Pensai
che tutto fosse così,
che tutto finisse.

Che il dolore arriva
e quando accade
pervade tutto il tuo corpo
scuotendoti
e lasciandoti cadere
come se fossi la foglia d'un albero.
Io
quella scossa
l'avevo sentita
e cadendo
avevo capito
che mai più sarei risalita.

Pensai,
che tutto ciò
fosse inverosimile,
che non si potesse soffrire così tanto.
Invece
era lì,
tutto era reale.
Quando m'accorsi di ciò
tutto perse importanza,
tutto quello che avevo intorno
non er'altro
che inutile carta straccia.

Solo un'unica cosa aveva importanza:
riavere ciò che mi era stato tolto.
Ma a chi avrei dovuto chiederlo?
La risposta mi fu ignota,
nessuno poteva ridarmi
quei corpi,
quelle anime
ch'eran state parte della mia vita
e che ora
tutt'ad un tratto
diventavano ricordi.

Capii
che quel macigno,
caduto sul mio esile corpo,
sarebbe rimasto.
Che nel tempo
si sarebbe logorato
ma
sarebbe rimasto lì
ad accompagnarmi
per il resto della mia esistenza.

"Come un fulmine a ciel sereno"
sentì dire.
Ora
di sereno non c'era più nulla,
il fulmine aveva ormai colpito
ed il cielo
piangeva
come il mio cuore,
sembrava quasi mi fosse vicino,
sembrava mi capisse.

Infine pensai
che noi,
esili uomini,
non avessimo alcun potere
se non quello di proseguire
lungo il nostro cammino
con la tristezza in corpo
e i ricordi nel cuore.