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/6/ 𝑝𝑟𝑒𝑗𝑢𝑑𝑖𝑐𝑒𝑠 /6/

Quando ci mettiamo a letto sono le dieci e qualche minuto. Entrambi ci sediamo sul materasso con la schiena che tocca la testiera del letto, Kenma posa il cellulare sul comodino al suo fianco, io poso il libro che stavo leggendo, mettendo un segnalibro nella parta dove sono arrivato, sul comodino al mio fianco. Io sono seduto a destra, Kenma a sinistra. 

Gioco con le mie mani.

Non so da dove partire, non so se dovrei fargli qualche tipo premessa su quello che gli sto per dire, anzi non so nemmeno se ha senso dirglielo. Ma per me ha importanza perciò inizio a parlare. 

"Sai, oggi è stato ritrovato il cadavere di una mia compagna di scuola. Te l'ho raccontato no, il rapporto che avevo con i miei?"

Kenma si gira a guardarmi e annuisce, aspetta che io dica altro.

"Vivevo in appartamento con mia madre, divorziata da mio padre quando io avevo circa tre anni. Di lui ho solo una misera fotografia e quando si è rifatto una vita non ci ha detto niente, mia madre lavorava anche se, in realtà, se avrebbe voluto, avrebbe potuto passare più tempo con me visto che ci trovavamo in una situazione economica agiata. Però non l'ha fatto, ha continuato a lavorare e ad usare tutte le scuse possibili per non passare del tempo con me, così pensai." dico tutt'insieme. Mi giro solo per dire a Kenma che, se vuole, può chiedermi qualcosa. Lui scuote la testa. 

"All'inizio pensavo che fosse perché le piacesse lavorare ma poi, con il tempo, ho iniziato a capire il motivo di tale assenza. La repellevo, era la risposta a cui ero arrivato, pensava che fossi io la causa del suo divorzio con papà, lei lo amava veramente. Non mi ha mai fatto pesare la cosa in modo evidente, si è comunque sforzata un minimo di prendersi cura di suo figlio, però i nostri  litigi nella mia età adolescenziale, già frequenti in una famiglia normale, erano molti di più, non c'era giorno in cui non litigavamo."

Così pensavo.

"Per qualsiasi cosa litigavamo, dalla più futile alla meno. Non li ho mai visti come vere e proprie litigate, più come sfoghi, in qualche modo entrambi avevamo dello stress accumulato da dover buttare fuori." accenno un piccolo sorriso mesto mentre guardo il lenzuolo. 

"Alla fine, quando siamo entrambi cresciuti me l'ha detto, non pensava veramente quello che mi diceva né voleva che io mi allontanassi da lei veramente, era più una difesa per entrambi. Solo dopo la maturità ho saputo che era stata operata, era un' operazione rischiosa, non sapevo niente dei malori che aveva avuto negli anni precedenti."

Non sapevo niente.

"Eppure lei ha continuato a fare la madre stronza perché, se fosse morta, avrebbe preferito che suo figlio non la piangesse." mi mordo la pelle del labbro inferiore.

"Non mi sono arrabbiato sapendo che mi aveva celato parte importante della sua vita, solo che non spettava a lei scegliere se avrei pianto o meno al suo funerale." 

Aveva buone intenzioni nonostante tutto. Solo che ci sono rimasto un pochino male nell'essere tagliato fuori.

Kenma, avvicinandosi, appoggia la sua testa sul mio petto. Io sorrido e gli accarezzo i capelli. 

"Così, dal nulla, abbiamo istaurato un bel rapporto che abbiamo tutt'ora. Lei non vede l'ora di conoscerti." ridacchio. Kenma sprofonda la sua testa nel mio petto e sento un suo sorriso formarsi.

Quasi sei mesi di relazione e non siamo riusciti neanche ad organizzarci per fare una cena come si deve. Mia madre è incazzatissima perché pensa che io lo faccia apposta per non farli incontrare, perché potrebbe mettermi in imbarazzo. 

"Però visto che mia madre non c'era quasi mai ho passato il mio tempo con un signore che abitava nel mio stesso condominio, Yasufumi Nekomata. Penso sapesse tutto di me prima che io parlassi, è stata la prima persona con cui ho fatto coming out da bisessuale, quando gliel'ho detto mi ha sorriso e ha inclinato la testa come suo solito." sorrido beandomi di ricordi felici.

 "Poi però ad un tratto si è fatto serio, mi ha chiesto se potessi non dirlo ad altre persone: non voleva che qualcuno mi prendesse di mira. Me l'ha fatto giurare di non parlare mai a cuor leggero, avrei dovuto parlarne solo se sapevo che la persona in questione mi avrebbe rispettato."

Kenma annuisce, si sposta un po' giusto per poter dire qualcosa. " Voleva salvaguardarti in un certo senso, non voleva che tu rivelassi qualcosa di grande a qualcuno che non ti avrebbe supportato."

"Già. Però credo l'abbia fatto anche conoscendo l'ambiente dove vivevamo, infatti il mio vecchio quartiere era un po' per quelle persone con il cuore pieno di ragnatele. Hitoka Yachi, la mia vecchia compagna che è morta, probabilmente è stata uccisa per il suo orientamento sessuale."

Kenma sembra quasi risvegliarsi dal suo stato di tranquillità apparente, si gira di scatto e strabuzza gli occhi.

"Cosa?"

Stringo le spalle e lo guardo. "Me l'ha detto sua madre quando questo pomeriggio per sapere quando avrebbe potuto riavere sua figlia, era lesbica, e proprio lei mi ha detto che ha dei sospetti per la sua morte. Aveva detto apertamente il suo orientamento sessuale e molti condomini avevano iniziato a trattarla male, specialmente uno."

E pensare che aveva trentun anni. 

Se io fossi rimasto a vivere là dopo la mia adolescenza, in qualche modo, l'avrebbero scoperto della mia sessualità. 

"Quando sono diventato specializzando pensavo di aver fatto una cazzata, che quel lavoro non fosse per me. Vedere morti ogni giorno, sentire la sofferenza altrui era pesante e addossarsi il peso di essere quello che faceva le perizie mediche era ancora peggio. Cosa potevo dire a quelle persone per confortarli? Niente. Il mio lavoro era accertare il modo della morte di una persona e trovare tracce di altre cose sul cadavere, non ero quello che rendeva onore ad una famiglia, non cercavo io l'assassino che aveva fatto piangere una famiglia. O almeno, così la vedevo io. "

Kenma aspetta che io vada avanti.

" Poi è arrivata mia madre. Gli ho parlato del mio sconforto che provavo sul lavoro, e mi ha detto una cosa tipo 'davvero ti sottovaluti così tanto?' , io non capivo cosa intendesse."

Cazzo mamma, perché mi devi far piangere adesso? Spero che tu abbia starnutito. Non accenno a sbattere le palpebre, fottute lacrime rimanete lì dove siete. 

"Ha iniziato a parlarmi di quando era stata ricoverata, mi ha detto che era un po' una merda stare male, però con lei c'erano gli infermieri e le infermiere e i dottori e le dottoresse. Sono loro che l'hanno salvata, nessun altro, nessun Dio, solo le mani precise di persone qualificate. Mi ha detto che il mio lavoro era fondamentale per risolvere crimini, senza di noi medici legali i poliziotti non saprebbero dove mettere le mani, noi facciamo in modo di ristringere il più possibile il campo. Cercando di capire, in base alle informazioni che ci sono sul corpo, molte più cose sull'assassino."

Mamma quel giorno mi avevi rifatto capire perché avevo scelto quel lavoro, come avevo fatto ad essere così ottuso? Le preoccupazioni mi avevano fatto dimenticare il motivo del mio lavoro, che amo e che continuerò ad amare, nonostante tutto. 

"Perché alla fine tutti dobbiamo morire, no? Mia madre mi aveva detto così e allora ho deciso di farmi il tatuaggio che ho sul braccio." 

"Grazie Kuroo." mi dice.

"Di niente micetto, volevo dirtelo." 

"Visto che ci siamo ti racconto un po' dello scarabocchio dietro il collo, ti va bene?" mi chiede guardandomi.

Ovvio che va bene amore, se ne sei sicuro tu lo sono anche io.

"Sai no che non mi piace espormi, mi fa sentire debole." 

Annuisco solamente.

"In realtà non c'è molto da dire, rappresenta la mia vita." fa spallucce.

"La vita di tutti è travagliata, no? Non mi sento migliore degli altri perché ho passato momenti brutti, tutti ne passiamo, però quello che ci rende diversi dagli altri, secondo me, è come ne usciamo."

Ascolto quello che ha da dire in religioso silenzio, ogni tanto accarezzandogli i capelli. 

"Ho sempre avuto problemi nel prendermi cura di me stesso, è come se perdessi la strada e facessi altre cose pur di non pensare a me, perché prendersi cura di sé significa volersi bene. E io ho sempre faticato a volermene. " fa una smorfia.

"Non mi piaceva quando gli altri pensavano a me, pensavo di non meritarmelo, questo perché non facevo niente che per me era produttivo. Ero ossessionato dal fatto che la mia vita non valesse se non facevo qualcosa, quindi non capivo perché le persone si preoccupassero di una persona come me." 

Kenma, amore mio, tu sei perfetto.

"Ero duro con me stesso, perché nonostante la pensassi in questo modo, non facevo niente."

Si ferma un attimo a pensare.

"Alla fine ti abitui e capisci che pensare in questo modo ti logora solo la mente, perciò ho iniziato un po' ad amarmi di più e a pensare di meno, anche se all'inizio non ci riuscivo."

Prima di continuare a parlare sorride.

"Però avevo un amico scemo dalla mia parte, Shoyo, con lui riuscivo un po' a lasciarmi andare. Cioè, non riuscirei mai ad essere come lui o a prendere le sue attitudini, entrambi abbiamo due caratteri diversi e ci sta bene così, però mi faceva piacere passare del tempo con lui."

"Poi è arrivato youtube e ho iniziato a fare un lavoro che mi piace. Anche qui spinto da Hinata."

Shoyo, grazie di avergli coperto le spalle nel frattempo che io non c'ero. 

"Così ho deciso di farmi questo tatuaggio appena compiuti i diciotto anni. La parte della mia vita che non mi piace, i miei pensieri contorti, esistono. Sono parte di me. Con Shoyo avevo ritrovato la voglia di vivere-"

Non lo lascio finire di parlare per smorzare un po' la tensione che, inevitabilmente ,si era creata.

"Questo devo prenderla come una tua rivelazione di te che avevi una cotta per Hinata, eh?" lo prendo in giro.

"Scemo, fammi finire di parlare." mi da un pizzicotto sul fianco, a quel punto mi sto zitto.

"Stavo dicendo, avevo ritrovata la voglia di vivere, mi capita comunque di avere periodi no, appunto il periodo il cui ci siamo conosciuti: avevo pure smesso di pubblicare video. " si ferma un attimo a guardarmi. " Dopo sei arrivato tu, uno scemo con cui ho giocato a minecraft e che mi voleva rubare gli oggetti rari, e mi hai fatto nuovamente capire perché sto vivendo."

"Perché vivi?" gli chiedo.

"Perché è bello, perché mi piace. Ma anche se non lo fosse vivrei lo stesso per cercare di farmela piacere, visto che sono padrone della mia vita." mi risponde.

"Allora non ti servono altre ragioni per vivere." dico.

Lo bacio. Cazzo da quando non lo baciavo? Sembrano passati anni, le sue labbra sembrano cosparse del cibo più buono del mondo, non smetterei mai di baciarlo. 

E mai smetterò. Prendetela pure come una promessa giurata mentre gli faccio capire che lo amo. 






E niente, spero che vi sia piaciuta. Spero avrete notato il mio amore per Atsumu che ha sempre qualcosa da dire ^^ 

se riesco a dicembre pubblico qualcos'altro, anche se non so ancora cosa e di quale fandom. 










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