ℭ A P I T O L O 1
𝕮 A P I T O L O 1
« nel quale Evelyn si deprime
e a Sorin dona il blu »
𝕷a vita non era mai stata così sfuggente agli occhi di Evelyn di Athemond.
Aveva sempre saputo che sarebbe successo, ma non si aspettava così presto. Pensava di avere ancora una decina d'anni prima ditrovarsi ad organizzare la propria incoronazione. E invece non solo doveva organizzarla al più presto, ma aveva finito pochi giorni prima di organizzare un funerale.
Un funerali di quelli doppi, in cui si celebra la vita di una coppia sposata che aveva condiviso anche la morte. Una morte violenta, un attentato ben riuscito. Saltati in aria. Era stato faticoso mettere insieme qualcosa da seppellire.
Erano i suoi genitori, dannazione. Eppure non stava piangendo mentre rimaneva a guardare il vuoto vestita di blu scuro mentre tutti le passavano di fianco mormorando condoglianze.
Non provava nulla. Era in una apatia malinconica da una settimana circa. Da una settimana circa che era costretta ad indossare il blu scuro che nei Tre Mondi indicava il lutto. Mentre nel Quarto Pianeta si usava il nero.
Il nero che avrebbe dovuto indossare Amelia in quel momento se solo avesse avuto un ricordo della sua vera famiglia. Se solo avesse ricordato di aver una gemella e dei genitori vivi. Che erano stati vivi, visto che la vita aveva completamente abbandonato quel che restava di Biatris e Allastar di Athemond.
«Evvy» mormorò una voce ben nota. Roca ma vellutata al tempo stesso. Sorin. «Dobbiamo andare» disse l'amico.
La principessa, perchè ancora non aveva nessuna corona imperiale sulla testa, annuì e si voltò mogiamente.
Sorin stava divinamente vestito di blu. Maledizione, il colore del lutto contrastava con il color oro dei suoi occhi e il colore scuro della sua pelle in modo troppo grazioso. Come se fosse stato destino il suo perdere tutti coloro a cui voleva bene. Evelyn cercò di ignorare il fatto che secondo quella logica la prossima era lei.
Era come un fratello, il contrario di quello che era Amelia. Le due gemelle erano nate insieme e vissute separate per qualcisa più grande di loro. Evvy e Sor erano nati da famiglie diverse e cresciuti insieme per loro scelta in un certo senso.
Era così che il klard si sentiva ogni volta che pensava al fatto che le due persone grazie a cui esisteva erano scomparse per sempre?
Anche i suoi genitori lo avevano lasciato, era rimasto orfano da piccolo. I klarf lo aveva accolto e grazie a loro si erano incontrati proprio nel momento in cui Evelyn aveva avuto bisogno di lui. Quando l'avevano separata dalla sua Amelia.
In seguito era diventato anche lui un klarf, letteralnente un "guardiano". Si vedeva dagli occhi, oro luccicanti come solo un membro della cerchia magica che proteggeva i Tre Mondi dagli esiliati nel Quarto. Controllavano i viaggi tra i pianeti e davano le licenze per andare sulla Terra.
Erano gli unici che avevano il permesso (e le competenze magiche) di creare collegamenti immediati tra Ethìri, Zimenia e Timia. E ovviamente la Terra, il Quarto Pianeta. Per questo i suoi occhi erano di quel colore altrimenti impossibile.
Sentì il braccio muscoloso dello zimeniano avvolgersi intorno alle sue spalle. «Evvy, hai la pelle d'oca. Dai su, rientriamo» le disse con dolcezza.
Effettivamente il venticello freddo che le sfiorava la pelle scoperta delle braccia e delle spalle la faceva rabbrividire. Quel vestito era elegante con la lunga gonna di seta terrestre e il corpetto scuro che luccicava sotto i raggi del Oraross, la stella dei Tre Mondi, ma certamente non molto caldo.
«Sì, hai ragione... andiamo» disse la principessa - giurò che se qualun altro le avesse detto "le mie condoglianze, imperatrice" gli avrebbe grudato che non lo era ancora.
I due si avviarono verso il palazzo, abbracciati. Se non fosse stato Sorin sarebbero iniziati i pettegolezzi, ma il popolo saoeva che lui era il suo fratello. Era sicuramente più di famiglia di Amelia, ormai.
«So come ti senti, passerà vedrai» le disse il ragazzo mentre varcavano la soglia del palazzo. Una lacrima che sembrava scottare contro la guancia raffreddata dalla brezza le solcò il viso.
«Passerà davvero?» sussurrò cercando di trattenersi. Non le piaceva essere vista in lacrime e lì era troppo affollato.
«No, ma ti ci abituerai» disse Sor con un sospiro. «Il dolore resterà ma prima lo accetterai prima ci conviverai pacificamente»
Sì, era così che si sentiva il klarf, Evvy non ne aveva dubbi. La folla li vide e iniziò a dirigersi verso di loro.
«Imperatrice!»
«Principessa!»
«Vostra Altezza!»
Evelyn lanciò un occhiata implorante a Sorin. Una richiesta d'aiuto invisibile a tutti gli occhi che non lanciavano raggi di calda luce dorata come i suoi.
Il ragazzo inclinò la testa con un mezzo sorriso, per poi voltarsi a guardare un ragazzo biondo dagli occhi azzurri. Faceva parte dell'unità degli Ozrasi, quindi Sor era sotto tutti gli effetti il suo capo.
Gli Ozrasi erano la manovalanza dei Klarf. Erano coloro che venivano mandati a ristabilire l'ordine sul Quarto Pianeta quando gli Esiliati minacciavano di tornare. Coloro che catturavano i cosiddetti Viaggiatori, coloro che usavano i passaggi immediati dei klarf senza licenza, abusivamente. Erano la polizia dei crimini interplanetari.
Sorin gli lanciò un occhiata eloquente e quello sembrò afferrare. Li raggiunse e si mise a fare da buttafuori mentre i due amici - migliori amici lo avrebbe corretto la rossa - si avviavano a passo spedito verso le stanze della principessa.
Entrarono nella grande camera della ragazza che si lasciò cadere a pancia in su sul letto.
«E se dico a tutti che non sono pronta a prendere le redini di Athemond?» disse la principessa.
«Sei l'unica erede. Non hai tanta scelta» rispose l'altro avvicinandosi.
«In realtà c'è anche Am...» disse Evelyn tirandosi su a sedere.
«Lo sai che non può ereditare, essendo un'Esiliata. E poi le scaricheresti tutto il peso di una corona imperiale sulle spalle davvero? Lo sai che le hanno cancellato la memoria per farla stare più serena sul Quarto Pianeta, Evvy» disse il ragazzo.
«Già. E se facessimo passare te per mio fratello adottivo?» propose ancora.
«Lo sanno tutti che sono stato adottato dai klarf. L'unico modo per rendermi principe sarebbe il metodo della rana» disse Sor accennando un sorriso scherzoso.
«Ovvero?»
«Come nelle fiabe: io faccio la rana e tu sei la principessa. Tu mi baci e divento principe» disse ridacchiando. Lo sapeva tutto Ethìri che nessuno dei due provava interesse di quel tipo verso l'altro. Nessuno lo avrebbe per un fratello o una sorella, no?
«No grazie, preferisco tenermi una rana parlante» rispose Evelyn ridendo leggermente.
«Meglio così. Non la volevo la corona» rise il klarf.
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