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*Zap 27*

"E non crede più nelle favole perché ora fa a pugni con il mondo" (Articolo 31)

Zayn's pov

A pezzi.

Completamente distrutto.

Ecco come mi sentivo da ben due giorni.
Il mondo mi era letteralmente crollato addosso, schiacciandomi nella sofferenza più grande di sempre.

Erano due giorni che non toccavo cibo e che non chiudevo occhio.
Due giorni nei quali non mi allontanai mai dalla stanza di Darcy. Me ne stavo sempre con la sua mano stretta tra le mie, aspettando ma soprattutto sperando che aprisse gli occhi. Aspettando che i suoi zaffiri tornassero a fondersi coi miei, ma niente.
La mia piccola non dava alcun segno di miglioramento. La macchina che segnava i suoi valori vitali, continuava a mostrare sempre gli stessi valori.

Giulia si era offerta di badare al piccolo, anche perché non ce la facevo proprio a stare dietro a Leroy.
Ogni singola volta che mi ritrovavo a guardare negli occhi mio figlio, qualcosa dentro di me si spezzava. Soffermarmi ad ammirare i suoi occhioni azzurri, identici a quelli della sua mamma, mi faceva male.

Louis ed Harry erano rientrati in Italia all'istante, raggiungendomi subito all'ospedale.
Non appena arrivarono, Lou scoppiò a piangere alla vista della sua sorellina appesa ai macchinari. Harry invece, era corso fuori, evitando di guardare la sua migliore amica in coma.

Vedere Tomlinson a pezzi mi fece sentire ancora di più una nullità.
Non ero riuscito a proteggerla.
Non ero stato in grado di impedire al mostro di mio padre di farle del male.

Erano due giorni che non versavo alcuna lacrima, o meglio, non la versavo davanti alla mia famiglia.
Cercavo di non far capire che ero a pezzi, evitando così di farli preoccupare anche per me.

Odiavo la notte in ospedale. Non appena tutti tornavano a casa, lasciandomi da solo, seduto sulla poltroncina posta accanto al lettino, cominciava l'Inferno.
Le tenebre arrivavano, impossessandosi della stanza. I sensi di colpa aumentavano e le lacrime prendevano a fuoriuscire incontrollate dai miei occhi.
La rabbia, l'odio e la voglia di distruggere Omar, erano i sentimenti che mi portarono a pianificare la mia vendetta.
Non mi importava minimamente delle conseguenze a cui sarei andato incontro.
Volevo semplicemente farlo soffrire. Portarlo al limite. Indurlo a voler la sua morte.

Tenevo ancora la piccola scatolina di velluto avorio, nascosta all'interno della tasca degli skinny logorati.
La proposta di matrimonio era saltata.
Il mio sogno di vederla con l'abito bianco all'altare, si era distrutto.
Il desiderio di chiamarla Darcy Malik, si era sfumato... Forse per sempre.
La nostra favola non esisteva più.

Lasciai andare un attimo la mano ricoperta di graffi e piccoli taglietti della mia piccola. Infilai una mano nella tasca dei pantaloni, estraendo la scatolina con l'anello. L'aprii, ammirando il gioiello.
Lo tirai fuori dalla scatolina, cominciando a rigirarmelo tra le dita rovinate a causa dell'incidente.
Allungai una mano, sollevando delicatamente dal materasso, quella di Darcy.

"Lo avevo pianificato nei minimi particolari. Sarebbe stato tutto estremamente perfetto" dissi accarezzandole la guancia. "Ma ora non conta più" bisbigliai con gli occhi lucidi. "Darcy Tomlinson, mi vuoi sposare?" le chiesi mettendole l'anello al dito, piangendo come un bambino.

Nessuna risposta. Nessuno piccolo movimento per farmi capire che avesse udito la mia proposta.

"Bro" udii.

La sua voce risuonò per tutta la stanza d'ospedale, facendo cessare il mio pianto. Ruotai il capo, ritrovandomi a guardare la sua snella figura. I capelli biondi erano rasati, un velo di barba ornava il suo viso, mentre gli occhi erano quelli di sempre.
Sempre di un azzurro magnetico.
Mi alzai dalla poltroncina, andandogli incontro. Senza profilar alcuna parola, appoggiò a terra il borsone, stringendomi poi a se, trasmettendomi tutto il suo sostegno.

"Mi dispiace, per tutto" disse stringendomi forte.
Non risposi e mi limitai ad abbracciarlo con più forza.
"Quando agiamo?" chiese.

"Stanotte" risposi.

---

In tutto l'ospedale, regnava il silenzio più assoluto, ad eccezione del suono dei macchinari posti in alcune stanze dei pazienti.
Lentamente e senza far il minimo rumore, uscii dalla stanza della mia piccola. Cercando di non farmi vedere dagli infermieri di turno, mi recai nella stanza di Omar.
Appoggiai la mano sulla fredda maniglia, aprii la porta e sgattaiolai dentro la camera, richiudendomi la porta alle spalle.
Con passo lento, raggiunsi il letto in cui il braccio destro di mio padre dormiva.
Lo svegliai, ricevendo uno sguardo sorpreso da parte del castano. Cercò di dire qualcosa ma lo zittii subito.

"Shh" mugugnai tappandogli con forza la bocca con la mano. "Ora io e te andiamo a farci un giretto" annunciai guardandolo male, togliendo la mano dalla sua bocca.

"Lo sai vero che, non appena mi toglierai la manetta, per te non finirà bene?" domandò sfidandomi.

"Lo sai che, se ti azzardi a far un movimento brusco, ti ritrovi un buco in fronte?" ribattei io, puntandogli alla tempia la canna della pistola.

Omar's pov

Guardai la pistola puntata sulla mia tempia, poi puntai lo sguardo verso Zayn.
I suoi occhi che solitamente erano color caramello, in quel preciso momento erano totalmente neri ed inespressivi.
Non facevano trapelare alcuna emozione.
Malik era insolitamente calmo, cosa non da lui viste le sue intenzioni.

Tranciò via la manetta dalla sbarra del letto, obbligandomi successivamente a scendere dal lettino d'ospedale.

"Non ne sei capace" annunciai mentre uscivo dalla stanza, con la pistola puntata sulla schiena.

"Questo lo dici tu" rispose lui spingendomi.

Non appena uscii dalla stanza, qualcuno mi coprì il viso con una federa. Percepii un forte colpo alla testa ed il mio corpo cadere a terra, privo di sensi.

---

"Svegliati stronzo"

Appena sentii la frase, mi venne violentemente levato dalla testa la federa.
Socchiusi gli occhi, infastiditi dalla troppa luce a cui erano stati sottoposti dopo il troppo tempo al buio.
Appena i miei occhi si abituarono alla luce, gli aprii maggiormente, notando la figura di Zayn ferma a pochi centimetri da me.

Ruoitai il capo a destra ed a sinistra, iniziando a guardarmi attorno, cercando di capire dove ci trovassimo.
Mi mossi il meno possibile, visto il forte dolore che avevo alle braccia. I miei arti erano ben tesi, stretti da una grossa corda scura, legati sopra la mia testa.
Alzai il capo, notando il marchingegno a cui ero appeso. La corda legata ai miei polsi, era aggancianta ad una lunga catena d'acciaio, appesa al soffitto.
Un'estremità della catena, cadeva tesa a terra ed era agganciata alla parete.

"Dove siamo?" domandai osservando l'abitacolo.

"In un luogo dove nessuno udirà le tue urla" rispose tirando la catena.

Le mie braccia si tesero maggiormente, procurandomi un terribile dolore.
Sembrava che si sarebbero staccate a momenti dal resto del corpo. Storsi il naso dal dolore.

Osservai Malik abbassarsi, estraendo da un borsone degli attrezzi, disponendoli poi con cura sopra il tavolo malridotto.

"Sei serio?" domandai scoppiando a ridere. "Sappiamo entrambi che non ne sei capace" gli ricordai, riferendomi ai suoi molteplici fallimenti.

"Tu credi?" ribatté lui mentre si rigirava tra le mani una punta per il trapano.

Puntò i suoi occhi su di me e potei notare, con mia grande incredulità, che aveva uno sguardo da psicopatico.
Come se non aspettasse altro che farmi del male.
Deglutii rumorosamente e con fatica, cominciando a pensare ad un modo per liberarmi ed andarmene il prima possibile da lì.

D'un tratto, sentimmo la porta aprirsi ed una luce provenire dal piano superiore.
Le scale in legno vecchio, presero lentamente a cigolare e, man mano che gli scalini diminuivano, una figura cominciò ad apparire.

Non appena la figura scese gli ultimi gradini, mostrando il suo viso, il cuore perse alcuni battiti.
Sgranai gli occhi alla vista di lui vivo e vegeto.

"Sembra che tu abbia visto un fantasma" annunciò lui ghignando. "Siamo stati bravi, Bro" aggiunse rivolgendosi a Zayn.

"Molto bravi" rispose.

"Non é possibile" mormorai incredulo. "Lui era morto"

"Sai com'è, ci é costato molto fingere il mio omicidio" cominciò il ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
"Poi stare nascosto per due anni, facendo credere a tutti di essere morto, é stato terribilmente stressante" proseguí prendendo in mano la mazza da baseball.

Non riuscivo a crederci.
Come diamine avevano fatto ad inscenare la sua morte? Visto che io ed il padre di Zayn avevamo visto coi nostri occhi il suo corpo senza vita.
Come erano riusciti a tener così bene nascosta la verità?

Il "fantasma", sganciò la catena, facendomi cadere a terra.
Mi sollevarono di peso, legandomi su una seggiola malandata. Mi slegarono i polsi, bloccandomeli successivamente nei poggioli della sedia, legandomi anche le caviglie nelle gambe di metallo.

"Sorprendente vero?" chiese Malik avvicinandosi. Non risposi. "Davvero credevi che avessi ucciso il mio migliore amico?"

"Vi ho visti litigare. Ho visto il corpo" mormorai.

"Ah si, il litigio" rifletté Zayn. "Una sua idea" disse indicando l'amico. "Formidabile la nostra recita, non credi?"

Il suo migliore amico gli passò la mazza da baseball di metallo. Il moro la guardò un attimo. La strinse maggiormente tra le sue mani e poi la scagliò contro le mie ginocchia, colpendole violentemente.
Serrai i pugni, soffocando un gemito di dolore.

"Avete creduto tutti alla nostra recita" riprese a parlare mentre mi colpiva ancora, aumentando la violenza.
"Sapevamo che ci stava te osservando e vi abbiamo anticipato, simulando tutto" Un altro colpo. "Vuoi divertirti pure tu, Jack?"

"Con piacere" rispose guardando gli attrezzi. Osservai Jack recuperare da sopra il tavolo un trancino ed una pinza, studiando attentamente gli oggetti che teneva in mano.
"Denti oppure dita?" chiese a se stesso ad alta voce.

Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio optò per la pinza.
Si avvicinò a me, cercando di aprirmi la bocca. Opposi resistenza e, così facendo, il moro venne in aiuto dell'amico. Mi sferrò un forte pugno, aprendomi poi con forza la bocca.
Mentre Zayn mi teneva immobile, con la bocca spalancata, Jack cominciò a togliermi a vivo i denti.
Serrai i pugni, cominciando a divincolarmi nella sedia.

"Fermo" ordinò Malik. "Un altro dente e passiamo ad altro" esortò ridendo in modo sadico, seguito dall'amico.

Appena mi lasciarono andare, cominciai a tossire, sputando a terra un enorme quantità di sangue.
Alzai la spalle e, dopo aver ruotato il capo, cercai di pulirmi la bocca.

Mi faceva dannatamente male. Tutta la bocca pulsava, bruciando terribilmente.

Chiusi gli occhi, cercando di non pensare al dolore che sentivo addosso.
Stava funzionando, fino a quando udii un strano rumore.
Aprii di scatto gli occhi, vedendo Zayn con in mano il trapano.
Ogni tanto lo azionava, ghignando davanti all'attrezzo funzionante.

"Benvenuto all'Inferno" sussurrò al mio orecchio.

L'ultima cosa che percepii fu la punta del trapano che mi bucava la mano, rompendomi l'osso.

Direi che si é vendicato per bene, non credete?
Sarei andata avanti ancora a scrivere la tortura ma mi sono fermata.
Jack é tornato! 😍😏

Mi avete "minacciato" per bene nello scorso capitolo. Tra i commenti ed i messaggi in whatsapp non so qual'era  il campo di battaglia (?) peggiore 😅😂

Siamo sempre più vicini alla fine 😫

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