di replicare delle parole per uno sponsor. Il primo commento da parte di Hinata -dopo aver finito di ridere, ovviamente- fu 'se vinco questa partita, gli chiedo di uscire'. Il Miya biondo non riuscì a capire che guardo avesse mentre diceva quelle parole, aveva lo sguardo puntato sul display dove, la pubblicità di Kageyama era appena stata trasmessa. Lo sguardo di Hinata era sicuro, privo di debolezze a cui attaccarsi, ma ad Atsumu parve di vedere anche dell'irrequietudine sotto il volto apparentemente calmo. Da quando Shoyo era tornato dal Brasile, sembrava diverso, non che fosse una cosa cattiva a vista del biondo, ma questo celava in lui del mistero. L'alzatore fece per dire qualcosa ma le parole gli morirono in bocca quando Bokuto, che sedeva accanto a Hinata, si svegliò facendo sobbalzare entrambi.
"Lo farò." Rispose continuando a tenere lo sguardo sull'armadietto in cui aveva appena preso le sue cose, strinse il pugno e se lo avvicinò all'addome e lo guardò, era una promessa. Bokuto si intromise chiedendo ai due a cosa si riferissero e Atsumu gli lanciò un'occhiataccia ma non demorse e continuò con più insistenza a chiedere a cosa si riferissero. Shoyo intanto ripensava al tempo a cui aveva dedicato al moro negli ultimi due anni in cui non era presente in Giappone. Lo vedeva di sfuggita alla tv quando passava davanti a delle vetrine mentre andava a consegnare le pizze per pagare l'affitto con il suo coinquilino Pedro e ovviamente pensava a lui. Il periodo più insistente in cui l'aveva pensato era stato quando aveva incontrato Oikawa, forse perché, dopotutto, un po' si assomigliavano, o forse era proprio Oikawa a ricordargli il Giappone in generale. Ma per un po', non vere di persona Kageyama gli aveva fatto bene, voleva crescere e salire di livello partendo da zero, di nuovo e non ci sarebbe mai riuscito restando dov'era. Partire per il Brasile gli aveva fatto anche bene a livello mentale, riuscire a capire ed accettare i suoi sentimenti gli era stato più facile di quei anni passati insieme al suo alzatore.
Era cambiato molto da quando era partito, se ne accorgeva anche lui, ma il affetto per Tobio non era cambiato, l'aveva accettato e conservato per una volta tornato in Giappone.
"Atsumu si riferiva a quando chiederò a Kageyama di uscire." Il rossiccio parlò senza neanche accorgersene, continuava ad avere lo sguardo fisso sul pugno chiuso e solo quando sentì lo sguardo di tutti verso di lui capì cosa aveva detto. Si girò sobbalzando imbarazzato. Miya lo guardo accennando ad un sorriso, gli altri erano per lo più sorpresi anche se qualcuno aveva lo sguardo da 'lo sapevo'.
"Woow, e uscite per dove? Io mi ricordo la mia prima uscita con Akaashi. " Disse Bokuto con -letteralmente- gli occhi a cuoricino mentre la squadra se ne usciva con una risata nervosa generale perché non ce la facevano più a sentire la storia del primo appuntamento tra Bokuto e Akaashi.
"Scordatevelo, già il gr- cioè, Oikawa, mi assilla per sapere dove ceneremo quando ancora non ero ancora sicuro di chiedere a Kageyama di uscire." Hinata scosse la testa e con entrambe le mani fece segno di dissenso. "Ha detto che se ha tempo prende un volo e trona in Giappone dall'Argentina solo per aiutare Tobio a vestirsi, perché a detta sua, si veste da schifo e a caso." Continuò Shoyo incrociando le dita sperando che, in questo momento, Oikawa, non sia in volo per tornare in Giappone.
"Oikawa?" Era la prima volta che Sakusa si intrometteva in una discussione, di sua volontà, infatti tutti si girarono a guardarlo stupiti. Quella giornata era ricca di sorprese, tra la vittoria dei MSBY, l'uscita tra Hinata e Kageyama e adesso anche l'intervento di Sakusa nella discussione.
"Mh-Mh." Hinata cercò invano di non sembrare sorpreso alla domanda di Sakusa. " Ci siamo incontrati in Brasile e dà lì ogni tanto parliamo e prima di partire gli ho detto che avrei voluto uscire con Kageyama e mi ha praticamente già dato la sua benedizione." A quel punto arrossì cercando di non distogliere lo sguardo e rimanere calmo. "Tipico da lui." Finì di parlare Shoyo mentre Sakusa annuì. "Non sapevo avessi confidenza con Oikawa Tooru."
"Infatti lo siamo da quando abbiamo giocato a beach volley e lui ha fatto schifo." Commentò Shoyo. "Il beach volley è complicato." Disse Bokuto annuendo con fare concentrato. "Lo so perché una volta ci ho provato e mi sono fatto male." Sbuffò ricordandosi della volta che giocò con Keiji e perse contro i suoi cugini che erano cinque anni più piccoli di lui. Shoyo sorrise al pensiero, era capitato anche a lui le prime volte.
"Ragazzi sbrigatevi, quando torniamo da noi ci aspetta il meeting." Dichiarò il coach Foster entrando senza preavviso nello spogliatoio e tutti fecero un segno di assenso o dissero un semplice 'sì'. "Dai ne parlerete dopo, ora sbrighiamoci." Disse il capitano Meian battendo le mani per reclamare l'attenzione e, prima di uscire per seguire il coach, guardò divertito Sakusa e Miya come se sapesse qualcosa di cui la squadra non ne era a conoscenza, poi passò lo sguardo su Hinata e gli fece un occhiolino, lasciando interdetto l'altro.
Dopo neanche cinque minuti i MSBY furono fuori già fuori dalla palestra di Sendai.
La sera Hinata si trovava nell'appartamento di Miya Atsumu visto che aveva deciso di non tornare a vivere con i propri genitori. Il biondo gli aveva proposto di abitare nell'appartamento vicino, ancora vuoto e finché non avesse finito con le faccende burocratiche si sarebbe potuto fermare da lui - per fortuna di entrambi, per pochi giorni-. Ora Atsumu fissava intensamente Shoyo, quest'ultimo penso che se l'altro avesse continuato a guardarlo coì intensamente sarebbe andato a fuoco.
"C'è qualcosa che devi dirmi?" Chiese cauto il rossiccio, non voleva trovarsi a dormire per strada per aver detto una parola sbagliata. Solo allora l'altro si riprese dai suoi pensieri, chiedendo a Hinata di ripetergli la domanda. Shoyo scosse la testa chiarendo che non fosse nulla di importante, quello sguardo l'aveva messo sulla difensiva.
"Io e Omi-kun usciamo." Disse tutto ad un fiato e molto velocemente, fu un miracolo che il rossiccio capì cosa avesse detto. Sbatté gli occhi pensando di non aver capito bene e disse qualcosa di intelligente tipo: "Che?". Atsumu ripeté la frase e poi l'altro aggiunse " Eh? No avevo capito bene, quella era la mia risposta. Non me lo sarei mai spettato, pensavo lo stuzzicassi per via del suo carattere." A quel punto Atsumu fece un verso contrariato vedendo che Shoyo usava parole più complesse del solito. "Si, beh, lunga storia. Hai chiesto al tuo alzatore di uscire?" Chiese cambiando argomento, cosa che l'altro notò. "Ehm ancora no. E guarda che poi ne riparliamo su te e il tuo Omi-kun."
"Non è il mio Omi-kun!"
"E Kageyama non è il mio alzatore!"
Entrambi sembravano soddisfatti di essere arrivati ad un compromesso, Shoyo si congedò andando nella camera degli ospiti, a quel punto decise di mandare un messaggio a Kageyama. Poi ci ripensò, mandare un messaggio era brutto come invito ad un appuntamento. Così lo chiamo.
"Hinata? Sei tu?" Chiese l'altro rispondendo.
"Esatto, disturbo?" Sperò con tutto il cuore in una risposta negativa e questa arrivò, solo a quel punto poté smettere di torturarsi il labbro inferiore. "Ottimo, ehm, ti volevo chiedere se volessi uscire con me." Quella domanda gli era uscita di più come un farfuglio e sperò che l'altro avesse capito. Non sentendo una risposta cercò di riformulare nella sua mente una frase corretta per poi porgere la domanda in modo da far capire all'altro cosa avesse detto ma prima che potesse dire qualcosa l'altro rispose.
"Quando vuoi, allenamenti e tutto il resto permettendo." La sua voce si era fatta insicura ma Hinata, che era anche lui nella stessa situazione, non lo notò.
"Che ne dici di sabato prossimo a cena, così non dobbiamo preoccuparci del giorno dopo visto che è un giorno di riposo." Propose e solo dopo si diede dello stupido, non voleva intendere nient'altro a parte la cena, sperò che l'altro afferrò il concetto e non pensò ad altro. Si sentì un rumore fuori dalla porta della camera, molto probabilmente Atsumu si stava impicciando.
"Ottimo, hai già in mente qualcosa, perché io conosco un posto." Accennò il moro, della serie 'te la butto lì'.
"Perfetto, scrivimi i dettagli in chat." Nella sua testa, Shoyo, fece un sospiro di sollievo.
Quando riattaccò disse al suo coinquilino momentaneo che poteva entrare visto che ormai aveva ascoltato, quando entrò fece all'altro un sorriso sornione e gli diede una pacca sulla spalla dichiarando che il giorno dopo sarebbero andati a fare shopping, a quel punto mandò un messaggio ad Oikawa, ricordandosi di quello che questi aveva detto su Kageyama. Gli arrivò subito dopo un messaggio di Kageyama che gli aveva scritto luogo e orario mentre Oikawa gli aveva mandato la foto di lui che faceva il peace sign con le dita e con una valigia appariscente dietro. Sinceramente non voleva sapere che ore erano da lui, né il motivo per cui aveva già la valigia pronta.
Oikawa era quel tipo di personaggio, ma a tutti andava bene così, l'unico mistero era capire come faceva Iwaizumi a sopportarlo.
Il giorno dopo Hinata fu accompagnato al centro commerciale da Atsumu e con lui c'erano anche Kuroo, visto che fortunatamente quel giorno non doveva lavorare e doveva un favore al piccoletto. Infatti Shoyo aveva accettato, così su due piedi, di far parte di un video promozionale per il famoso Kodzuken - alias Kenma-. Oltre a Kuroo c'era anche Sugawara che si era preso un giorno di ferie, pur di poter accompagnare il suo ex compagno di squadra in una scelta così importante. Per fortuna la scuola in cui insegnava Sugawara, nonostante il poco preavviso, poterono trovare una supplente, ovviamente aveva detto che si trattava di un importantissima situazione famigliare da risolvere -e in un certo senso era vero-.
Adesso Hinata entrava e usciva dal camerino mentre i tre amici, anzi compari, sedevano su un divanetto di pelle di fronte al camerino dicendo la propria su ogni cosa che il rossiccio provava.
"Cazzo la camicia di lino nera ti sta da dio, Shoyo." Commentò Atsumu mentre Sugawara gli scoccò un occhiataccia asciugandosi teatralmente un lacrima che non c'era. "Adesso te ne accorgi che gli sta bene il nero dopo tre anni con la felpa nera della Karasuno?" Borbottò. Kuroo, che era in mezzo tra i due, gli suggerì di sbottonarsi i primi due bottoni della camicia e così fece. I due che sedevano lateralmente si erano zittiti, nonostante stessero litigando, ora avevano posato la loro attenzione su Hinata.
"Quella camicia non arriverà al giorno dopo della loro uscita." Sussurrò Atsumu al moro che aveva accanto che ghignò. "L'obbiettivo è quello, mi sono messo d'accordo con Oikawa."
"Malefici." Commentò Suga che aveva sentito tutto ma non ebbe nulla in contrario da dire, quei due un po' di felicità insieme se la meritavano.
"Quindi che faccio?" Chiese Hinata che continuava a passare lo sguardo sui tre che parlavano non facendosi sentire, cosa che lo innervosiva. Che non stesse bene?
"Questa la prendiamo." Gli rivolse la parola Kuroo, per poi abbassare la voce. "Suga vai a trovare un paio di jeans del beige che sai tu. Atsumu sei sicuro che abbia le scarpe adatte?" Chiese per avere conferma che ad Hinata, proprio il giorno prima, Yachi e Yamaguchi, gli aveva regalato un paio di converse nere, avevano optato per quel colore visto che conoscendo il rossiccio, scarpe nere gli mancavano.
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Kageyama, dalla sua parte, trovò Oikawa Tooru sdraiato sul suo letto che alzava il pallone per poi riprenderlo, cosa che faceva spesso anche lui quando non aveva sonno.
"E tu che cazzo ci fai qui?" Sbottò più incredulo che infastidito.
"Oh devo aiutare il mio discepolo con il suo appuntamento visto che non sa vestirsi." Disse lanciando la palla al moro che bloccò.
"Oikawa di cosa parli?" Erano passate meno di sedici ore da quando Hinata gli aveva chiesto di uscire, era impossibile che si riferisse a quello, ragionò con ancora il pallone in mano.
"Beh? Il piccoletto ti ha chiesto di uscire e non posso dare una mano ad un mio discepolo che non sa vestirsi?" Oikawa era ancora sdraiato sul letto, Kageyama avrebbe voluto dirgli di smette con questa storia del discepolo ma se lo avesse fatto, sicuramente avrebbe fatto peggio chiamandolo 'allievo' o peggio se gli andava male.
Il moro aggrottò le sopracciglia con una smorfia sul volto che diceva chiaramente 'Come sei arrivato qui?'
"Se te lo stai chiedendo ero già in Giappone da una settimana, io e Iwa-chan volevamo passare del tempo insieme ed incredibilmente, ho due settimane libere, una è già andata visto che sono stato tutto il tempo a casa con lui. Parto mercoledì prossimo, così ho almeno del tempo per festeggiare il fidanzamento tra te e Shoyo." Kageyama stava provando a stare al passo con tutto quello che diceva Oikawa ma ad ogni frase che aggiungeva la cosa si faceva più surreale.
"Fidanza cosa?" Chiese.
"Oh non fare l'ingenuo con me, non funziona. La maggior parte delle nostre chat sei tu che parli di lui." Liquidò la faccenda con la mano ma Kageyama continuò imperterrito.
"La maggior parte delle volte in cui parliamo di Hinata sono io che mi lamento di lui, che dico che è un idiota, che dico che un po' mi manca sfidarmi con lui, che spero che ritorni il prima possibile così che possiamo sfidarci di nuovo, che mi incazzo con te perché non voglio scrivere a lui, che dico che prima o poi noi due torneremo a giocare insieme e ti batteremo Oikawa." L'ultima frase la disse con un ghignò che l'altro ignorò e ne fece uno a sua volta.
"Ti rendi conto che hai praticamente detto che lo ami?"
"Allora non mi hai sentito?" Sbuffò il moro incrociando le braccia e appoggiando la schiena alla parete dietro di lui.
"Idiota sì che ti ho sentito! Sembri una versione di Iwa-chan ma meno minaccioso e più tonto!" Oikawa pensò che l'unica parte in cui lui e Kageyama si assomigliavano era nella pallavolo, ma non credeva che fosse così tonto. Kageyama a quel paragone arrossì visibilmente.
"Vedi, ti ricordi quello che mi hai detto, quando eri al terzo anno di liceo, sull'ipotesi di Hinata in Brasile si stava facendo seria? Ecco quello che mi hai detto mi ha fatto capire che quello che provavi per lui, non fosse soltanto amicizia. Quello che mi hai detto che provavi sul partire di Hinata, quelle frasi sconnesse che pronunciavi perché non sapevi neanche tu cosa pensare e alla fine hai deciso di non dirgli niente, perché sapevi che avresti solo intralciato il suo percorso. Lo hai lasciato partire con un 'ci vediamo' e sorridendogli con il tuo solito tono che hai quando lo sfidi. " Oikawa era partito a parlare a raffica e l'altro sgranò gli occhi, era passato parecchio tempo da quando si era confidato con lui e ancora non riusciva a credere che Oikawa si ricordasse tutto.
"Io non posso dirti se lo ami veramente, quello lo sai solo tu, solo, non reprimere quello che provi e non spezzatevi i cuori a causa del tuo orgoglio. Parlo anche per esperienza." Tobio non disse nulla, tantomeno fece l'altro. Quest'ultimo gli mostrò che gli aveva comprato una camicia bianca, dei jeans chiari e fece un sorriso malizioso quando gli mostrò che aveva preso anche dei preservativi e il lubrificante. Scappò da Kageyama -che nel mentre aveva preso il colore della maglia del Nekoma-, ma alla fine riuscì a mettere questi nel primo cassetto del comodino.
"Io me ne vado, pensa a quello che ho detto. E COMPRA UN REGALO AL PICCOLETTO!" Dichiarò, urlando l'ultima frase anche se non ce ne era bisogno visto che erano nella stessa stanza, poi diede un abbraccio al moro e uscì dalla camera, Tobio non voleva di certo sapere se sua madre sapesse di aver ospitato Oikawa mentre lui non c'era. Sospirò e si sedette interdetto nel letto. Come aveva detto Oikawa, non doveva reprimere i suoi sentimenti. Quella sarebbe stata una lunga giornata e, molto probabilmente, anche i giorni a seguire sarebbero stati tali.
Ma alla fine sabato arrivò, in un modo o in un altro.
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Shoyo era da mezz'ora che si guardava allo specchio nel suo nuovo appartamento, non era riuscito ancora a risistemare tutto, c'erano ancora parecchi scatoloni a terra, in cui inevitabilmente andava a sbatterci contro quando non ci prestava attenzione -cioè sempre-.
Atsumu era lì con lui che continuava a dirgli che era perfetto e che se continuava ad avere dubbi, avrebbe avuto l'emicrania.
"Allora... parliamo delle cose di cui non devi parlare al vostro appuntamento." Cominciò Atsumu.
"Spara."
"Non parlate di pallavolo-" Fece per continuare ma il più basso lo fermo. "Eh? Perché no?"
"Come argomento per le persone in generale era perfetto, ma stiamo parlando di voi due, cazzo. Non riuscite a non parlarne per più di mezz'ora. Almeno per una sera fate ruotare tutto in torno a voi due e lasciate la pallavolo a domani." L'altro annuì serio, non voleva che l'argomento degenerasse, tutto era possibile se parlavano della pallavolo.
"Non parlate di me, anche se in generale dei compagni di squadra con cui hai giocato."
"Perché mai dovrei parlare di te con Kageyama?"
"Mi sento molto offeso! Tobio è palesemente geloso di me, apri gli occhi." Disse gesticolando incredulo della cecità dell'altro e del fatto che lui non sarebbe stato un argomento dell'appuntamento.
"Capisco. C'è qualcosa di cui posso parlare oppure...?" Lasciò la frase sospesa e Atsumu ricominciò a parlare.
"Certo che potete parlare! Concentrati sulle ultime cose che avete fatto prima che tu partissi e parla di cosa hai provato, se avevi ripensamenti, cosa hai pensato durante il viaggio, se lo hai pensato quando eri in Brasile, ma non cadere nel discorso beach volley per troppo tempo. Accenna anche quando tu e Oikawa vi siete incontrati, in qualche modo il tuo alzatore manterrà i discorsi che gli avrai lanciato." Hinata avrebbe voluto interromperlo tempo prima ma lasciò che finisse il discorso.
"Capisco ma se va male? Se non capisce quello che intendo io?" Ecco le altre paranoie che Hinata quel giorno si stava facendo.
"Suvvia capirà, non ti avrebbe proposto una cena decidendo lui il posto."
"Ok, forse hai ragione."
"Io ho sempre ragione, poi conosco anche il ristorante e il titolare." Hinata avrebbe voluto chiedergli se con titolare intendeva qualcosa sulla pallavolo ma si astenne, così qui fece un'altra domanda.
"Come lo fai a conoscere? Il posto, intendo."
"Lo conosco perché è un posto estremamente riservato e ci ha lavorato anche Tendou, che ora è il proprietario, te lo ricordi no?" Shoyo si irrigidì, come dimenticarlo.
"Fatto sta che se si vuole della privacy, è il posto perfetto. I tavoli sono limitati e il luogo è immerso nel verde quindi non in città. Penso che Tobio l'abbia scelto anche per questo. So che di solito gli Adlers ci vanno per festeggiare le partite vinte o per occasioni del genere." Atsumu non disse però che proprio quella sera lui, Kuroo, Sugawara, Oikawa e Iwaizumi sarebbero andati a spiarli visto che Tendou gli aveva dato il permesso di avere accesso alle telecamere.
Quella cosa non sarebbe mai dovuta uscire fuori dalla bocca di nessuno, non voleva morire giovane.
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"Bokkun, Akaashi, cosa ci fate qui anche voi?" Atsumu era sorpreso di vederli nella sala telecamere. Erano tutti seduti di fronte al monitor curvo in cui erano presenti tutti i video delle telecamere.
"Bokuto-san ci teneva a vedere Hinata fidanzarsi." Commentò Akaashi, seduto vicino a quest'ultimo. Atsumu ancora non capiva perché continuava a chiamarlo 'Bokuto-san' ma per il momento non disse niente. Kuroo, vicino al suo migliore amico, aveva le cuffiette ed era assorto a guardare qualcosa sul cellulare. In prima fila, proprio di fronte al monitor c'era Oikawa e Suga, Iwaizumi si trovava in piedi vicino al suo ragazzo, doveva essere anche lui appena arrivato. Aveva la faccia incazzata, il biondo capì subito a chi era riferito.
"Tsum Tsum siediti vicino a Oikawa." Disse Bokuto, il Miya scrollò le spalle e si sedette, anche se continuava a percepire lo sguardo d'odio, da parte di Iwaizumi, verso Oikawa.
"Iwa-chan siediti e non rompere le scatole, non mi importa se ti sei incazzato perché ho dato più importanza ai miei panini al latte e a Tobio-chan." Sbuffò il castano con le braccia conserte e assottigliando gli occhi verso il suo ragazzo.
"Va bene ma poi non ti lamentare se domani non cammini bene e non riesci la star come solo tu sai fare." E detto ciò si sedette il più lontano possibile da Oikawa, Atsumu ridacchiò con Bokuto mentre Suga e Akaashi cercavano di reprimere una risata.
"Uffa." Sbottò Kuroo che si era appena tolto con forza le cuffiette. "Kenma mi ha beccato che guardavo la sua live di minecraft."
"Ciao." Una figura apparve dinanzi la porta della sala videocamere.
"OMI-KUN?" Atsumu non sapeva se ridere o se piangere. Ci mancava solo lui.
"Questa sarà una bella serata su tutti i fronti." Commentò Suga schioccando la lingua sul palato.
"Sorpreso? Mi ha invitato Bokuto, non potevo rifiutare." Si tolse la mascherina e Iwaizumi gli passò una sedia, tra tutti i posti, scelse di sedersi proprio dalla stessa parte del biondo, anche se lontano, perché Sakusa voleva il distanziamento sociale, erano uno accanto all'altro.
"Sì che sono sorpreso come-" Atsumu fu zittito da Oikawa che aveva appena cliccato sullo schermo, ingrandendo così la registrazione della videocamera che puntava sul tavolo di Kageyama e Hinata. "Sono arrivati."
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I due erano arrivati insieme, Tobio era passato a prenderlo visto che casa del rossiccio si trovava per strada. Avevano parlato di cibo -bisticciando sul scegliere quale fosse il migliore- e per fortuna non si era creata nessuna situazione imbarazzante. Tralasciando i complimenti che Kageyama aveva fatto all'altro - sulla soia della porta- facendolo avvampare.
"Sho- Hinata stai benissimo." Era notevolmente sorpreso, si aspettava che il rossiccio si sarebbe messo una maglietta e dei pantaloncini corti, ma si tenne il pensiero per sé.
"Dici? Secondo me sei solo abituato a vedermi in tuta da palestra." Hinata si stava guardando cercando di capire se stava bene oppure no.
"Forse sì, ma in ogni caso stai benissimo."
"Anche tu stai bene. Sei come ti ero immaginato." Commentò e per non far ribattere l'altro uscì di casa e la chiuse, facendo spostare il moro che si trovava proprio sull'uscio della porta.
"Andiamo?" Chiese poi.
Adesso si trovavano seduti, uno di fronte all'altro, in uno dei tavolini posizionati in veranda. Da lì potevano sentire il fresco arrivare, non era troppo pesante, quindi si stava bene.
Quando il cameriere arrivò iniziarono a pronunciare una sfilza di nomi di piatti, in contemporanea, facendo sgranare gli occhi gli occhi al cameriere che intanto segnava il più velocemente possibile. Ripeté i piatti segnati, per vedere se aveva scritto tutto, e quando ebbe un cenno positivo, se ne andò borbottando qualcosa in un altra lingua.
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"Stavano facendo una gara su chi ordinava di più?" Chiese Bokuto alzando la voce e il viso contratto con una smorfia.
"Bokuto-san abbassa la voce, non vorrai non sentire quello che dicono." L'altro annuì e Atsumu non ce la fece più e chiese.
"Cazzo, ma lo chiami così anche a letto?" Akaashi in un secondo valutò le possibili risposte che poteva dare ma alla fine gli sorrise, chiudendo gli occhi e inclinando la testa di lato. "A volte sì."
Atsumu era sempre più shockato e divertito dalla piega di quella serata.
"Ecco, la prossima volta impari a farti gli affari tuoi, Miya." Borbottò Sakusa.
E a quel punto tutti risero.
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"Sai, quando sono partito, ho continuato a pensarti, alla mia vecchia vita, ricominciare da zero non è mai facile." Hinata aveva lo sguardo perso nel vuoto, l'altro poteva capirlo, anche se in un altro modo. Dal primo anno di liceo aveva iniziato a ricrearsi una vita, era stato duro aprirsi. Ma c'era riuscito, aveva sconfitto i suoi demoni che albergavano dentro di lui da troppo tempo. E a questo doveva ringraziare i suoi amici. Una cosa del genere all'epoca non l'avrebbe neanche pensata, avrebbe voluto fare tutto da solo.
A Hinata era capitato il contrario, più o meno.
"Quando sei partito, e sul serio, solo tu potevi scegliere il Brasile, ho pensato che anche io dovessi darmi una mossa. Non potevo, né per me stesso, né per te." Kageyama si sorse l'interno della guancia, sintomo di nervosismo.
"Allora non sei rimasto a guardare, eh Kageyama." Ridacchiò e l'altro lo corresse.
"Tobio, chiamami Tobio." Chiarì e così fece.
"Tobio." Il moro aveva una sensazione strana sul petto ma per il momento non si chiese a cosa fosse dovuta. "Allora tu chiamami Shoyo."
"D'accordo, Shoyo." Si guardarono per alcuni secondi e poi scoppiarono a ridere, erano due idioti. Gli occhi del moro finirono involontariamente sulla camicia dell'altro, soprattutto sui primi due bottoni aperti, ci volle tutta la sua buona volontà per distogliere lo sguardo e riuscire a riempire il suo bicchiere d'acqua senza sembrare nervoso.
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"Tobio è in difficoltà, oh." Ghignò Kuroo mettendosi in una posizione più comoda sulla sedia, intrecciando le gambe e con le braccia conserte interessato alla conversazione.
"Chissà come mai." Ghignò di rimando Atsumu. "Hinata, prova a sbottonarti i primi due bottoni della camicia." Scimmiottò la voce dell'altro ricordando le parole che aveva detto al suo compagno di squadra. Poi aggiunse. "Non vorrei stare al posto di Tobio." Solo che al posto di Hinata ci immaginò Sakusa.
"Si, solo che tu sei un sottone e preferisci quelli che non ti cagano minimamente." Rispose senza filtri Oikawa.
"Smettetela, qui siamo tutti un po' sottoni, non è così? Si girò a guardare quelli che gli stavano dietro e di fianco.
"Ha ragione, tutti tranne lui." Annuì Kuroo e indicò Sakusa con l'indice destro, non scomponendosi dalla posizione a braccia conserte in cui si trovava. Kiyoomi scrollò le spalle e si rigò verso il monitor, come se fosse davvero venuto per guardare Kageyama e il suo compagno di squadra mettersi insieme. Solo che, un sorrisino sghembo, lo tradì quando spostò lo sguardo accanto a lui, per vedere la faccia irritata di un biondo con cui condivideva la squadra.
"Quanto siete cattivi." Sospirò Sugawara, ma non disse se si riferisse alla frase di Oikawa, a quella di Kuroo o a entrambe.
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Nel frattempo la conversazione tra i due ex compagni di squadra continuava.
"Prima o poi ti insegnerò a giocare a beach volley ma non ti lamentare se perdi troppo." Ghignò.
"Questo è tutto da vedere, idiota." Rispose al ghignò e ringraziò il cameriere che aveva portato il primo piatto, la stessa cosa fece Shoyo.
"Guarda che di volley ha solo il nome. Questo è un gioco molto diverso." Inutile dire che continuarono a fare scommesse su chi avrebbe vinto la prossima partita, quando sarebbe arrivato il prossimo piatto e tutto ciò era accompagnato da emozioni che il moro stava pian piano comprendendo. Si ricordò quello che anni prima aveva detto a Oikawa e se ne pentì di aver solo immaginato una cosa del genere.
"Shoyo." Lo chiamò, stava ancora ridendo per un momento imbarazzante raccontato da Kageyama, avuto con un fan. Quanto amava la sua risata, gli era mancata, non l'aveva sentita per così tanto tempo che si era trovato a chiedersi se era cambiata, se il suo tono di voce si era fatto più grave. Ma era cambiata solo leggermente, ancora stentava a credere di ricordarsi la risata dell'altro dopo anni che non la sentiva più. Così come si ricordava di tutte le vittorie e tutte le sconfitte che aveva avuto con l'altro, non aveva avuto bisogno di pensare a memorizzarlo, il suo cervello l'aveva memorizzato in modo meccanico.
"Quando mi hai scritto della tua partenza, per poco ho voluto che tu non partissi, ma ho capito di essere stato egoista a pensare a me stesso, tu dovevi migliorarti e io, non potevo assolutamente mettermi in mezzo." Non gli piaceva parlare di quello che aveva pensato all'epoca, tuttavia la reazione dell'altro lo spiazzò.
Grazie, gli aveva sorriso dicendogli grazie.
Se glielo avesse detto di ripensarci e restare forse non sarebbe riuscito a partire in pace senza pensare di aver fatto una cosa sbagliata a partire, aveva detto.
Kageyama non sapeva come si sentiva, gli aveva detto di aver pensato una cosa egoistica e l'altro lo ringraziava. Sarebbe dovuto essere lui a ringraziare l'altro. Con la sua solarità, la sua genuinità e con la sua forza vitale, era riuscito a far capire tante cose al moro, cose a cui non avrebbe mai notato se non fosse per lui. Non sarebbe bastata una vita intera per ringraziarlo. Era cresciuto, insieme a lui e voleva continuare a crescere con lui. Voleva averlo accanto.
Sorrise, non era un sorriso forzato o che metteva inquietudine, era il suo sorriso. A parere di Shoyo.
A fine della cena, Tobio gli chiese se voleva uscire a fare due passi fuori dal ristorante, prima di andarsene. L'altro acconsentì e uscirono dalla veranda andando sul giardino esterno.
Tobio si sedette su una panchina e ammirò la luna, Hinata, che era ancora in piedi lo guardava interdetto.
Non voleva passeggiare? Si chiese.
Fu a quel punto che parlò.
Iniziò a raccontare del sole dal punto di vista di suo nonno.
La maggior parte delle volte, il sole e la luna vengono chiamati come fratelli.
Artemide e Apollo.
Ma la storia che gli raccontava suo nonno non c'entrava niente con la coesistenza tra la luna e il sole.
Parlava del fatto che, tuttavia, il sole non poteva illuminare tutto, non poteva illuminare la luna. E la luna non voleva essere illuminata, perché aveva una luce propria. Gli uomini iniziarono ad adorare il sole, soprattutto. Faceva crescere il raccolto, li riscaldava e li permetteva di vedere durante il giorno. Il sole, suo nonno, lo paragonava ad una persona forte, ad un componente forte. Che fa andare avanti le vite umane. Suo nonno riusciva ad intrecciare tutto con la pallavolo e lo apprezzava, così riusciva a capire molte più cose.
"Shoyo, il mio sole sei tu, i tuoi raggi mi hanno riscaldato e io voglio essere l'eroe che vola per avvicinarsi al sole. Perché ti amo. Non mi importa se rimarrò scottato, voglio provarci. E non si tratta di ricambiare il favore perché tu mi hai aiutato a crescere, perché io non ti voglio bene, io ti amo." Non sapeva se stava dicendo qualcosa di sensato, se stava balbettando o se stava parlando troppo. Aveva bisogno di dirglielo, perché non ce la faceva più a tenere tutto dentro. Poteva anche essere patetico, ma voleva che lui sapesse di amarlo.
Shoyo stava trattenendo da un misto di pianto e sorriso.
Così decise di baciarlo. Aveva perfettamente capito cosa l'altro intendesse, anche se il modo in cui gliel'aveva detto aveva un po' lasciato desiderare. Ma lo amava anche per questo. Non avrebbe mai cambiato nulla di lui. In tutti i suoi difetti, lui, era pronto a trovare un lato positivo.
Continuarono a baciarsi finché non dovettero riprendere fiato, le braccia di Shoyo erano posate dietro il collo del moro, mentre questi aveva le mani poggiate sui fianchi dell'altro, fletté leggermente le ginocchia per far si che l'altro riuscisse ad aggrapparsi meglio al suo collo.
Il fatto che Hinata Shoyo sia basso, non era ancora cambiato.
E Tobio non poteva essere più felice di così.
Tobio prese dalla tasca dei jeans una scatolina dorata. E tirò fuori una collana, non c'era un ciondolo, però, al posto di esso, si trovava un anello d'argento, e nella parte interiore di esse, era stato inciso un sole. La fece indossare ad Hinata e gliela mise al di sotto della camicia nera, sfiorandogli le clavicole apposta, mentre la lasciava andare posandosi sul petto del rossiccio, facendolo rabbrividire, sia per il contatto freddo dell'anello, che per quello di Tobio. Quest'ultimo, passò con un dito sulla collana, che si intravedeva tra la camicia sbottonata, e continuò a seguirla anche quando il tessuto di lino la nascondeva, tranne che al tatto. Continuò a seguirla da fuori la camicia finché non sentì l'anello al posto della catenina d'argento. I suoi occhi che avevano seguito, insieme al dito, la collana, adesso erano spostati sugli occhi di Shoyo, che lo aveva continuato a guardare. Non avrebbe mai smesso di continuare a guardarlo. Anche se poche volte l'avrebbe ammesso. E le poche volte che l'avrebbe fatto, ovviamente, non poteva non chiamarlo musone.
Sapeva che a Hinata non piaceva indossa gli anelli, neanche a lui, in realtà. Così aveva deciso di regalargli un anello con una collana, così non avrebbe avuto problemi. E non l'avrebbe neanche perso, visto che, con Hinata, tutto era possibile.
"Ti amo." All'inizio Shoyo non si rese neanche conto di averle pronunciate, quelle parole gli uscirono spontanee, e non le aveva dette perché prima di lui, anche il moro le aveva pronunciate.
Kageyama gli sorrise e senza che gli rispondesse passò ai fatti baciandolo.
Non riuscirono a non sorridere, uno sulle labbra dell'altro.
"Tieni, questi sono per te." Hinata tirò fuori dalle tasche dei jeans due scatoline nere. La prima era un bracciale di ametista, la pietra viola, era una delle gemme più famose in Rio, vendute in molti negozi di pietre preziose. Aprì la scatolina con una mano, lasciando che l'altro prendesse il bracciale. Poi ripose la scatolina vuota nella tasca.
"Questo bracciale è fatto d'ametista, è una pietra profondamente legata all'equilibrio. È un simbolo delle scelte ponderate, che richiedono tempo e cura e che, per questo, richiedono equilibrio." Intanto Tobio si era infilato il braccialetto con attenzione, era bellissimo, meno di Shoyo, ovviamente.
Quest'ultimo tirò fuori dall'altra scatolina una collana, simile a quella che gli aveva regalato Tobio, ma il ciondolo c'era: era un ciondolo di quarzo rosa.
Hinata ci aveva messo più tempo per reperire un ciondolo di quarzo rosa, era molto più raro dell'ametista a Rio. Quando gli avevano detto il significato del quarzo rosa, aveva subito pensato a Tobio.
"Il quarzo rosa è considerato la pietra dell'amore puro, consigliata a chi soffre di carenze affettive. Aiuta a vivere al meglio i rapporti sentimentali a rimuovere il blocco sentimentale e a guardare oltre le apparenze e ad amare incondizionatamente il prossimo, oltre che te stesso."
Come non pensare a Tobio.
Questa volta fu il rossiccio a far indossare la collana al moro, si alzò in punta di piedi e lasciò scivolare la collana ad adagiarsi sul corpo della l'altro.
Tobio abbracciò l'altro e chiuse gli occhi.
"Vuoi essere il mio ragazzo?" Gli domandò e sentì Hinata sorridergli contro il proprio petto.
"Si e ti dico che mi sarei incazzato se mi avessi semplicemente chiesto di frequentarci, dopo tutta quella storia del sole e tutto il resto."
Fu questa volta Kageyama a dover sorridere.
Dopo che gli aveva espresso i suoi sentimenti, non credeva mica che gli sarebbe bastato frequentarsi e basta?
"No, il liceo valeva come frequentazione." Risero insieme.
"Dai Shoyo, andiamo ad avvertire agli altri che ci siamo fidanzati, prima che escano pure fuori a vedere cosa stiamo facendo."
"Già, pensavano veramente che non li avremmo visti?"
Tobio gli tese una mano e l'altro l'afferrò stringendogliela.
Ora si sentivano molto più tranquilli e felici.
Perché si amavano, e avrebbero continuato a farlo.
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