Confessioni di un grugno
Nessun essere umano si sentirebbe bene in una situazione come quella.
Ma io non sono un essere umano.
Io sono un marine.
Sono un duro.
Correre in mezzo al fango, ai proiettili, ai morti e ai grugni non è altro che parte di un addestramento che non è mai finito.
Correre in mezzo al sangue, alla terra, alle bombe e alle bestemmie non significa niente, per me.
Perché mi piace.
Mi piace, cazzo.
Mi piace rischiare di morire ad ogni passo.
La morte è mia amica.
La morte è amica di tutti i marines.
Il sergente Hartman, se mi vedesse, sarebbe così fiero di me.
Animal è l'aprifila e urla come uno scotennato.
Cowboy è il chiudifila e zoppica un po', cane al seguito.
Rafterman ormai è un lontano ricordo.
Sono l'anello di congiunzione tra la vita e la morte e le mie gambe sono l'unica cosa che può decidere a quale lato della catena devo cedere.
Nonostante tutto, non posso permettermi di morire.
Sono proprietà dello stato, non posso permettermi di morire senza autorizzazione.
Che bello vivere ed essere ad un passo dalla morte.
Fa sentire ancora più vivi, è ubriacante.
È come essere Dio.
Non è quello che sono, dopotutto?
I vietcong non sono altro che il popolo prescelto, ma non fanno altro che disobbedire, ed è per questo che hanno mandato noi. Noi marines siamo le piaghe che li tengono lontani dalla terra promessa.
Solo perché ci abitano, non possono conquistare questo Paese, mi sbaglio?
"Continua a correre, Joker, non fare johnwaynate" mi dice Corpo, "Mente non fa altro che distrarti".
E ha ragione.
È meglio che corra, altrimenti dovrò montare la guardia alle porte dell'Inferno fino al giorno del giudizio e sinceramente non mi va, di stare con le mani in mano per tutto quel tempo: rischio che mi si atrofizzi il culo.
Cadono tutti, ad uno ad uno.
Il primo è Crazy Earl, che si è messo a giocare a rimpiattino col suo fucile a pallini usando i cecchini come bersaglio, ridendo come un bambino al Luna Park.
Non mi stupisco che l'abbiano chiamato così.
È il turno di Shortround, quel nano bastardo di un caposquadra. Un lancia granate M-76 che un Nordviet regolare ha rubato al cadavere di un marine gli ha rifatto i connotati.
Nel senso che gli ha spappolato la faccia e ora somiglia ad un Picasso.
È meglio che corra, altrimenti dovrò montare la guardia alle porte dell'Inferno fino al giorno del giudizio e sinceramente non mi va, di stare con le mani in mano per tutto quel tempo: rischio che mi si atrofizzi il culo.
Correre è tutto ciò che mi rimane.
Mi sento come un cavallo da corsa, ma almeno loro hanno un rancio caldo la sera.
La Squadra Delta Uno-Cinque "Lusthog" avanza senza tregua, pregando chiunque ci sia lassù di risparmiagli un briciolo di pietà.
Ma lo sanno meglio di me che lassù non c'è un cazzo.
Ci ripariamo dietro ad un pezzo di muro crollato.
Cowboy ordina al cane di rimanere lì e gli lancia della carne essiccata.
Il cane si mette a cuccia e mangia la carne.
Cowboy a segno a Animal di fare da copertura, ora è Eightball a fare da battistrada.
Poi, su gira verso di noi e ci fa cenno di rimetterci a correre.
Animal ci copre coi colpi dell'M-60.
Ci fa male tutto, ma non possiamo fermarci ora, dobbiamo lavorare insieme, dopo tutto, "Gung ho".
È meglio che corra, altrimenti dovrò montare la guardia alle porte dell'Inferno fino al giorno del giudizio e sinceramente non mi va, di stare con le mani in mano per tutto quel tempo: rischio che mi si atrofizzi il culo.
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