Capitolo 5" Tu ti meriti questo e altro"
Viaggiamo per tutta la notte e la mattina successiva all'alba arrivammo a Chicago, la città dove, secondo alcune fonti di Klaus, vi erano molti branchi.
Quella mattina il cielo aveva delle striature rosee e arancioni che producevano un bellissimo contrasto.
Davanti a noi vi era la casa dove saremmo stati provvisoriamente.
Era una bellissima casa molto grande, come nello stile dei Mikealson, con delle bellissime colonne che reggevano la casa nella parte anteriore.Le sue pareti candide mi ricordavano molto la casa di Klaus a Mystic Falls e questo non mi dispiaceva.
Entrammo e subito ci dividemmo le camere. Io e Rebekah prendemmo le più grandi e lasciammo agli altri due il compito di spartirsi le restanti.
Entrai nella mia nuova camera e iniziai a sistemare i miei effetti personali.
La stanza aveva le pareti color tortora, che mi trasmettevano molta tristezza.
Al centro della camera vi era un bellissimo letto con la struttura in legno dipinto di nero. Ai lati della struttura vi erano dei cassetti con al loro interno delle lenzuola. Presi delle lenzuola color cipria e le misi nel letto. Dopo averlo preparato, vi ci appoggiai sopra le valigie ormai vuote, le chiusi e le misi nell'armadio.
Sistemai anche le mie cose nel piccolo bagno che era affianco alla stanza.
Dopo aver finito, mi misi una tuta nera e mi sdraiai nel letto.
Mi addormentai subito e mi risvegliai solamente due ore dopo. Mi cambiai e mi misi sul letto a leggere. Intanto ascoltavo una bellissima canzone mimando le sue parole con le labbra.
(La canzone è quella a inizio a capitolo)
Nel mentre vidi Rebekah varcare la soglia della mia stanza e chiudere la porta dietro di sé.
" Ora devi raccontarmi assolutamente cosa stava succedendo quando sono entrata nella tua camera l'altra sera"
" Allora, Klaus è entrato nella mia camera, abbiamo parlato e quando sei entrata ci stavamo avvicinando..."
" Vi stavate baciandoooooo" gridò lei.
" Rebekah calmati, ti hanno sentito anche i vicini"
" Ora devo farti una domanda che nasce spontanea: mio fratello ti interessa?"
" Ho sempre pensato che lui fosse solo un amico, ma ora...non capisco, non so se mi piace o no...sono confusa, devo schiarirmi le idee"
" Pensa a come ti senti con lui, pensa al vostro rapporto e troverai la risposta"
" Grazie Bex"
" Prego, e' a questo che servono le amiche"
Lei uscì dalla stanza e io tirai fuori dall'armadio il mio violino e mi venne in mente quando feci sentire un brano fatto con il violino per la prima volta a qualcuno che non fossi io.
* Flashback*
Era il primo giugno 1920 ed ero dai Mikealson per discutere di un affare che avevamo in sospeso.
Qualche ora prima ero andata a prendere lezioni per imparare a suonare il violino e, visto che mi avevano chiamato dicendo che era urgente, non avevo fatto in tempo a lasciarlo a casa.
Entrai nella casa e iniziammo a discutere. Dopo aver finito di parlare Kol mi chiese indicando la custodia di cuoio dello strumento:
" Cos è quello?"
" Il mio violino"
" Vuole deliziarci suonandolo signorina Salvatore" mi chiese Elijiah alle mie spalle.
" Certamente"
Iniziai a suonare l' unica canzone che ricordavo a memoria senza aver bisogno degli spartiti, cioè un minuetto di Bach.
Dopo aver finito mi chiesero di suonare di nuovo e andai avanti tutto il pomeriggio, senza fermarmi.
* Fine flashback*
Dopo mi ricordai che Klaus mi aveva chiesto di incontrarlo per parlare.
Così andai a cercare Rebekah per chiedergli dove fosse.
" Bex sai dov'è Nik?"
" Sta dipingendo, è nella terza stanza a destra lungo il corridoio"
" Grazie"
Mi diressi verso la stanza citata da Rebekah e aprii la porta.
Mi ritrovai davanti Klaus che dipingeva uno splendido tramonto su una tela bianca posta su un cavalletto di legni.
Tracciava dei lineamenti precisi con il pennello e lo faceva apparire semplice.
" Hey Occhi verdi hai detto che volevi parlarmi"
" Non la smetterai mai di chiamarmi così?"
" No"
Iniziammo a parlare e io non potei fare a meno di notare i bellissimi quadri appesi alle pareti o disposti sopra a dei tavoli.
La mia attenzione si focalizzò in particolare su un bellissimo quadro che rappresentava una città di notte, con i palazzi illuminati in lontananza e con una piccola collinetta davanti.
In cima alla collina vi era una panchina dove era seduta una coppia.
I due si abbracciavano e venivano illuminati da due lampioni che si trovavano lì affianco.
" Che bello quel quadro"
Lui lo tolse dal gancetto metallico che lo teneva appeso al muro e me lo porse.
" Cosa devo fare?"
" Prendilo, te lo regalo"
" Da quando sei diventato così dolce, occhi verdi?"
" Tu ti meriti questo e altro"
In quel momento un brivido mi percorse la schiena e sentii le farfalle nello stomaco.
" Grazie"
" Di nulla"
Uscii dalla stanza e appesi il quadro alla parete con un gancio, in modo tale che quando saremmo andati via da quella casa avrei potuto portarlo via.
Mi sdraiai sul letto e mi misi a fissare il quadro, ripensando alle parole che mi aveva detto prima e ai momenti dolci passati con lui da quando c'eravamo rivisti.
Era tutto così confuso, ma in quel momento capii che il nostro rapporto era diverso da una comune amicizia. Era speciale.
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